I paesi con il costo del lavoro più basso in eurozona: grecia, spagna, italia.

  • Ecco la 68° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    La settimana è stata all’insegna degli acquisti per i principali listini internazionali. Gli indici americani S&P 500, Nasdaq e Dow Jones hanno aggiornato i massimi storici dopo i dati americani sui prezzi al consumo di mercoledì, che hanno evidenziato una discesa in linea con le aspettative, con l’inflazione headline al 3,4% e l’indice al 3,6% annuo, allentando i timori per un’inflazione persistente. Anche le vendite al dettaglio Usa sono rimaste invariate su base mensile, suggerendo un raffreddamento dei consumi che hanno fin qui sostenuto i prezzi. Questi dati, dunque, rafforzano complessivamente le possibilità di un taglio dei tassi a settembre da parte della Fed (le scommesse del mercato sono ora per due tagli nel 2024). Per continuare a leggere visita il link

  • Due nuove obbligazioni Societe Generale, in Euro e in Dollaro USA

    Societe Generale porta sul segmento Bond-X (EuroTLX) di Borsa Italiana due obbligazioni, una in EUR e una in USD, a tasso fisso decrescente con durata massima di 15 anni e possibilità di rimborso anticipato annuale a discrezione dell’Emittente.

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Dav. c. G.

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Allora cosa manca a questi paesi?

Adesso mi riferisco all'Italia:
Manca la capacità di innovare, di fare ricerca, di aumentare la produttività. Ed una tassazione troppo alta su investimenti, ricerca, innovazione. Ed una spesa pubblica inefficiente e troppo bassa su ricerca, infrastrutture, innovazioni.

Inoltre abbiamo una classe imprenditoriale pigra che non vuole più rischiare e che preferisce usare gli utili per investire in finanza piuttosto che nell'impresa

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Berlino, 24 apr - La Germania
ha registrato negli ultimi dieci anni la crescita piu'
modesta del costo del lavoro rispetto a tutti gli altri
Paesi europei. E' quanto evidenziano le cifre pubblicate
dall'Ufficio federale di statistica tedesco, Destatis. I
costi relativi a un'ora di lavoro nel settore privato e'
aumentato, tra il 2001 e il 2011, del 19,4% in Germania
contro il 39,2%, oltre il doppio, in Francia. Il costo del
lavoro resta, comunque, piu' elevato in Germania, dove
un'ora nel settore privato costa 30,10 euro contro una media
di 22,80 euro nella Ue e di 27,70 euro nella media
dell'Eurozona. La Germania si colloca cosi' al settimo posto
fra i 27 Paesi della Ue. Primo e' il Belgio con 39,30 euro
per ogni ora lavorata, quarta la Francia con 34,20 euro,
undicesima l'Italia con 26,70 euro, dodicesima la Spagna con
20,60 euro e quindicesima la Grecia con 16,40 euro. Agli
ultimi posti i Paesi dell'Europa centro-orientale, entrati a
far parte da pochi anni della Ue, con la Bulgaria fanalino
di coda con 3,50 euro all'ora. La ricerca fa il punto anche
sul peso dei costi accessori del lavoro che compongono,
assieme al salario lordo, il costo del lavoro: gli
imprenditori tedeschi hanno dovuto versare nel 2011 28 euro
in costi accessori per ogni 100 euro in salario lordo e si
pongono cosi' al 16simo posto in Europa contro una media tra
i 27 Paesi di 32 euro. Ai primi posti figurano Svezia (52
euro), Francia (50 euro), Belgio (47 euro) e Italia (41
euro).
Red-mir-

(RADIOCOR) 24-04-12 15:10:59 (0270) 3 NNNN
 
Interessante.

La ricerca fa il punto anche
sul peso dei costi accessori del lavoro che compongono,
assieme al salario lordo, il costo del lavoro: gli
imprenditori tedeschi hanno dovuto versare nel 2011 28 euro
in costi accessori per ogni 100 euro in salario lordo e si
pongono cosi' al 16simo posto in Europa contro una media tra
i 27 Paesi di 32 euro. Ai primi posti figurano Svezia (52
euro), Francia (50 euro), Belgio (47 euro) e Italia (41
euro).
 
