Se Italia esce oggi dall'Euro di quanto si svaluta la moneta?

San Siro

Nuovo Utente
Registrato
28/3/08
Messaggi
7.103
Punti reazioni
217
E' una domanda per testare un po' il livello di preparazione dei partecipanti.

Sì, lo so, è insultante da parte mia fare il professorino (e con quali titoli, poi?) ma cercate di capirmi.

Apro thread qua e là e vedo della affermazioni fatte così, sul nulla, che contrastano le basi fondamentali della scienza economica, quella minima piattaforma sulla quale concordano tutti, economisti di destra e di sinistra.

La cosa non mi disturberebbe se le cose che leggo fossero da un lato la solita solfa catastrofista. Purtroppo c'è ben altro, una sequela di affermazioni assolutamente assurde sul nostro paese, descritto come morto e praticamente già fallito.

Chi scrive queste cose non ha capito assolutamente nulla. Pur non essendo al top in quasi tutti i settori, l'Italia ha ancora un apparato produttivo di tutto rispetto. Ed eventuali problemi di default (ripeto: eventuali) hanno un peso del tutto circoscritto e transitorio sul destino della nostra economia.

Quindi, ripropongo il quiz: se oggi l'Italia e la Germania sbattessero la porta e uscissero dall'Unione Monetaria, di quanto si svaluterebbe la Neolira sul Neomarco rispetto al cambio pre euro?


PS. C'è un trucco per dare una risposta sensata: cercare di capire cosa determina il tasso di cambio, invece di sparare una cifra a caso.
 
L'eventuale svalutazione la può decidere Banca d'Italia... però non svalutare non credo che sarebbe affatto conveniente. La risposta più corretta alla domanda secondo me è proprio sparare una cifra molto alta a caso :)
 
Nessun umano sa prevedere il futuro, dunque...
 
E' una domanda per testare un po' il livello di preparazione dei partecipanti.

Sì, lo so, è insultante da parte mia fare il professorino (e con quali titoli, poi?) ma cercate di capirmi.

Apro thread qua e là e vedo della affermazioni fatte così, sul nulla, che contrastano le basi fondamentali della scienza economica, quella minima piattaforma sulla quale concordano tutti, economisti di destra e di sinistra.

La cosa non mi disturberebbe se le cose che leggo fossero da un lato la solita solfa catastrofista. Purtroppo c'è ben altro, una sequela di affermazioni assolutamente assurde sul nostro paese, descritto come morto e praticamente già fallito.

Chi scrive queste cose non ha capito assolutamente nulla. Pur non essendo al top in quasi tutti i settori, l'Italia ha ancora un apparato produttivo di tutto rispetto. Ed eventuali problemi di default (ripeto: eventuali) hanno un peso del tutto circoscritto e transitorio sul destino della nostra economia.

Quindi, ripropongo il quiz: se oggi l'Italia e la Germania sbattessero la porta e uscissero dall'Unione Monetaria, di quanto si svaluterebbe la Neolira sul Neomarco rispetto al cambio pre euro?


PS. C'è un trucco per dare una risposta sensata: cercare di capire cosa determina il tasso di cambio, invece di sparare una cifra a caso.
Quoto su tutto, soprattutto la prima parte. ;)
 
C'era uno studio di Nomura non troppo vecchio:
nomura-currencies.jpg

Altrimenti si può fare un conto approssimativo con gli Exchange rate adjusted ULC:
Unit Labour Costs - Annual Indicators
Ponendo che nel 1996-1998 eravamo più o meno in equilibrio e supponendo di recuperare tutto l'apprezzamento del costo del lavoro, la svalutazione dovrebbe essere del 25-30%, cioè più o meno lo stesso numero di Nomura.
Tuttavia gli effetti transitori sono imprevedibili. :D
 
Includendoti in virtù di partecipante.
Uno può avere titoli su titoli, ma non c'è limite alla conoscenza (altrimenti che ci starei qui? Se avessi la verità in mano non avrei bisogno di informarmi e ascoltare chi ha una visione diversa dalla mia). Qui c'è troppa gente che è assolutista nelle proprie idee, sia che siano catastrofisti che ottimisti. :)
 
Uno può avere titoli su titoli, ma non c'è limite alla conoscenza (altrimenti che ci starei qui? Se avessi la verità in mano non avrei bisogno di informarmi e ascoltare chi ha una visione diversa dalla mia). Qui c'è troppa gente che è assolutista nelle proprie idee, sia che siano catastrofisti che ottimisti. :)

E' un forum, è normale che sia pieno di gente che spara ca.volate.

