Luigi Serafini

JohanCruyff

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Penso sia il caso di andarci.


Mostra «ontologica» dal 10 maggio al 17 giugno

Inaugura al Pac una personale dedicata a Luigi Serafini. Oltre alle tele saranno esposte cento tavole del «Codex Seraphinianus»

Come tutti i veri luna park il Luna-Pac che Luigi Serafini (Roma, 1949) ha allestito al Pac affascina, incuriosisce e inquieta. I suoi personaggi felliniani attirano e disgustano, divertono e spaventano, ci si avvicina alla tela con lo sguardo incantato per poi ritrarsi all'improvviso di fronte all'ennesima scoperta: una coda di lucertola che spunta da una bocca, un piccolo scheletro inchiodato sulla croce, una pustola fiorita, un braccio nato da una mano, un ombrello con le gambe. È il serio gioco della vita che l'artista rincorre da sempre attraverso le sue tele, le sculture, le ceramiche, gli oggetti di design. In uno sforzo che lui stesso definisce «ontologico», perché la forza dell'arte si esprime nel suo «essere» non nel suo «servire». E «inutile» e geniale è uno dei lavori più importanti realizzati da Serafini: il «Codex Seraphinianus», di cui saranno esposti per la prima volta un centinaio di disegni originali.
Si tratta di un'enciclopedia surreale (pubblicata nell’81) che in 400 tavole ripercorre in chiave utopica e fantastica tutti i campi dello scibile, dalla zoologia alla botanica, dalla fisica alla tecnologia. Un'impresa titanica che ha affascinato artisti e intellettuali da Roland Barthes a Calvino. Quest'ultimo ne studiò a lungo i meccanismi interni e le figure retoriche scrivendo: «Come Ovidio delle Metamorfosi, così Serafini crede nella contiguità e permeabilità d'ogni territorio dell'esistere». Ecco allora la coppia che si trasforma in coccodrillo, gli occhi pesce che affiorano dall'acqua, i carcerati che trasudano da un muro, il tutto accompagnato da una scrittura inesistente, fatta di segni grafici, arabeschi. Un lavoro maniacale dove nulla è lasciato al caso e dove la creatività non conosce confini. Come sempre accade nelle opere di Serafini.
Partito dal surrealismo l’artista incrocia Bosch e Jacovitti, Arcimboldo e Man Ray dando vita ogni volta a un suggestivo teatro dell’assurdo. Basti pensare all'installazione che apre la mostra: buffe rondini con le gambe che corrono trafelate verso una grande testa di uccello che sbuca dal muro. Titolo del lavoro: «Coppia di Hirundòmani mostra alla competente autorità aviaria il permesso di soggiorno al Pac». È così che Serafini dà il suo benvenuto ai visitatori aprendo loro un mondo fatto di gomitoli con le gambe («Famiglia Gomitaly», 2005), donne metà carota («Etant donné: la femme-carotte», 2007) e umani-disumani («Gran circo umanotico», 1999). Persino le sue fotografie (elaborate col computer) mostrano mondi assurdi e inesistenti, dove persone di tutte le misure si incrociano per strada («Corso Buenos Aires, Milano, sabato 13 luglio », 2002).

«Luna-Pac Serafini. Una mostra ontologica». Pac, via Palestro 14, tel. 02.76.00.90.85. Dal 10 maggio (ore 18.30) al 17 giugno. Ingresso gratuito il 20 maggio, il 3 e il 17 giugno.
Irene Lasalvia
 

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Mostra «ontologica» dal 10 maggio al 17 giugno

Inaugura al Pac una personale dedicata a Luigi Serafini. Oltre alle tele saranno esposte cento tavole del «Codex Seraphinianus»

Come tutti i veri luna park il Luna-Pac che Luigi Serafini (Roma, 1949) ha allestito al Pac affascina, incuriosisce e inquieta. I suoi personaggi felliniani attirano e disgustano, divertono e spaventano, ci si avvicina alla tela con lo sguardo incantato per poi ritrarsi all'improvviso di fronte all'ennesima scoperta: una coda di lucertola che spunta da una bocca, un piccolo scheletro inchiodato sulla croce, una pustola fiorita, un braccio nato da una mano, un ombrello con le gambe. È il serio gioco della vita che l'artista rincorre da sempre attraverso le sue tele, le sculture, le ceramiche, gli oggetti di design. In uno sforzo che lui stesso definisce «ontologico», perché la forza dell'arte si esprime nel suo «essere» non nel suo «servire». E «inutile» e geniale è uno dei lavori più importanti realizzati da Serafini: il «Codex Seraphinianus», di cui saranno esposti per la prima volta un centinaio di disegni originali.
Si tratta di un'enciclopedia surreale (pubblicata nell’81) che in 400 tavole ripercorre in chiave utopica e fantastica tutti i campi dello scibile, dalla zoologia alla botanica, dalla fisica alla tecnologia. Un'impresa titanica che ha affascinato artisti e intellettuali da Roland Barthes a Calvino. Quest'ultimo ne studiò a lungo i meccanismi interni e le figure retoriche scrivendo: «Come Ovidio delle Metamorfosi, così Serafini crede nella contiguità e permeabilità d'ogni territorio dell'esistere». Ecco allora la coppia che si trasforma in coccodrillo, gli occhi pesce che affiorano dall'acqua, i carcerati che trasudano da un muro, il tutto accompagnato da una scrittura inesistente, fatta di segni grafici, arabeschi. Un lavoro maniacale dove nulla è lasciato al caso e dove la creatività non conosce confini. Come sempre accade nelle opere di Serafini.
Partito dal surrealismo l’artista incrocia Bosch e Jacovitti, Arcimboldo e Man Ray dando vita ogni volta a un suggestivo teatro dell’assurdo. Basti pensare all'installazione che apre la mostra: buffe rondini con le gambe che corrono trafelate verso una grande testa di uccello che sbuca dal muro. Titolo del lavoro: «Coppia di Hirundòmani mostra alla competente autorità aviaria il permesso di soggiorno al Pac». È così che Serafini dà il suo benvenuto ai visitatori aprendo loro un mondo fatto di gomitoli con le gambe («Famiglia Gomitaly», 2005), donne metà carota («Etant donné: la femme-carotte», 2007) e umani-disumani («Gran circo umanotico», 1999). Persino le sue fotografie (elaborate col computer) mostrano mondi assurdi e inesistenti, dove persone di tutte le misure si incrociano per strada («Corso Buenos Aires, Milano, sabato 13 luglio », 2002).

«Luna-Pac Serafini. Una mostra ontologica». Pac, via Palestro 14, tel. 02.76.00.90.85. Dal 10 maggio (ore 18.30) al 17 giugno. Ingresso gratuito il 20 maggio, il 3 e il 17 giugno.
Irene Lasalvia

ma sono le palle che girano???
 
non è mai troppo presto.

Avremmo potuto rimandare, è vero.

Ma è meglio così.

Occorre un suggello paolocontiano


Dont Throw It In The W.C.
Che mania han qui
Di far pulito
Ma perché, perché, per chi?
Dont throw it,
Dont throw!
Non ti ricordi quel mio foglietto blu,
C'eran due note,
Così, buttate giù,

Era una melodia
Scritta per te
E l'han buttata via

Dont throw it in the W.C.
Its still a pretty, Huhm,

Melody
Now down in the troubled water
My tune is sailing, help
Dont throw it, dont throw !
 
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