Interessante.

La ricerca fa il punto anche
sul peso dei costi accessori del lavoro che compongono,
assieme al salario lordo, il costo del lavoro: gli
imprenditori tedeschi hanno dovuto versare nel 2011 28 euro
in costi accessori per ogni 100 euro in salario lordo e si
pongono cosi' al 16simo posto in Europa contro una media tra
i 27 Paesi di 32 euro. Ai primi posti figurano Svezia (52
euro), Francia (50 euro), Belgio (47 euro) e Italia (41
euro).

:no:

Quello che citi è il costo del lavoro accessorio.

Tu devi considerare l'intero costo del lavoro per ora lavorata di cui parla lo studio.
In questo caso la Grecia ha il più basso costo del lavoro orario; subito dietro la Spagna; e poi l'Italia ( e siamo ancora molto lontani dalla Germania che lo ha molto alto).

Quindi il problema della minore competitività non è dato tanto dal costo del lavoro orario in questi paesi. Il problema è dato dalla produttività, dalla redditività del lavoro, dalla qualità dei prodotti, dall'innovazione e dalla ricerca, molto bassi in questi paesi pigs.

Che cosa impedisce gli investimenti in ricerca, innovazione, qualità in questi paesi?
Per Grecia e Spagna penso manchino le capacità e l'esperienza.
Ma in Italia possiamo dire che dipende da una certa pigrizia degli imprenditori che non vogliono più rischiare; da una tassazione molto alta su innovazioni ed investimenti (meglio investire in finanza); da una competitività feroce dove in Italia prevalgono evasori, corruttori, imprese criminali che hanno una autostrada davanti a loro, pur essendo magari meno capaci.
 
Il contronto così fatto mi sembra fuorviante.
Andrebbero confrontati i costi unitari del lavoro, cioè quanto costa in ogni Paese produrre una determinata unità di prodotto e non i semplici costi medi della manodopera.

Esemplificando, estremizzando e semplificando, se un Paese A produce solo astronavi e un Paese B produce solo sgabelli il Paese A potrebbe avere costi del lavoro doppi rispetto ad A e nonostante ciò essere più competitivo rispetto a B se il prezzo di mercato delle astronavi costruite da A in una determinata unità di tempo-lavoro è più che doppio del prezzo di mercato degli sgabelli prodotti da B nella stessa unità di tempo-lavoro. A ha insomma maggiore reddittività.

Il costo del lavoro insomma deve essere confrontato non astrattamente ma rapportato a quello che si produce, soprattutto in un'epoca in cui la competizione globale spinge ogni area a specializzarsi. Morale della favola: se si vuole essere ricchi bisogna specializzarsi in attività ad alto valore aggiunto.
 
:no:

Quello che citi è il costo del lavoro accessorio.

Tu devi considerare l'intero costo del lavoro per ora lavorata di cui parla lo studio.
In questo caso la Grecia ha il più basso costo del lavoro orario; subito dietro la Spagna; e poi l'Italia ( e siamo ancora molto lontani dalla Germania che lo ha molto alto).

Quindi il problema della minore competitività non è dato tanto dal costo del lavoro orario in questi paesi. Il problema è dato dalla produttività, dalla redditività del lavoro, dalla qualità dei prodotti, dall'innovazione e dalla ricerca, molto bassi in questi paesi pigs.

Che cosa impedisce gli investimenti in ricerca, innovazione, qualità in questi paesi?
Per Grecia e Spagna penso manchino le capacità e l'esperienza.
Ma in Italia possiamo dire che dipende da una certa pigrizia degli imprenditori che non vogliono più rischiare; da una tassazione molto alta su innovazioni ed investimenti (meglio investire in finanza); da una competitività feroce dove in Italia prevalgono evasori, corruttori, imprese criminali che hanno una autostrada davanti a loro, pur essendo magari meno capaci.


