Tremonti: crisi, adesso molto meglio

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Fallita la SELECO, uno dei marchi rari superstiti dei TVcolor made in Italy.

Dai 2.000 dipendenti dei tempi andati, era scesa fino a poco meno di 100.
 

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Istat, crollano ordini industria
Istat, diminuzione dell'8,6%. Scende il fatturato

20 ottobre, 12:50


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Benzina: verde sopra 1,3 euro, insorge Codacons

ROMA - Gli ordinativi dell'industria italiana ad agosto sono calati dell'8,6% rispetto a luglio e del 27,5% rispetto allo stesso mese del 2008. Lo comunica l'Istat, precisando che il calo su base mensile è il più ampio da quando esistono serie storiche paragonabili, ovvero, da gennaio 2000.
Si tratta di nuovi cali congiunturali sia per fatturato che per ordinativi, dopo i segnali positivi registrati a luglio. Dall'Istituto di statistica sottolineano come il calo degli ordinativi ad agosto sia stato il risultato di una diminuzione del 6,1% di quelli nazionali e del 12,8% di quelli esteri. Il calo congiunturale degli ordinativi esteri è il più forte da febbraio 2006 (quando si registrò -17,1%). I tecnici dell'Istat spiegano però che il dato di agosto costituisce un "rimbalzo" rispetto all'andamento altamente positivo degli ordini esteri registrato a luglio. Nel confronto degli ultimi tre mesi (giugno-agosto) con i tre mesi precedenti le variazioni congiunturali sono state pari a -0,8% per gli ordinativi e del 2,3% per il fatturato.
Riduzione ad agosto anche per il fatturato dell'industria italiana, che e' calato dell'1,4% rispetto al mese precedente e del 21,2% su base annua (indice corretto per le variazioni di calendario). Il calo è più sostenuto per le auto: gli ordinativi dell'industria degli autoveicoli ad agosto sono calati del 19,5% su base annua. Lo comunica sempre l'Istat, che specifica inoltre come il fatturato complessivo sia sceso del 7,3%.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2009/10/20/visualizza_new.html_988721340.html

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Ha ragione la Marcegaglia: dati irrilevanti, il mese di agosto sono tutti in ferie...

Crisi meglio, adesso molto meglio...
 
Fiat: Marchionne, peggio e' passato
Altro trimestre forte in un mercato a fondo

21 ottobre, 16:48

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(ANSA) - MILANO, 21 OTT - Anche se 'difficile fare previsioni per il 2010' Sergio Marchionne ritiene che 'il peggio e' passato'. I risultati di Fiat nel trimestre sono stati in linea con le nostre attese, ha spiegato l'a.d. dicendosi contento delle performance di tutti i settori. Il gruppo ha registrato 'un altro trimestre forte in un mercato a fondo'. Marchionne ha confermato che il gruppo punta a raggiungere una quota di mercato del 33% in Italia e del 9% in Europa Occidentale.

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IERI

Per la prima volta italiani tagliano su auto, -8,5%
Stima Leaseplan Italia, crollo spesa su acquisto e carburanti

20 ottobre, 11:46

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Crisi, gli italiani tagliano sull'auto


ROMA - La crisi fa tagliare su tutto e, per la prima volta, gli italiani spenderanno meno per l'auto. Nel 2009, infatti, l'esborso per acquisto, carburanti e altre voci collegate all'uso degli autoveicoli è atteso diminuire a 194 miliardi dai 212 del 2008, segnando una contrazione dell'8,5%. La stima viene dall'Ufficio Studi Leaseplan Italia che rileva tuttavia come la spesa per gli autoveicoli per il 2009 rimarrà di rilievo, in quanto dovrebbe essere pari al 13,02% del pil. Nel suo studio, Leaseplan Italia sottolinea come siano in calo soprattutto le due principali voci di spesa relative all'auto, ovvero quella per il suo acquisto e quella per il rifornimento carburanti. Secondo la stima, la spesa per l'acquisto di autoveicoli dovrebbe infatti scendere da 53 a 46,2 miliardi (-12,76%), mentre la spesa per gli acquisti di carburanti dovrebbe contrarsi, per effetto del calo dei prezzi e dei consumi, da 65,1 a 51,5 miliardi (-20,96%).


