Mirella Bentivoglio

carpaccio

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Mirella Bentivoglio, artista, poetessa critica dell'arte. Di lei si è parlato troppo poco, forse perchè ha sempre prodotto poco per il mercato e poco nelle logiche commerciali. Deceduta quest'anno ha un curriculum di tutto rispetto, rispetto al quale molti colleghi artisti italiani e non, anche famosi, possono solo impallidire. Riprendo dall'eniclopedia delle donne uno spaccato del suo curriculum:
Mirella Bentivoglio attiva a livello internazionale dalla metà degli anni sessanta nell'ambito delle operazioni tra linguaggio e immagine (poesia concreta, poesia visiva, libri-oggetto) e degli interventi sul territorio (strutture simboliche) ha tenuto mostre personali al Museo del Libro di Offenbach (Germania '74), all'Istituto Italiano di Cultura di New York ('80), all'Art Forum di Londra ('88), al Palazzo delle Esposizioni di Roma ('96), al National Museum of Women in the Arts di Washington ('99) ecc.
Fondate sul rapporto tra natura e cultura, e sulla valenze linguistiche della materia, le sue opere hanno figurato alla Biennale di Venezia ('69, '72, '78, '80, '86, '95), alla Biennale di San Paolo ('73, '81, '94), a Documenta, Kassel ('82), al Centro Pompidou di Parigi ('73, '81, '82), al Museum of Modern Art di New York ('92) ecc.
Generoso il suo lascito al Mart, artista che andrebbe ricoccolata e alla quale un serio tributo sarebbe doveroso, nome che ai più probabilmente sarà sconosciuto perchè non sulla cresta dell'onda non trattata da nessuno o quasi nessuno con continuità, il cui valore di mercato è una delle evidenti anomalie del nostro mercato.
C'è qualcuno che apprezza questa artista?Probabilmente la reperibilità molto scarsa delle sue opere è il problema più evidente per il rilancio dell'artista, che ha prodotto di qualità e non in quantità.
 
Mirella Bentivoglio, artista, poetessa critica dell'arte. Di lei si è parlato troppo poco, forse perchè ha sempre prodotto poco per il mercato e poco nelle logiche commerciali. Deceduta quest'anno ha un curriculum di tutto rispetto, rispetto al quale molti colleghi artisti italiani e non, anche famosi, possono solo impallidire. Riprendo dall'eniclopedia delle donne uno spaccato del suo curriculum:
Mirella Bentivoglio attiva a livello internazionale dalla metà degli anni sessanta nell'ambito delle operazioni tra linguaggio e immagine (poesia concreta, poesia visiva, libri-oggetto) e degli interventi sul territorio (strutture simboliche) ha tenuto mostre personali al Museo del Libro di Offenbach (Germania '74), all'Istituto Italiano di Cultura di New York ('80), all'Art Forum di Londra ('88), al Palazzo delle Esposizioni di Roma ('96), al National Museum of Women in the Arts di Washington ('99) ecc.
Fondate sul rapporto tra natura e cultura, e sulla valenze linguistiche della materia, le sue opere hanno figurato alla Biennale di Venezia ('69, '72, '78, '80, '86, '95), alla Biennale di San Paolo ('73, '81, '94), a Documenta, Kassel ('82), al Centro Pompidou di Parigi ('73, '81, '82), al Museum of Modern Art di New York ('92) ecc.
Generoso il suo lascito al Mart, artista che andrebbe ricoccolata e alla quale un serio tributo sarebbe doveroso, nome che ai più probabilmente sarà sconosciuto perchè non sulla cresta dell'onda non trattata da nessuno o quasi nessuno con continuità, il cui valore di mercato è una delle evidenti anomalie del nostro mercato.
C'è qualcuno che apprezza questa artista?Probabilmente la reperibilità molto scarsa delle sue opere è il problema più evidente per il rilancio dell'artista, che ha prodotto di qualità e non in quantità.

Ho cominciato ad interessarmene quando sentii l'annuncio della sua morte dato in tv da Faccenda e il ricordo che egli ne fece.
Figura di primissimo ordine non solo nell'ambito dell'arte, ma della cultura in genere.
Molto difficile - è vero - trovare oggi sue opere sul mercato. Indipendentemente da questo e dai prezzi affatto congrui rispetto al suo valore, un'artista che merita esegeti acuti e appassionati in grado di ampliarne l'attuale, ristretta conoscenza.
 
Non vorrei dire una corbelleria, ma mi è stato detto sia stata mentore di molti artiste tra cui Maria Lai alla quale sempre se non è invenzione, abbia detto di puntare ed insistere sui libri cuciti e sulla sua grande capacità di creare arte in quella maniera.
 
Non vorrei dire una corbelleria, ma mi è stato detto sia stata mentore di molti artiste tra cui Maria Lai alla quale sempre se non è invenzione, abbia detto di puntare ed insistere sui libri cuciti e sulla sua grande capacità di creare arte in quella maniera.