se, per assurdo, ho un costo del lavoro di 100 euro l'ora e produco in un paese in cui il netto al dipendente e' del 70% di tale costo orario

ho una classe lavoratrice ricca e non ho problemi a vendere il mio prodotto ad esempio un'autovettura a 50 mila euro, realizzando margini unitari maggiori

il raffronto del solo costo del lavoro ha un senso solo per quanto riguarda l'export non per il mercato interno, e' una impostazione ideologica assolutamente stupida

inoltre il costo del lavoro in italia va raffrontato comprendendone anche il costo burocratico di gestione, che altri paesi non hanno per valutare la competitivita' anche internazionale
le famose 100 e passa giornate di burocrazia che l'azienda deve sobbarcarsi, in parte sono formate anche a gestioni del personale
 
Il contronto così fatto mi sembra fuorviante.
Andrebbero confrontati i costi unitari del lavoro, cioè quanto costa in ogni Paese produrre una determinata unità di prodotto e non i semplici costi medi della manodopera.

Sarebbe fuorviante se subito dopo non avessi spiegato che la competitività dipende anche dalla produttività e da tutto il resto (ho dimenticato solo la burocrazia, peraltro in Italia necessaria in alcuni casi visto lo scarso senso civico che ci contraddistingue rispetto agli europei in genere).

Quindi più che su quello che giustamente dici forse dovremmo concentrarci sui motivi per i quali in Italia produttività, qualità del prodotto innovazioni e ricerca scarseggiano.

E sul perchè in Italia sono favorite le aziende che evadono e corrompono anche se meno efficienti.
 
Il contronto così fatto mi sembra fuorviante.
Andrebbero confrontati i costi unitari del lavoro, cioè quanto costa in ogni Paese produrre una determinata unità di prodotto e non i semplici costi medi della manodopera.

Esemplificando, estremizzando e semplificando, se un Paese A produce solo astronavi e un Paese B produce solo sgabelli il Paese A potrebbe avere costi del lavoro doppi rispetto ad A e nonostante ciò essere più competitivo rispetto a B se il prezzo di mercato delle astronavi costruite da A in una determinata unità di tempo-lavoro è più che doppio del prezzo di mercato degli sgabelli prodotti da B nella stessa unità di tempo-lavoro. A ha insomma maggiore reddittività.

Il costo del lavoro insomma deve essere confrontato non astrattamente ma rapportato a quello che si produce, soprattutto in un'epoca in cui la competizione globale spinge ogni area a specializzarsi. Morale della favola: se si vuole essere ricchi bisogna specializzarsi in attività ad alto valore aggiunto.

OK!
e non solo anche alla capacita' di acquisto della classe lavoratrice di base, rsesidua dopo il prelievo alla fonte
un'azienda che opera in un mercato interno ricco, avra' facilita a reperire risorse sul suo territorio se la capacita' di acquisto e' alta con cui, se vuole affrontare poi i mercati internazionali

avere mercati interni poveri e depressi non puo' creare imprese competitive sui mercati internazionali non potendo reperire risorse iniziali

anche a parita' di tecnologia e prodotto high tech
 
Sarebbe fuorviante se subito dopo non avessi spiegato che la competitività dipende anche dalla produttività e da tutto il resto (ho dimenticato solo la burocrazia, peraltro in Italia necessaria in alcuni casi visto lo scarso senso civico che ci contraddistingue rispetto agli europei in genere).

Quindi più che su quello che giustamente dici forse dovremmo concentrarci sui motivi per i quali in Italia produttività, qualità del prodotto innovazioni e ricerca scarseggiano.

E sul perchè in Italia sono favorite le aziende che evadono e corrompono anche se meno efficienti.

guarda tanto per prendere il primo link che viene fuori
Asterisco Informazioni: Pmi: la burocrazia brucia 1,6 mln di giornate di lavoro

1,6 mln di giornate bruciate in burocrazia dalla pmi
 
:no:

Quello che citi è il costo del lavoro accessorio.

Tu devi considerare l'intero costo del lavoro per ora lavorata di cui parla lo studio.
In questo caso la Grecia ha il più basso costo del lavoro orario; subito dietro la Spagna; e poi l'Italia ( e siamo ancora molto lontani dalla Germania che lo ha molto alto).