:mmmm::mmmm::mmmm::mmmm::mmmm:
 
Peggio passato .... guardate come sta messo il credito al consumo secondo Unicredit! Ho proprio scritto un articolo a riguardo sul mio blog: http://pathofgrowth.altervista.org/?p=106&lang=1

"L’ammontare di crediti verso clientela si riduce a Euro 585 miliardi, registrando un decremento rispetto a dicembre dell’anno precedente. Tale contrazione, in linea con il calo registrato nell’intero comparto bancario, risente, da un lato, della contrazione della domanda per finanziamenti da parte delle famiglie e, dall’altro, da una maggiore attenzione da parte del Gruppo alle richieste di crediti."


Nel peggioramento, stiamo migliorando!...:D
 
Per fortuna che va MOLTO meglio...

Povertà, Cri: Crescono i nuovi poveri, 150mila tra Milano e Monza

Milano, 21 ott. (Apcom) - Nel 2009 sono diventate più di 150mila le persone che risiedono nelle province di Milano e Monza-Brianza che ricevono aiuti alimentari, e di questi circa 54mila sono assistite dalla Croce Rossa che registra un + 38% di nuovi poveri rispetto al 2008. L'allarme è stato lanciato dalla Federazione internazionale della Cri e della Mezzaluna Rossa che denunciano gli effetti della crisi economica in Europa, evidenziando come il suo riflesso negativo non abbia atteso a farsi sentire, colpendo duramente quanti già erano in gravi difficoltà di sostentamento.
"Gli effetti della crisi internazionale sono ormai tangibili e i numeri non mentono - spiega Alberto Bruno, presidente del comitato milanese della Cri - indicandoci un crescente bisogno di aiuti materiali per far fronte ad una condizione di vita che porta sempre più famiglie a non riuscire ad arrivare alla fine del mese".
In merito all'aumento di persone che nel territorio metropolitano milanese hanno bisogno di aiuto per il proprio sostentamento, la Cri segnala che sono quasi raddoppiati rispetto allo scorso anno, passando dai 33.194 beneficiari del 2008 ai 54.085 del 2009. L'attività di aiuto prevede la distribuzione due volte al mese di viveri di prima necessità ai beneficiari (anziani, malati e senza fissa dimora), assistiti direttamente dall'ampia rete territoriale della Cri o indirettamente da una delle 65 associazioni (tra parrocchie, comunità d'accoglienza, chiese evangeliche, mense cittadine) iscritte al loro programma.
La Croce Rossa annuncia infine che dall'inizio dell'anno sono state consegnati oltre 65mila chilogrammi di pasta, 30mila di riso, 44mila tra burro e formaggio, 13mila di farina, 15mila di biscotti, 12mila di confettura, 22mila di zucchero e 100mila litri di latte.

http://notizie.tiscali.it/feeds/09/10/21/t_02_20091021_000077.html?cronaca
 
Tremonti: crisi, adesso molto meglio...

L'allarme al Forum di Mantova lanciato dal presidente della Piccola Industria Morandini
"Non ci sono ordini, viviamo in una situazione di straordinaria difficoltà"

Confindustria: "A rischio chiusura
oltre un milione di piccole imprese"

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MANTOVA - "Oltre un milione di piccole imprese sono a rischio" chiusura nei prossimi sei mesi. E' lo scenario indicato dal presidente della Piccola industria di Confindustria, Giuseppe Morandini, in occasione dell'XI Forum che si è aperto oggi pomeriggio a Mantova. "Non ci sono ordini", ha aggiunto, "viviamo in una situazione di straordinaria difficoltà". La ripresa "non chiedetemi quando ci sarà, ma come e dove" ha detto ancora Morandini, sostenendo che "ragionerà per medie e sarà lontana", verso i mercati di Cina, India e Brasile.

