Brioschi

kyelion1

mementoproficeresemp
Registrato
10/2/06
Messaggi
3.992
Punti reazioni
233
La patata bollente dell'Expo adesso e' nelle mani dei privati proprietari dei terreni su cui dovra' sorgere l'esposizione universale: la famiglia Cabassi (che possiede circa un terzo dell'area) e la Fondazione Fiera Milano (che controlla la parte restante). Il problema e' che i titolari delle aree, con l'accelerazione che ha subito la vicenda negli ultimi giorni, oggi si trovano quasi con le spalle al muro. In altre parole, anche se la lettera con la quale il sindaco Letizia Moratti ha chiesto la disponibilita' dei terreni non riporta molti dettagli necessari a una corretta valutazione, difficilmente i proprietari potranno rifiutare la proposta. Con buona pace di chi sostiene da mesi che la strada percorsa da Palazzo Marino e dalla Provincia di Milano implichi in sostanza un favore ai privati.

Nell'ultima riunione privata che si e' tenuta a casa della signora Moratti con Guido Podesta', presidente della Provincia, e Roberto Formigoni, numero uno del Pirellone, il sindaco ha incassato l'adesione formale alla proposta del comodato d'uso. Che Formigoni preferisse una newco per l'acquisto dei terreni e' cosa nota, cosi' come e' palese che in sostanza il governatore abbia scelto di isolare il commissario straordinario, lasciandola sola a gestire la vicenda dei terreni.
 
Poi qualcuno un giorno mi spiegherà tutte queste sedute di volumi senza che succeda un emerito nulla...:confused::confused:
 
La strada verso la newco, una nuova società a maggioranza pubblica per acquisire i terreni di Rho-Pero dove dovranno sorgere i padiglioni dell’Expo, sembra ormai un vicolo cieco. E i soci privati, Fondazione Fiera e famiglia Cabassi, vogliono prendersi tutto il tempo a loro disposizione prima di dare una risposta alla lettera inviata venerdì dal sindaco e commissario Letizia Moratti per sciogliere le riserve. Sono queste le due notizie dell’ennesima frenetica giornata di trattative. Mentre il 18 ottobre, data fissata dal Bie per avere la certezza che Milano abbia a disposizione le aree, si avvicina precipitosamente.
«Credo che a questo punto, ormai, il percorso della newco non possa più essere seguito», ha spiegato il presidente del consiglio regionale Davide Boni (Lega Nord) dopo l’audizione dell’amministratore delegato di Expo Giuseppe Sala che ha tenuto la sua relazione davanti ai capigruppo in preparazione del consiglio straordinario convocato in regione domani per discutere proprio la questione delle aree. «Vedremo cosa succederà in aula» spiega Boni precisando che «non è più tanto la questione dei terreni che ci preoccupa quanto il fatto di cominciare a vedere cosa sarà il post Expo, che cosa rimarrà sul territorio». E non esclude che il consiglio potrebbe anche confermare la scelta della newco pubblica già confermata con un voto bipartisan a luglio. «Il consiglio - attacca il vicepresidente Filippo Penati (Pd)- si è già espresso in modo inequivocabile, dicendo come sia opportuno che le aree dell’Expo siano di proprietà pubblica. Questa indicazione è stata largamente disattesa e ci si è infilati in un pasticcio che consentirà a chi concede oggi i terreni di costruire domani palazzi di 14 piani e una città da 15mila nuovi abitanti». Ma è stato però lo stesso Boni a stoppare nuove polemiche, ribadendo che la preoccupazione comune è non far naufragare l’Expo. «Serve un colpo d’ala - ha affermato - l’obiettivo è così importante che se perdiamo Expo, non lo perde la Moratti o i Cabassi, ma lo perdiamo tutti». Con il candidato alle primarie del Pd Stefano Boeri che torna a ribadire l’alternativa Ortomercato. «Gli ennesimi tentennamenti sulla disponibilità delle aree private di Rho-Pero - spiega l’ex membro della consulta degli architetti di Expo -, non fanno che confermare come l’unica soluzione per l’esposizione sia di realizzarla su un’area pubblica».
La risposta dei privati, intanto, si fa attendere. Fondazione Fiera ha rinviato il consiglio generale presieduto da Gianpiero Cantoni e previsto per ieri e di convocare nuovamente l’esecutivo per giovedì, subito prima della riunione del consiglio generale dell’ente che dovrà pronunciarsi sulla proposta della Moratti che prevede contributo economico per l’infrastrutturazione, cessione gratuita per i terreni che resteranno ad uso pubblico e comodato d’uso per quelli che, dopo l’evento, diventeranno edificabili. La stessa linea potrebbe essere adottata anche dai Cabassi che sembrano orientati ad attendere i prossimi giorni prima di pronunciarsi per sciogliere tutte le riserve su una proposta che in queste ore è al vaglio dei suoi tecnici e avvocati. Mentre il consigliere regionale dell’Udc Enrico Marcora propone di «aprire un concorso di idee per il dopo Expo che coinvolga la società civile, le associazioni e tutti i cittadini».
 
