La generazione italiana più sfigata di tutti i tempi

er patrizio

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Io da trentenne senza una lira e con un lavoro da autonomo che da entrate con medi e bassi e direi sempre più bassi senza regolarità, proporrei una tassa sulle generazioni precedenti che si sono arricchite indebitandoci e che adesso detengono la stragrande maggioranza del patrimonio di cui molto è composto da immobili che ci affittano e vendono a prezzi da vampiri...visto che la loro ricchezza l'hanno fatta sulle nostre spalle e anche il debito se lo ripaghino loro!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Purtroppo questo è un paese di vecchi perchè se ci fossero più giovani gli avremmo già fatto un mazzo tanto! Altrochè le rivoltè dei 68ini per questioni ideologiche, qui siamo alla fame tra poco!!!!!!!!

concordo sul lento e inesorabile declino...chi dovrebbe far rivalutare le case???? non ci sono giovani, non ci sono figli, non ci sono nuovi nuclei famigliari (tranne quelli degli immigrati) siamo un paese di vecchi che muoiono.

I pochi giovani non hanno lavoro, se c'è l'hanno è precario, dove li pigliano i soldi per spingere il mercato immobiliare????

le case sono ancora sopravalutate di più del doppio rispetto all'economia reale.

chi ha case vuote se le tiene stretta perchè in italia abbiamo il mito del mattone anche se si impoverisce così facendo...

l'italia è una distesa di case, seconde case, terze case...villette, villone.....

Impossibile ignorarli.
Sono fra noi.
Usano Internet,risparmiano con Groupon,chiedono paghette.
I Giovani italiani.

Nella prima puntata ho già messo l'accento sulla sperequazione patrimoniale per classi d'età:
http://www.finanzaonline.com/forum/...i-over-70-ricchissimi-e-pieni-di-case-41.html

ricchi-battono-poveri-3-milioni-a-10-i-10-ita-L-S4RCpe.png


disoccupazione.jpg
 
Ora arriva anche la conferma dal fronte immobiliare.

Comprare casa è tre volte più difficile che nel 1980 | Linkiesta

Comprare casa è tre volte più difficile che nel 1980
Per i trentenni di oggi tempi triplicati per il sogno di un tetto. E l’Italia non cresce

Quanti anni ha perso il nostro Paese? Ma soprattutto quanti ne stanno perdendo oggi quelli che ci vivono? Per misurare concretamente questa perdita abbiamo deciso di guardare alle case, al loro prezzo e al lavoro per offrire una prima, limitata ma intuitiva, misura di questa sconfitta.

La mancanza di crescita italiana è straordinaria se confrontata con le altre economie sviluppate nell’ultimo decennio. Tra tutte le economie dell’Ocse, l’Italia è il paese che ha avuto la minore crescita media del reddito reale pro capite. Se possibile in realtà il dato è perfino peggiore: l’Italia è l’unica delle economie sviluppate ad avere un tasso di crescita del reddito medio negativo nell’ultimo decennio. Mentre dal 2001 al 2011 in tutte le economie sviluppate ed emergenti, il reddito reale medio è cresciuto, magari anche di poco, in Italia è calato. Ci ritroviamo nel 2012 ad essere mediamente più poveri di ben dieci anni fa. Non siamo più poveri del 2007, ma del 2001. È un dato impressionante.

Figura 1 - Crescita media del reddito reale pro capite
taddei1.png


Da quando l’Italia ha smesso di crescere, si è verificato un cambiamento radicale nella struttura della società italiana. E’ un cambiamento che ha a che fare con il ruolo e il riconoscimento del lavoro. Forse non è immediato per tutti comprendere cosa significa concretamente la mancanza di crescita economica. Se si perde il lavoro oppure si comincia a pagare l’IMU sulla prima casa o un ticket sanitario per cui prima si era esenti, se ne ha un primo senso. In realtà però il cambiamento dovuto alla mancanza di crescita economica è più profondo, riguarda tutti queli che lavorano ed lo si percepisce davvero solo se si guarda alle scelte fondamentali che scandiscono la vita delle persone.

Tra tutte le scelte che le persone compiono durante la propria vita, una tra le più caratterizzanti è certamente l’acquisto della propria abitazione.
Utilizzando l’indagine sui bilanci delle famiglie italiane di Banca d’Italia, ci siamo perciò chiesti quanti anni impiegherebbe un trentenne, in media, per comprare casa se potesse impiegare tutto il proprio reddito per farlo. La risposta è poco più di 10 anni. Se poi, invece della casa media, ci riferissimo ad un appartamento di 100 metri quadrati, sarebbero necessari più di 12 anni. Se 10 o 12 anni non sembrano molti – i mutui accesi dalle famiglie sono ben più lunghi, si tenga presente che questo esercizio assume che le persone spendano il proprio intero reddito annuale per comprare casa.