Con l'Università di Perugia, ha inoltre spiegato Morandini, "abbiamo fatto una rapida indagine sui bilanci di alcune aziende del nostro manifatturiero tradizionale. Dal campione è emerso che un terzo delle imprese che sta andando bene, un terzo è in mezzo al guado, un terzo sta soffrendo".

Le Pmi rappresentano la stragrande maggioranza dei 4,4 milioni di imprese italiane. Infatti, ricorda Morandini, "più di 9 imprese su 10 sono di piccola dimensione, più di 8 posti di lavoro su 10 sono nella piccola industria che produce più del 60% dell'export". Per piccola dimensione, spiega l'ultima indagine Istat, s'intende meno di dieci addetti: le microimprese rappresentano infatti il 94,8% del totale.

Il convegno che oggi e domani si tiene a Mantova è l'occasione per lanciare un progetto di rilancio e di salvaguardia dell'occupazione delle Pmi. Si tratta di 'T-Holding', "dove T sta per Tutela". Nel dettaglio il progetto T-holding prevede 4 passaggi: l'imprenditore conferisce la proprietà della sua azienda alla holding e ne diventa socio, tutelando il valore patrimoniale ("senza mangiarsi la casa") e liberandosi dalle garanzie personali. Poi parte un fondo a capitale pubblico-privato con 2 miliardi di euro di disponibilità che investe solo ed esclusivamente in queste operazioni di aggregazione tra Pmi. La holding può contare sulle agevolazioni fiscali previste dalla norma sulle aggregazioni (il cosiddetto bonus aggregazioni) che adesso però va rafforzata con la rivalutazione gratuita senza tetti dei cespiti dell'azienda e sul bonus patrimonializzazione raddoppiando il coefficiente del 3% (attualmente fissato come rendimento presunto del capitale escluso da imposizione) e prorogando l'agevolazione almeno a tutto il 2010. Infine la holding ha accesso diretto al Fondo di garanzia centrale. Le banche devono avere un trattamento fiscale agevolato sulle eventuali partecipazioni al capitale delle T-holding.

Morandini ha mostrato apprezzamento per l'annuncio della riduzione dell'Irap, ma ha aggiunto: "Voglio vedere cammello". "Vediamo - ha aggiunto - se l'annuncio diventa una decisione concreta che incide sui nostri bilanci". Per rilanciare l'economia, inoltre, non basta tagliare le imposte: "Oltre alla riduzione dell'Irap, ci sono altre due cose da fare: il rilancio della domanda e dei consumi".

(23 ottobre 2009)

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/economia/crisi-42/crisi-42/crisi-42.html?rss?ref=rephpnews
 
chissà perchè queste interviste in Italia non compaiono :mmmm:
.
Marco Annunziata, chief economist at Unicredit, said: “It’s time to learn to stop worrying and love the recovery, enjoy the strength of the current upswing – and prepare for the less exciting track ahead of us.”
 
Tremonti: crisi, adesso molto meglio...

VIDEOCON: DOPO ROTTURA TRATTATIVA OPERAI OCCUPANO A1

Frosinone, 23 ott. - (Adnkronos/Labitalia) - I lavoratori della Videocon di Anagni, in provincia di Frosinone, hanno nuovamente occupato il tratto dell'autostrada Roma-Napili, nelle vicinanze dello stabilimento. La protesta, come comunica in una nota il sindacato Rdb Cub-Sdl, arriva "dopo che l'incontro sulla vertenza, fissato questa mattina presso la regione Lazio, si e' interrotto quando, a fronte della disponibilita' dell'amministrazione, a erogare immediatamente il pagamento della cassa integrazione in deroga e a consentirne il prolungamento anche dopo il 31 dicembre 2009, condizione gia' posta dalla Videocon per ritirare la procedura di mobilita' per tutti i 1.300 dipendenti dello stabilimento Anagni".

