Fiat, addio a Wall Street. La SEC chiede più trasparenza e Marchionne saluta

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FIAT, ADDIO A WALL STREET - LA SEC CHIEDE PIÙ TRASPARENZA E MARPIONNE RINGRAZIA E SALUTA – LE NUOVE REGOLE (DOPO LO SCANDALO ENRON) FANNO SCAPPARE DAL LISTINO AMERICANO MOLTE AZIENDE ESTERE – LA TRASPARENZA COSTA TROPPO. E PUÒ DAR FASTIDIO…

Morya Longo e Andrea Malan per “Il Sole 24 Ore”

«Caro Mr. Marchionne, abbiamo rivisto il bilancio che avete depositato e abbiamo una serie di commenti da fare. Crediamo che dobbiate ritoccare il documento nelle vostre future comunicazioni, alla luce dei nostri rilievi». Questa lettera della Securities and Exchange Commission (Sec), datata 18 dicembre 2006, è forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha convinto la Fiat ad abbandonare poco più di un mese fa il listino di Wall Street.

Nella missiva l'Autorità di controllo dei mercati Usa chiedeva al Lingotto delucidazioni su 26 diversi punti del bilancio 2005 alla luce dei nuovi principi contabili: dalla valorizzazione dei debiti a lungo termine al trattamento delle cartolarizzazioni, fino alle plusvalenze sul divorzio da General Motors. Lettere simili sono state spedite, tra il 2006 e il 2007 a oltre 100 società non americane (tante delle quali italiane) quotate a Wall Street. Non è un caso che 43 società estere dal dicembre 2006 abbiano deciso di abbandonare la quotazione negli Stati Uniti. Fra queste ci sono colossi di ogni nazionalità: dalla British Airways alla Bayer, dalla Adecco alla Danone, fino alle italiane Benetton, Ducati e Fiat.

Il carteggio Fiat-Sec è emblematico della trasparenza, ma anche della pignoleria delle Autorità di vigilanza Usa. E, in parte, risponde alla domanda: perché così tante società scappano da Wall Street? La prima lettera della Sec indirizzata a Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat Spa, è stata infatti seguita da un botta e risposta durato fino all'aprile di quest'anno. Decine di pagine che, grazie alle Autorità di vigilanza americane, sono interamente disponibili sul sito Internet della Sec. Fin dalla prima risposta, inviata il 2 febbraio scorso, la Fiat chiede di mantenere il tutto «confidenziale». Ma la Sec non ci sta: «La richiesta non è appropriata».

Su un punto, però, la Consob americana accetta di secretare la risposta della Fiat: il trattamento contabile di un'opzione put che Renault detiene sulla quota del 15% di Teksid Spa, di cui Fiat controlla il restante 85 per cento. Teksid Spa comprende le attività metallurgiche Fiat diverse dall'alluminio (venduto a Questor nel 2002 e poi in parte riacquistato proprio quest'anno). La società vide nel 1999 l'ingresso di Renault, che conferì alcuni impianti in cambio di una quota (che allora era del 35%). Fiat riconobbe ai francesi una clausola put, ovvero la possibilità di rivendere a Fiat tale quota, a certe condizioni.

Il bilancio del Lingotto riporta tali condizioni e anche il prezzo a cui la put potrebbe essere esercitata; ma non il valore assegnato alla put stessa. E quando la Sec chiede di chiarire «in maggior dettaglio come l'opzione è stata valutata», il responsabile della tesoreria Fiat, Maurizio Francescatti, e il controller Alessandro Baldi – uomo di fiducia di Marchionne – chiedono di mantenere segreta la risposta: «Una tale informazione – scrivono – sarebbe dannosa dal punto di vista concorrenziale e delle relazioni con Renault, compresa la possibilità che in relazione a tale clausola put si arrivi a una lite».

Che cosa ci sarà mai di così delicato in una put option su un'azienda relativamente di secondo piano dal valore di 75 milioni? L'unica spiegazione plausibile è che il Lingotto non voglia far sapere proprio al suo concorrente, Renault, quanto valorizza in bilancio quell'opzione. Ma neanche la Sec ha potuto farlo sapere al mercato.

L'ultima lettera della Consob americana, in cui l'Autorità afferma di avere completato l'esame sul bilancio 2005, è del 5 aprile e pochi mesi dopo il Lingotto ha deciso di abbandonare il listino di New York dopo 18 anni di quotazione. Se si chiede a Torino il motivo della scelta, la risposta è che i costi e l'impegno necessario a soddisfare tutte queste richieste superano i vantaggi che in un mondo ormai globalizzato è possibile ricavare dalla presenza sul listino di Wall Street (dove per altro resta quotata la controllata Usa Cnh). La trasparenza, insomma, costa troppo. E in qualche caso può dar fastidio.