Expo: un'offerta che i Cabassi non possono rifiutare
Data di pubblicazione: 12.10.2010

Autore: Malagutti, Vittorio

Qualche essenziale dettaglio in più sull’incredibile eterno tira e molla che rischia di cancellare il grande evento, da Il Fatto Quotidiano, 12 ottobre 2010 (f.b.)

Milano. Speculatori a chi? Marco e Matteo Cabassi da mesi hanno l'aria di prendersela a morte con chi li accusa di voler cavalcare l'occasione dell’Expo per fare un sacco di soldi a spese delle casse pubbliche. Ma adesso che, dopo mesi di ricatti e dispetti tra i politici di centrodestra, l'incredibile vicenda dell'esposizione universale del 2015 sembra giunta a una svolta decisiva, i due fratelli immobiliaristi, tra i più grandi operatori nazionali, si trovano in una posizione a dir poco imbarazzante.

La lettera siglata dal sindaco di Milano Letizia Moratti chiede “l’incondizionata e immediata disponibilità” delle aree a nord della città dove sorgeranno, almeno secondo i programmi di partenza, i padiglioni dell’Expo 2015. In sintesi significa che i Cabassi dovranno cedere gratis (in comodato) i loro terreni (260 mila metri quadrati) per poi vederseli restituire a esposizione conclusa con il diritto di costruire su metà di quelle aree. La risposta alla richiesta della Moratti, concordata con il governatore della Lombardia Roberto Formigoni e il presidente della provincia di Milano Guido Podestà (che però non l’hanno firmata), dovrà arrivare entro dopodomani, giovedì. Solo che, qualunque sia la loro replica, i Cabassi rischiano di perdere la partita. Se dicono no al sindaco, faranno la figura di quelli che boicottano un grande progetto descritto come la panacea di tutti i mali della metropoli lombarda.

E, peggio ancora, rischiano di vedersi espropriare le aree a prezzi di saldo. Se invece cedono al diktat del sindaco si imbarcano in un'operazione immobiliare dai ritorni incerti e comunque proiettati in futuro indeterminato. In più saranno anche chiamati sborsare subito alcune decine di milioni (la somma esatta non è chiara) a titolo di “contributi per infrastrutture”. Gli avvocati sono al lavoro. E di qui a giovedì non sono escluse nuove clamorose sorprese. Tra l'altro in gioco ci sono anche i terreni (circa 500 mila metri quadrati) controllati dalla Fondazione Fiera di Milano. Quest'ultima fa capo alla regioneLombardia, ma è presieduta dal berlusconiano Giampiero Cantoni, in rapporti non proprio idilliaci con il governatore Formigoni. Quanto basta per rendere ancora più incerto il risultato finale.

Sta di fatto che i Cabassi al momento non sanno bene che pesci pigliare. La grana dell’Expo è arrivata in una fase molto delicata per il gruppo che hanno ereditato da Giuseppe Cabassi, soprannominato il sabiunatt, uno dei protagonisti della Milano del mattone e della Borsa negli anni Settanta e Ottanta. La crisi partita alla fine del 2007 ha picchiato duro sugli imprenditori immobiliari. I Cabassi, meno indebitati dei concorrenti, sono fin qui riusciti a limitare i danni, ma, Expo a parte, i prossimi mesi sono decisivi. Il progetto di gran lunga più impegnativo, quello del nuovo quartiere Milanofiori (a sud della città sull'autostrada per Genova), è stato completato solo in parte. E il lotto già costruito, cioè 120 mila metri quadrati su 210 mila, non è ancora del tutto piazzato. La parte residenzialeper esempio, (12 mila metri quadrati) è stata venduta per il 30 per cento. La scommessa è riuscire a trovare compratori senza fare sconti troppo elevati rispetto ai 3.500 euro al metro quadro previsti inizialmente. I Cabassi si dicono fiduciosi. A dicembre, con cinque anni di ritardo rispetto alle previsioni, è prevista l'inaugurazione della fermata della metropolitana del nuovo quartiere. E questo almeno in teoria dovrebbe favorire le vendite.