@pprllo: credo che quello studio non sia più attuale, la posizione dei PIGS (sopratutto dell'Italia) è ulteriormente peggiorata. Gli effetti transitori potrebbero inoltre essere talmente negativi da abbassare il livello di equilibrio finale rispetto al periodo 90-'00.
 
I valori delle valute in un eventuale dopo euro dipendono da più elementi. Però se il ritorno a valuta nazionale di uno o più paesi, tra cui l'Italia, fosse gestito in maniera opportuna probabilmente l'Italia ne trarrebbe vantaggi e la svalutazione sarebbe contenuta.

Nel mondo vi è un discreto accumulo di euro, la Cina ha riserve in euro ed in titoli di stato dell'area euro. Ecco che con il ritorno a valute nazionali è possibile che mediamente le nuove valute si svalutino rispetto all'euro defunto.

Oggi l'Italia alcuni paesi dell'area euro hanno una valuta troppo forte e necessiterebbero di una svalutazione
 
E' una domanda per testare un po' il livello di preparazione dei partecipanti.

Sì, lo so, è insultante da parte mia fare il professorino (e con quali titoli, poi?) ma cercate di capirmi.

Apro thread qua e là e vedo della affermazioni fatte così, sul nulla, che contrastano le basi fondamentali della scienza economica, quella minima piattaforma sulla quale concordano tutti, economisti di destra e di sinistra.

La cosa non mi disturberebbe se le cose che leggo fossero da un lato la solita solfa catastrofista. Purtroppo c'è ben altro, una sequela di affermazioni assolutamente assurde sul nostro paese, descritto come morto e praticamente già fallito.

Chi scrive queste cose non ha capito assolutamente nulla. Pur non essendo al top in quasi tutti i settori, l'Italia ha ancora un apparato produttivo di tutto rispetto. Ed eventuali problemi di default (ripeto: eventuali) hanno un peso del tutto circoscritto e transitorio sul destino della nostra economia.

Quindi, ripropongo il quiz: se oggi l'Italia e la Germania sbattessero la porta e uscissero dall'Unione Monetaria, di quanto si svaluterebbe la Neolira sul Neomarco rispetto al cambio pre euro?


PS. C'è un trucco per dare una risposta sensata: cercare di capire cosa determina il tasso di cambio, invece di sparare una cifra a caso.

Mah, dubito che chiunque possa dare un numero che possa essere considerato oggettivamente valido.

Comunque oggi all'Italia la svalutazione servirebbe in primo luogo per due cose: riportare il debito/PIL su livelli più sostenibili e per recuperare la competitività persa in questi anni.

Il primo elemento credo sia il più importante.

In linea generale credo che un -30% possa essere un buon livello. Tra la svalutazione del debito e l'effetto sul PIL (maggior export, minor import) il rapporto potrebbe andare verso l'80-90%. Poi da lì non è escluso che serva qualche ulteriore aggiustatina.
 
E' un forum, è normale che sia pieno di gente che spara ca.volate.

@pprllo: credo che quello studio non sia più attuale, la posizione dei PIGS (sopratutto dell'Italia) è ulteriormente peggiorata. Gli effetti transitori potrebbero inoltre essere talmente negativi da abbassare il livello di equilibrio finale rispetto al periodo 90-'00.
Sì ma infatti è un conto della serva più che altro.
C'è da dire però che nel 1992 il "transitorio" di svalutazione, pure di entità simile, fu assorbito senza troppi problemi ... Ma qui c'è un cambio di valuta in mezzo che potrebbe pesare non poco, ed inoltre ho letto da qualche parte (mi pare sul blog di Krugman) che ci siano studi che suggeriscono che il nuovo livello di "equilibrio" vedrebbe un eventuale Lira italiana ulteriormente svalutata a compensazione dell'ulteriore competizione subita dai prodotti italiani nel post-globalizzazione (Cina in particolare ovviamente).
Comunque come valore di equilibrio penso 25-40% rimanga un intervallo verosimile.
Sarebbe anche interessante valutare i potenziali effetti inflattivi tra pass-through da svalutazione e rimozione dell'ancoraggio inflattivo costituito dall'Euro, a occhio direi un 5-6% secco di inflazione ce lo becchiamo tutto.
 
posto la frase di un professore universitario di economia politica ( Bagnai), così è più difficile smentirlo :D


il cambio nominale si svaluta di quanto è necessario per recuperare il differenziale di inflazione cumulato rispetto al paese "core", secondo il modello economico detto della parità relativa del potere d'acquisto, il quale stabilisce appunto che il cambio nominale tende a "recuperare" quello che il differenziale di inflazione ha fatto perdere al paese "satellite" rispetto al paese "nucleo".