La Videocon, continua il sindacato, "ha dichiarato di essere disponibile a ritirare la procedura di mobilita' solo ponendo ulteriori condizioni, che sono state ritenute inaccettabili da tutte le organizzazioni sindacali. In particolare, l'allargamento del numero dei lavoratori in cassa integrazione straordinaria e, sostanzialmente, la chiusura della produzione all'interno dello stabilimento".

"Giudichiamo inaccettabile - ha dichiarato Paolo Sabatini, vicecoordinatore nazionale Sdl - questo comportamento ricattatorio dell'azienda. La invitiamo al ritiro immediato della procedura di mobilita' e all'apertura di una trattativa vera che assicuri il futuro dello stabilimento".

http://www.libero-news.it/adnkronos/view/209820

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Il Gruppo Videocon (II^ fabbrica della Ciociaria)

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Le Attività Produttive:
  • TV a colori & B/N; Lavabiancheria (1987)
  • Impianti per Home Entertainment, Motori Elettrici
    & Condizionatori (1989-90)
  • Frigoriferi & Dispositivi di raffreddamento (1991)
  • Componenti in vetro per tubi catodici (1995)
  • Apparecchi per Cucina (1996)
  • Petrolio Greggio (1996)
  • Compressori & Motori per Compressori (1998)
Dati statistici significativi:
  • Volumi:
    • 3.5 milioni di TV CRT,
    • 2 milioni di Frigoriferi,
    • 2 milioni di Lavatrici,
    • 1 milione di Condizionatori,
    • 2.5 milioni di impianti di Home entertainment
  • Più di 300 Milioni di dollari investiti finora per la diffusione dei vari Marchi
  • Capitalizzazione del Mercato 600 Milioni di dollari
  • Vendite oltre 1 Miliardo di dollari
  • Numero di dipendenti a livello mondiale 22.000
Gamma di Prodotti:
  • Televisioni a Colori:
    • CRT tradizionali, a schermo piatto e "Slim",
    • LCD,
    • Plasma (Twin Tuner PIP, Internet TV, Channel on Demand, Organizer,
      Personal Daily Programmer etc.)
      in un'ampia gamma di formati
  • Sistemi per l'Home Entertainment
  • Lavabiancheria
  • Frigoriferi
  • Lavastoviglie
  • Condizionatori
  • Forni a Microonde
  • Ferri da Stiro, Toastapane, Mixers/Frullatori
  • Macchine da Caffè, Forni, Macchine per cialde
http://www.vdctechnologies.it/?p=videocon
 
Tremonti: crisi, adesso molto meglio...

Marcegaglia, a rischio 700mila posti

Da Berlusconi e Tremonti attendiamo fatti sull'Irap

24 ottobre, 13:36


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(ANSA) - MANTOVA, 24 OTT - 'La situazione e' complessa, difficile, ma non vediamo panico e non vediamo catastrofi', afferma Emma Marcegaglia sulla crisi.

Il presidente di Confindustria, a proposito della 'stima di un milione di aziende'' a rischio, di cui parla la piccola industria, sottolinea che 'la nostra stima e' che si perderanno 700 mila posti di lavoro'. Il governo, ha detto, deve passare dagli annunci ai fatti, come nel caso dell'Irap. 'E' una tassa odiosa ma vanno tolte anche tasse sul lavoro.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2009/10/24/visualizza_new.html_990454707.html
 
Vedi l'allegato 1131970

» 2009-09-24 14:04
Tremonti: crisi, adesso molto meglio
Il 2008 un incubo. Banche, se non prestano soldi a che servono?

(ANSA) - ROMA, 24 SET - 'Adesso va molto meglio, l'anno scorso era quasi un incubo'. Cosi' il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti al Tg2 sulla crisi economica.'Un mondo governato dai banchieri non e' un bel mondo', ha aggiunto il ministro. 'Non sono i cittadini al servizio delle banche ma le banche al servizio dei cittadini', ha sottolineato poi. 'Se le banche non prestano i soldi alle imprese - ha ribadito - non si capisce a che cosa servono'.

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Ben istruito dal suo superiore, il ministro è sempre più convinto di interloquire con "ragazzini di seconda media nemmeno seduti nei primi banchi..."

