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Wall Street chiude contrastata, i petroliferi bilanciano il calo del settore finanziario
Websim - 22/08/2008 08:39:10
Wall Street chiude la seduta contrastata con Dow Jones in calo dello 0,1% e il Nasdaq che ha guadagnato un leggero 0,1%.
A risollevare il listino Usa sono stati i titoli energetici sostenuti dal riscaldarsi dei prezzi del greggio. Ieri il Wti, il petrolio scambiato negli Usa, ha chiuso in rialzo del 4,8% sfondando quota 121 dollari al barile. A infiammare il prezzo del petrolio sono le nuove tensioni geopolitiche tra Russia e Stati Uniti.
In forte rialzo tutto il settore energetico con Exxon Mobil (XOM.N) che ha guadagnato il 2%, Chevron il 2,4%.
Proseguono le difficoltà del settore finanziario con il comparto che ieri ha lasciato sul terreno l'1,1%. Jp Morgan Chase ha perso il 2% a 36,23 dollari.
Forte calo anche per AmericanInternational Group (AIG.N), il maggiore gruppo riassicurativo americano, ieri ha perso il 4,9% a 19,79 dopo un report negativo di Citigroup sul settore.
In calo anche per le Borse asiatiche che scendono ai minimi del giugno 2006 sulle nuove tensioni del settore finanziario. Il Nikkei ha ceduto lo 0,6%, Sumitomo Mitsui Financial Group, ha perso il 3,8%, in calo la Cina -0,9%.
www.websim.it
La battaglia d'autunno. Il nemico attacca da tre lati
di Alessandro Fugnoli , 21.08.2008 20:35
All’inizio del secondo anno di guerra il nemico concentra l’attacco su tre direttrici. La prima è la riduzione della leva immobiliare, la seconda è la riduzione della leva delle banche e la terza è la riduzione della leva del consumatore americano. Sul quarto fronte, l’inflazione, la pressione nemica, molto forte nel primo anno di guerra, sta diminuendo, ma non si può parlare di ritirata.
Il primo fronte, quello immobiliare, presenta qualche segno di attenuazione della pressione (rallenta la discesa delle costruzioni, c’è qualche segno di vita nella compravendita di immobili) ma non sul punto decisivo, quello della discesa dei prezzi della case. La discesa infatti continua perché continua (e anzi accelera) il circolo vizioso tra caduta dei prezzi, default sui mutui (economicamente razionale quando il debito residuo è maggiore del valore della casa), pignoramento, svendita dell’immobile da parte della banca e ulteriore caduta delle quotazioni immobiliari. Su questo fronte nessuno prevede miglioramenti da qui a fine anno. Greenspan, che qualche mese fa aveva ipotizzato una stabilizzazione per fine 2008, sposta ora alla prima metà del 2009 il momento in cui i prezzi, attenzione, non torneranno a salire, ma rallenteranno la loro discesa.
Il fronte delle case si è saldato da tempo, come è noto, con il fronte delle banche. Qui l’attacco continua possente, ma sta gradualmente cambiando natura e zona di combattimento. Le svalutazioni dei crediti immobiliari raggiugeranno un picco di qui a fine anno ma poi diminuiranno. Una volta azzerato un credito non ci si può perdere sopra più niente.
C’è poco da rallegrarsi, tuttavia. Primo, perché siamo ancora lontani da zero anche in America. Secondo, perché in Europa siamo ancora più lontani. Terzo, perché i problemi si sono allargati a tutto l’attivo delle banche (che hanno svalutato finora alcuni tipi specificii di asset, ma non hanno creato fondi per le future sofferenze commerciali, molto probabili in caso di recessione). Quarto, perché anche qui c’è un circolo vizioso tra banche che devono ridurre la leva e vendere asset, prezzo degli asset in caduta, erosione del capitale di altre banche costrette a loro volta, a questo punto, a vendere crediti.
Il terzo fronte è quello del consumatore americano, che sta riducendo le spese e vendendo case e cose per ridurre i debiti. Il consumatore americano rappresenta quasi il 20 per cento del Pil mondiale. Il consumatore cinese, che dovrebbe sostituirlo, rappresenta meno del 3 per cento.
Ricapitolando. Le case andranno male almeno fino a primavera, ma da lì in avanti, quanto meno, il deterioramento rallenterà. La riduzione della leva delle banche andrà avanti ancora per anni, non per mesi. Anni ci sono voluti per aumentarla, anni ci vorranno per ridurla. Qualche anno durerà anche il processo di riduzione del debito da parte del consumatore americano.
