Elliot_surfer ha scritto:
Cara marpessa anche se nn ti intendi di economia i tuoi interventi risultano per certi versi economicamente interessanti.
1. Liberalizzare tutte le droghe, a mio parere sarebbe dannosissimo. Andrebbero tutte legalizzate, che è diverso. Prescindendo dal mio personale punto di vista (economicamente condiviso anche da alcuni premi nobel), una legalizzazione andrebbe a rendere appunto legale ogni possibile intervento mirato a recuperare il tossicodipendente con una minore spesa sociale a carico dei contribuenti e una minore spesa "psicologica" dell' individuo attraverso una sua accoglienza da parte della società, cosa che qualsiasi politica che criminalizza ha ben in mente a non fare. La criminalizzazione porta alla ghettizzazione e alla emarginazione non al riscatto sociale.
2. il fatto che alcol e tabacco siano legali e non libere ( andrebbe fatto valere il divieto di vendita di alcolici ai minori dato che è vigente in italia tale legge), permette un certo monitoraggio del fenomeno, e si verificano i fenomeni di non marginalizzazione sociale al punto 1. Le addiction vengono rese un problema medico e nulla di +. Andrebbe vietata completamente la pubblicità ad alcol e tabacco per avere una sensibile e probabile diminuzione dei consumatori di tali sostanze, d' altra parte "quello che la scimmia vede la scimmia fa".
3. Aumentare il controllo del territorio è una strategia che viene perseguita ormai da 30 anni. I risultati? Oggi è + facile trovare in giro eroina e cocaina che fumo o cannabis. In oltre non è detto che il contribuente consumatore sia felice di pagare qualcuno che lo perseguita. Sarebbe sicuramente economicamente + efficiente una licenza esclusiva di vendita (se qualcuno sgarra alle leggi è immediatamente perseguibile e riconoscibile rispetto al lavoro di indagini che smantellano organizzazione mentre se ne creano delle altre) a seconda delle sostanze conpresa di tassazione crescente rispetto alla pericolosità della droga, la punibilità non del consumo ma di atteggiamenti che in seguito al consumo potrebbero comportare rischi per la salute dei non consumatori ( sospensione patente multe reclusione per guida in stato di alterazione di coscienza ad esempio). la mafia non usa il marketing può al massimo fruttare asimmetrie informative come ho già detto.
4. Se alcuni ritengono che le sostanze sono una forma di autoterapia, perchè negargliela? Può anche essere che la persona una volta curata abbia intenzione di smettere di assumere sostanze e a questo punto sarebbe + logico avere uno stato che aiuti ad uscire da una tossicodipendenza fornendo un sostegno al cittadino bisognoso piuttosto che incarcerarlo, magari lasciandolo solo in una cella a smaltirsi la scimmia. La presenza umana in una terapia di recupero è fondamentale, in carcere è la prima cosa che manca, e la criminalizzazione è il primo motivo per cui un tossicodipendente non si rivolge alle strutture pubbliche per farsi curare se nn costretto da qualche famigliare bigotto e perbenista. E qui credo di essere abbastanza d' accordo con quello che dici.
5. Non è solo un discorso di maturità, alcuni prendono sostanze anche solo per curiosità o per piacere oltre che per la già citata automedicazione.
Io infatti non sono per una politica liberalizzatrice, ma legalizzatrice. Divieto di vendita di sostanze ai minori, tassazione delle sostanze, severissima punibilità a chi infrange ad esempio il divieto di vendita ai minori, divieto di pubblicità per qualsiasi sostanza.
Non condivido la tua visione sulla schiavitù alla sostanza, almeno non completamente. E' vero che alcune sostanze danno una dipendenza fisica fortissima (eroina) ma credo che in questi casi una tassazione su sostanza meno pericolose e una non punibilità della tossicomania ridurrebbe di molto i costi sociali di un problema che è medico, non penale. Sono state sperimentate in svizzera, spagna, e credo stiano iniziando anche in olanda, politiche di cessione gratuita di eroina a tossicomani recidivi che hanno provato varie volte ad uscirne ma che sono ricaduti. Ho letto un articolo dove si affermava che la qualità della vita in questi individui è migliorata, nel caso svizzero sono diminiti in un anno dell' 80% i casi di microcriminalità legati alla tossicodipendenza nella città di zurigo. Nel caso spagnolo le persone che hanno avviato la terapia si sentono meglio non dovendo + pensare ai pericoli legati alla "scimmia" e alcuni hanno cercato la via consapevole della disitossicazione perchè effettivamente la schiavitù fisica rende la vita costretta a certi ritmi, ma la scelta è stata consapevole e non coatta.
