la bolla verde

ilgattoelavolpe

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NEW YORK
Che l’investimento cosiddetto verde, cioè in azioni impegnati nell’energia «sostenibile», sia diventato a sua volta «insostenibile»? L’allarme viene dallo stesso mondo dei gestori, e dietro al gusto per la battuta paradossale c’è uno stretto ragionamento finanziario-borsistico, un meccanismo che va accelerando insieme con la domanda di finanza collegata all’energia sostenibile.
L’aumento della domanda di prodotti pro-ambiente, una delle sottocategorie della famiglia etica più apprezzate dagli investitori consapevoli, sta creando una pressione sull’offerta che ha un ovvio riflesso sui prezzi. Una questione di immagine, insomma, ha riflessioni pesanti sui corsi di Borsa.

Voglia di eolico
Più ci sono sul mercato fondi specializzati in azioni di compagnie del business dell’energia sostenibile (solare, eolica, biocarburanti eccetera), più gli investitori comprano le loro quote, più i gestori devono investire i soldi secondo l’indirizzo previsto dal fondo, più le società del settore diventano merce appetita, e tendenzialmente rara. Quindi, più cara. La semplice iscrizione al listino alla moda dei titoli verdi, insomma, attrae più degli utili che sono in molti casi di là da venire, come avvenne al tempo della bolla di Internet.

I fondi brillano
Ora, se le quotazioni delle società verdi salgono continuamente, significa che quelle già in portafoglio dei fondi valgono sempre di più, e perciò che, automaticamente, le performance dei fondi diventano brillanti. Alcuni esempi, raccolti da una analisi di Marketwatch di metà maggio sui fondi «verdi»: Portfolio 21 Fund, azionario globale, è cresciuto di circa il 22% negli ultimi 12 mesi, superando di 5 punti la media della sua categoria (e la media annua degli ultimi 3 anni è stata del 20,7%); Sierra Club Stock, verde della categoria azioni a larga capitalizzazione, ha dato il 14% contro il 12% della media.

La corsa dei risparmiatori
Così correndo, i fondi verdi attraggono non solo i pionieri dell’impiego consapevole, ma anche i risparmiatori normali, i quali non rifiutano certo di unirsi al trend eticamente blasonato, visto che dalla conversione alla missione ambientalista ricavano concreti guadagni finanziari.
Ecco perché comincia a serpeggiare, tra gli operatori di Wall Street, la paura dell’ennesimo eccesso: la bolla verde delle azioni e dei fondi che cavalcano la chiamata ormai globale alla guerra all’effetto serra e al riscaldamento planetario. Il gruppo dei promotori, d’altra parte, ha una potenza di penetrazione gigantesca nella pubblica opinione. Sono della partita personaggi del calibro di Al Gore e Rupert Murdoch passando per Schwarzenegger e Michael Bloomberg e, con l’ultimo G8 che si è tenuto in Germania la settimana scorsa, nel club è entrato perfino il presidente Bush.

La preoccupazione
«Sono certamente preoccupato che ci sia troppo interesse verso questi investimenti», ha ammesso a Marketwatch Eric Becker, co-manager del bilanciato Green Century Balanced Fund, che ha i due terzi del portafoglio in azioni e un terzo in bond, ma le cui quote hanno nondimeno raddoppiato il loro valore dal 2003. «Ci sono investitori che finiranno per lo scottarsi».

Le Ipo roventi
A soffiare sul fuoco della speculazione ci sono le Ipo, offerte pubbliche di azioni: le matricole di società collegate con l’energia pulita hanno raggiunto l’ammontare di 4,1 miliardi nel 2006, mentre si erano fermate a 1,6 miliardi l’anno prima, secondo la Lux Research, che ha anche scoperto che i venture capitalists hanno finanziato start up impegnate in nuove idee verdi con 1,5 miliardi di dollari l’anno scorso, il 141% in più dei 623 milioni investiti nel 2005.