Questo non significa necessariamente che ci sarà una recessione globale profonda e prolungata. Significa però certamente che i prossimi anni saranno ancora in salita e che gli sforzi di contenimento della crisi, se avranno successo, produrranno riprese deboli (o anche brillanti, ma allora brevi) e rivalutazioni azionarie (e degli asset di rischio in generale) altrettanto deboli. Il quarto fronte, quello dell’inflazione, è stato declassato in queste settimane a fronte minore (anche se solo in prospettiva). Si è festeggiato parecchio per questo.
La stagflazione equivale infatti all’accerchiamento completo, senza via di fuga. E’ una situazione angosciosa. La stagnaziona da sola, per contro, è deprimente ma non angosciosa, perché lascia spazio alla speranza che i meccanismi di riequilibrio automatici o di policy riescano alla fine ad arrestare il deterioramento e a mettere in moto la ripresa. Questo è giusto, ma non vanno dimenticate due cose. La prima è che la discesa delle materie prime è dovuta a un indebolimento ulteriore della crescita.
La seconda è che focolai d’inflazione rimarranno probabilmente in Asia, dove la crescita ha prorità rispetto ai prezzi e dove quindi si frena poco quando si deve frenare e si pensa subito a riaccelerare quando c’è qualche segno di rallentamento. Come si vede, la battaglia d’autunno sarà in realtà un episodio di una lunga guerra e probabilmente non sarà risolutiva.
Certamente non verremo fuori dal pantano e augurabilmente non precipiteremo in una crisi molto più profonda. Il sistema mantiene qualche capacità di risposta. Il recupero del dollaro, la discesa delle materie prime e, a seguire, dell’inflazione, la Cina che cresce ancora, le possibili e probabili risposte di policy, la capacità di generare ancora buoni utili da parte di importanti settori produttivi e, sui mercati, le valutazioni ridotte (anche se non ancora a buon mercato) e il posizionamento fattosi già prudente da parte di tutte le classi di investitori sono tutti elementi importanti.
Non vanno però dati per scontati. Il petrolio, decisivo per accelerare o ritardare l’uscita dalla fase acuta della crisi, ha, per semplificare, due fondamentali che lo spingono verso il basso (l’aumento della produzione saudita e la riduzione dei consumi americani) e o che lo spinge verso l’alto, il livello ridotto delle scorte.
Dei due fattori positivi uno, l’aumento di produzione saudita, è reversibile e l’altro, l’America che usa meno l’auto, è destinato a permanere qualche tempo per via della stagnazione, ma sarà d’altra parte gradualmente bilanciato dall’aumento costante dei consumi cinesi. Al momento prevalgono gli aspetti ribassisti anche se in questi giorni l’ipervenduto delle ultime settimane sorregge i prezzi) ma rimane una fragilità d’insieme. Oltre ai rischi geopolitici, naturalmente. Il dollaro che si rafforza è un altro fattore positivo, su cui però è prudente non scommettere troppo.
Va vista positivamente la volontà politica americana di darsi un colpo di reni, di combattere l’inflazione e di cercare di dissipare l’impressione di deriva generale del paese guida dell’economia globale. Va visto altrettanto positivamente il miglioramento dei conti con l’estero degli Stati Uniti (peraltro ancora lontanissimi da un livello di disavanzo sostenibile delle partite correnti).
Va poi visto positivamente che l’America, come nel 2005, conceda qualche mese di ossigeno all’Europa. Un’Europa in recessione è l’ultima cosa di cui può avere bisogno l’America. Resta tuttavia qualche dubbio sulla reversibilità di questo aggiustamento, che nel 2005 durò pochi mesi e fu poi seguito da tre anni di debolezza del dollaro.
Ora come ora non correremmo a comprare euro e vendere dollari, ma verso fine anno il discorso potrebbe essere differente. Ci sono poi, dicevamo, le risposte di policy. Se il petrolio si stabilizza sotto i 120 dollari l’inflazione inizierà presto a scendere. La Fed potrà evitare di alzare i tassi e la Bce potrà, verso fine anno, cominciare a considerare l’ipotesi di tagliarli. La risposta politica decisiva sarà però su un altro fronte, quello della soluzione del problema dei mutui americani. I compratori di ultima istanza di mutui, Fannie e Freddie, hanno in realtà equity negativa.
