Triboo, destinazione Cina passando dalla City
Milano D estinazione Cina per Triboo, che con il passaggio al segmento Mta di Piazza Affari cerca visibilità internazionale e un piano di sviluppo ambizioso nel mercato digitale più difficilmente penetrabile del mondo. La società controllata da Compagnia Digitale Italiana aveva pronto il trasferimento dall'Aim da almeno un anno: «Era un passaggio puramente tecnico per noi dice Giulio Corno , ceo di Triboo - ma ci tenevamo molto a farlo perché sull'Mta abbiamo maggiore visibilità per gli investitori, soprattutto stranieri, in grado di comprendere il nostro modello digitale. Che è un modello unico, in cui e-commerce, sfera editoriale e raccolta di advertising sono integrati perfettamente. Quando abbiamo deciso di unire le due anime di Triboo, editoria e e-commerce, lo abbiamo fatto proprio per l'importanza che i contenuti hanno per il commercio elettronico. Pensiamo che il nostro modello di business sia più facilmente comprensibile a investitori internazionali, abituati a vedere aziende simili alla nostra. Sul mercato finanziario italiano siamo davvero pochi».
Per cercare nuovi partner Triboo ha iniziato una serie di roadshow: il primo è avvenuto a Londra, e per una azienda con la capitalizzazione di quella di Corno, circa 60 milioni di euro, è una bella ambizione approcciarsi all'investitore in ambito digitale più importante d'Europa. «Abbiamo fatto incontri mirati - spiega Corno - supportati da Banca Imi e Mediobanca, andremo poi a Francoforte e ad Amsterdam». L'obiettivo è quello di accrescere la visibilità internazionale del gruppo soprattutto per le mire di espansione che Triboo ha in Asia. «Abbiamo aperto a Shanghai - dice Corno con l'obiettivo di supportare le nostre aziende in un mercato veramente difficile". L'azienda che vuole vendere in Cina, spiega Corno, "trova in Triboo il partner in grado di fornire la consulenza strategica, l'affiancamento nelle pratiche legali e amministrative richieste dal Paese, la gestione diretta della vendita online attraverso marketplace quali Tmall, JD, Kaola, Yohood, VIP, Secoo. Inoltre ci occupiamo dei piani di marketing sui loro motori di ricerca, a partire da Baidu e advertising e social media marketing su Weibo e WeChat, coinvolgendo anche una rete di influencer. Per ora abbiamo portato Moschino, ma tante altre aziende hanno chiesto il nostro supporto".
Nell'ultimo mese il titolo di Triboo ha recuperato terreno, con un incremento del 23%, anche se gli ultimi dodici mesi non sono stati molto generosi con il titolo, che infatti ha perso il 34%. E questo nonostante una serie di operazioni messe a segno di grande successo. Come quella di Friendz, nel quale erano azionisti con una quota del 20%. La vendita ha portato nelle casse di Triboo 3 milioni di euro a fronte di un investimento iniziale fatto 2 anni fa di 400mila euro, vale a dire 7,5 volte l'investimento iniziale in soli 24 mesi. Questa è già la seconda cessione di Triboo, prima avevano ceduto Independent Ideas per 1,8 milioni di euro.
Ma non vende solo Corno compra anche. È il caso della ormai fallita Blogo, rilevata recentemente. «Dovevamo intervenire e rilanciarla, Blogo non ha un background cartaceo, ma mi sarebbe dispiaciuto tanto vederla chiudere, ora ci lavoreremo e intendiamo riportarla tra i primi dieci siti di informazione». Mentre sulla doccia fredda del fallimento di Mosaicoon, la scale-up siciliana che tanto aveva fatto sognare Corno aggiunge «questo italiano non è un mercato pronto, non c'è fiducia, ci sono poche iniziative e pochissime operazioni di presa di beneficio. Credo sia un problema strutturale del nostro mercato, nel nostro sistema finanziario in pochi hanno creduto al mondo digitale. E a volte mi sembra di correre una maratona in cui siamo veramente pochi a partecipare...Perché questa è una maratona».