La storia della Fiat, del resto, è comune a decine di altre società: l'introduzione della legge Sarbanes- Oxley nel 2002 (dopo il crack Enron) ha imposto nuovi obblighi informativi e reso più onerosa la presenza sulle piazze finanziarie a stelle e strisce; le possibili divergenze d'interpretazione sui nuovi principi contabili tra America ed Europa hanno poi convinto un numero sempre maggiore di colossi europei che il gioco non valeva la candela. Così dal dicembre 2006, quando è stato reso più facile il cosiddetto delisting, l'esodo è stato di massa. E il pur lodevole obiettivo della Sec di massimizzare la trasparenza si è tradotto in una perdita di business per Wall Street e di informazioni future per il mercato.

03 Ottobre 2007

Fonte: Dagospia
 
LE GRANE DI MARPIONNE - AL SUD LA FIAT NON PARTE – POMIGLIANO D’ARCO, “FABBRICA SENZA QUALITA’” (SCIOPERI E ASSENTEISMO ALLA NAPOLETANA), RISCHIA DI PERDERE L'ALFA 149 - A TERMINI IMERESE NON ARRIVANO I SOLDI PROMESSI - E LA BRAVO NON DECOLLA…

Antonio Calitri e Maurizio Maggi per “L’espresso”

Risolto senza un'ora di sciopero il contratto integrativo della Fiat, e con aumenti sopra l'inflazione programmata, Sergio Marchionne deve affrontare la spinosa questione meridionale. Marchionne è diventato in pochi anni l'amministratore delegato della Fiat più apprezzato di sempre dai leader comunisti ed ex comunisti: riscuote applausi dal segretario dei Ds, Piero Fassino, e piace anche a quello di Rifondazione, Franco Giordano. Ma ora deve togliersi dal fianco le due spine chiamate Pomigliano d'Arco (Napoli) e Termini Imerese (Palermo). Lo stabilimento di Pomigliano d'Arco visse il suo momento d'oro ai tempi dell'Alfa 156, l'auto che ha rilanciato l'immagine di una marca mitica ma impolverata. Ora però se la passa male, e il futuro si presenta difficile anche perché, probabilmente, non produrrà la vettura cui spetta il compito di rimettere in carreggiata un'altra volta l'Alfa.

Ufficialmente, la decisione su dove costruire la nuova compatta Alfa 149 - l'erede della 147, destinata a competere nella fascia premium con Bmw, Mercedes e Audi - non è stata ancora presa. Due fattori convergono tuttavia per 'spingere' la futura vettura a Cassino: 1. Nell'impianto laziale già si produce la Fiat Bravo, con cui la 149 condividerà la piattaforma; 2. Qualità e produttività di Pomigliano sono considerate altamente deficitarie dal management del gruppo, a cominciare da Marchionne. Il quale, a giugno è stato in Campania e ai sindacati ha detto: "Non affezionatevi alla 149".

Per coloro che ancora vogliono sperare, la frase significa che per combattere in un segmento di mercato ben presidiato da concorrenti con un'altissima immagine ci vuole uno stabilimento meno conflittuale e capace di produrre con una maggiore qualità. E dunque, questo il ragionamento di Marchionne, spetta soprattutto a sindacati e maestranze il compito di creare le condizioni favorevoli alla 'conquista' della 149.

Lo stesso Marchionne, del resto, già da tempo considera obsoleta la formula della fabbrica monomarca, che produce le Alfa dal 1973. La decisione definitiva arriverà entro fine anno, ma difficilmente la 149 parlerà campano. Pomigliano è in coda alle classifiche di qualità redatte all'interno del gruppo secondo i parametri del World Class Manufacturing (in vetta, ci sono Melfi e la polacca Tichy). In sei mesi, ha ricordato Marchionne nell'incontro di giugno, a Pomigliano ci sono stati 48 scioperi. Senza contare l'assenteismo per malattia e la continua conflittualità con interruzioni alla produzione.

Dopo le dichiarazioni del capo, la situazione non è affatto migliorata. E da settembre una società di audit esterna alla società verifica, a fine linea, che ogni macchina prodotta rispetti gli standard di qualità fissati da Fiat. Se è okay, viene messo il bollino. Se c'è qualcosa che non va, torna sulla linea. È la prima volta che il gruppo ricorre a un 'giudice' indipendente. Mossa inconsueta che è al tempo stesso un segnale alla fabbrica, un tentativo di migliorare la produzione e l'ammissione che a Pomigliano il tasso di 'riprese', cioè di vetture che giunte a fine linea necessitano di qualche aggiustamento, è decisamente superiore alla media.