Il compratore di ultimissima istanza, il Tesoro americano ha già dato la sua parola d’onore (insieme a quella del Congresso) ma cerca di prendere tempo. I repubblicani possono vantarsi di avere speso pochissimi soldi pubblici per operare salvataggi in questa crisi e forse vogliono spendere questo argomento nella campagna per le presidenziali. Forse hanno in tasca l’impegno delle banche centrali asiatiche di continuare a sottoscrivere la carta di Fannie e Freddie nelle prossime aste.
Forse pensano che un salvataggio in extremis sia politicamente meno dannoso di un intervento immediato. Per i mercati l’attesa è logorante, anche se sta assumendo toni isterici. Non c’è infatti nessun motivo al mondo per dubitare del salvataggio, quando il 99 per cento dei politici si è già espresso in questa direzione.
Il problema è che salvare Freddie e Fannie è solo il primo passo. Il passo decisivo, la costituzione di un Resolution Trust che rilevi banche e asset, richiederà una nuova amministrazione e non sarà quindi fattibile prima di primavera. Per tutto il 2008 abbiamo sentito profezie cupissime sul quadro macro, sulle banche e sui mercati. Da inizio anno a oggi l’economia globale è però cresciuta, le banche saltate sono state un numero irrisorio e, quanto alle borse, siamo esattamente agli stessi livelli di metà gennaio.
E’ probabile che anche fino a fine anno riusciremo ad andare avanti così, senza drammi se non circoscritti a situazioni specifiche. I rischi sono però tutti all’ingiù, mentre appare temerario pensare a sorprese positive strutturali (anche se il giorno del salvataggio di Fannie e Freddie partirà un rally con qualche possibilità).
Nel complesso non vale la pena assumersi rischi nei settori tossici (finanza, jumk bond) o sui ciclici. Meglio continuare ad adottare un profilo prudente. Molto cash governativo, una modica quantità di decennali e trentennali governativi, azioni della tecnologia e, su debolezza, dell’energia.
Un portafoglio, per inciso, a prova di Iran. L’importante, in questa fase, è non diventare poveri. A diventare ricchi cominceremo a pensare, nel caso,
dalla prossima primavera.
da Il Rosso e Il Nero, settimanale di strategia. Alessandro Fugnoli è strategist di Abaxbank , Banca d'Investimento del Gruppo Credem (www.abaxbank.com).
Borsa Tokyo chiude in calo su minimo 5 mesi, giù esportatori
Reuters - 22/08/2008 08:12:58
TOKYO, 22 agosto (Reuters) - La piazza giapponese ha chiuso in calo per la quarta sessione consecutiva, dopo aver toccato il suo minimo da cinque mesi, per i timori sullo stato dell'economia globale e con uno yen sostanzialmente stabile che ha colpito gli esportatori come la Honda Motor.
L'indice Nikkei ha chiuso in calo dello 0,68% a 12.666,04 punti e l'indice allargato Topix dello 0,66% a 1.216,42 punti.
Anche i finanziari hanno perso terreno dopo che gli analisti di Wall Street hanno previsto ulteriori svalutazioni legate ai mutui per le banche statunitensi e una possibile nazionalizzazione di Fannie Mae (FNM.N) e Freddie Mac (FRE.N), con il primo istituto finanziario giapponese Mistubishi UFJ
Financial Group che ha chiuso in ribasso del 2,1%.
Quanto ai titoli legati al comparto dell'energia, hanno chiuso in rialzo per effetto del caro greggio <CLc1> che scambia sopra i 121 dollari al barile, con l'energetica Inpex Holdings
in progresso del 2,15%.
Tra gli esportatori, Honda Motor e la società di robotica Fanuc hanno perso entrambe il 2,52%.
Borse Europa viste in rialzo su rialzo materie prime, calo euro
Reuters - 22/08/2008 07:52:51
LONDRA, 22 agosto (Reuters) - Le borse europee sono viste in rialzo, dopo le perdite della scorsa sessione, grazie a titoli legati alle materie prime, che beneficieranno del rialzo dei prezzi di metalli e greggio, e agli esportatori, sostenuti dal
lieve deprezzamento dell'euro.
Secondo i bookmaker finanziari di Londra, l'indice inglese FTSE 100 aprirà in rialzo tra i 3 e i 7 punti, il tedesco Dax tra gli 9 e i 15 punti e il francese Cac 40 tra i 14 e i 17 punti.
L'indice paneuropeo FTSEurofirst ieri ha chiuso in ribasso dello 0,91% a 1.154,72 punti.