(quindi un 20/22% rispettto alla germania , probabilmente dopo oscillazioni maggiori in + e - )
 
Mah, dubito che chiunque possa dare un numero che possa essere considerato oggettivamente valido.

Comunque oggi all'Italia la svalutazione servirebbe in primo luogo per due cose: riportare il debito/PIL su livelli più sostenibili e per recuperare la competitività persa in questi anni.

Il primo elemento credo sia il più importante.

In linea generale credo che un -30% possa essere un buon livello. Tra la svalutazione del debito e l'effetto sul PIL (maggior export, minor import) il rapporto potrebbe andare verso l'80-90%. Poi da lì non è escluso che serva qualche ulteriore aggiustatina.

Invece, secondo me, è giusta la seconda che hai detto.

E' solo un problema di competitività.

Il debito pubblico non ha rilevanza. O meglio, ha cominciato ad averne quando si è visto che l'Italia aveva smesso di crescere. Ma neppure questo è esatto, a ben guardare. Il problema, visto dai mercati, sono i soldi prestati al settore privato (nonché i titoli del debito pubblico in mani straniere). Sono questi messi in forse vista la perdita di competitività.

Se il debito fosse anche più elevato ma tutto interno (come era prima) non interesserebbe a nessuno.
 
Sì ma infatti è un conto della serva più che altro.
C'è da dire però che nel 1992 il "transitorio" di svalutazione, pure di entità simile, fu assorbito senza troppi problemi ...

Confesso il piacere di trovare gente preparata. Anch'io seguo Bagnai, come riporta Manx.

Ma qui c'è un cambio di valuta in mezzo che potrebbe pesare non poco, ed inoltre ho letto da qualche parte (mi pare sul blog di Krugman) che ci siano studi che suggeriscono che il nuovo livello di "equilibrio" vedrebbe un eventuale Lira italiana ulteriormente svalutata a compensazione dell'ulteriore competizione subita dai prodotti italiani nel post-globalizzazione (Cina in particolare ovviamente).
Comunque come valore di equilibrio penso 25-40% rimanga un intervallo verosimile.
Sarebbe anche interessante valutare i potenziali effetti inflattivi tra pass-through da svalutazione e rimozione dell'ancoraggio inflattivo costituito dall'Euro, a occhio direi un 5-6% secco di inflazione ce lo becchiamo tutto.

Cosa succederà domani non possiamo saperlo.

Comunque, questa è la legge fondamentale dell'economia internazionale: i tassi di cambio si aggiustano verso l'equilibrio delle partite correnti. Certo, se non ci fossero i movimenti di capitali, sarebbero in pratica gli scambi commerciali a fissare le parità.

Sull'inflazione, lì il discorso è più difficile da fare. Penso comunque che passando repentinamente da un sistema all'altro sarebbe molto diversa a seconda del proprio paniere di consumi.
 
Il debito pubblico non ha rilevanza. O meglio, ha cominciato ad averne quando si è visto che l'Italia aveva smesso di crescere.

Queste affermazioni si contraddicono, il debito pregresso frena in parte la crescita assorbendo (a parità di PIL) parte della tassazione per pagare gli interessi sul debito medesimo. Chiaro che se si cresce queste tasse vengono "mangiate" dall'inflazione, ma un elevato livello di debito funge indubbiamente da elemento di frizione nella dinamica del PIL (e di conseguenza, nella dinamica di sostenibilità del debito medesimo).
 
Queste affermazioni si contraddicono, il debito pregresso frena in parte la crescita assorbendo (a parità di PIL) parte della tassazione per pagare gli interessi sul debito medesimo. Chiaro che se si cresce queste tasse vengono "mangiate" dall'inflazione, ma un elevato livello di debito funge indubbiamente da elemento di frizione nella dinamica del PIL (e di conseguenza, nella dinamica di sostenibilità del debito medesimo).
Ti dico come la vedo io:
1) Se tu hai una bilancia commerciale in surplus, significa che il tuo settore privato sicuramente è a sua volta in surplus, ovvero ha un eccesso di risparmio.
2) Inoltre se hai una bilancia commerciale in surplus, la tua valuta tende ad apprezzarsi, quindi gli investitori esteri sono attratti.
3) D'altro canto, dal punto di vista del settore pubblico, finchè il *saldo primario* è positivo, per riuscire sempre a collocare il debito è sufficiente che gli investitori non "fuggano" in massa.
4) Ma se hai una bilancia commerciale in surplus, il tuo settore privato ha un eccesso di risparmi e quindi non scappa, il settore estero si attende apprezzamento e quindi non scappa, in definitiva riuscirai sempre a rinnovare il debito.
5) Quindi, il Giappone esiste. :D

In altre parole non è neanche un fatto di PIL, se hai una bilancia commerciale positiva ed il saldo primario positivo o in pari (come l'Italia ha da secoli), non puoi fallire a meno di isteria di massa, ma se hai anche una Banca Centrale che può fornire liquidità nel caso di isteria di massa sei praticamente inattaccabile.

