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Sul piatto 140 milioni per alloggi a basso costo

Social housing al via. Il ministero delle Infrastrutture ha impugnato la pistola dello start e ha sparato il colpo. Sul piatto ci sono 140 milioni per alloggi a basso costo. Sulla linea della partenza si schiera la finanza di grosso calibro. In mezzo ci sono circa 70 giorni. Il bando di gara è uscito sulla «Gazzetta» europea e uscirà il 9 giugno su quella italiana. I concorrenti interessati rischiano di non andare al mare: il termine per l'offerta scade il 20 agosto. A oggi, un solo candidato "in pectore": quella Cassa depositi e prestiti che sul social housing è già un pezzo avanti. Prima della scadenza della gara governativa, la società di gestione avrà già concluso il primo closing (atteso entro il 20 giugno) che frutterà circa 2 miliardi.

A Porta Pia sono convinti che spunterà un secondo concorrente, anche estero, che dimezzerà i 140 milioni in palio: 70 alla sgr di Cdp e 70 al misterioso concorrente. Di certo, in circa un anno di preparazione al social housing, Cassa depositi ha messo in fila già tante iniziative: Firenze, Prato, Roma, Milano, Matera, Bologna oltre a iniziative regionali in Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Marche. Una decina di promotori ha annunciato a Cdp che chiederà il finanziamento (fino al 40% del valore del programma edilizio). A Parma i promotori hanno già chiesto al comune il permesso di costruire mille alloggi.

I soldi messi in palio dal ministero non saranno a fondo perduto. Pantalone si è adeguato ai tempi: i 140 milioni dovranno essere restituiti. E remunerati, con almeno il 2% all'anno (oltre l'inflazione). Il bando indica anche le spese di gestione e di remunerazione alla sgr per i 30 anni di vita del fondo: 29,4 milioni. Su questo importo saranno fatte le offerte al ribasso dei concorrenti.

Lo Stato è diventato meno generoso ma in cambio è più paziente: il capitale dovrà tornare a Porta Pia fra 30 anni, che è appunto la durata del maxi-fondo. Inizialmente, si pensava di estinguerlo dopo 25 anni, anche per avere più tempo per i cantieri.


Il bando dice come si deve fare per vincere. Il punteggio maggiore se lo aggiudica il concorrente che premia alcuni aspetti molto cari a Porta Pia: tutela degli interessi degli investitori («e del ministero delle Infrastrutture»); grandezza del fondo; diversificazione territoriale degli investimenti; possibilità per la sgr di intervenire per risolvere conflitti nelle iniziative locali. Quest'ultimo elemento dice che lo Stato si aspetta dal maxi gestore anche un ruolo di "problem solver" sul territorio. Il punteggio aumenta anche con la velocità del gestore nell?attivare il fondo. Porta Pia rivela però una diversa concezione del tempo quando si tratta dell'istruttoria della gara. Il bando infatti impone al concorrente un vincolo particolarmente lungo alla propria offerta: ben 300 giorni.

Occhio alla trasparenza: gli stipendi di manager e consulenti dovranno essere pubblici. Di questi tempi, meglio prevenire scandali sulle case sociali.
 
Sul piatto 140 milioni per alloggi a basso costo

Social housing al via. Il ministero delle Infrastrutture ha impugnato la pistola dello start e ha sparato il colpo. Sul piatto ci sono 140 milioni per alloggi a basso costo. Sulla linea della partenza si schiera la finanza di grosso calibro. In mezzo ci sono circa 70 giorni. Il bando di gara è uscito sulla «Gazzetta» europea e uscirà il 9 giugno su quella italiana. I concorrenti interessati rischiano di non andare al mare: il termine per l'offerta scade il 20 agosto. A oggi, un solo candidato "in pectore": quella Cassa depositi e prestiti che sul social housing è già un pezzo avanti. Prima della scadenza della gara governativa, la società di gestione avrà già concluso il primo closing (atteso entro il 20 giugno) che frutterà circa 2 miliardi.

A Porta Pia sono convinti che spunterà un secondo concorrente, anche estero, che dimezzerà i 140 milioni in palio: 70 alla sgr di Cdp e 70 al misterioso concorrente. Di certo, in circa un anno di preparazione al social housing, Cassa depositi ha messo in fila già tante iniziative: Firenze, Prato, Roma, Milano, Matera, Bologna oltre a iniziative regionali in Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Marche. Una decina di promotori ha annunciato a Cdp che chiederà il finanziamento (fino al 40% del valore del programma edilizio). A Parma i promotori hanno già chiesto al comune il permesso di costruire mille alloggi.