Sul fronte macro, gli investitori focalizzeranno la loro attenzione sul Pil inglese del secondo trimestre (10,30 ora italiana), sugli ordini dell'industria di giugno della zona euro (ore 11,00) e sul discorso sul tema della stabilità finanziaria che il presidente della Fed Ben Bernanke terrà al simposio della Federal Reserve Bank del Kansas (ore 16,00).
Sono inoltre attesi i risultati del WPP Group (WPP.L), il secondo gruppo al mondo nel settore della pubblicità.
STOCKS TO WATCH - Venerdì 22 agosto, ore 7,30
Reuters - 22/08/2008 07:35:13
***************** CHIUSURE GIOVEDI' 21 AGOSTO *****************
Dow Jones 11.430,21 +0,11%
Nasdaq 2.380,38 -0,36%
S&P/MIB 1.277,72 +0,25%
**********************
*****************************************
Di seguito, i titoli che potrebbero muoversi oggi a Piazza Affari.
MEDIOBANCA (MB.MI) - Il Sole scrive che la settimana prossima si rimetterà in moto l'iter sulla revisione della governance di Piazzetta Cuccia tramite nuovi incontri per concludere il processo di ritorno al sistema tradizionale entro il 18 settembre, precisando che non è previsto nessun comitato governance, diversamente da quanto risulta a Reuters. Secondo fonti vicine alla situazione il comitato governance dovrebbe riunirsi già dalla prossima settimana, anche se al momento non risultano convocazioni ufficiali. (news)
GENERALI (G.MI) - Generali PPF Holding, joint venture tra Generali e il gruppo ceco PPF Group, ha ottenuto la licenza assicurativa per operare nel settore danni in Bielorussia. (news)
BANCO POPOLARE - MONTE PASCHI (BMPS.MI) - Le due banche dovranno rinunciare ad una parte dei crediti verso Fingruppo, cui sono esposte per 158 e 101 milioni di euro rispettivamente. (news)
PIRELLI (PC.MI) - Pirelli Tyre ha acquistato da Isbank le quote di minoranza delle due società controllate attraverso le quali opera in Turchia per 43 milioni di euro. (news)
FONDIARIA.SAI (FSA.MI) - Su richiesta Consob ha comunicato che il comitato per la difesa degli azionisti di IMMOBILIARE LOMBARDA (IML.MI) ha presentato al Tar del Lazio ricorso per l'annulamento della delibera Consob che ha fissato il prezzo dell'obbligo di acquisto delle azioni Immobiliare Lombarda. (news)
ALITALIA (AZA.MI) (titolo sospeso) - Gli azionisti di minoranza vogliono compensazioni e minacciano azioni legali se non compensati. (news)
Dollaro recupera lievemente contro euro, yen dopo calo ieri
Reuters - 22/08/2008 07:50:29
TOKYO, 22 agosto (Reuters) - Il dollaro negli scambi in Asia segna un leggero rialzo nei confronti delle valute concorrenti dopo avere registrato il calo più consistente da cinque mesi, appesantito dal rialzo delle commodity e dai timori sul settore finanziario Usa.
Gli operatori riferiscono che è stato quindi necessario uscire dalle posizioni costruite nelle ultime sedute e che avevano portato il biglietto verde ai massimi da otto mesi.
In ogni caso il mercato sembra avere ancora fiducia nel dollaro, visto che i segnali di rallentamento dell'economia nella zona euro potrebbero portare la Bce a tagliare i tassi mentre la Fed dovrebbe mantenerli stabili.
"Tagli da parte della Bce non sono ancora pienamente scontati dal mercato, quindi l'euro ha più rischi di ribasso" ha detto Koji Fukaya di Deutsche Bank. "La tendenza nel medio termine è ancora positiva per il dollaro contro l'euro e le altre valute".
L'euro intorno alle 7,45 italiane è a quota 1,4886/89
dollari da 1,4892 dollari della chiusura Usa di ieri, mentre vale 162,09/11 yen da 161,59 yen. Il dollaro alla stessa ora quota 108,88/91 yen da 108,44 yen dell'ultima chiusura Usa.
Appuntamenti di venerdì 22 agosto 2008
Websim - 22/08/2008 08:20:42
Italia
Mercato After Hours chiuso.
Area euro
10.00: Partite correnti a giugno, precedente -7,3 miliardi eu.
11.00: Ordini industriali a giugno, attesa -1,1% m/m, precedente -6,3% a/a.
Gran Bretagna
10.30: Pil nel secondo trimestre, attesa +0,1% t/t, +1,5% a/a.