"Spostare la 149 significherebbe uccidere lo stabilimento", sostiene però il rappresentante della Fim-Cisl Michele Liberti, secondo il quale a Pomigliano "conflittualità e assenteismo ci sono ma con tassi non molto distanti da quelli degli altri impianti. Certo, qualcuno si allunga le ferie con la malattia, c'è qualche mal di denti di troppo ma nulla di irrisolvibile. Noi chiediamo un tavolo per discutere e siamo pronti a trovare ogni soluzione affinché si provveda al rilancio".

Liberti mette sotto accusa l'ergonomia del posto di lavoro e i turni massacranti, ma aggiunge: "Non è in dubbio la sicurezza e tutto si può sistemare". Assai più bellicosi appaiono quelli dello Slai-Cobas, che si sta rivelando l'osso più duro per Marchionne e annunciano sorprese che non piaceranno a Torino: "Il problema principale, qui, è la salute: la causa della conflittualità e degli scioperi è la fabbrica stessa, con impianti vecchi di 30 anni e mai cambiati", dice il responsabile dei Cobas, Vittorio Granillo, "mentre l'azienda sta tentando di costruire una campagna politico-mediatica per giustificare il trasferimento della produzione della 149 e dare la colpa ai lavoratori. Eppure se quando piove cola acqua in tutti i capannoni o quando fa caldo si fermano i macchinari per surriscaldamento, non è certo colpa degli operai ma dello stabilimento fatiscente".

Secondo Granillo, l'azienda sopperisce alle carenza degli impianti, ormai obsoleti, intensificando i ritmi di lavoro: "Di conseguenza, gli operai si ammalano. Il 40 per cento degli addetti alla catena di montaggio soffre di patologie derivanti da sforzo prolungato", sostiene ancora Granillo, "ed è per questo che i Cobas hanno costituito un comitato di dipendenti con ridotte capacità lavorative, che sta raccogliendo le perizie mediche degli operai e presto intenterà una causa collettiva contro la Fiat".

A Tichy, Solidarnosc fa la voce grossa e promette sconquassi, ma gli operai fanno spallucce (del resto, ogni mese arrivano decine di nuovi assunti) e nella fabbrica da dove escono Panda e 500 non si sciopera dal 1992. A Pomigliano, i Cobas gridano forse meno, sono meno coccolati dalla stampa, ma li scioperi li fanno, contro il 'socialdemocratico' Marchionne. Che certo non conta sulla fabbrica campana per portare la produzione del gruppo ai 2,5 milioni di vetture promessi per il 2010. In sintesi: la fabbrica non la chiudo, ma non rilancio.

Di tutt'altro genere gli intoppi sul fronte siciliano. A Termini Imerese, secondo Marchionne, si dovrebbero produrre oltre 200 mila auto l'anno. Oggi se ne fanno 80 mila (tutte Lancia Y) e per incrementare la capacità e migliorare la logistica ci vogliono 1,3 miliardi di euro. Stato e Regione insieme hanno promesso 325 milioni: la Fiat dice che l'aiuto pubblico dev'essere più consistente, altrimenti niente raddoppio produttivo. Mentre a Pomigliano sono i sindacati a caldeggiare un tavolo per discutere, in Sicilia è la Fiat a premere sul governo nazionale e quello regionale. Per ora, nonostante le rassicurazioni di Sergio D'Antoni, siciliano e viceministro per lo Sviluppo economico, è successo poco.

Nella marcia trionfale di Marchionne, scandita dalle performance in Borsa di un titolo che viaggia sopra i 21 euro ma che gli analisti di Société Générale vedono a quota 24 euro e quelli di Goldman Sachs addirittura a 30 euro, qualche preoccupazione arriva anche dal mercato. Oltre alle perduranti difficoltà dell'Alfa, la delusione maggiore è targata Bravo: soffre l'assenza della versione station wagon (che arriverà nel 2010) e anche in Italia è preceduta da rivali come Ford Focus e Opel Astra.

"In Europa, Italia compresa, nei primi sette mesi del 2007 è stata scelta da 42.100 automobilisti, mentre di Opel Astra se ne sono vendute oltre 250 mila e la Golf sfiora le 320 mila immatricolazioni", sottolinea Tommaso Tommasi, direttore di 'InterAuto News'. La stessa rivista che, implacabilmente, segnala la percentuale di auto che ogni marca immatricola negli ultimi tre giorni del mese e che in buona parte coincidono con le vetture vendute a chilometri zero. Negli ultimi tre giorni di agosto si è immatricolato il 35,4 per cento del mese e le marche del gruppo di Torino sono ben sopra la media: 69,4 per cento per Alfa, 54,3 per cento per Lancia e 50,4 per cento per Fiat.