Con un rischio accettabile, le banche farebbero molto volentieri il loro mestiere, ma la verità è che migliaia di imprese, nè più nè meno dei soggetti che accesero negli Usa il mutuo-casa senza poter permetterselo, sono già indebitate e ad alto rischio di insolvenza...:eek:

Il ministro fa parte del debito pubblico. :D:censored:
Alle volte non riesco a capire queste persone, se dicono le cose perchè ci pensano oppure le ripetono perchè gli dicono di dirle.
Sempre ottimista il ministro: un anno fa diceva di non vendere le attività finanziarie ora dice che le cose vanno meglio. :D:cool:
Tra un anno ripeterà: non preoccupatevi. :eek:
 
Marcegaglia, a rischio 700mila posti

Da Berlusconi e Tremonti attendiamo fatti sull'Irap

24 ottobre, 13:36


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(ANSA) - MANTOVA, 24 OTT - 'La situazione e' complessa, difficile, ma non vediamo panico e non vediamo catastrofi', afferma Emma Marcegaglia sulla crisi.

Il presidente di Confindustria, a proposito della 'stima di un milione di aziende'' a rischio, di cui parla la piccola industria, sottolinea che 'la nostra stima e' che si perderanno 700 mila posti di lavoro'. Il governo, ha detto, deve passare dagli annunci ai fatti, come nel caso dell'Irap. 'E' una tassa odiosa ma vanno tolte anche tasse sul lavoro.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2009/10/24/visualizza_new.html_990454707.html

Emma, Emma, Emma...
Solo le piccole industrie ?
Emma, Emma, Emma,......
 
Il 58 per cento del reddito degli italiani se ne va in rate

Famiglie, una vita a rate
l'emergenza ora è il debito

E il popolo dei risparmiatori non esiste più. Ecco cosa rischiamo
di ETTORE LIVINI

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L'allarme, al momento, non è ancora rosso. Ma nell'Italia dove migliaia di piccole e medie imprese rischiano di chiudere bottega e dove in un anno si sono bruciati 577mila posti di lavoro, l'emergenza prossima ventura rischia di essere quella del debito personale degli italiani. Un anno fa - con i mercati a secco di liquidità - ci si preoccupava per l'impennata delle rate, con gli interessi schizzati oltre il 6%. Oggi i tassi sono ai minimi storici (0,73% l'Euribor a tre mesi), le banche sono tornate ad allargare i cordoni della borsa, le tranche di rimborso mensile sono calate. Eppure i problemi per pagarle, invece che diminuire, sono aumentati.

La percentuale di famiglie che non riesce a onorare i propri impegni sui 617 miliardi di mutui e prestiti contratti con gli istituti (10.400 euro per italiano) è salita negli ultimi mesi al 2,7%. "Livelli ancora bassi rispetto al resto d'Europa", gettano acqua sul fuoco all'Associazione bancaria italiana (Abi).

Ma lo tsunani occupazionale previsto per quest'autunno, sommato alla «voglia di debiti» che ha contagiato le ex-formiche del Belpaese dal 2000 a oggi (con l'esposizione cresciuta dal 31% al 58% del reddito disponibile) rischiano di far esplodere la situazione. «La crisi sarà magari passata per la Borsa - dice Fabio Picciolini, segretario generale dell'Adiconsum - ma per chi ha rate da pagare i problemi veri arrivano ora, in coda alla recessione e in vista di una ripresa che non creerà molta occupazione stabile».

Non solo. A rendere più complessa la situazione c'è la radicale metamorfosi dei debiti tricolori. Fino a pochi anni fa - negli anni d'oro in cui risparmiavamo fino al 30% delle nostre entrate - si faceva un prestito solo per la casa e, al limite, l'auto. Oggi il mercato è cambiato.



