Lou Cypher
Stairway To Heaven
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Fiat: Marchionne, peggio e' passato
Altro trimestre forte in un mercato a fondo
Peggio passato .... guardate come sta messo il credito al consumo secondo Unicredit! Ho proprio scritto un articolo a riguardo sul mio blog: http://pathofgrowth.altervista.org/?p=106&lang=1
Vedi l'allegato 1131970
» 2009-09-24 14:04
Tremonti: crisi, adesso molto meglio
Il 2008 un incubo. Banche, se non prestano soldi a che servono?
(ANSA) - ROMA, 24 SET - 'Adesso va molto meglio, l'anno scorso era quasi un incubo'. Cosi' il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti al Tg2 sulla crisi economica.'Un mondo governato dai banchieri non e' un bel mondo', ha aggiunto il ministro. 'Non sono i cittadini al servizio delle banche ma le banche al servizio dei cittadini', ha sottolineato poi. 'Se le banche non prestano i soldi alle imprese - ha ribadito - non si capisce a che cosa servono'.
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Ben istruito dal suo superiore, il ministro è sempre più convinto di interloquire con "ragazzini di seconda media nemmeno seduti nei primi banchi..."
Con un rischio accettabile, le banche farebbero molto volentieri il loro mestiere, ma la verità è che migliaia di imprese, nè più nè meno dei soggetti che accesero negli Usa il mutuo-casa senza poter permetterselo, sono già indebitate e ad alto rischio di insolvenza...
Marcegaglia, a rischio 700mila posti
Da Berlusconi e Tremonti attendiamo fatti sull'Irap
24 ottobre, 13:36
Guarda la foto1 di 1
(ANSA) - MANTOVA, 24 OTT - 'La situazione e' complessa, difficile, ma non vediamo panico e non vediamo catastrofi', afferma Emma Marcegaglia sulla crisi.
Il presidente di Confindustria, a proposito della 'stima di un milione di aziende'' a rischio, di cui parla la piccola industria, sottolinea che 'la nostra stima e' che si perderanno 700 mila posti di lavoro'. Il governo, ha detto, deve passare dagli annunci ai fatti, come nel caso dell'Irap. 'E' una tassa odiosa ma vanno tolte anche tasse sul lavoro.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2009/10/24/visualizza_new.html_990454707.html
Non è così.
Il fine = profitto parallelo al mezzo = clientela, poteva essere valido cent'anni fa, ai tempi di Henry Ford, laddove a) l'economia era product oriented per la poca, o assente, concorrenza e l'enorme domanda relativa, b) la soddisfazione del cliente, quindi, era imposta a monte a livello di offerta.
Comunque anche allora il cliente non ha mai costituito un tramite, uno strumento, ma un obiettivo. Lo strumento unico e insostituibile per la realizzazione d'impresa è sempre stato e sempre sarà la qualità delle risorse umane interne all'azienda.
Oggi è del tutto differente: la concorrenza è ampia, e addirittura globale, non esistono monopoli, neppure Microsoft se vogliamo puntualizzare, la domanda relativa è inferiore e l'offerta è a livello di sovraproduzione. Nei mercati occidentali maturi, chiaramente.
Abbiamo addirittura superato la seconda fase dell'industrializzazione di massa, ossia una vision marketing oriented, dato che ormai la conoscenza del mercato è universalmente diffusa e sempre più globale. Basta seguire le immancabili evoluzioni nel tempo, senza fossilizzarsi unicamente sulla accezione dei nuovi prodotti.
Cosa resta, quindi, all'azienda del III millennio per prosperare? Esattamente quanto dicevo, il ribaltamento della classica concezione produttiva, mettendo in testa agli obiettivi aziendali la soddisfazione della clientela, la quale, a sua volta, consente a cascata redditività, consolidamento e ampliamento delle posizioni e, soprattutto, continuità nel tempo. Non è concesso, oggi, il contrario.
A me preme sottolineare questi aspetti non per accademico gusto del cazzeggio, ma perché, se vogliamo approfondire la situazione senza sciocchi slogans, riguarda un atteggiamento doverosamente etico del mercato.
Solo una concorrenza reale, e leale, può stimolare i cervelli e rendere virtuosi i comportamenti degli operatori. La storia recente ci insegna questo principio: chi sgarra, e non ha santi in paradiso, muore.
Per ora mi fermo qui, a livello di titoli. Sarebbe importante, poi, approfondire le ragioni pratiche, più che concettuali, sulle distorsioni create dall'influenza pubblica. Principalmente, è un assioma, poiché toglie etica al mercato.
Con la crisi, le famiglie italiane sono sempre più povere, lo confermano i dati ISTAT.
Dall'ultimo aprile, hanno perso 11 miliardi di euro e risparmiano molto meno. I consumi sono ancora in calo, una famiglia su quattro spende più di quanto guadagna.
Tg3
Negli Usa credevano che il loro immobiliare valesse oro, ed oggi si vendono le case a 100$, tutto è relativo............