5 - Battutaccia urlata da un tifoso romanista, dopo il matrimonio di Francesco Totti e Ilary Blasi, rivolto alla sposa: "Nun ce lo spompà troppo..."
2 – DE BENEDETTI VUOLE SEMPLICEMENTE RILEVARE LA QUOTA FIAT IN ITALENERGIA
Mentre Carletto De Benedetti, insieme ai figli “adorati” e al fratello “filosofo” rivede le cassette con la sua storica intervista a RAISAT, a Milano qualcuno si sforza ancora di capire che cosa può aver mosso l’Ingegnere a cenare per ben due volte con il Cavaliere. L’ultima versione è interessante e porta comunque in direzione di Torino dove oltre al ferro vecchio dell’automobile c’è dell’altro. Secondo gli esegeti l'ingegnere vuole semplicemente rilevare la quota Fiat in Italenergia bis, la società che controlla la Edison. Pagando bene la quota, darebbe un grande aiuto nel "salvataggio" Fiat, ma per fare questo gli serve l'ok di Berlusconi per varie e ovvie ragioni.
Una di queste riguarda la promessa che il Cavaliere ha fatto ai francesi di scongelare il tetto del 2% ai diritti di voto di Edf in Edison. In cambio Berlusconi ha appena ottenuto dai cugini francesi il via libera per l'Enel di partecipare allo sviluppo del nucleare in Francia. Oggi Carletto ha dalla sua niente meno che il premier francese De Villepin con il quale è quasi parente, e quindi conta sul gradimento dei soci di maggioranza di Edison, i francesi di Edf. Coronerebbe così il suo sogno di diventare il secondo produttore italiano di energia con la società che fa capo alla Cir, che si chiama appunto Energia.
(Carletto De Benedetti)
Una cena riservatissima a Milano l'Ingegnere l'aveva già dedicata sul tema il 7 novembre 2004 al ministro dell'economia Nicholas Sarkozy, e vi parteciparono anche Profumo, Montezemolo e Umberto Quadrino (presidente di Edison). In quell’occasione Carletto aveva raccolto rassicurazioni, ma poi fu scelta come prima opzione la strategia dell'Enel, e proprio su questa base Jean Pierre Raffarin si trovò a contrattare con Berlusconi. Ora quell'accordo è fatto. A Parigi comanda De Villepin e lui e è tornato alla carica. Le polemiche sulla Fiat, sull’Avvocato e sul nocciolo torinese, fanno parte del contorno.
4 - TRONCHETTI RICICCIA OLIVETTI
Non c’è panico tra i dipendenti, l’operazione era scontata e scontato il trasferimento del comando a Milano. Il 30 giugno sarà operativa l’incorporazione di TIM dietro la controllante TelecomItalia. Le redini del Gruppo passano definitivamente in mano agli uomini di Tronchetti, “i milanesi di Pirelli”, e pur rimanendo intatto il suo brand, TIM diventa in pratica una divisione che conserverà il marchio dell’azienda fondata nel 1994. Non solo: Marco Tronchetti Provera sembra intenzionato a far rinascere il marchio storico di Olivetti, l’azienda che Camillo Olivetti, l’eclettico ingegnere padre di Adriano, fondò a Ivrea nel 1908. Dagli stabilimenti di quell’azienda uscì nel 1965 il primo calcolatore “Perottina” dal nome del suo inventore, l’ingegner Perotto. Anche recentemente, in occasione della vendita di Finsiel, è stato chiesto inutilmente a Tronchetti di cedere il marchio Olivetti conosciuto in tutto il mondo. Toccherà a Giovanni Ferrario, l’ex-manager Pirelli che nel 2004 ha incassato favolose stock-options, guidare la riscossa della storica azienda liquidata nel 1996 da Carletto De Benedetti.
6 – CUCCIA? SULL’ATTENTI!
“… educato, biondo, carino e paffutello”, sembra il ritratto di Lapo-Lapo, invece è ciò che Giovanni Malagodi scriveva nel 1947 di Enrico Cuccia, l’uomo che nell’agosto del 1944 mise le basi nell’ufficio romano di piazza SS. Apostoli di Mediobanca, la sua creatura. Lo fece con Raffaele Mattioli, il banchiere-umanista della COMIT che non vedeva l’ora di scrollarsi dalla spalle la silhouette di questo siciliano, laureato a Roma che aspirava a fare il cronista del “Messaggero”. Se gli fosse riuscito oggi avrebbe difficoltà a descrivere le scalate dei palazzinari. Ne è convinto Sergio Siglienti, l’ex-capo della Comit, quasi ottantenne che ha conosciuto bene il “grande vecchio” di via Filodrammatici. “Mi creda – dice Siglienti a Rinaldo Gianola dell’Unità – Cuccia non avrebbe aiutato questi neocapitalisti con fortune enormi, alimentate forse dagli immobili”. Poi il banchiere ricorda un dettaglio che piacerà molto a De Benedetti: “… gli industriali più potenti d’Italia si mettevano sull’attenti quando ricevevano una telefonata da Cuccia: Agnelli, Pirelli, De Benedetti, Pesenti, nessuno faceva eccezione”.
– SCAMBIO DI SCORTESIE LIVOLSI-COLAO
Dove ti volti, c’è Livolsi. Il finanziere che ha guidato Fininvest e che rappresenta il crocevia di mille interessi, sta sfruttando il suo momento e oggi si esibisce in un’intervista al “Sole 24 Ore” in cui spiega lo scenario del nuovo capitalismo. La sua analisi è una bella favoletta: “In Italia non ci sono più le grandi famiglie e i nuovi imprenditori stanno semplicemente reinvestendo la loro abbondante liquidità”. A proposito di RCS, l’amico del Cavaliere e di Chicco Gnutti, e nel cuore di Gianni Letta, non risparmia toni polemici contro i Soci e contro Colao Meravigliao: “I patti hanno poco senso di esistere, perché non si capisce bene cosa difendono: se il management è capace, si difende da solo facendo forza sul proprio operato”. Così parla il nuovo “attore” Aldo Livolsi, l’uomo che pochi giorni fa è stato duramente attaccato dal “Corriere della Sera” per l’acquisto di una quota della famosa Banca del Gottardo. Scambio di cortesie.