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Società Svedese vuole il 20% di Saipem
Oggi si sale
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Due profit warning e conti deludenti non scoraggiano i corteggiatori di Saipem. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, dopo Seadrill un altro gruppo norvegese avrebbe messo nel mirino la controllata di Eni.
Si tratta di Subsea 7, società attiva nello stesso campo di Saipem, ma di dimensioni minori e quotata alla borsa di Oslo, che sarebbe interessata a rilevare una quota di minoranza della società italiana, attorno al 20%, diversamente da Seadrill che puntava soltanto al business delle perforazioni off shore.
D'altronde finora Subsea 7 è sempre cresciuta a colpi di acquisizioni: nel 2011 si è fusa con Acergy, che l'anno prima aveva acquistato la maggioranza del gruppo per poco meno di 2 miliardi di euro. A sua volta anche Acergy era il frutto di una combinazione, avvenuta negli anni 90, tra Comex Services and Stolt-Nielsen Seaway. Insomma, benché al momento si tratti solo di voci di mercato, un ulteriore step, con l'ingresso di Subsea 7 in Saipem, non appare affatto inverosimile.
Piuttosto c'è da chiedersi quanto i norvegesi siano disposti a sborsare per la controllata (al 43%) di Eni in un momento delicato come quello attuale e con il titolo piombato dai 30 euro di un anno fa (prima dei profit warning) ai circa 16 attuali. Anzi, secondo indiscrezioni, nel caso le sue intenzioni si manifestassero, Subsea punterebbe a spuntare un prezzo vantaggioso proprio in considerazione dei guai di Saipem.
Da canto suo Eni ha appena presentato un piano che prevede cessioni per ben 9 miliardi di euro entro il 2017, e gli occhi del mercato sono puntati tutti sul destino di Saipem, che oggi capitalizza 7,5 miliardi. Cedere una quota attorno al 20% potrebbe essere un buon modo per mettere almeno un piede fuori dal gruppo guidato da Umberto Vergine e portarsi avanti con il piano di cessioni, ma di certo la compagnia petrolifera guidata da Paolo Scaroni non arriverà a svendere la controllata.
Che l'attuale non sia un momento felice per Saipem è testimoniato dai conti 2013, pubblicati la scorsa settimana, e dalle linee guida per l'anno in corso, inferiori alle attese degli analisti. Sui numeri del 2013 hanno inciso svalutazioni per 20 milioni, 30 milioni di extra-costi per un progetto in Congo oltre a ritardi nell'assegnazione di contratti e allo slittamento di altri già assegnati. Tutti fattori che hanno portato a un ebit negativo per 98 milioni (rispetto a una previsione di sostanziale equilibrio), con una perdita di 404 milioni. Per il 2014 le stime del management di Saipem indicano ricavi tra 12,5 e 13,6 miliardi, ebit tra 600 e 750 milioni e un utile netto tra 280 e 380 milioni; indicazioni frutto di «una politica di guidance prudenziale, coerente con l'accresciuto livello di incertezza riscontrato sul mercato», recitava una nota ai conti del gruppo. ecc ecc