I soldi messi in palio dal ministero non saranno a fondo perduto. Pantalone si è adeguato ai tempi: i 140 milioni dovranno essere restituiti. E remunerati, con almeno il 2% all'anno (oltre l'inflazione). Il bando indica anche le spese di gestione e di remunerazione alla sgr per i 30 anni di vita del fondo: 29,4 milioni. Su questo importo saranno fatte le offerte al ribasso dei concorrenti.

Lo Stato è diventato meno generoso ma in cambio è più paziente: il capitale dovrà tornare a Porta Pia fra 30 anni, che è appunto la durata del maxi-fondo. Inizialmente, si pensava di estinguerlo dopo 25 anni, anche per avere più tempo per i cantieri.


Il bando dice come si deve fare per vincere. Il punteggio maggiore se lo aggiudica il concorrente che premia alcuni aspetti molto cari a Porta Pia: tutela degli interessi degli investitori («e del ministero delle Infrastrutture»); grandezza del fondo; diversificazione territoriale degli investimenti; possibilità per la sgr di intervenire per risolvere conflitti nelle iniziative locali. Quest'ultimo elemento dice che lo Stato si aspetta dal maxi gestore anche un ruolo di "problem solver" sul territorio. Il punteggio aumenta anche con la velocità del gestore nell?attivare il fondo. Porta Pia rivela però una diversa concezione del tempo quando si tratta dell'istruttoria della gara. Il bando infatti impone al concorrente un vincolo particolarmente lungo alla propria offerta: ben 300 giorni.

Occhio alla trasparenza: gli stipendi di manager e consulenti dovranno essere pubblici. Di questi tempi, meglio prevenire scandali sulle case sociali.

le case popolari che ben vengano, l'importante poi e' mantenerle in modo dignitoso e non come quelle che ci sono gia' e che in tanti casi vengono abbandonate al loro destino.
vedi il fortino della droga a milano-.......viale sarca etc etc o san siro o in fondo a lorenteggio o gia' a meta' di giambellino. KO!KO!
e mi fermo qua................per non parlare delle case popolari in zona macmahon.
 
le case popolari che ben vengano, l'importante poi e' mantenerle in modo dignitoso e non come quelle che ci sono gia' e che in tanti casi vengono abbandonate al loro destino.
vedi il fortino della droga a milano-.......viale sarca etc etc o san siro o in fondo a lorenteggio o gia' a meta' di giambellino. KO!KO!
e mi fermo qua................per non parlare delle case popolari in zona macmahon.

ma con 140M quante case di cartone si possono fare?...a 50k l'una sono 2800...capirai, solo a Milano le domande sono piu' di 20k ed in tutta Italia 500-600k....se li fregheranno tra progetti, lazzi e frizzi e ciao...

piuttosto, darli come contributo all'affitto per i quasi 4 milioni di affittuari...
 
Non vi preoccupate li date ad Anemone e pensa a tutto lui...
 
Social housing, Bolzano lancia l'affitto decennale

25 febbraio 2011


Saranno consegnati entro la fine del 2011, nel quartiere bolzanino di Casanova, i primi 60 alloggi previsti dal programma per il ceto medio e destinati al sistema dell'affitto decennale a rotazione. «Si tratta del primo passo - ha commentato l'assessore Christian Tommasini - per consentire ai giovani di trovare un alloggio a prezzi accettabili».

Il programma per il ceto medio prevede la realizzazione di mille alloggi in tutto l'Alto Adige, 700 dei quali riservati ai comuni più grandi (330 solo a Bolzano), quelli con oltre 10mila abitanti. «Per i giovani - ha spiegato l'assessore all'edilizia abitativa Christian Tommasini - è sempre più difficile riuscire a trovare un'abitazione a costi contenuti. Molti di loro, e pensiamo soprattutto alle famiglie, hanno un reddito troppo alto per riuscire ad entrare nel sistema degli alloggi sociali, ma troppo basso per poter acquistare un appartamento sul libero mercato. Ecco perchè abbiamo elaborato un piano ad hoc pensato proprio per loro».

Il programma per il ceto medio prevede due possibilità: da un lato il sistema dell'acquisto a rate (il cosiddetto riscatto) di appartamenti realizzati dalle cooperative con il contributo della Provincia, dall'altro l'affitto decennale a rotazione di alloggi costruiti dall'Ipes. Proprio in quest'ultima «area» ricadono i primi 60 alloggi che verranno consegnati entro la fine del 2011 nel quartiere bolzanino di Casanova. Il progetto prevede 15 alloggi fino a 47
metri quadri netti, 16 alloggi fino a 65 metri quadri netti, 15 alloggi fino a 77 metri quadri netti e altri 14 fino a 94 metri quadri netti.