Ciao Carpaccio dai un occhio a questo articolo che apparve sul Sole l'anno scorso...

Gianni Garrera filologo musicale e traduttore, ha iniziato a collezionare molto giovane per emulazione e competizione nei confronti del fratello gemello Giuseppe, collezionista di alcune artiste che aveva scoperto e aveva cominciato a inseguire le opere e l'operato.
Quante sono le opere in collezione, è una collezione “al femminile”?
Le opere in collezione sono qualche centinaio, in prevalenza al femminile, ma non solo, con una grande concentrazione sull'uso della parola o, all'inverso, sulla pagina bianca nell'arte. Infatti la collezione comprende anche molto minimalismo americano esclusivamente al femminile, che è come raccogliere “veroniche” intonse, dove non è impressa alcuna immagine, ma pittura monocroma di lini che non sono mai arrivati allo stato di sindone. Penso alle tele che ho raccolto di Edda Renouf, monocrome, de-tessute.
Come è nato l'interesse per queste artiste e quali altre artiste nate negli anni '30 e '40 ha in collezione?
Le opere vengono scoperte studiando, ma il più delle volte è un'artista che ti parla di un'altra artista, perciò la conoscenza avviene per un'intima raccomandazione reciproca: la prima ti indica l'altra. Non è un caso che un'artista come Mirella Bentivoglio è stata anche una grande curatrice di mostre “al femminile”. Ricordo che fu lei a parlarmi la prima volta di Maria Lai o di Irma Blank, Amelia Etlinger, Elisabetta Gut, Batty Danon, Giustina Prestento o Tomaso Binga (donna che si firma con un nome maschile!) e di spingermi a cercarle, quasi per paura che potessero andare disperse o cancellate da un colonialismo artistico maschile.
Da quanto tempo sono nella sua collezione e per quale motivo ha continuato a acquistare le loro opere?
Queste artiste sono fin dall'inizio nella mia collezione: il primo quadro che ho comprato fu presso la galleria Ugo Ferranti, prima della sua morte ed era un lavoro proveniente da Leo Castelli di New York, di una donna: Laura Grisi. E ho continuato a comprare opere in maggioranza femminile per la specialità di ogni pezzo (è difficile trovare una donna che crei per il mercato, che imposti in serie il suo lavoro, con astuzia mercantile) fino all'altro ieri, quando in asta ho preso un lavoro di Maria Lai.
In verità vi è, non immediata, più lenta e segreta, anche una risposta economica. Quando compravo Maria Lai, Marcia Hafif, Ketty La Rocca, i prezzi erano davvero minimi, eppure era un mercato tenero nei confronti di un collezionismo non avido, né impaziente o troppo ambizioso.
In quale galleria o presso quale intermediario ha acquistato queste opere?
Molte delle opere furono acquistate in gallerie o aste, ma molti di più furono i regali, per generosità delle artiste. In altre casi erano contraccambi. Quando conobbi Mirella Bentivoglio, ad esempio, lei stava lavorando per una mostra a Venezia dedicata a Simone Weil e mi chiese se potevamo approfondirla insieme, se potevo aiutarla a cogliere maggiormente le affinità tra la sua poetica e il pensiero della Weil, da allora ci incontrammo per due anni, ogni domenica, senza mai saltarne una, parlando di sacra scrittura e scrittura visiva, di icona secondo il canone ‘maschile' e secondo il canone ‘femminile' (avevo appena acquistato da un gallerista Icona nera, un lavoro quasi di teologia visiva di Bentivoglio, in cui lei gioca sul rapporto tra la maiuscola della ‘D' di Dio e l' ‘io' minuscolo).
Molte delle artiste che ho in collezione riuscii a rintracciarle in fondi di piccole gallerie, o presso aste o sovente effettuando scambi con altri collezionisti, che sentivano l'urgenza di liberarsi di opere che ritenevano non premiate dal mercato e senza futuro.
Le opere vengono anche individuate attraverso lo studio, l'impulso è il desiderio di materializzare una ricerca storica. Ad esempio una mostra di riferimento è stata ‘Materializzazione del linguaggio' alla Biennale di Venezia del 1978, curata proprio da Mirella Bentivoglio. Per anni ho ricercato le opere esposte in quell'occasione e le donne che vi presero parte: è una mostra fondamentale, come la data di una battaglia, perciò ne ho ricercato anche i reduci, per farmi raccontare o raccogliere testimonianze tangibili.
In realtà il collezionismo in questo senso è anche un catalogo di conquiste, dove a essere conquistato, per ammirazione, è proprio il conquistatore.
L'acquisto più recente?
L'ultima opera che ho acquistato è stato un lavoro di Maria Lai, preso 15 giorni fa: fa capire le difficoltà e le sorprese di mercato delle opere femminili. Si tratta di un vestito premaman, disegnato, tagliato, cucito e ricamato da Maria Lai, per una partoriente, come veste benefica e augurale. Come si capisce è qualcosa di meno di un'opera d'arte e qualcosa di più, tra scultura e lavoro sartoriale. In questo caso non fu compresa dal mercato, si tratta infatti di un lotto invenduto in un'asta tenuta a Roma dalla casa d'aste Minerva e solo grazie alla cura della responsabile della sezione contemporanea, Georgia Bava e all'intervento della nipote stessa di Maria Lai - tutto un mondo di relazioni, attenzioni femminili -, sono riuscito a ricostruire tutte le notizie di un'opera che io e mio fratello non avevamo neanche affrontato in asta, sicuri che avrebbe raggiunto un prezzo molto alto, invece era passata incompresa, perché non è un quadro, non si può appendere in parete, manca di ogni civetteria e narcisismo della produzione ‘maschile', ha l'intimità, la segretezza, l'anonimato del lavoro sartoriale, sublime proprio nella sua mortificazione di lavoro sartoriale. Se non fosse che Maria Lai (qui siamo nel ‘77) presto comincerà a cucire tele e libri, traslando l'arte del cucito nella cultura maschile del quadro e del libro. Ecco questo è un esempio emblematico di come si può scegliere un pezzo per la collezione e con un prezzo, 2.500 euro, relativamente basso per un lavoro così nevralgico per Maria Lai e per la sua crescita di valore.
Per quale motivo queste artiste sono ancora sottovalutate dal mercato?
Le artiste sovente non interessano il mercato perché di fatto non producono per esso, le loro opere il più delle volte sono poche, si potrebbe dire più generate o procreate che create o prodotte, per questo quando si collezionano opere di artiste di questo genere quasi ogni opera che si rintraccia è essenziale, viscerale, concepita apposta per una mostra e non per la vendita. A meno che non arrivi la seduzione di un gallerista, che spinge giustamente a produrre anche per il mercato, ma è appunto una seduzione, che costringe a creare opere secondo la retorica dell'opera maschile e non secondo la persuasione femminile.
I passaggi in asta sono pochi e i risultati sovente deludenti, per esempio per Mirella Bentivoglio - diverso il caso di Lai, Blank o Dadamiano e Denes, dove invece c'è maggiore attenzione da parte del collezionista - sono deludenti anche per una ragione: le opere messe in asta non sono mai importanti e significative, se non raramente; è come se
i lavori importanti e riusciti, che già sono pochi, rimanessero presso i collezionisti mentre le opere d'occasione e di meno peso venissero date all'asta, pertanto si verifica che all'incanto non compaiono mai opere di valore, anzi, il più delle volte sono lavoretti davvero deludenti e non rappresentativi dell'artista.

