Enzo D’Antonio: «Persi milioni di euro e posti di lavoro a rischio. Quanto deve passare per capire che fare?»
Fotovoltaico, Solsonica alza la voce
Un impianto sequestrato e tre nuovi progetti al palo: business bloccato
Venerdì 26 Febbraio 2010 Chiudi
di ALESSANDRA LANCIA
Fotovoltaico e piana reatina, un’attrazione fatale che rischia di innescare un corto circuito tra il bene paesaggio e un business, quello dei pannelli solari, che nel reatino ha nome, cognome e indirizzo: Enzo D’Antonio, Solsonica. «Abbiamo tre impianti in progettazione nella Piana, per un volume d’affari di circa 50 milioni di euro. Ovvio che speriamo ci vengano approvati: c’è una legge, si rispetta quella e si procede». Salvo stop dell’ultim’ora, come quello rimediato a Ponte Carpegna per l’impianto gemello a quello di Piani di Sant’Elia sequestrato dalla Procura: «Per noi fanno 10 milioni di euro persi e 2 mesi di lavoro per 200 persone», conteggia crudo D’Antonio. «Per carità, ognuno deve fare il suo mestiere ma per davvero: se quel progetto era stato approvato io imprenditore devo ritenere che tutto fosse in regola. Così ho pensato io, che avevo schedulato le consegne a partire da maggio, e così debbono aver pensato le banche che hanno fatto la loro istruttoria per il finanziamento. Ora si blocca tutto per controllare che sia davvero in regola, e mi sta bene pure questo. Ma quanto ci vorrà perché ci dicano come stanno le cose? Settimane? Mesi? Anni? Se poi si scoprirà che qualcuno ha sbagliato, quel qualcuno pagherà?».
Comunque, Solsonica ha tre progetti suoi in itinere proprio nella Piana: perché lì e non, per esempio, sui tetti dei capannoni industriali o in zone già compromesse sul piano ambientale e paesaggistico? «Questo è un pour parler, si parla di zone che non necessariamente sono idonee o di siti che creano complicazioni più elevate. In prima battuta anch’io metterei pannelli lì ma non capisco perché non anche nelle zone agricole: in Puglia lo hanno fatto. Perché lì sì e qui no?». Perché qui ci sono leggi regionali e regolamenti comunali che cominciano a mettere paletti. E poi riempiendo di pannelli la Piana addio turismo ambientale, pellegrini a piedi sulle orme di San Francesco: «Con tutto il rispetto per i Comuni, questi regolamenti si potevano fare prima non ora che siamo in coda al fenomeno visto che a dicembre finiscono gli incentivi del conto energia. Quanto al Cammino di Francesco, da quanti anni è che se ne parla? E in questi anni quanti posti di lavoro ha prodotto? Qui ci sono 200 persone e se continua così a giugno non riuscirò a reinserirne alte 30 che sono ancora fuori in cassa integrazione. Questi sono fatti».
E’ un fatto anche che il “bene paesaggio” e l’idea di turismo e di agricoltura che si porta dietro: ora che questo modello di sviluppo e quello industriale vanno plasticamente a scontrarsi nella piana se ne dovrà pur ragionare: «Di ragionamenti ne ho sentiti tanti: alla convention al “Moderno” di Cgil, Cisl e Uil tre anni fa, alla visita qui in azienda dell’assessore regionale Mancini due anni fa, alle tirate di Alemanno e Cremonesi sulla Roma Solare l’anno scorso. Ma tali sono restati, ragionamenti. E con quelli non si lavora».
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