Stati Uniti
16.00: Discorso del presidente della Fed, Ben Bernanke.
www.websim.it
Al nyse il close di STM ieri sera:
STM U$A 12,48 $ : 1,4880 = 8,39 €
Wall Street chiude contrastata, i petroliferi bilanciano il calo del settore finanziario
Websim - 22/08/2008 08:39:10
Wall Street chiude la seduta contrastata con Dow Jones in calo dello 0,1% e il Nasdaq che ha guadagnato un leggero 0,1%.
A risollevare il listino Usa sono stati i titoli energetici sostenuti dal riscaldarsi dei prezzi del greggio. Ieri il Wti, il petrolio scambiato negli Usa, ha chiuso in rialzo del 4,8% sfondando quota 121 dollari al barile. A infiammare il prezzo del petrolio sono le nuove tensioni geopolitiche tra Russia e Stati Uniti.
In forte rialzo tutto il settore energetico con Exxon Mobil (XOM.N) che ha guadagnato il 2%, Chevron il 2,4%.
Proseguono le difficoltà del settore finanziario con il comparto che ieri ha lasciato sul terreno l'1,1%. Jp Morgan Chase ha perso il 2% a 36,23 dollari.
Forte calo anche per AmericanInternational Group (AIG.N), il maggiore gruppo riassicurativo americano, ieri ha perso il 4,9% a 19,79 dopo un report negativo di Citigroup sul settore.
In calo anche per le Borse asiatiche che scendono ai minimi del giugno 2006 sulle nuove tensioni del settore finanziario. Il Nikkei ha ceduto lo 0,6%, Sumitomo Mitsui Financial Group, ha perso il 3,8%, in calo la Cina -0,9%.
www.websim.it
La battaglia d'autunno. Il nemico attacca da tre lati
di Alessandro Fugnoli , 21.08.2008 20:35
All’inizio del secondo anno di guerra il nemico concentra l’attacco su tre direttrici. La prima è la riduzione della leva immobiliare, la seconda è la riduzione della leva delle banche e la terza è la riduzione della leva del consumatore americano. Sul quarto fronte, l’inflazione, la pressione nemica, molto forte nel primo anno di guerra, sta diminuendo, ma non si può parlare di ritirata.
Il primo fronte, quello immobiliare, presenta qualche segno di attenuazione della pressione (rallenta la discesa delle costruzioni, c’è qualche segno di vita nella compravendita di immobili) ma non sul punto decisivo, quello della discesa dei prezzi della case. La discesa infatti continua perché continua (e anzi accelera) il circolo vizioso tra caduta dei prezzi, default sui mutui (economicamente razionale quando il debito residuo è maggiore del valore della casa), pignoramento, svendita dell’immobile da parte della banca e ulteriore caduta delle quotazioni immobiliari. Su questo fronte nessuno prevede miglioramenti da qui a fine anno. Greenspan, che qualche mese fa aveva ipotizzato una stabilizzazione per fine 2008, sposta ora alla prima metà del 2009 il momento in cui i prezzi, attenzione, non torneranno a salire, ma rallenteranno la loro discesa.
Il fronte delle case si è saldato da tempo, come è noto, con il fronte delle banche. Qui l’attacco continua possente, ma sta gradualmente cambiando natura e zona di combattimento. Le svalutazioni dei crediti immobiliari raggiugeranno un picco di qui a fine anno ma poi diminuiranno. Una volta azzerato un credito non ci si può perdere sopra più niente.
C’è poco da rallegrarsi, tuttavia. Primo, perché siamo ancora lontani da zero anche in America. Secondo, perché in Europa siamo ancora più lontani. Terzo, perché i problemi si sono allargati a tutto l’attivo delle banche (che hanno svalutato finora alcuni tipi specificii di asset, ma non hanno creato fondi per le future sofferenze commerciali, molto probabili in caso di recessione). Quarto, perché anche qui c’è un circolo vizioso tra banche che devono ridurre la leva e vendere asset, prezzo degli asset in caduta, erosione del capitale di altre banche costrette a loro volta, a questo punto, a vendere crediti.
Il terzo fronte è quello del consumatore americano, che sta riducendo le spese e vendendo case e cose per ridurre i debiti. Il consumatore americano rappresenta quasi il 20 per cento del Pil mondiale. Il consumatore cinese, che dovrebbe sostituirlo, rappresenta meno del 3 per cento.
Ricapitolando. Le case andranno male almeno fino a primavera, ma da lì in avanti, quanto meno, il deterioramento rallenterà. La riduzione della leva delle banche andrà avanti ancora per anni, non per mesi. Anni ci sono voluti per aumentarla, anni ci vorranno per ridurla. Qualche anno durerà anche il processo di riduzione del debito da parte del consumatore americano.