05 Ottobre 2007

Fonte: Dagospia
 
ma il titolo sale sale sale :mmmm::D
 
MAGO MARPIONNE LASCERA’LA FIAT? DALLA FORD ALLA MERCEDES, TUTTI LO VOGLIONO

Era felice Sergio Marpionne quando sabato pomeriggio nell'Auditorium Ferrero di Alba ha ritirato il premio "Tartufo dell'Anno". Dopo Sofia Loren, Alain Delon e Pavarotti, al manager italo-canadese è stata riconosciuta la gloria dei tuberi eccellenti. Come aveva fatto il giorno prima ad Altavilla Vicentina, Marpionne si è presentato con il solito pullover populista e ha ribadito che non farà mai il politico e nemmeno diventerà imprenditore in proprio. La sua vocazione e lo stile ricordano da vicino quello del famoso ragioniere Vittorio Valletta, l'uomo che entrò in Fiat nel 1921 e mandò avanti la baracca consentendo all'Avvocato di divertirsi fino all'età di 45 anni. Valletta oltre ad essere un gran massone (come scrive Ferruccio Pinotti nel libro uscito in questi giorni "Fratelli d'Italia") era un lavoratore infaticabile che lavorava anche il giorno di Natale e diceva alla famiglia: "scusatemi, posso dedicarvi solo un quarto d'ora".

In realtà Marpionne su questo punto si differenzia nettamente dal mitico ragioniere, perchè alla famiglia tiene moltissimo. Non a caso quando nel giugno 2004 accettò la carica di amministratore delegato Fiat, mise tra le condizioni la disponibilità di un elicottero che ogni giorno potesse portarlo nel cantone svizzero dove risiede la moglie e dove gli piace sfasciare le Ferrari. La signora Marpionne e i figli non hanno mai voluto saperne di lasciare il paradiso artificiale della Confederazione e questo vincolo sta diventando decisivo in questo momento.


Il direttore Ferruccio De Bortoli - Foto U.Pizzi
Sembra infatti che dall'America dove l'automobile comincia a battere colpi siano giunte offerte estremamente appetitose al 55enne manager di Chieti che si è laureato in legge a Toronto, ama la musica classica, e taglia le teste con la disinvoltura di un De Benedetti prima maniera.
Le voci su mirabolanti offerte di General Motors (alla quale si è aggiunto anche il nome della Mercedes) sono rimbalzate fino ad Altavilla Vicentina dove gli è stato consegnato venerdì il master honoris causa dalla Fondazione presieduta da Vittorio Mincato. Con malizia sospetta, il direttore del "Sole 24 Ore", Flebuccio De Bortoli, ha chiesto a Marpionne quale fondamento abbiano le voci sulla possibilità di cambiare casacca. Invece di smentire categoricamente, il manager dal pullover sgualcito ha rilasciato un secco "no comment", e a De Bortoli che gli faceva notare come in italiano "no comment, venga spesso interpretato come qualcosa d'altro" il numero uno della Fiat ha risposto sorridendo: "anche in inglese".
Ai piani alti della Fiat si stanno chiedendo se il "tartufo dell'anno" abbia intenzione di riscattare 250 milioni di stock options e andarsene con l'elicottero.

03 Dicembre 2007

Fonte: Dagospia
 
MAGO MARPIONNE LASCERA’LA FIAT? DALLA FORD ALLA MERCEDES, TUTTI LO VOGLIONO

Era felice Sergio Marpionne quando sabato pomeriggio nell'Auditorium Ferrero di Alba ha ritirato il premio "Tartufo dell'Anno". Dopo Sofia Loren, Alain Delon e Pavarotti, al manager italo-canadese è stata riconosciuta la gloria dei tuberi eccellenti. Come aveva fatto il giorno prima ad Altavilla Vicentina, Marpionne si è presentato con il solito pullover populista e ha ribadito che non farà mai il politico e nemmeno diventerà imprenditore in proprio. La sua vocazione e lo stile ricordano da vicino quello del famoso ragioniere Vittorio Valletta, l'uomo che entrò in Fiat nel 1921 e mandò avanti la baracca consentendo all'Avvocato di divertirsi fino all'età di 45 anni. Valletta oltre ad essere un gran massone (come scrive Ferruccio Pinotti nel libro uscito in questi giorni "Fratelli d'Italia") era un lavoratore infaticabile che lavorava anche il giorno di Natale e diceva alla famiglia: "scusatemi, posso dedicarvi solo un quarto d'ora".