«Tutto ciò - ha sottolineato Tommasini - per consentire ad un'ampia fascia di persone, dai single alle famiglie composte da un massimo di quattro persone, di accedere al programma».

I requisiti sono i medesimi dell'edilizia abitativa, e anche la graduatoria verrà stilata secondo le stesse modalità di punteggio: 5 anni di residenza o il posto di lavoro nel comune di Bolzano, un'età compresa tra i 23 e i 40 anni, un reddito «depurato» compreso tra i 20.100 e i 50.200 euro (2/a-5/a fascia). Il canone mensile, calcolato sulla base del reddito, varierà da un minimo di 440 euro per l'appartamento più piccolo e la seconda fascia di reddito, ad un massimo di 925 euro per l'appartamento più grande e la
quinta fascia di reddito.

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 
Un super Cipe per il via all'housing sociale da 2,6 miliardi

articoli di Giorgio Santilli e Isabella Bufacchi 19 aprile 2011

di Giorgio Santilli
ROMA. Potrebbe tenersi venerdì 29 aprile il super-Cipe destinato a rilanciare gli investimenti pubblici in edilizia e nelle infrastrutture. La data aspetta conferma da Gianni Letta e soprattutto da Giulio Tremonti, che come sempre deve garantire le disponibilità di cassa, ma le amministrazioni sono allertate e stanno accelerando per arrivare puntuali a quella scadenza. Il pezzo forte del ministero delle Infrastrutture (al momento anche il più maturo) è il piano di housing sociale che sbloccherà un investimento complessivo di 2.654 milioni, con un contributo del Tesoro di 295 milioni, pari all'11% del totale.

Gli investimenti privati programmati nel «piano nazionale di edilizia abitativa» ammontano a 1.925 milioni, il 72% del totale, mentre le regioni contribuiscono con 263,6 milioni (circa il 10%) e altri enti pubblici (fra cui i comuni) con 170,3 milioni (6,4%). Saranno disponibili in tutto 14.790 alloggi, di cui 11.590 di nuova costruzione, 3.023 da ristrutturazione, 177 da acquisto di immobili esistenti: 5.991 appartamenti andranno al mercato dell'affitto, permanente o per almeno 25 anni, 6.001 a riscatto, 2.801 al libero mercato.

Il via libera del Cipe ratificherà le intese che il ministero delle Infrastrutture ha siglato in questi mesi con 14 regioni. Per rendere operativo il piano serviranno la conferenza Stato-Regioni e un decreto del presidente del consiglio dei ministri. Non è escluso che, prima della convocazione del Cipe, arrivi anche l'intesa tra governo e Regione Lazio per cui la trattativa è in corso.

La quota di gran lunga più consistente (e per certi versi esagerata) è quella della Campania che "incassa" il 58% dell'intero piano nazionale: 1.548 milioni di investimento con una larghissima prevalenza (88,2%) dei fondi privati, 1.366 milioni. Gli alloggi disponibili in Campania saranno 7.059 (48% del totale nazionale).

L'approvazione del Cipe darà una scrollata a un piano che fu previsto già dall'articolo 11 del decreto legge 112/ 2008, la prima manovra economica varata dal governo Berlusconi e dal ministro Tremonti. In quell'occasione si bloccò la ripartizione delle risorse per l'edilizia residenziale già fatta dal governo Prodi per ridestinare i fondi a una operazione più complessa, articolata su due fronti: uno è quello del piano che ora, tre anni dopo, arriva al Cipe; l'altro è il "fondo dei fondi" imperniato sulla Cassa depositi e prestiti e sull'alleanza con le fondazioni bancarie, che dà un carattere di profonda innovazione all'intervento pubblico in questo settore. Il megafondo, che oggi ha raggiunto una consistenza di 1,8 miliardi, dà il proprio apporto (mai superiore al 40%) a fondi locali che a loro volta finanziano progetti di realizzazione di alloggi.

Al super-Cipe dovrebbero arrivare molti altri capitoli della partita del rilancio infrastrutturale, a partire dalle concessioni aeroportuali (aumenti tariffari per finanziare gli investimenti di Adr, Sea e Save) e dal piano Sud che attende di essere approvato insieme alla ripartizione di 15,4 miliardi del Fas 2007-2013 alle regioni. Sempre sul Sud, ci sono i contratti istituzionali di sviluppo che destineranno a poche infrastrutture prioritarie i fondi recuperati dal Fas 2000-2006. Infine, i vecchi mutui per opere pubbliche non spesi che il ministero dell'Economia può annullare per ridestinare le risorse a nuove priorità infrastrutturali (come è stato fatto con i 230 milioni al Mose lo scorso novembre). Non è ancora chiaro, però, quanto di questo programma sia già pronto per incassare il sì del comitato.

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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