Certo il mattone fa ancora la parte del leone. E la moratoria di 12 mesi concessa dall'Abi sui mutui immobiliari alle famiglie in difficoltà è una bella boccata d'ossigeno. Ma a rate, oggi, si compra di tutto: 43 auto su 100 (dati dell'osservatorio Findomestic), 20 elettrodomestici, il 15% di computer e il 12% dei mobili.

Le banche, nell'era dei tassi bassi e della liquidità a go go, hanno iniziato a finanziare i telefonini, gli abiti, l'abbonamento in palestra, i viaggi. Nei portafogli del Belpaese il contante è stato sostituito da tessere d'ogni tipo: carte di debito, di credito, revolving. Il 61% dei 60 miliardi di prestiti distribuiti nel 2008 dal credito al consumo era «non finalizzato». Denaro cioè non destinato all'acquisto di un bene specifico. E il rischio oggi è di pagare un conto salatissimo a questa plastificazione e spersonalizzazione dei pagamenti.

«Inutile che continuiamo a ripetere che l'Italia è il paese meno indebitato d'Europa - ammette sconsolato Picciolini - . Il guaio è che abbiamo drasticamente ridotto la differenza con il resto del Vecchio continente». Certo, i debiti sono il 58% del reddito (azioni, case, depositi e fondi) delle famiglie italiane contro il 91% della media Ue, il 134% degli americani e il 161% degli inglesi, abituati a vivere sopra i loro mezzi. «Ma negli ultimi anni sono state infilati nelle tasche dei risparmiatori, con battage da convention di promotori, strumenti di credito con tassi che arrivano fino al 20%», accusa Picciolini. Certo, casi limite. Ma al Fondo anti-usura e sovraindebitamento della Adiconsum «è in rapido aumento il numero di persone che si presentano con sulle spalle una decina di prestiti personali e 4 o 5 carte di debito differenti - dice - . Gente con 1.340 euro di stipendio al mese. Come fa a pagare?».

L'Assofin, l'associazione delle finanziarie del credito al consumo, minimizza. «Su centinaia di milioni di operazioni all'anno ce n'è per forza qualcuna critica - dice il segretario generale Umberto Filotto - . La contrazione dell'11,8% delle erogazioni tra gennaio ed agosto 2009 dimostra però che il mercato è in grado di autoregolarsi. ».
L'aumento netto dei prestiti non rimborsati (oggi siamo oltre il 3%) e l'impennata di due strumenti «d'ultima istanza» come la cessione del quinto dello stipendio (+6,1%) e delle carte revolving (+3,7%) sono però la spia delle difficoltà del paese, un quadro a macchia di leopardo dove la rischiosità sui prestiti familiari della Sicilia, secondo un complesso indice Adiconsum è 10 volte superiore alla Val d'Aosta e dove le regioni più in difficoltà sul rimborso delle rate sono anche Campania, Calabria, Lazio e Puglia. «Noi con il sito www. monitordata. it abbiamo messo a disposizione uno strumento anonimo, indipendente e semplice per calcolare da sé, in base alle proprie disponibilità e abitudini quanti debiti si possono fare», dice Filotto. La stessa Assofin, del resto, ha già aderito al piano di moratoria sui mutui casa dell'Abi e sta valutando se estenderlo anche sugli altri prestiti «anche se obiettivamente esistono complessità tecniche».
«Le Regioni e molti enti con cui lavoriamo a stretto contatto di gomito hanno già messo assieme interventi di sostegno per chi è in difficoltà», dicono all'Abi. Ma i soldi pubblici - 30 milioni, briciole rispetto alle necessità reali - del fondo contro il sovra-indebitamento sono stati dirottati all'emergenza Abruzzo. «Vista la situazione il governo farebbe un bel gesto a rifinanziarlo - chiede Picciolini - . In fondo questa cifra è pari solo allo 0,5% dei Tremonti bond che l'esecutivo era pronto a mettere a disposizione per salvare i conti delle banche».