Intanto però i debiti crescono. La posizione finanziaria netta del gruppo che fa capo alla holding Raggio di Luna (controllata dai Cabassi) alla fine del 2009 era negativa per 350 milioni di euro, quasi il doppio rispetto ai 177 milioni del 2007, prima che esplodesse la crisi mondiale del mattone. Anche la Brioschi quotata in Borsa, a cui fa capo l’operazione Milano-fiori, ha visto aumentare il peso dei debiti, che a giugno 2010 erano 261 milioni contro i 217 milioni di fine 2009. Non per niente nei mesi scorsi i Cabassi sono tornati al tavolo delle trattative con le banche per riformulare le condizioni dei prestiti, di cui è stata allungata la scadenza con garanzie supplementari.

Bilanci alla mano, la situazione non è da allarme rosso. La questione Expo però potrebbe rivelarsi decisiva per il futuro. Sul piano dei numeri, ma soprattutto per quanto riguarda i rapporti con la politica. Va detto che di recente i Cabassi hanno avuto modo di farsi apprezzare dalla famiglia Berlusconi comprando per 40 milioni l'area della Cascinazza a Monza. Su quei terreni è in corso da tempo una battaglia per una mega speculazione. Paolo Berlusconi, il fratello del premier, si è sfilato vendendo ai Cabassi, che hanno promesso altri 50 milioni in caso di via libera alla costruzione. Artefice della soluzione il neo ministro Paolo Romani, assessore a Monza. Un affare targato Pdl. Con tanto di lieto fine. Con l'Expo doveva arrivare il bis. Ma le liti nel centro-destra hanno mandato tutto a monte.
 
....Paolo Berlusconi, il fratello del premier, si è sfilato vendendo ai Cabassi, che hanno promesso altri 50 milioni in caso di via libera alla costruzione. Artefice della soluzione il neo ministro Paolo Romani, assessore a Monza. Un affare targato Pdl. Con tanto di lieto fine. Con l'Expo doveva arrivare il bis. Ma le liti nel centro-destra hanno mandato tutto a monte.

io vorrei mettere l'obolo in brioschi ma quando leggo queste cose mi cascano le braccine....:rolleyes:
 
pecunia non olet

non è quello, sfido chiunque a trovarmi solo una banconota priva di schizzi di m....

è il fatto che le dinamiche economico-finanziarie alla fine passano da logiche totalmente anomale...

...l'insider trading al confronto è "gossip"
 
vista l'abilità imprenditoriale del fratello scemo , di sicuro l'affare l'hanno fatto i Cabassi :o
 
Per quelli che non disdegnano dare un'occhiata ai grafici anche sulle small
 

Allegati

  • bri.GIF
    bri.GIF
    36,8 KB · Visite: 167
Di nuovo nel marasma di 'sotto 0.16'? :wall:
 
fino a quando la societa' non si decide a fare/dire qualcosa (qualsiasi cosa) qui non cambiera' nulla...

fino a quando si stara' qui a non fare nulla la societa' non fara' nulla..

vuoi sapere perche non va da nessuna parte? perche' nessuno fa nulla

aspettiamo tranquillamente i rogiti che comunicheranno entro settembre...:rolleyes: (ma forse intendevano del 2011...)

io ci ho rinunciato. se ci pensi troppo ti rovini le giornate....
 
Poi qualcuno un giorno mi spiegherà tutte queste sedute di volumi senza che succeda un emerito nulla...:confused::confused:

ringraziamo che con 10/15 milioni scaricati in poche sedute sui minimi del millennio si possa ancora dire che non sia successo nulla.... perche' se succede... beh.... (censored)

che amarezza.........
 
evitiamo almeno i " se scende sono contento perchè me ne compro delle altre e medio il prezzo "
 
ringraziamo che con 10/15 milioni scaricati in poche sedute sui minimi del millennio si possa ancora dire che non sia successo nulla.... perche' se succede... beh.... (censored)

che amarezza.........

Nessuno ha scaricato nulla.
Tutti i volumi fatti nelle ultime settimane sono o di trading o farlocchi.
 
Indietro