Questo non significa necessariamente che ci sarà una recessione globale profonda e prolungata. Significa però certamente che i prossimi anni saranno ancora in salita e che gli sforzi di contenimento della crisi, se avranno successo, produrranno riprese deboli (o anche brillanti, ma allora brevi) e rivalutazioni azionarie (e degli asset di rischio in generale) altrettanto deboli. Il quarto fronte, quello dell’inflazione, è stato declassato in queste settimane a fronte minore (anche se solo in prospettiva). Si è festeggiato parecchio per questo.
La stagflazione equivale infatti all’accerchiamento completo, senza via di fuga. E’ una situazione angosciosa. La stagnaziona da sola, per contro, è deprimente ma non angosciosa, perché lascia spazio alla speranza che i meccanismi di riequilibrio automatici o di policy riescano alla fine ad arrestare il deterioramento e a mettere in moto la ripresa. Questo è giusto, ma non vanno dimenticate due cose. La prima è che la discesa delle materie prime è dovuta a un indebolimento ulteriore della crescita.
La seconda è che focolai d’inflazione rimarranno probabilmente in Asia, dove la crescita ha prorità rispetto ai prezzi e dove quindi si frena poco quando si deve frenare e si pensa subito a riaccelerare quando c’è qualche segno di rallentamento. Come si vede, la battaglia d’autunno sarà in realtà un episodio di una lunga guerra e probabilmente non sarà risolutiva.
Certamente non verremo fuori dal pantano e augurabilmente non precipiteremo in una crisi molto più profonda. Il sistema mantiene qualche capacità di risposta. Il recupero del dollaro, la discesa delle materie prime e, a seguire, dell’inflazione, la Cina che cresce ancora, le possibili e probabili risposte di policy, la capacità di generare ancora buoni utili da parte di importanti settori produttivi e, sui mercati, le valutazioni ridotte (anche se non ancora a buon mercato) e il posizionamento fattosi già prudente da parte di tutte le classi di investitori sono tutti elementi importanti.
Non vanno però dati per scontati. Il petrolio, decisivo per accelerare o ritardare l’uscita dalla fase acuta della crisi, ha, per semplificare, due fondamentali che lo spingono verso il basso (l’aumento della produzione saudita e la riduzione dei consumi americani) e o che lo spinge verso l’alto, il livello ridotto delle scorte.
Dei due fattori positivi uno, l’aumento di produzione saudita, è reversibile e l’altro, l’America che usa meno l’auto, è destinato a permanere qualche tempo per via della stagnazione, ma sarà d’altra parte gradualmente bilanciato dall’aumento costante dei consumi cinesi. Al momento prevalgono gli aspetti ribassisti anche se in questi giorni l’ipervenduto delle ultime settimane sorregge i prezzi) ma rimane una fragilità d’insieme. Oltre ai rischi geopolitici, naturalmente. Il dollaro che si rafforza è un altro fattore positivo, su cui però è prudente non scommettere troppo.
Va vista positivamente la volontà politica americana di darsi un colpo di reni, di combattere l’inflazione e di cercare di dissipare l’impressione di deriva generale del paese guida dell’economia globale. Va visto altrettanto positivamente il miglioramento dei conti con l’estero degli Stati Uniti (peraltro ancora lontanissimi da un livello di disavanzo sostenibile delle partite correnti).
Va poi visto positivamente che l’America, come nel 2005, conceda qualche mese di ossigeno all’Europa. Un’Europa in recessione è l’ultima cosa di cui può avere bisogno l’America. Resta tuttavia qualche dubbio sulla reversibilità di questo aggiustamento, che nel 2005 durò pochi mesi e fu poi seguito da tre anni di debolezza del dollaro.
Ora come ora non correremmo a comprare euro e vendere dollari, ma verso fine anno il discorso potrebbe essere differente. Ci sono poi, dicevamo, le risposte di policy. Se il petrolio si stabilizza sotto i 120 dollari l’inflazione inizierà presto a scendere. La Fed potrà evitare di alzare i tassi e la Bce potrà, verso fine anno, cominciare a considerare l’ipotesi di tagliarli. La risposta politica decisiva sarà però su un altro fronte, quello della soluzione del problema dei mutui americani. I compratori di ultima istanza di mutui, Fannie e Freddie, hanno in realtà equity negativa.