Scoprirsi verdi
La speranza di una cura contro la sovraesposizione nel comparto dell’energia ecologica è nel mercato. Le corporation che fino a qualche anno fa erano l’immagine del capitalismo anti-natura alla ricerca del profitto puro, dalla General Electric alle aziende petrolifere come la British Petroleum, hanno avviato da tempo la correzione della loro «mission», colorandola di verde per quanto possono.
Via via che il fare profitti sarà accompagnato dal rispetto dei parametri di sostenibilità fissati dai gestori verdi, il parco delle opportunità di azioni e bond ecologicamente accettabili si allargherà e la Wall Street verde diventerà più sostenibile nella sua interezza. Nell’attesa, la Bolla verde si sta pericolosamente gonfiando. Investire con prudenza.
 
29 marzo 2007

Robert Bell e “il prophecy della bolla verde„

Archiviato sotto: Notizie di Globalwarming Awareness2007 - admin @ 6:38 pm
Robert Bell ha pubblicato appena il suo ultimo libro, chiamato “la bolla verde
Spreco in ricchezza: nuova rivoluzione di energia “.
Poichè nessun editore osa stampare i suoi libri negli S.U.A., questo ultimo è stato stampato in Europa e può essere ordinato soltanto negli S.U.A. via Amazon.com.
Qui è un sommario, preso in prestito da Scali:
Il primo tentativo di presentare il piano d'azione di “dopo olio„, unente le considerazioni di energia, geo - politica, il funzionamento del commercio e mercati, estendere ai mores della società americana.
Antoine Reverchon, Le Monde
Il • i quattro anni futuri sarà sempre più un frenzied conduce-in su ad una bolla gigantesca del mercato azionario nell'energia rinnovabile. Il • la nuova rivoluzione di energia avrà un effetto profondo su tutto che gli esseri umani costruiscano, spostino, o deliberatamente calore o raffreddino.
Il • le conseguenze della prima bolla vero globale del mercato azionario trasformerà ogni paese, ogni industria e quasi ogni commercio.
Questo libro fungerà da programma di strada per la nuova rivoluzione di energia. Servirà da guida a capire gli eventi velocemente spiegare, come pure un riferimento di affari per i diversi ed investitori istituzionali e per i consiglieri di politica di governo.
La bolla verde spiega perchè i cambiamenti globali, politici ed economici enormi accadranno, che cambiamenti saranno promossi e chi li promuoverà - in breve, che guadagnerà e che perderà.
Ma dopo che la bolla scoppi, la maggior parte degli investitori nella bolla, coloro che non ha uscito a tempo e la numerazione forse miliardo o più, avrà perso un importo materiale del loro risparmio di vita. Alcuni avranno investito individualmente, altri attraverso i loro casse di pensione, altri ancora attraverso i loro soldi di imposta del governo e, per concludere, alcuni con tutto il suddetto.
E, che cosa del risultato? Una grandezza di guerra mondiale di soldi investiti realmente avrà pagato la trasformazione da olio ed in energia rinnovabile. Il risultato - il clima probabilmente sarà stato conservato e ci sarà energia quasi illimitata. Ma non avrà virtualmente valore monetario. L'energia sarà “troppo poco costosa misurare.„
I lettori della bolla verde impareranno circa la nuova rivoluzione di energia e scopriranno che cosa funziona e che cosa non e perchè dovranno guardare molto attentamente i loro investimenti - in particolare quelli hanno fatto da altri sul loro favore.
Robert Bell, Ph.D. (cibernetica), professore dell'amministrazione e del presidente del reparto di economia, università de Brooklyn, università di città di New York, è l'autore di sette libri precedenti, includente: Beursbedrog (lo Sting) del mercato azionario, De Arbeiderspers, Amsterdam, 2003; Technologie di Les Pêchés capitaux de la haute (i Sins capitali del high - tecnologia), Seuil, Parigi, 1998; Scienza impura, Wiley, N.Y., 1992. Vive a
 
forum costruttivo sugli investimenti nelle energie alternative, questo Robert Bell un po mi fa pensare!!! :mmmm:
Mi piacerrebero pareri di chi investe da tempo nel settore.
 
Bolla bolla, enertad per ora di bolla non sa nemmeno quello che sia.....
Bolla si ma implosa.!!!
 
