Un articolo del Sole 24 Ore di sabato a firma di Carlo festa ripropone il problema della partecipazione dell'azienda in Snam Rete Gas.
Eni studia la discesa in Snam Rete gas
Eni starebbe studiando la discesa in Snam Rete Gas. Almeno così sembra secondo le indiscrezioni di questi giorni, di fronte alle quali fonti vicine a Eni rispondono con un no comment ai rumors di mercato. Sempre secondo le voci, l'operazione potrebbe essere all'attenzione del board di Eni nelle prossime settimane. Gli obiettivi potrebbero essere molteplici. Da una parte, rispettare quanto richiesto dall'Unione europea in tema di riduzione del controllo sulle reti di distribuzione di gas ed elettricità. Dall'altro, creare maggiore valore per gli azionisti. Secondo i rumors il colosso dell'energia guidato da Paolo Scaroni, nella società di distribuzione potrebbe scendere dall'attuale 50% a circa il 27 per cento. L'operazione, che potrebbe valere circa tre miliardi di euro, prevederebbe che agli azionisti di Eni vengano distribuite come dividendo straordinario azioni di Snam Rete Gas.
L'operazione dovrebbe andare incontro alle richieste di Andris Piebalgs, commissario responsabile per l'energia, che ha spiegato (in una direttiva della scorsa estate) «come la Commissione sia determinata a intraprendere tutti i passi necessari per garantire che i consumatori europei possano beneficiare di una reale possibilità di scelta». Tema che è anche punto di discussione da tempo con il presidente dell'Autorità dell'Energia Alessandro Ortis, che chiede la separazione della catena Eni-Snam Rete Gas per favorire appunto lo sviluppo della concorrenza. Tuttavia, fino a oggi, l'operazione era stata sempre ostacolata anche da tematiche politiche. L'obiettivo è creare più valore per gli azionisti: sulla scia di quanto richiesto dal fondo attivista Knight Vinke Asset Management che ha chiesto fino allo scorso settembre di separare le attività legate a ricerca ed estrazione di gas e petrolio da quelle regolate. Proposta sulla quale Eni si era tuttavia mostrata scettica. Comunque già lo scorso settembre un broker come Exane di Bnp Paribas aveva indicato che la cessione di una parte delle azioni (dall'attuale 50%) poteva essere considerata un'ipotesi credibile, soprattutto alla luce del fatto che Eni è semplice investitore finanziario.
Resta da capire quando potrebbe concretizzarsi l'operazione. Nel prossimo febbraio Eni, società numero uno per capitalizzazione a Piazza Affari (con 67,5 miliardi) anche se in discesa rispetto alla soglia di 100 miliardi di due anni fa, presenterà il nuovo piano industriale e il bilancio dell'intero 2009: in quell'occasione è prevista la presentazione delle nuove strategie del Cane a sei zampe. Nell'occasione è attesa anche l'indicazione dell'ammontare definitivo della cedola, prevista attorno a un euro ad azione. La strategia scelta da Scaroni dovrebbe essere ancora quella della crescita graduale, soprattutto in aree geografiche come l'Africa, con acquisizioni mirate sempre regolate cash.
Nei primi nove mesi dell'anno Eni si è confermata ancora macchina da profitti, pur in netta flessione rispetto al 2008. I dati dei nove mesi hanno evidenziato ricavi per 61,15 miliardi (-27%), un utile operativo di 9,6 miliardi (-47%), un utile netto di poco inferiore a 4 (-59%). Scaroni ha sottolineato l'importanza dei successi ottenuti con i giacimenti in Iraq e Venezuela e l'accelerazione delle strategie nel West Africa (la compagnia italiana è già primo produttore di petrolio del "continente nero) con il recente ingresso in Uganda e Ghana dopo le presenze in Nigeria, Angola, Congo, Gabon e Mozambico. Proprio il Governo dell'Uganda ha dato il suo appoggio a Eni per l'acquisizione di asset di Heritage Oil. Il piano prevede l'acquisto delle quota di Heritage in due blocchi petroliferi sul Lago Albert, operazione da 1,5 miliardi di dollari. Tuttavia, Tullow Oil, che controlla insieme a Heritage i due blocchi, ha indicato che potrebbe esercitare il suo diritto di prelazione sulla quota.
Nel frattempo Eni continua l'espansione nel settore gas, dove ha la leadership europea, alla luce del completamento nel 2009 dell'acquisizione della maggioranza di Distrigaz e dei campi offshore della Hewett Unit in Gran Bretagna.