Sig. Ernesto
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Un approccio canonico potrebbe portarci ad elaborare una serie di simulazioni raggruppando alcune azioni e poi calcolando il beta complessivo del portafoglio creato, magari il var, magari la correlazione complessiva al rendimento dell'indice e la cointegrazione all'interno del gruppo (sono termini che a volte paiono difficili ma semplicemente replicabili spesso solo con excel e una serie storica di prezzi trasformati in log-rendimenti).
Quanto alla forza relativa anche qui gli approcci possono essere semplici, per esempio usando un incrocio di medie (magari esponenziali come nel Macd utilizzato in AT) o magari costruendo una serie storica formata dallo spread tra rendimento dell'indice e del titolo osservato sino a capire sino a quanto spazio può occupare il famoso elastico che si allunga e si contrae. O possono essere più complessi andando a scomodare test statistici e analisi estremamente sofisticata delle serie storiche. O magari, mischiando come piace ad alcuni della nuova generazione, disegnando il Macd stesso dello spread e non dello strumento singolo.
Poi bisogna avere qualche attenzione ai settori e alle circostanze dedotte empiricamente (ma non solo o per forza) dal mercato. Se voglio battere lo Stoxx50 e seleziono i 3 petroliferi (Eni, Total e Repsol) ho un ottimo risultato se il brent sale ma pessimo se il brent scende. In entrambi i casi non ho avuto una buona gestione dei rischi e della diversificazione.
Proviamo a costruire delle "coppie" di azione fratto indice. Per ogni coppia (usando i rendimenti) si costruisce una serie storica della spread. Si disegna su un grafico, si aggiunge ad esempio il Macd, una media lenta ed una veloce, se possibile si aggiunge una "banda di oscillazione limitata" a più livelli (per esempio +/- n volte la dev.std della serie) e si cerca di individuare i livelli di forza relativa (la serie è vicina ai massimi, la media veloce è superiore a quella lenta, il macd è positivo, sei vicino o hai superato le bande superiori). A quel punto hai individuato una serie di titoli con forza relativa positiva o negativa rispetto all'indice.
Troviamo ad esempio da un terzo ad un quarto dei titoli dell'indice. Proviamo ora a costruire uno spread formato dalla somma dei rendimenti dei singoli titoli (per semplicità equipesati) e confrontarla all'andamento dell'indice. Notiamo vantaggi ? Miglior performance e miglior volatilità ? No ? Allora cominciamo da zero. Sì ? Allora proseguiamo.
A questo punto potremmo calcolare il beta complessivo del portafoglio. Se abbiamo un dato molto asimmetrico (0.5 o 1.50) allora attenzione, i rischi sono elevati. Io preferisco un beta leggermente inferiore a quello dell'indice (tra 0.85 e 0.95).
A questo punto, se hai predisposizione all'azionario e cerchi rendimenti n volte superiori ai bond puoi costruire un portafoglio long netto di titoli. Oppure, con rischi minori, un portafoglio "neutrale" lungo di titoli e corto di futures.
Perchè fare tutto questo ? Intanto per avere rendimenti superiori a quelli dei bond (anche doppi o a volte tripli) con rischi moderati. Per conseguire performance costanti.
Normalmente, questo tipo di strategie, viene ricercato da una fascia di investitori "matura". Sia come età (diciamo dai 40 in sù) che come patrimonio (nel senso di capitale già creato e da mantenere).
Persone che hanno la consapevolezza che la aspettativa di guadagnare il 15% non vale il rischio di perdere il 3%.
Consapevoli del fatto che, indipendentemente dalle tecniche usate, se si puà guadagnare il 3% in una settimana su 100 mila euro e più difficile farlo su 100 mln di euro.
Persone che, a mio personalissimo avviso, hanno consapevolezza del valore e della responsabilità del capitale e del patrimonio detenuto.
Grazie P.A.T., cosa mi ero perso!
Post da standing ovation.
Chi tra di voi (conosce/frequenta/è) L'Ing. Claudio Gallo ???????
X P.A.T. Può gentilmente riportare alla luce materiale interessante del passato riguardante la COINTEGRAZIONE che non trova più spazio in questo archivio ma solo (ahimè) nel suo Hard Disk ?
In passato certe stime sul vantaggio dell'azionario erano ottimistiche all'eccesso, ma viceversa le perplessita' attuali di alcuni economisti inglesi sono persino sul misero 3,5%. Finira' con il gestore che decidera' di investire una buona parte in titoli a rendimento reale, come i titoli indicizzati all'inflazione, piuttosto che in borsa.
In Italia il dibattito inglese sull'equity premium delle azioni non esiste: e' appena partita la lotteria Win for Life, che si propone l'obiettivo di costituire il secondo pilastro pensionistico