Per ora bolla di sapone del settore in Italia.
Ma noi italiani si parte tardi ma se c'è qualche possibilità .............:)

Il minieolico sarebbe il futuro ma per ora ci sono dei problemi tecnici da superare.
Si stanno studiando pale minieoliche ad asse verticale , che possono sfruttare la variabilità dei venti, non c'è bisogno di grossi pali bastono due tre metri, praticamente l'altezza dei lampioni di città, quindi sfruttabile dappertutto esempio porti, viadotti autostradali, senza grossi impatti ambientali.
I problemi del minieolico sono la rumorosità e la bassa produzione di energia.

La bolla non è iniziata per gli ultimi problemi dei mercati, ma qui c'è trippa per gatti quindi se la borsa ha un boom ne beneficeranno le cose nuove.
La bolla di internet c'è stata, però mi pare che siano ancora quotate diverse società del tempo, forse hanno resistito meglio le aziende USA che erano partite prima.
Sulle energie alternative tutti possono essere i migliori, anche perché tutti sono ancora nell'era pioneristica, quindi vera partenza non c'è stata.
 
Ultima modifica:
Il minieolico sarebbe il futuro ma per ora ci sono dei problemi tecnici da superare.
Si stanno studiando pale minieoliche ad asse verticale , che possono sfruttare la variabilità dei venti, non c'è bisogno di grossi pali bastono due tre metri, praticamente l'altezza dei lampioni di città, quindi sfruttabile dappertutto esempio porti, viadotti autostradali, senza grossi impatti ambientali.
I problemi del minieolico sono la rumorosità e la bassa produzione di energia.

http://www.ropatec.com/

.. riguardo la bolla.. ieri sera Il Prof. Arcucci ( professore ordinario di Economia degli Scambi Internazionali all'Università di Bergamo ) durante una trasmissione alle 23.30 ( martedì e venerdì ) non ricordo il nome spesso invitano dgli operatori di finanza Svizzeri, ha parlato del settore rinnovabili come di un settore che x 5 anni non seguirà la tendenza del mercato ma lo ha definito un settore di nicchia... il tono era positivo..

... vedremo..:D

!!~
 
http://www.ropatec.com/

.. riguardo la bolla.. ieri sera Il Prof. Arcucci ( professore ordinario di Economia degli Scambi Internazionali all'Università di Bergamo ) durante una trasmissione alle 23.30 ( martedì e venerdì ) non ricordo il nome spesso invitano dgli operatori di finanza Svizzeri, ha parlato del settore rinnovabili come di un settore che x 5 anni non seguirà la tendenza del mercato ma lo ha definito un settore di nicchia... il tono era positivo..

... vedremo..:D

!!~

la trasmissione si chiama Future?
su Odeon ?
non può che essere un trend positivo !!
Quando i Governi decidono che 'quello'
deve essere il trend...quello sarà...
Se poi anche un governo come quello USA
ci si butta....beh allora...
 
Comunque la frase "energie alternative" può indurre ad equivoci. Si chiamano "energie integrative", che vanno cioè ad integrare quelle primarie... petrolio e gas sopratutto, poi carbone ed energia idraulica. Di queste l'ultima è energia rinnovabile ma limitata, le alre esauribili.
Signori...non ci illudiamo con queste energie che vanno ad aggiungere qualcosa a quelle primarie, cioè appunto integrative. L'unica alternativa alle primarie, attualmente, è il nucleare.
 
la trasmissione si chiama Future?
su Odeon ?

non può che essere un trend positivo !!
Quando i Governi decidono che 'quello'
deve essere il trend...quello sarà...
Se poi anche un governo come quello USA
ci si butta....beh allora...

.. esatto ..:D

!!~
 
Signori circa Actelios ed Enertad fare riferimeno a PLUS 24 ore pagina 7 di Sabato 6/10/07.
In quel articoletto si parla di bilanci molto non proprio brillanti.
Actelios ha un decremento di fatturato (del 3%) e di utile (10%); Enertad invece ha incrementato il fatturato del 12,9% con un aumento di utile sproporzionatamente basso 0,3%.
Secondo gli analisiti i problemi sono legati alla fase produttiva.

Mi associo a quanto detto dal gatto non vorrei rivedere un altro .dot boom
 
Comunque la frase "energie alternative" può indurre ad equivoci. Si chiamano "energie integrative", che vanno cioè ad integrare quelle primarie... petrolio e gas sopratutto, poi carbone ed energia idraulica. Di queste l'ultima è energia rinnovabile ma limitata, le alre esauribili.
Signori...non ci illudiamo con queste energie che vanno ad aggiungere qualcosa a quelle primarie, cioè appunto integrative. L'unica alternativa alle primarie, attualmente, è il nucleare.