In realtà Marpionne su questo punto si differenzia nettamente dal mitico ragioniere, perchè alla famiglia tiene moltissimo. Non a caso quando nel giugno 2004 accettò la carica di amministratore delegato Fiat, mise tra le condizioni la disponibilità di un elicottero che ogni giorno potesse portarlo nel cantone svizzero dove risiede la moglie e dove gli piace sfasciare le Ferrari. La signora Marpionne e i figli non hanno mai voluto saperne di lasciare il paradiso artificiale della Confederazione e questo vincolo sta diventando decisivo in questo momento.


Il direttore Ferruccio De Bortoli - Foto U.Pizzi
Sembra infatti che dall'America dove l'automobile comincia a battere colpi siano giunte offerte estremamente appetitose al 55enne manager di Chieti che si è laureato in legge a Toronto, ama la musica classica, e taglia le teste con la disinvoltura di un De Benedetti prima maniera.
Le voci su mirabolanti offerte di General Motors (alla quale si è aggiunto anche il nome della Mercedes) sono rimbalzate fino ad Altavilla Vicentina dove gli è stato consegnato venerdì il master honoris causa dalla Fondazione presieduta da Vittorio Mincato. Con malizia sospetta, il direttore del "Sole 24 Ore", Flebuccio De Bortoli, ha chiesto a Marpionne quale fondamento abbiano le voci sulla possibilità di cambiare casacca. Invece di smentire categoricamente, il manager dal pullover sgualcito ha rilasciato un secco "no comment", e a De Bortoli che gli faceva notare come in italiano "no comment, venga spesso interpretato come qualcosa d'altro" il numero uno della Fiat ha risposto sorridendo: "anche in inglese".
Ai piani alti della Fiat si stanno chiedendo se il "tartufo dell'anno" abbia intenzione di riscattare 250 milioni di stock options e andarsene con l'elicottero.

03 Dicembre 2007

Fonte: Dagospia

non voglio immaginare dove potrebbe scendere fiat..
 
Copio incollo dal forum del buon Zibordi..


Marpionne è un mago della propaganda

Fiat ha i trattori CNH, i camion Iveco e ha l'auto in Brasile dove per varie ragioni da sempre è il numero uno come margini

bene, il boom globale ha beneficiato soprattutto il settore trattori, camion e paesi come il Brasile e Marchionne è arrivato nel momento esatto in cui questi settori in tutto il mondo esplodevano

tutto qui

se il boom globale delle materie e mercati emergenti che sostiene la domanda di trattori, camion ed auto in Brasile si sgonfia torna la vecchia Fiat di sempre
 
Copio incollo dal forum del buon Zibordi..


Marpionne è un mago della propaganda

Fiat ha i trattori CNH, i camion Iveco e ha l'auto in Brasile dove per varie ragioni da sempre è il numero uno come margini

bene, il boom globale ha beneficiato soprattutto il settore trattori, camion e paesi come il Brasile e Marchionne è arrivato nel momento esatto in cui questi settori in tutto il mondo esplodevano

tutto qui

se il boom globale delle materie e mercati emergenti che sostiene la domanda di trattori, camion ed auto in Brasile si sgonfia torna la vecchia Fiat di sempre

considerando che fiat capitalizza piu' di GM e FORD insieme..MARCHIONNE alla FORD lo vedo benissimo...quindi attenzione..
 
MAGO MARPIONNE LASCERA’LA FIAT? DALLA FORD ALLA MERCEDES, TUTTI LO VOGLIONO

Era felice Sergio Marpionne quando sabato pomeriggio nell'Auditorium Ferrero di Alba ha ritirato il premio "Tartufo dell'Anno". Dopo Sofia Loren, Alain Delon e Pavarotti, al manager italo-canadese è stata riconosciuta la gloria dei tuberi eccellenti. Come aveva fatto il giorno prima ad Altavilla Vicentina, Marpionne si è presentato con il solito pullover populista e ha ribadito che non farà mai il politico e nemmeno diventerà imprenditore in proprio. La sua vocazione e lo stile ricordano da vicino quello del famoso ragioniere Vittorio Valletta, l'uomo che entrò in Fiat nel 1921 e mandò avanti la baracca consentendo all'Avvocato di divertirsi fino all'età di 45 anni. Valletta oltre ad essere un gran massone (come scrive Ferruccio Pinotti nel libro uscito in questi giorni "Fratelli d'Italia") era un lavoratore infaticabile che lavorava anche il giorno di Natale e diceva alla famiglia: "scusatemi, posso dedicarvi solo un quarto d'ora".