Si tratta in ogni caso di misure tampone. Buone magari per togliere le castagne dal fuoco per qualche tempo alle situazioni di crisi reale, ma non ad affrontare il problema della qualità dei debiti delle famiglie italiane nel lungo termine. Certo, in questi giorni va di moda l'elogio del posto fisso. Ma la verità è che da inizio anno i nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato sono stati solo il 26% del totale. E che quasi il 90% dei licenziamenti ha riguardato persone con un impiego temporaneo. «Non prestar soldi a chi è precario è socialmente miope, iniquo e poco intelligente dal punto di vista del business», dice Filotto. Il 9% del credito al consumo italiano, per dire, è già garantito agli immigrati, altra fascia di clienti che per il mondo del credito è a maggior rischio. «E' innegabile che proprio queste siano le fasce più penalizzate dalla crisi» dice il segretario generale Assofin. Peccato che il mondo vada in questa direzione. Un modello di società dove la percentuale di lavoratori immigrati e di precari è in costante aumento. E il credito dovrà fare i conti con questo scenario.

Per ora, come ammette anche la Banca d'Italia, a tappare il buco ci penserà il cosiddetto welfare familiare. A onorare i debiti scaduti su motorini, telefonini e pc dalle nuove generazioni orfane di posto fisso saranno i soldi risparmiati da quelle che il lavoro l'hanno avuto garantito. I tecnici di Palazzo Koch, come spiega l'ultima relazione annuale dell'istituto centrale, hanno fatto una simulazione per verificare la vulnerabilità delle persone indebitate in caso di aumento della disoccupazione o di riduzione del reddito dei lavoratori autonomi. Concludendo che l'impatto sarebbe «abbastanza contenuto», grazie agli ammortizzatori sociali e all'assorbimento delle criticità «all'interno del nucleo familiare». Alla fine, insomma, nel paese dei bamboccioni ci pensa ancora «mammà». C'è solo da sperare che la Banca d'Italia abbia ragione anche questa volta.

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/economia/crisi-42/debiti-famiglie/debiti-famiglie.html

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Debora miseramente bannàta??...:eek::eek:... :mmmm:
 
Non è così.

Il fine = profitto parallelo al mezzo = clientela, poteva essere valido cent'anni fa, ai tempi di Henry Ford, laddove a) l'economia era product oriented per la poca, o assente, concorrenza e l'enorme domanda relativa, b) la soddisfazione del cliente, quindi, era imposta a monte a livello di offerta.
Comunque anche allora il cliente non ha mai costituito un tramite, uno strumento, ma un obiettivo. Lo strumento unico e insostituibile per la realizzazione d'impresa è sempre stato e sempre sarà la qualità delle risorse umane interne all'azienda.

Oggi è del tutto differente: la concorrenza è ampia, e addirittura globale, non esistono monopoli, neppure Microsoft se vogliamo puntualizzare, la domanda relativa è inferiore e l'offerta è a livello di sovraproduzione. Nei mercati occidentali maturi, chiaramente.

Abbiamo addirittura superato la seconda fase dell'industrializzazione di massa, ossia una vision marketing oriented, dato che ormai la conoscenza del mercato è universalmente diffusa e sempre più globale. Basta seguire le immancabili evoluzioni nel tempo, senza fossilizzarsi unicamente sulla accezione dei nuovi prodotti.
Cosa resta, quindi, all'azienda del III millennio per prosperare? Esattamente quanto dicevo, il ribaltamento della classica concezione produttiva, mettendo in testa agli obiettivi aziendali la soddisfazione della clientela, la quale, a sua volta, consente a cascata redditività, consolidamento e ampliamento delle posizioni e, soprattutto, continuità nel tempo. Non è concesso, oggi, il contrario.

A me preme sottolineare questi aspetti non per accademico gusto del cazzeggio, ma perché, se vogliamo approfondire la situazione senza sciocchi slogans, riguarda un atteggiamento doverosamente etico del mercato.
Solo una concorrenza reale, e leale, può stimolare i cervelli e rendere virtuosi i comportamenti degli operatori. La storia recente ci insegna questo principio: chi sgarra, e non ha santi in paradiso, muore.