.. quello che le Ho sottolineato non può altro che trovarmi d'accordo..:D

.. il "Alternativa" suggerisco anche energie da fonte rinnovabile...:D

.. altro discorso che il business creato dietro a questo settore ( in germania in primis ), ha creato un incremento di posti di lavoro e una consapevolezza anche nell'opinione pubblica che l'energia non deve essere inutilmente sprecata..

.. mettiamola anche così ... meglio nuovi insediameti industriali con conseguente sviluppo economico per "il rinnovabile" o insediamenti per la produzione di veicoli di moda (suv) che hanno poco senso perchè spesso usati unicamente per vezzo che per necessità..

!!~
 
Signori circa Actelios ed Enertad fare riferimeno a PLUS 24 ore pagina 7 di Sabato 6/10/07.
In quel articoletto si parla di bilanci molto non proprio brillanti.
Actelios ha un decremento di fatturato (del 3%) e di utile (10%); Enertad invece ha incrementato il fatturato del 12,9% con un aumento di utile sproporzionatamente basso 0,3%.
Secondo gli analisiti i problemi sono legati alla fase produttiva.

Mi associo a quanto detto dal gatto non vorrei rivedere un altro .dot boom


... quì si tratta di selettività dove investire i propri soldi.. da noi in borsa stanno arrivando tutte le volpi..:D

.. se non erro Actelios e del Gruppo Falk..:D ed i Milanesi lo conoscono...:D

.. si vantano di essere entrati in questo settore perchè è di moda e perchè c'è in giro un numero impressionante di pompatori incompetenti ...:D
( per non parlare di contributi concessi ..)

.. tra tutto il marasma italico si distingue Kerself ( anche se personalmente non mi sono chiari alcuni punti .. ESSENDO PIGNOLO..:D).. ma a tutti gli effetti produce anche moduli fotovoltaici oltre che a realizzare impianti e distribuire i prodotti...

.. altro discorso sono le società che hanno come business primario il settore delle rinnovabili..

.. purtroppo sono per la maggiore Tedesche, Usa, Cinesi, Japs..

p.s. meno male che il PLUS stà dalla nostra parte..:D

!!~
 
Se i grossi incominciano a muoversi vedi Pirelli con 50 milioni di euro ed anche Chicco Testa (ex Enel) con KME green energy, vuol dire che il settore è interessante e parliamo di aziende quotate, quello che non sappiamo è le aziende non quotate.

Ho la vaga impressione che l'eolico non è molto gettonato, perchè della meccanica funzionale delle pale eoliche si sa quasi tutto, quindi non è molto ben vista dai vari centri di ricerca sparsi nel mondo.

L'Italia con la sua piccola industria può puntare benissimo al minieolico, che non è molto impattante e può essere sfruttato dappertutto, però la politica deve infischiarsene delle grosse lobby di ricerca.
 
secondo me un giorno ci sarà un crollo anche per questi titoli.
Ovviamente non si può prevedere quando;non penso prestissimo.
 