In realtà Marpionne su questo punto si differenzia nettamente dal mitico ragioniere, perchè alla famiglia tiene moltissimo. Non a caso quando nel giugno 2004 accettò la carica di amministratore delegato Fiat, mise tra le condizioni la disponibilità di un elicottero che ogni giorno potesse portarlo nel cantone svizzero dove risiede la moglie e dove gli piace sfasciare le Ferrari. La signora Marpionne e i figli non hanno mai voluto saperne di lasciare il paradiso artificiale della Confederazione e questo vincolo sta diventando decisivo in questo momento.


Il direttore Ferruccio De Bortoli - Foto U.Pizzi
Sembra infatti che dall'America dove l'automobile comincia a battere colpi siano giunte offerte estremamente appetitose al 55enne manager di Chieti che si è laureato in legge a Toronto, ama la musica classica, e taglia le teste con la disinvoltura di un De Benedetti prima maniera.
Le voci su mirabolanti offerte di General Motors (alla quale si è aggiunto anche il nome della Mercedes) sono rimbalzate fino ad Altavilla Vicentina dove gli è stato consegnato venerdì il master honoris causa dalla Fondazione presieduta da Vittorio Mincato. Con malizia sospetta, il direttore del "Sole 24 Ore", Flebuccio De Bortoli, ha chiesto a Marpionne quale fondamento abbiano le voci sulla possibilità di cambiare casacca. Invece di smentire categoricamente, il manager dal pullover sgualcito ha rilasciato un secco "no comment", e a De Bortoli che gli faceva notare come in italiano "no comment, venga spesso interpretato come qualcosa d'altro" il numero uno della Fiat ha risposto sorridendo: "anche in inglese".
Ai piani alti della Fiat si stanno chiedendo se il "tartufo dell'anno" abbia intenzione di riscattare 250 milioni di stock options e andarsene con l'elicottero.

03 Dicembre 2007

Fonte: Dagospia

dove e' andato a finire il pompatore..???? a volte si guadagna pure shortando...non sempre sono false le cose che vengono scritte..quindi in campana...dimenticavo..fate attenzione a come si muovono FORD e GM...
 
considerando che fiat capitalizza piu' di GM e FORD messe insieme.....




e che MARPIONNE vale 5 euro ad azione...se non di piu'...l'avventura disperata ora potrebbe essere FORD...quello che mi stupisce e' la mancata smentita delle voci che lo vogliono con le valige pronte...e se lo scrive repubblica qualche cosa di vero ci sara'..altrimenti perche' e' debole cosi' ..la 500 va benissimo pure la punto la bravo i veicoli commerciali...e il titolo continua a precipitare...okkio
 
mah, io non sono ne long ne short,dal mio punto di vista esterno credo che sia molto brutta la situazione del titolo,crollera' a 14 euro in pochissime sedute
 
..bene sara' un affare acquistarle a 14 euro.....sempre che ci arrivino...
 
..bene sara' un affare acquistarle a 14 euro.....sempre che ci arrivino...
Ci va' ci va'...........poi dipende dal mercato se e' un affare o no. ricordo il rialzo da 17000 a 52000 mila punti del mib30 tra il 95 ed il 2000, poi un piccolo crollo a 30000 e molti affare per trader,almeno cosi scrivevano nei forum,ma nel breve il mib torno sui 17000 mila punti nell'aprile 2002. titoli crollati del 70-90% in poco piu' di un anno tipo fiat che dal max di 4,5 euro torno ad un minimo di 0,45. adesso siamo a 1,73(anche se c'e' stato poi il raggruppamento delle azioni 1-10). Io so' che il titolo non da dividenti ed ha un mucchio di debiti,quindi ad oggi i suoi valori sono teorici e molto dipendenti da una miriade di extrafattori. per me niente e' cambiato,il titolo e' salito solo per le prospettive future che sono troppe ottimiste e che sono incorporate ad un prezzo di 10 euro ad azione e non a 17 come ora. Sono prezzi enormemente speculativi se non sono sostenuti da una cedola del 4-5 % ad azione. devono prima pagare l'enorme debito e poi risanata l'azienda possono distribuire dividendi o fare acquisizioni. Ma visto come va' l'economia e le previsioni future su' di esse....si prevedono tempi biblici. Meglio andare su azioni come,enel,eni,snam,saipem,unicredit etc che garantiscono delle cedole e stanno messe molto meglio
 
unico indice negativo.....trasporti ....Indice/mercato Ultimo Ora Var% Max Min
DJ Composite Average (NYSE) 4521.8400 20:58:00 +0.79% 4523.3000 4478.0300