Per ora mi fermo qui, a livello di titoli. Sarebbe importante, poi, approfondire le ragioni pratiche, più che concettuali, sulle distorsioni create dall'influenza pubblica. Principalmente, è un assioma, poiché toglie etica al mercato.

Microalfa tu puoi affermare con sicurezza che i criteri dell'accesso al credito bancario siano invece etici? non lo chiedo per polemica, anzi, in tempi meno sospetti mi era già capitato di affermare che molti imprenditori (piccoli e medi, nella mia esperienza) hanno nei confronti delle banche un atteggiamento emotivo più legato a questioni di sostegno a fondo perduto, chiedono appoggio, chiedono risorse indipendentemente dal fatto di credere davvero nella possibilità che i loro prodotti soccorrano davvero le richieste e le soddisfazioni del cliente, vedono la banca come una Grande Madre che può sostenere all'infinito e può, con assoluta imprevedibilità, togliere di colpo quello che ha dato. Qui la domanda che mi pongo è fino a che punto l'atteggiamento delle banche nelle loro politiche di accesso al credito è, o è stato, corresponsabile di questo stato di fatto, di questo atteggiamento, perché i casi sono due, o queste politiche sono state errate, in buona fede, proprio perché non hanno seguito i criteri (secondo me giusti) che tu proponi, o lo hanno fatto per loro questioni interne che però io non riesco a capire, non avendo la necessaria competenza "tecnica".

Portando fino in fondo il discorso sull'atteggiamento "aristotelico" dell'economia (pur essendo io prevalentemente galileiana, e per questo marxista :)) direi che il re si fa vedere nudo nel momento in cui si capisce che qui il fine è l'accesso al credito, statale e privato che sia, proprio perché il monopolio non è più possibile, e non la prevalenza del prodotto nel suo reale impatto nel mercato e in termini di soddisfazione del cliente. Una sorta di pericolosa introversione dell'economia. :)
 
Tremonti: crisi, adesso molto meglio...

Con la crisi, le famiglie italiane sono sempre più povere, lo confermano i dati ISTAT.

Dall'ultimo aprile, hanno perso 11 miliardi di euro e risparmiano molto meno. I consumi sono ancora in calo, una famiglia su quattro spende più di quanto guadagna.

Tg3
 
Con la crisi, le famiglie italiane sono sempre più povere, lo confermano i dati ISTAT.

Dall'ultimo aprile, hanno perso 11 miliardi di euro e risparmiano molto meno. I consumi sono ancora in calo, una famiglia su quattro spende più di quanto guadagna.

Tg3

Mi scusi posso farle una domanda ? Quanto vale (a spanne)
tutto l'immobiliare italiano ? Di quanto è cresciuto negli ultimi 10 anni ?
Non è che si scopre che i 'guadagni' (ammesso che si possa parlare
di guadagni nell'immobiliare, se uno ci abita) sono centinaia
o migliaia di miliardi :eek:
 
Negli Usa credevano che il loro immobiliare valesse oro, ed oggi si vendono le case a 100$, tutto è relativo............
 
Tremonti: crisi, adesso molto meglio...

Scampato pericolo!... ora è tornato tutto sotto controllo!...OK!

Ehm...prima si scherzava...:o

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Tremonti: fondi assistenza imprese

Su sostenibilita' debito Italia allineata a Francia e Germania

29 ottobre, 13:25

(ANSA) - ROMA, 29 OTT - L'Italia, su 'sostenibilita' del debito pubblico e altri indicatori', e' 'allineata alla Francia e alla Germania'dice il ministro Tremonti.
Anzi 'su molti indicatori l'Italia si e' dimostrata piu' solida ' precisa il ministro all'85/a giornata del risparmio. Dopo la moratoria per le pmi il ministero dell'Economia sta lavorando per organizzare ''uno o piu' fondi di assistenza all'impresa per il rapporto debito e patrimonio'.'Avremo fra due o tre settimane - spiega - un primo schema di lavoro'.
 
Ha detto anche che l'economia ora è come un videogame; vorrei sapere chi è il mostro.
 
Stato
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