microalfa
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"La Cassazione si è espressa in merito al plagio delle opere di Emilio Vedova da parte di Pierluigi De Lutti. Condannando quest’ultimo e la sua galleria al risarcimento di 300mila euro alla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova."
Plagio e opere d’arte. Il caso Vedova-De Lutti | Artribune
Traggo da Artribune la notizia di questa sentenza della Cassazione che chiude una annosa diatriba e mi chiedo, e chiedo agli amici di FolArt, se realmente sia intrinsecamente “giusta”, senza pensare nemmeno lontanamente a criticare la sacrosanta tutela della proprietà intellettuale.
Da più di un secolo, e particolarmente nella seconda metà del Novecento, frotte di "artisti" hanno saccheggiato lo stile dei maestri dell'astrattismo, non parliamo poi dell'informale, perché apparentemente più “facile” da imitare del figurativo.
Per chi non sappia trovare un suo personale linguaggio espressivo.
E frotte di artisti, continuiamo a chiamarli così, hanno invaso il mercato pompati dai media, mi viene in mente l'esempio di Silvio Formichetti, lanciato in grande stile anni fa da una televendita, allora florida, e finito oggi, per quel che mi risulta, in Katawiki a quattro lire.
Ripeto: la salvaguardia della proprietà intellettuale, così difficile da difendere, è sacra, ma poi è il mercato stesso che giudica, assolve o condanna. Specialmente oggi che in real time sappiamo tutto di tutti attraverso l'informazione telematica. Nessuno può prenderci per il naso più di tanto, e se ci riescono vuol dire che ce lo meritiamo.
Si dice che la Borsa sia il sistema più democratico per dividere gli sciocchi dai loro denari. Così è per gli altri mercati, arte compresa.
Se Vedova costa 100, De Lutti costa 1. Ecco qui il giudizio veramente efficace, e non potrà mai, né il tempo né l'aggressiva persuasività della galleria, pubblicazione o televendita che lo lancia o distribuisce a modificarne sostanzialmente i valori.
La giustizia, specie quella italiana così lenta e farraginosa, avrebbe forse vicende più serie di cui occuparsi.
micromario
p.s. - naturalmente il mio è un tema provocatorio, tanto per movimentare un sonnacchioso lunedì di pasquetta.
Plagio e opere d’arte. Il caso Vedova-De Lutti | Artribune
Traggo da Artribune la notizia di questa sentenza della Cassazione che chiude una annosa diatriba e mi chiedo, e chiedo agli amici di FolArt, se realmente sia intrinsecamente “giusta”, senza pensare nemmeno lontanamente a criticare la sacrosanta tutela della proprietà intellettuale.
Da più di un secolo, e particolarmente nella seconda metà del Novecento, frotte di "artisti" hanno saccheggiato lo stile dei maestri dell'astrattismo, non parliamo poi dell'informale, perché apparentemente più “facile” da imitare del figurativo.
Per chi non sappia trovare un suo personale linguaggio espressivo.
E frotte di artisti, continuiamo a chiamarli così, hanno invaso il mercato pompati dai media, mi viene in mente l'esempio di Silvio Formichetti, lanciato in grande stile anni fa da una televendita, allora florida, e finito oggi, per quel che mi risulta, in Katawiki a quattro lire.
Ripeto: la salvaguardia della proprietà intellettuale, così difficile da difendere, è sacra, ma poi è il mercato stesso che giudica, assolve o condanna. Specialmente oggi che in real time sappiamo tutto di tutti attraverso l'informazione telematica. Nessuno può prenderci per il naso più di tanto, e se ci riescono vuol dire che ce lo meritiamo.
Si dice che la Borsa sia il sistema più democratico per dividere gli sciocchi dai loro denari. Così è per gli altri mercati, arte compresa.
Se Vedova costa 100, De Lutti costa 1. Ecco qui il giudizio veramente efficace, e non potrà mai, né il tempo né l'aggressiva persuasività della galleria, pubblicazione o televendita che lo lancia o distribuisce a modificarne sostanzialmente i valori.
La giustizia, specie quella italiana così lenta e farraginosa, avrebbe forse vicende più serie di cui occuparsi.
micromario
p.s. - naturalmente il mio è un tema provocatorio, tanto per movimentare un sonnacchioso lunedì di pasquetta.