DJ INDU AVERAGE (NYSE) 13572.0100 20:58:00 +0.94% 13577.8700 13426.1800

DJ Transportation average (NYSE) 4763.5300 20:58:00 +1.69% 4764.6300 4673.9400

DJ Utilities average (NYSE) 545.8600 20:58:00 -0.78% 550.1100 544.5200

NASDAQ 100 (Nasdaq) 2117.0500 20:58:00 +0.85% 2120.3600 2098.3000

NASDAQ COMPOSITE (New York) 2697.5100 20:58:00 +1.17% 2700.4500 2664.7100

NYSE Composite (NYSE) 9987.1500 20:58:00 +1.01% 9993.6800 9874.0600

Nasdaq Banks (Nasdaq) 2844.0100 20:58:00 +2.03% 2845.3400 2776.7800

Nasdaq Biotech (Nasdaq) 878.4700 20:58:00 +1.49% 878.7800 864.4000

Nasdaq Computer (Nasdaq) 1285.4500 20:58:00 +1.24% 1287.2000 1269.8500

Nasdaq Financial (Nasdaq) 5180.1400 20:58:00 +1.60% 5184.9500 5082.8200

Nasdaq Financial 100 (Nasdaq) 2972.9500 20:58:00 +1.82% 2975.0800 2909.0900

Nasdaq Industrial (Nasdaq) 2227.0700 20:58:00 +1.15% 2228.7600 2199.8300

Nasdaq Insurance (Nasdaq) 4155.6100 20:58:00 +1.23% 4157.7000 4100.1300

Nasdaq Telecom (Nasdaq) 258.9000 20:58:00 +0.85% 259.7200 256.2100

Nasdaq Transport (Nasdaq) 2750.4200 20:58:00 -0.63% 2787.5500 2728.7300

S&P 500 INDEX (NYSE) 1500.4200 20:57:00 +1.04% 1501.2600 1482.2900


Terms and Conditions of use of Dow Jones Indexes
 
...bè quel che succedera' tanto non si puo sapere...sai quante volte si davan prezzi stracciati per titoli che invece ora valgon molto di piu o viceversa...ognuno dice la sua ..ognuno fa le sue analisi...poi tanto se c'è qualcosa che non è piu coerente come anni fa è proprio il mercato...oggi è tutta speculazione...
 
MARCHIONNE DALLA FIAT ALL'UBS?

Pubblicata il 10/12/2007

Secondo quanto riportato dalla Radio della Svizzera Francese, Sergio Marchionne, potrebbe lasciare l'incarico di amministratore delegato di Fiat Group Automobiles per diventare presidente dell'Ubs, l'Unione della Banche svizzere.
La notizia, ovviamente non confermata, potrebbe essere avvalorata dall'attuale momento di difficoltà di Ubs, coinvolta nella crisi dei crediti subprime che sta sconvolgendo il mondo finanziario statunitense.

Fonte: Quattroruote
 
OGGI VICE, FRA UN ANNO PRESIDENTE UBS: MARPIONNE, PRIMA CHE LA FIAT AFFONDI
IL FLOP DELLA “BRAVO” - IL FIASCO DELL’ALLEANZE INTERNAZIONALI - LA CRISI DELL’AUTO
RISCUOTERE I 250 MLN STOCK OPTIONS E LASCIARE LUCA E AGNELLI AI LORO PROBLEMI


Quando arrivano le cattive notizie lo stile della Fiat e della Sacra Famiglia degli Agnelli è sempre identico.
Così è stato nel 1935 quando in un incidente aereo a largo di Genova morì Edoardo, il figlio del senatore. In quell’anno il quotidiano “La Stampa”, portavoce della dinastia e del Gruppo automobilistico, dedicò al tragico evento soltanto quattro righe. Oggi sullo stesso giornale c’è un colonnino striminzito di sole 26 righe che parla della nomina di Sergio Marpionne a vicepresidente “non esecutivo” della Banca svizzera Ubs.

Per i torinesi e per la Sacra Famiglia degli Agnelli questa è una notizia davvero brutta perché fa capire ciò che era nell’aria da tempo e che Dagospia ha sottolineato più volte tra lo scetticismo generale: sembra infatti che per il manager italo-canadese dalle spalle curve e il pullover sgualcito, si stia avvicinando il tempo del congedo. Lo hanno capito benissimo gli ultimi operai della Fiat che prendono il tè alle 5 del pomeriggio nei bar di piazza San Carlo.

Tra le mani hanno i principali giornali svizzeri (“Le Temps”, “Neue Zurker Zeitung”) e conoscono i nomi dei 10 consiglieri d’amministrazione che siedono al tavolo di Ubs insieme al presidente Marcel Ospel. Sono nomi importanti come quello di Helmut Panke, ex-presidente di BMW in Usa; Ernesto Bertarelli, il giovane miliardario di Alinghi; Peter Spuhler, l’industriale che produce veicoli ferroviari.