Occhio ai prezzi del carbonio! Le politiche sul cambiamento climatico rischiano di farli salire alle stelle. Lo sostiene uno studio di Lehman Brothers
Londra, 1° ottobre – Secondo uno studio pubblicato a settembre dalla banca di investimento Lehman Brothers, “The Business of Climate Change II“, le politiche relative al cambiamento climatico rischiano implicitamente - nei casi in cui non ci si affidi al meccanismo dei prezzi - di far aumentare fino a 130 volte il prezzo ottimale del carbonio (pari a 6.300 USD a tonnellata), utilizzato per una serie di tecnologie in grado di ridurre le emissioni.
Lo studio, firmato da John Llewellyn, Senior Economic Policy Advisor di Lehman Brothers, è stato realizzato per dare una risposta alle domande che i clienti pongono con sempre maggiore frequenza alla banca, a seguito del primo studio sul cambiamento climatico, “The Business of Climate Change: Challenges and Opportunities” pubblicato nel febbraio del 2007.
Nell’analizzare il prezzo implicito del carbonio nelle politiche relative al cambiamento climatico, lo studio evidenzia che le cellule fotovoltaiche per l’energia solare utilizzate in Europa hanno determinato un costo implicito di 6.300 dollari per ogni tonnellata in meno di carbonio. Tale costo è stato sostenuto dai contribuenti europei grazie ai sussidi statali. Inoltre, le ultime proposte della Commissione Europea per limitare le quantità di CO2 emesse dalle automobili (dalla media attuale di 160g a 120g per chilometro quadrato), attribuiscono al carbonio un prezzo pari a 2.300 dollari per tonnellata (620 dollari per tonnellata di CO2). Questo valore rappresenta il costo per lo sviluppo della tecnologia richiesta e va ad aggiungersi al costo di ogni nuova automobile.
“Un costo eccessivo del carbonio comporterà una distorsione del mercato. Tale distorsione danneggerà alcune aziende in Europa (come quelle del settore automobilistico), e ne favorirà altre, per esempio quelle che producono cellule fotovoltaiche. I mercati azionari si regoleranno di conseguenza e in entrambi i casi la distorsione aumenterà i costi per la società”, scrive Llewellyn. “La storia ci insegna che la pianificazione centralizzata dell’economia tende al fallimento.
Ecco perché per una regolamentazione che dia i risultati migliori a un costo minimo è opportuno che la politica sul cambiamento climatico si basi sul meccanismo dei prezzi. Comunque, gli investitori e le aziende capaci di prevedere lo sviluppo delle politiche decisionali in materia di cambiamento climatico dovrebbero essere in grado di stabilire in anticipo la direzione delle quotazioni di mercato”, continua Llewellyn.
Ecco le principali conclusioni a cui giunge lo studio:
Il costo implicito del carbonio per: l’elettricità solare è di 500 USD a tonnellata; l’installazione di infissi a prova di corrente d’aria è di 130 USD a tonnellata; le lampadine elettriche a basso consumo è di 10 USD a tonnellata; l’energia idroelettrica ha un prezzo negativo implicito per il carbonio; le turbine a vento di terra produrranno un risparmio netto di 0,14 kg. di carbonio per kWh.
Oltre a variare in relazione ai fattori macroeconomici, settoriali e specifici della società, i corsi azionari subiranno sempre di più le conseguenze della compatibilità ambientale delle aziende, determinata principalmente dalle emissioni di gas serra.
I top manager dovrebbero cercare di capire quali politiche potrebbero essere attuate per fronteggiare il cambiamento climatico; inoltre, anche se i fattori ambientali possono influire sui flussi di cassa e sulla redditività di un’azienda per molti anni, con i prezzi delle azioni che variano in anticipo, è improbabile che il mercato ne sconti appieno l’impatto, consentendo a chi è in grado di coglierne la portata di accrescere l’alfa.
I prezzi relativi delle azioni, riferiti a un periodo calcolato in termini di anni invece che di mesi, varieranno notevolmente a livello intersettoriale, secondo le (relative) intensità di emissioni di carbonio.
I prezzi relativi delle azioni varieranno notevolmente anche a livello intrasettoriale, anche in questo caso secondo le (relative) emissioni di carbonio.
I fondi con investimenti in azioni di aziende con basse emissioni di carbonio tenderanno negli anni, anche se in misura limitata, a produrre risultati migliori di quelli dei con investimenti in aziende con alte emissioni di carbonio.
Aumenterà l’interesse degli investitori in fondi legati a indici riconosciuti ma che siano composti da aziende caratterizzate da minori emissioni di carbonio. La dimensione del mercato globale del carbonio, calcolata in base al valore dei permessi concessi, dovrebbe, secondo previsioni conservative, ammontare indicativamente a circa 100 miliardi EUR entro il 2020, dando per scontato che, oltre all’Unione Europea, gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina daranno vita a un mercato che coprirà circa il 50% delle loro emissioni totali di carbonio. Il volume annuale degli scambi dovrebbe essere un multiplo di tale cifra. Per fini comparativi, si consideri che il mercato delle obbligazioni del Tesoro statunitense è pari a circa 2.000 miliardi di dollari.


lunedì 8 ottobre 2007
 
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