Quanto dici sui costi sociali è appunto il problema che volevo sollevare aprendo questo 3d.
Non sono mai sate attuate politiche "legalizzatrici", che in certe misure potrebbero ridurre le esternalità negative della diffusione della droga quali la criminalizzazione di individui, le spese in repressione ineficienti, la totale mancanza di qualsiasi controllo ufficiale sul fenomeno, la trasmissione di malattie infettive attraverso un uso collettivo di sostanze se nn si prendono determinate precauzioni, problemi di ordine pubblico legato alla micro e macro criminalità legata ai traffici illegali di sostanze.
Se i danni vengono pagati da tutti con le attuali politiche perchè non limitare la portata di questi danni? Condivido con te la neccessità dell' importanza della "buona crescita", ma la capacità delle istituzioni nel educare è limitata, se non si nega la capacità del libero arbitrio degli individui.
Ti prego, chiariscimi la differenza tra legalizzazione e liberalizzazione, in termini che io possa comprendere (visto il mio analfabetismo economico).
In cambio, ti fornirò alcune importanti notizie di carattere scientifico.
Ad esempio, quando ti chiedi perchè non consentire a chi vuole "autocurarsi" con le sostanze di non farlo, evidentemente non conosci il valore esatto del termine terapia.
Il fatto che io faccia riferimento ad una forma di autoterapia, non è perchè questa funzioni come tale, altrimenti questi individui non avrebbero poi bisogno delle mie, di cure.
La terapia è una prescrizione soprattutto farmacologica, ma non esclusivamente. E' il risultato, la sua efficacia, che dice che quella che fai è una terapia. Da questo punto di vista, le sostanze sono, da parte di alcuni, una forma di pseudoterapia, o un tentativo, ma il più delle volte, i risultati sono peggiori delle premesse.
Anche con i farmaci tradizionali, a volte, occorre fare un bilancio costi-benefici. Se si prospettano effetti negativi più che positivi, la terapia non si fa. Vedi l'esempio dell'interferone per curare le forme di HCV (epatite virale di tipo C). Non può essere somministrato a tutti gli individui affetti, se non dopo valutazione delle complessive conseguenze.
A me piacerebbe che il conto dei danni venisse addebitato alla mafia o alle varie mafie, come hanno fatto alle multinazionali del tabacco.
Ma lo so che questa è un'idea assurda.
Quello che dici al punto 5, invece, merita altre riflessioni.
La curiosità cui ti riferisci è appunto uno dei target tipici dei giovani consumatori, ma è anch'essa legata alla cultura, non alla informazione sulle sostanze.
Alcuni di essi conoscono benissimo i rischi che corrono, ma questo non li ferma.
Quello che manca è una esatta percezione delle conseguenze in una vera prospettiva temporale, che, si sa, nei giovani è minima.
Per questo mi riferivo ad una "buona crescita" e chiamavo in causa la scuola.
Guarda che non è impossibile che si possa cambiare rotta, in questi ambienti, una volta tanto in meglio.
La scuola ha già cambiato rotta abbondantemente, ma purtroppo sempre in peggio, negli ultimi trent'anni.
Adesso è ora di rendersi conto dell'enorme valore che rischiamo di perdere: la nostra stessa civiltà.
E, scusami, non c'entra niente il libero arbitrio. L'esercizio della vera libertà puoi farlo solo e soltanto se hai la vera capacità di scelta, e questa si raggiunge con la maturità e l'equilibrio. Il resto è falsa libertà.
Un ultimo chiarimento, a proposito della "schiavitù".
La dipendenza, fisica o psichica, ha gli stessi correlati neurobiologici, pertanto è equivalente nelle due forme.
Ti chiarisco però quello che intendevo dire rispetto alla volontà ed al suo esercizio: è la capacità volitiva ad essere compromessa, con la dipendenza. Hai visto mai un alcoolista in Pronto Soccorso, dirti di esserlo? Se gli chiedi se beve alcoolici, il più delle volte nega, o minimizza in modo palesemente ridicolo.
Ma non lo fa consapevolmente, per nasconderti la verità. E' che, per lui, la "verità" non è più possibile vederla, se non con gli occhi annebbiati della sua tragica condizione.
Per altre sostanze, è anche peggio.
Ti ringrazio per l'attenzione.