Il compratore di ultimissima istanza, il Tesoro americano ha già dato la sua parola d’onore (insieme a quella del Congresso) ma cerca di prendere tempo. I repubblicani possono vantarsi di avere speso pochissimi soldi pubblici per operare salvataggi in questa crisi e forse vogliono spendere questo argomento nella campagna per le presidenziali. Forse hanno in tasca l’impegno delle banche centrali asiatiche di continuare a sottoscrivere la carta di Fannie e Freddie nelle prossime aste.
Forse pensano che un salvataggio in extremis sia politicamente meno dannoso di un intervento immediato. Per i mercati l’attesa è logorante, anche se sta assumendo toni isterici. Non c’è infatti nessun motivo al mondo per dubitare del salvataggio, quando il 99 per cento dei politici si è già espresso in questa direzione.
Il problema è che salvare Freddie e Fannie è solo il primo passo. Il passo decisivo, la costituzione di un Resolution Trust che rilevi banche e asset, richiederà una nuova amministrazione e non sarà quindi fattibile prima di primavera. Per tutto il 2008 abbiamo sentito profezie cupissime sul quadro macro, sulle banche e sui mercati. Da inizio anno a oggi l’economia globale è però cresciuta, le banche saltate sono state un numero irrisorio e, quanto alle borse, siamo esattamente agli stessi livelli di metà gennaio.
E’ probabile che anche fino a fine anno riusciremo ad andare avanti così, senza drammi se non circoscritti a situazioni specifiche. I rischi sono però tutti all’ingiù, mentre appare temerario pensare a sorprese positive strutturali (anche se il giorno del salvataggio di Fannie e Freddie partirà un rally con qualche possibilità).
Nel complesso non vale la pena assumersi rischi nei settori tossici (finanza, jumk bond) o sui ciclici. Meglio continuare ad adottare un profilo prudente. Molto cash governativo, una modica quantità di decennali e trentennali governativi, azioni della tecnologia e, su debolezza, dell’energia.
Un portafoglio, per inciso, a prova di Iran. L’importante, in questa fase, è non diventare poveri. A diventare ricchi cominceremo a pensare, nel caso,
dalla prossima primavera.
da Il Rosso e Il Nero, settimanale di strategia. Alessandro Fugnoli è strategist di Abaxbank , Banca d'Investimento del Gruppo Credem (www.abaxbank.com).
Borsa Tokyo chiude in calo su minimo 5 mesi, giù esportatori
Reuters - 22/08/2008 08:12:58
TOKYO, 22 agosto (Reuters) - La piazza giapponese ha chiuso in calo per la quarta sessione consecutiva, dopo aver toccato il suo minimo da cinque mesi, per i timori sullo stato dell'economia globale e con uno yen sostanzialmente stabile che ha colpito gli esportatori come la Honda Motor.
L'indice Nikkei ha chiuso in calo dello 0,68% a 12.666,04 punti e l'indice allargato Topix dello 0,66% a 1.216,42 punti.
Anche i finanziari hanno perso terreno dopo che gli analisti di Wall Street hanno previsto ulteriori svalutazioni legate ai mutui per le banche statunitensi e una possibile nazionalizzazione di Fannie Mae (FNM.N) e Freddie Mac (FRE.N), con il primo istituto finanziario giapponese Mistubishi UFJ
Financial Group che ha chiuso in ribasso del 2,1%.
Quanto ai titoli legati al comparto dell'energia, hanno chiuso in rialzo per effetto del caro greggio <CLc1> che scambia sopra i 121 dollari al barile, con l'energetica Inpex Holdings
in progresso del 2,15%.
Tra gli esportatori, Honda Motor e la società di robotica Fanuc hanno perso entrambe il 2,52%.
Borse Europa viste in rialzo su rialzo materie prime, calo euro
Reuters - 22/08/2008 07:52:51
LONDRA, 22 agosto (Reuters) - Le borse europee sono viste in rialzo, dopo le perdite della scorsa sessione, grazie a titoli legati alle materie prime, che beneficieranno del rialzo dei prezzi di metalli e greggio, e agli esportatori, sostenuti dal
lieve deprezzamento dell'euro.
Secondo i bookmaker finanziari di Londra, l'indice inglese FTSE 100 aprirà in rialzo tra i 3 e i 7 punti, il tedesco Dax tra gli 9 e i 15 punti e il francese Cac 40 tra i 14 e i 17 punti.
L'indice paneuropeo FTSEurofirst ieri ha chiuso in ribasso dello 0,91% a 1.154,72 punti.