Con la nomina di ieri il Marpionne italo-canadese che quasi ogni sera vola a Zurigo con l’elicottero della Fiat, ha fatto capire che il suo futuro si giocherà in banca. Mercoledì prossimo si svolgerà un’assemblea straordinaria per il rilancio dell’istituto svizzero Ubs che soffre per la crisi dei derivati e dovrà ricapitalizzarsi con l’aiuto di due fondi sovrani di Singapore e di un altro stato mediorientale. In quell’occasione – rivela il “Sole 24 Ore” – ci sarà anche il rinnovo della presidenza e il 58enne Marcel Ospel lascerà la sua poltrona, ma – ecco il dettaglio clamoroso - il nuovo presidente di Ubs durerà in carica soltanto un anno ed è a questo punto che diventa plausibile l’ipotesi di un Marpionne che lascia la Fiat per tornare in quella Svizzera adorata dove sfascia le Ferrari per scaricare lo stress.

Per questo 55enne che è arrivato in Fiat nel maggio del 2004 su indicazione di Umberto Agnelli, il mese di febbraio sembra essere decisivo sia nel bene che nel male. Era il febbraio 2007 quando nella testa di Marpionne è scattato il primo campanello d’allarme. Dopo la presentazione della “Bravo” organizzata dal suo brand manager, Luca De Meo, con una maxifesta da 13 milioni di euro, il capo della Fiat ha buttato l’occhio sul listino delle vendite e si è accorto che la reazione del mercato era ben diversa da quella che si attendevano i suoi uomini.

La stampa compiacente non ha mai voluto fare un discorso serrato su questo memorabile flop che nello spot televisivo era accompagnato dalla canzone di Gianna Nannini “Meravigliosa creatura”. In realtà la nuova vettura uscita dal Lingotto e che avrebbe dovuto segnare il nuovo corso della Fiat, è stata ripudiata dal mercato. E a riparare il danno non è bastato il lancio della “500” che si vende bene, ma non basta per sfondare quella fascia di mercato delle vetture medio-alte che rappresenta la vera sfida europea.

A questi relativi insuccessi si deve aggiungere il fallimento delle alleanze internazionali. Nessuna delle partnership annunciate da Marpionne e dai suoi colonnelli è riuscita finora a sostanziarsi in qualcosa di duraturo, nemmeno quella con l’indiano Tata che siede nel Consiglio di amministrazione della Fiat, ma non fa mistero di voler entrare nel mercato europeo e italiano con una macchinetta da 4000 dollari.

C’è poi la crisi internazionale dell’automobile, anticipata dal crollo delle vendite in America, dal prezzo del petrolio e dalla riduzione degli incentivi. Come scrive oggi “l’Espresso” in un articolo di Luca Piana il settore ha perso in Borsa il 18% dall’inizio dell’anno e tutte le stime vengono riviste al ribasso. Gli analisti di Moody’s e delle società di rating menano botte da orbi con giudizi feroci che hanno provocato la reazione sdegnata di Marpionne. Non solo: si calcola che le case europee dovranno spendere 22 miliardi per mettersi in regola con le norme ambientali.

Come se non bastasse c’è poi la crisi politica italiana nella quale il presidente della Fiat, Luchino Montezemolone, brancola strizzando l’occhio a destra e a sinistra, alla disperata ricerca di un ruolo che lo faccia volare oltre i cancelli della Fiat dove ha guadagnato 7 milioni, ma dove i problemi si moltiplicano. In un contesto così difficile il manager italo-canadese che lavora 15 ore al giorno ha cercato di ritagliarsi un suo spazio politico con dichiarazioni a raffica sul provincialismo delle banche e con il famoso articolo del “Corriere della Sera” in cui ha citato Machiavelli e il coraggio dell’attore australiano Mel Gibson. Le sue sortite pubbliche hanno affascinato Bertinotti, ma hanno lasciato indifferenti i sindacati che continuano a creargli problemi negli stabilimenti di Mirafiori, Pomigliano e di Termini Imerese.

L’euforia del 2007 quando Marpionne dichiarava che la Fiat “potrebbe comprarsi General Motors e Ford” è un ricordo lontano. Quello che sta emergendo è il profilo di un manager bicefalo, con le mani nell’automobile e la testa dentro la banca. Prima che la nave affondi gli conviene riscuotere i 250 milioni di stock options, lasciare Luchino e la Sacra Famiglia degli Agnelli ai loro problemi, e tornare nel cantone svizzero di Zug dove per i franchi è sempre primavera.
La nuova primavera di Marpionne comincerà nel febbraio 2009. Forse prima.

22 Febbraio 2008

Fonte: Dagospia
 
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