ilgattoelavolpe
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Che l’investimento cosiddetto verde, cioè in azioni impegnati nell’energia «sostenibile», sia diventato a sua volta «insostenibile»? L’allarme viene dallo stesso mondo dei gestori, e dietro al gusto per la battuta paradossale c’è uno stretto ragionamento finanziario-borsistico, un meccanismo che va accelerando insieme con la domanda di finanza collegata all’energia sostenibile.
L’aumento della domanda di prodotti pro-ambiente, una delle sottocategorie della famiglia etica più apprezzate dagli investitori consapevoli, sta creando una pressione sull’offerta che ha un ovvio riflesso sui prezzi. Una questione di immagine, insomma, ha riflessioni pesanti sui corsi di Borsa.
Voglia di eolico
Più ci sono sul mercato fondi specializzati in azioni di compagnie del business dell’energia sostenibile (solare, eolica, biocarburanti eccetera), più gli investitori comprano le loro quote, più i gestori devono investire i soldi secondo l’indirizzo previsto dal fondo, più le società del settore diventano merce appetita, e tendenzialmente rara. Quindi, più cara. La semplice iscrizione al listino alla moda dei titoli verdi, insomma, attrae più degli utili che sono in molti casi di là da venire, come avvenne al tempo della bolla di Internet.
I fondi brillano
Ora, se le quotazioni delle società verdi salgono continuamente, significa che quelle già in portafoglio dei fondi valgono sempre di più, e perciò che, automaticamente, le performance dei fondi diventano brillanti. Alcuni esempi, raccolti da una analisi di Marketwatch di metà maggio sui fondi «verdi»: Portfolio 21 Fund, azionario globale, è cresciuto di circa il 22% negli ultimi 12 mesi, superando di 5 punti la media della sua categoria (e la media annua degli ultimi 3 anni è stata del 20,7%); Sierra Club Stock, verde della categoria azioni a larga capitalizzazione, ha dato il 14% contro il 12% della media.
La corsa dei risparmiatori
Così correndo, i fondi verdi attraggono non solo i pionieri dell’impiego consapevole, ma anche i risparmiatori normali, i quali non rifiutano certo di unirsi al trend eticamente blasonato, visto che dalla conversione alla missione ambientalista ricavano concreti guadagni finanziari.
Ecco perché comincia a serpeggiare, tra gli operatori di Wall Street, la paura dell’ennesimo eccesso: la bolla verde delle azioni e dei fondi che cavalcano la chiamata ormai globale alla guerra all’effetto serra e al riscaldamento planetario. Il gruppo dei promotori, d’altra parte, ha una potenza di penetrazione gigantesca nella pubblica opinione. Sono della partita personaggi del calibro di Al Gore e Rupert Murdoch passando per Schwarzenegger e Michael Bloomberg e, con l’ultimo G8 che si è tenuto in Germania la settimana scorsa, nel club è entrato perfino il presidente Bush.
La preoccupazione
«Sono certamente preoccupato che ci sia troppo interesse verso questi investimenti», ha ammesso a Marketwatch Eric Becker, co-manager del bilanciato Green Century Balanced Fund, che ha i due terzi del portafoglio in azioni e un terzo in bond, ma le cui quote hanno nondimeno raddoppiato il loro valore dal 2003. «Ci sono investitori che finiranno per lo scottarsi».
Le Ipo roventi
A soffiare sul fuoco della speculazione ci sono le Ipo, offerte pubbliche di azioni: le matricole di società collegate con l’energia pulita hanno raggiunto l’ammontare di 4,1 miliardi nel 2006, mentre si erano fermate a 1,6 miliardi l’anno prima, secondo la Lux Research, che ha anche scoperto che i venture capitalists hanno finanziato start up impegnate in nuove idee verdi con 1,5 miliardi di dollari l’anno scorso, il 141% in più dei 623 milioni investiti nel 2005.
Scoprirsi verdi
La speranza di una cura contro la sovraesposizione nel comparto dell’energia ecologica è nel mercato. Le corporation che fino a qualche anno fa erano l’immagine del capitalismo anti-natura alla ricerca del profitto puro, dalla General Electric alle aziende petrolifere come la British Petroleum, hanno avviato da tempo la correzione della loro «mission», colorandola di verde per quanto possono.
Via via che il fare profitti sarà accompagnato dal rispetto dei parametri di sostenibilità fissati dai gestori verdi, il parco delle opportunità di azioni e bond ecologicamente accettabili si allargherà e la Wall Street verde diventerà più sostenibile nella sua interezza. Nell’attesa, la Bolla verde si sta pericolosamente gonfiando. Investire con prudenza.