Addirittura si potrebbe sostenere secondo me che nei Paesi con forti avanzi commerciali lo Stato *deve* spendere in deficit (anche di saldo primario) proprio per "sequestrare" l'eccesso di risparmio e trasformarlo in domanda interna, altrimenti non si ottiene altro che forti investimenti esteri (come quelli partiti dal "core" dell'Eurozona in questo decennio).
 
ma non sarebbe plausibile anche meno del 30% per effetto del contestuale effetto di svalutazione che soffrirebbe proprio l'euro a seguito dell'uscita di una cosi' grande nazione dal suo contesto?

insomma il pil italiano rappresenta pur sempre quasi un quinto da solo dell'intero pil dell'area euro

e la sua fuoriuscita provocherebbe un contraccolpo di perdita di fiducia dei mercati nell'indissolubilita' dell'euro stesso

insomma, chi lo sa', ma in un ambito d'incertezza cosi' enorme potrebbe persino svalutarsi piu' l'euro che la lira in proporzione, o sbaglio?
 
Invece, secondo me, è giusta la seconda che hai detto.

E' solo un problema di competitività.

Il debito pubblico non ha rilevanza. O meglio, ha cominciato ad averne quando si è visto che l'Italia aveva smesso di crescere. Ma neppure questo è esatto, a ben guardare. Il problema, visto dai mercati, sono i soldi prestati al settore privato (nonché i titoli del debito pubblico in mani straniere). Sono questi messi in forse vista la perdita di competitività.

Se il debito fosse anche più elevato ma tutto interno (come era prima) non interesserebbe a nessuno.

Questo è indubbio, vedi il caso giapponese. Comunque a mio avviso per recuperare la produttività/competitività persa sempre un 20-30% dobbiamo svalutare.
 
Queste affermazioni si contraddicono, il debito pregresso frena in parte la crescita assorbendo (a parità di PIL) parte della tassazione per pagare gli interessi sul debito medesimo. Chiaro che se si cresce queste tasse vengono "mangiate" dall'inflazione, ma un elevato livello di debito funge indubbiamente da elemento di frizione nella dinamica del PIL (e di conseguenza, nella dinamica di sostenibilità del debito medesimo).

Quello che dice S.Siro è che se il debito fosse per lo più interno come un tempo questo non si verifica, perchè se da un lato devi sottrarre risorse x pagare gli interessi, dall'altra gli interessi li paghi ad operatori italiani che poi li rimettono in circolo.

Io non condivido al 100%, per me il debito pubblico genera comunque distorsioni se i tassi si formano sul mercato. Meglio usare il debito pubblico per creare la liquidità: debito pubblico a interessi prossimi allo zero - monetizzazione tramite acquisto della BC di quasi tutto il debito - liquidità nel sistema produttivo, sempre fino a che non sussistono problemi di inflazione.
 
ma non sarebbe plausibile anche meno del 30% per effetto del contestuale effetto di svalutazione che soffrirebbe proprio l'euro a seguito dell'uscita di una cosi' grande nazione dal suo contesto?

insomma il pil italiano rappresenta pur sempre quasi un quinto da solo dell'intero pil dell'area euro

e la sua fuoriuscita provocherebbe un contraccolpo di perdita di fiducia dei mercati nell'indissolubilita' dell'euro stesso

insomma, chi lo sa', ma in un ambito d'incertezza cosi' enorme potrebbe persino svalutarsi piu' l'euro che la lira in proporzione, o sbaglio?

penso che il mix di valute dell'euro , privato del peso negativo dell'Italia dovrebbe generare un valore superiore a quello dell'euro "con" l'Italia ; la Germania avrebbe un peso relativo ancora superiore a quello attuale .
Ma se esce l'Italia escono tutti i piigs , l'euro sale e la Francia si schianta dopo un pò .
In pratica dubito che continui ad esistere l'euro , il che sarebbe ottima cosa per il nostro debito che non potrebbe più essere reclamato in euro , che non esiste più
 
Indietro