Sul fronte macro, gli investitori focalizzeranno la loro attenzione sul Pil inglese del secondo trimestre (10,30 ora italiana), sugli ordini dell'industria di giugno della zona euro (ore 11,00) e sul discorso sul tema della stabilità finanziaria che il presidente della Fed Ben Bernanke terrà al simposio della Federal Reserve Bank del Kansas (ore 16,00).
Sono inoltre attesi i risultati del WPP Group (WPP.L), il secondo gruppo al mondo nel settore della pubblicità.
STOCKS TO WATCH - Venerdì 22 agosto, ore 7,30
Reuters - 22/08/2008 07:35:13
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Dow Jones 11.430,21 +0,11%
Nasdaq 2.380,38 -0,36%
S&P/MIB 1.277,72 +0,25%
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Di seguito, i titoli che potrebbero muoversi oggi a Piazza Affari.
MEDIOBANCA (MB.MI) - Il Sole scrive che la settimana prossima si rimetterà in moto l'iter sulla revisione della governance di Piazzetta Cuccia tramite nuovi incontri per concludere il processo di ritorno al sistema tradizionale entro il 18 settembre, precisando che non è previsto nessun comitato governance, diversamente da quanto risulta a Reuters. Secondo fonti vicine alla situazione il comitato governance dovrebbe riunirsi già dalla prossima settimana, anche se al momento non risultano convocazioni ufficiali. (news)
GENERALI (G.MI) - Generali PPF Holding, joint venture tra Generali e il gruppo ceco PPF Group, ha ottenuto la licenza assicurativa per operare nel settore danni in Bielorussia. (news)
BANCO POPOLARE - MONTE PASCHI (BMPS.MI) - Le due banche dovranno rinunciare ad una parte dei crediti verso Fingruppo, cui sono esposte per 158 e 101 milioni di euro rispettivamente. (news)
PIRELLI (PC.MI) - Pirelli Tyre ha acquistato da Isbank le quote di minoranza delle due società controllate attraverso le quali opera in Turchia per 43 milioni di euro. (news)
FONDIARIA.SAI (FSA.MI) - Su richiesta Consob ha comunicato che il comitato per la difesa degli azionisti di IMMOBILIARE LOMBARDA (IML.MI) ha presentato al Tar del Lazio ricorso per l'annulamento della delibera Consob che ha fissato il prezzo dell'obbligo di acquisto delle azioni Immobiliare Lombarda. (news)
ALITALIA (AZA.MI) (titolo sospeso) - Gli azionisti di minoranza vogliono compensazioni e minacciano azioni legali se non compensati. (news)
Dollaro recupera lievemente contro euro, yen dopo calo ieri
Reuters - 22/08/2008 07:50:29
TOKYO, 22 agosto (Reuters) - Il dollaro negli scambi in Asia segna un leggero rialzo nei confronti delle valute concorrenti dopo avere registrato il calo più consistente da cinque mesi, appesantito dal rialzo delle commodity e dai timori sul settore finanziario Usa.
Gli operatori riferiscono che è stato quindi necessario uscire dalle posizioni costruite nelle ultime sedute e che avevano portato il biglietto verde ai massimi da otto mesi.
In ogni caso il mercato sembra avere ancora fiducia nel dollaro, visto che i segnali di rallentamento dell'economia nella zona euro potrebbero portare la Bce a tagliare i tassi mentre la Fed dovrebbe mantenerli stabili.
"Tagli da parte della Bce non sono ancora pienamente scontati dal mercato, quindi l'euro ha più rischi di ribasso" ha detto Koji Fukaya di Deutsche Bank. "La tendenza nel medio termine è ancora positiva per il dollaro contro l'euro e le altre valute".
L'euro intorno alle 7,45 italiane è a quota 1,4886/89
dollari da 1,4892 dollari della chiusura Usa di ieri, mentre vale 162,09/11 yen da 161,59 yen. Il dollaro alla stessa ora quota 108,88/91 yen da 108,44 yen dell'ultima chiusura Usa.
Appuntamenti di venerdì 22 agosto 2008
Websim - 22/08/2008 08:20:42
Italia
Mercato After Hours chiuso.
Area euro
10.00: Partite correnti a giugno, precedente -7,3 miliardi eu.
11.00: Ordini industriali a giugno, attesa -1,1% m/m, precedente -6,3% a/a.
Gran Bretagna
10.30: Pil nel secondo trimestre, attesa +0,1% t/t, +1,5% a/a.
Stati Uniti
16.00: Discorso del presidente della Fed, Ben Bernanke.
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