Quindi il problema della minore competitività non è dato tanto dal costo del lavoro orario in questi paesi. Il problema è dato dalla produttività, dalla redditività del lavoro, dalla qualità dei prodotti, dall'innovazione e dalla ricerca, molto bassi in questi paesi pigs.

Che cosa impedisce gli investimenti in ricerca, innovazione, qualità in questi paesi?
Per Grecia e Spagna penso manchino le capacità e l'esperienza.
Ma in Italia possiamo dire che dipende da una certa pigrizia degli imprenditori che non vogliono più rischiare; da una tassazione molto alta su innovazioni ed investimenti (meglio investire in finanza); da una competitività feroce dove in Italia prevalgono evasori, corruttori, imprese criminali che hanno una autostrada davanti a loro, pur essendo magari meno capaci.


in questi dati e' conteggiata l'irap, che da sola incide per il 5% sul costo del lavoro e che nessun altro paese al mondo ha?
 
Che cosa impedisce gli investimenti in ricerca, innovazione, qualità in questi paesi?
Per Grecia e Spagna penso manchino le capacità e l'esperienza.
Ma in Italia possiamo dire che dipende da una certa pigrizia degli imprenditori che non vogliono più rischiare; da una tassazione molto alta su innovazioni ed investimenti (meglio investire in finanza); da una competitività feroce dove in Italia prevalgono evasori, corruttori, imprese criminali che hanno una autostrada davanti a loro, pur essendo magari meno capaci.

Questo è uno dei nodi cruciali.
Il nostro sistema fiscale è altamente inefficiente, una specie di ammortizzatore sociale che tramite l'evasione permette di stare sul mercato anche a chi non potrebbe farlo, penalizzando però il sistema complessivo.

Inoltre come richiamavi il nostro sistema fiscale non premia capitalizzazione delle imprese e investimenti.
 
Sarebbe fuorviante se subito dopo non avessi spiegato che la competitività dipende anche dalla produttività e da tutto il resto (ho dimenticato solo la burocrazia, peraltro in Italia necessaria in alcuni casi visto lo scarso senso civico che ci contraddistingue rispetto agli europei in genere).

Quindi più che su quello che giustamente dici forse dovremmo concentrarci sui motivi per i quali in Italia produttività, qualità del prodotto innovazioni e ricerca scarseggiano.

E sul perchè in Italia sono favorite le aziende che evadono e corrompono anche se meno efficienti.

Sì hai ragione, ho cominciato a scrivere la mia risposta quando la tua precisazione non era ancora apparsa. Immaginavo comunque che volessi arrivare qui.
Ci sono molte ragioni. Fondamentalmente l'Italia ha condotto una politica economica ultra-conservatrice tesa il più possibile a conservare l'esistente con ovvie finalità politiche. Lo strumento della cassa integrazione è esemplare di questo approccio.
La politica delle svalutazioni facili (di cui ora molti lamentano la mancanza), l'incoraggiamento dell'evasione, la protezione del nanismo produttivo e l'ingessatura del mercato del lavoro sono tutti espedienti finalizzati alla conservazione di determinate strutture produttive.
Per parlare brutalmente, accettare di perdere 200.000 posti da operaio non qualificato per crearne 50.000 da ingegnere (come, semplificando, ha fatto la Germania) sarebbe stato politicamente controproducente.
 
Questo è uno dei nodi cruciali.
Il nostro sistema fiscale è altamente inefficiente, una specie di ammortizzatore sociale che tramite l'evasione permette di stare sul mercato anche a chi non potrebbe farlo, penalizzando però il sistema complessivo.

Inoltre come richiamavi il nostro sistema fiscale non premia capitalizzazione delle imprese e investimenti.

Corruzione, evasione fiscale sleale, criminalità organizzata, eccessiva burocrazia.

Questo il cancro del paese che spaventa i capitali esteri a venire in Italia. Altro che articolo 18!
 
Corruzione, evasione fiscale sleale, criminalità organizzata, eccessiva burocrazia.

Questo il cancro del paese che spaventa i capitali esteri a venire in Italia. Altro che articolo 18!
Questa è la prima cosa sensata che posti.:clap:
 
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