IlSole24Ore - Collezioni al femminile: l'arte “generata” raccolta da Gianni Garrera
 
Grazie per l'articolo, veramente molto interessante OK!
L'arte è spesso business e soldi, credo che il futuro ripescherà alla grande le artiste donne che il mercato ha sempre snobbato e che sono state apprezzate prima del rilancio economico solo da palati fini e lungimiranti, collezionisti che si distinguono dalla massa .
 
Finalmente una mostra che riprende per mano l'artista(se qualcuno passa da quelle parti può postare qualche lavoro?):
Galleria dell’Incisione Brescia
Mirella Bentivoglio
Il cuore della consumatrice ubbidiente

INAUGURAZIONE
Sabato 7 aprile 2018, dalle ore 18.00

DURATA
dal 7 aprile al 24 maggio 2018
 
Giorni fa ho preso questo catalogo! Molto molto bello...
 

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Non la conoscevo.

Se mettete qualcosa sarebbe interessante.
 
Grazie Ale.

Ho visto le foto delle opere sul sito (a parte quelle che hai postato, mi piacciono molto le opere sulla torre di Babele, le opere con la scomposizione delle parole, come pure quell'opera con la figura pitturata su parete e suolo che prende una terza dimensione con la prospettiva che mi ricorda molto Justen Ladda).

Molto interessante.

Un nome che non conoscevo.
 
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Schermata 2021-12-14 alle 22.10.16.jpgSchermata 2021-12-14 alle 22.14.34.jpg

Spero di non fare nulla di male, ma mi piaceva fare dialogare queste due opere.
 
Vedi l'allegato 2802685Vedi l'allegato 2802686

Spero di non fare nulla di male, ma mi piaceva fare dialogare queste due opere.

Ciao Gabriban mi fa piacere che ti interessi l'opera della Bentivoglio.
Il titolo dell'opera che hai postato è "Transitorio Durevole".
I nomi dei sui lavori sono sempre importanti e a mio modo di pensare sono parte integrante dell'opera stessa.

Ti lascio un testo gratuito e molto interessante nel caso tu voglia approfondire

https://monoskop.org/images/f/f1/Mirella_Bentivoglio_Pages_Selected_Works_1966-2012_2015_excerpt.pdf
 
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