L’informazione veramente importante non è però quanto ci impiegherebbe un trentenne oggi, ma quanto ci impiegava lo stesso trentenne 30 anni fa, cioè nel 1980: la risposta è tra 3 anni e mezzo e 4 anni e mezzo.

Questa è la misura più sconcertante della mancanza di crescita economia: il lavoro non conta più come una volta perchè un trentenne non può più permettersi di comprare l’appartamento medio in un tempo ragionevole se vive solamente del proprio lavoro. È facile capire che tipo di paese sia quello in cui l’acquisto della casa dipende dai risparmi dei genitori: un paese senza mobilità sociale. Non abbiamo scelta se non pensare a quali politiche economiche possono farci tornare a premiare il lavoro.

Figura 2 - Numero di anni per acquistare appartamento con un reddito medio da lavoro dipendente per chi ha da 30 a 40 anni

tadde2.png
 
Riassumendo.

I 68ini hanno:
1)Comprato case a prezzi bassi
2)Goduto di tempo indeterminato in p.a. o aziende decotte
3)Pensioni di tipo retributivo

Vi sembra giusto?

I Giovani italiani.
Non puoi ignorarli.
Sono i tuoi figli,i tuoi nipoti.
Perchè li avete condannati all'espatrio ed al precariato?
 
Infatti solo quando la generazione dei 70enni passerà a miglior vita, (a partire dal loro primo rappresentante, mister B), si potrà iniziare a vedere cos'è realmente l'italia del "dopo"

i 70enni hanno cavalcato tutti i boom economici del dopoguerra, oggi parlano e pontificano, di fatto controllano tutto ma basandosi su database antiquati, finiti loro la situazione apparirà per quello che è realmente, saranno allora le nuove generazioni a dover decidere dove andare
 
diritti acquisiti
non gliene può fregare nulla
 
diritti acquisiti
non gliene può fregare nulla

Infatti, ma soprattutto non hanno idea su come uscirne, i loro database mentali sono stati costruiti su situazioni molto diverse dalle attuali, quindi semplicemente non funzionano

guardano gli avvenimenti di oggi e non sanno che dire

non si risolvono problemi nuovi con soluzioni vecchie

di fatto quindi se la godono e aspettano la dipartita, nient'altro
 
La morte riequilibrera' la bilancia e scusate per il cinismo.
 
Riassumendo.

I 68ini hanno:
1)Comprato case a prezzi bassi
2)Goduto di tempo indeterminato in p.a. o aziende decotte
3)Pensioni di tipo retributivo

Vi sembra giusto?

I Giovani italiani.
Non puoi ignorarli.
Sono i tuoi figli,i tuoi nipoti.
Perchè li avete condannati all'espatrio ed al precariato?

c'è del vero in questo, ma non credo che con i rancori costruiremo mai nulla di buono. prima destra sinistra, poi nord sud, ora giovani contro anziani: ma tutto quello che è nato dal rancore ha generato solo veleno e non ha prodotto nulla di buono.

Da questo stallo si puo' uscire soltanto, oltre ad un cambio di mentalità che metta al centro il bene comune e non gli egoismi personali, iniziando a crescere economicamente e per fare questo ci sono delle priorità senza le quali non se ne verrà mai fuori:

a) uscita dall'euro. L'euro non funziona, ci sta affossando desertificando. L'europa sarà molto più unita con moneta nazionali. Guardate l'uk che ne è rimasta fuori e ha stampato 375 mld di £, se avesse dovuto tirar fuori quei soldi con manovre fatte di tagli starebbe peggio della Grecia. Invece è viva vegeta, senza svalutazioni e, diciamolo, ci ha visto giusto.
b) programmazione industriale ex novo, con investimenti pesanti in ricerca e sviluppo finanziata in gran parte dallo stato
c) riduzione del costo per imprese e lavoro, che si collega in parte al punto a. le imprese generano ricchezza martoriarle, ostacolarle, disincentivare la loro esistenza è una follia che solo l'Italia puo' aver prodotto.
 
L'analisi mi trova piuttosto concorde ma ho alcune obiezioni.

1)
I 68ini hanno:
1)Comprato case a prezzi bassi
2)Goduto di tempo indeterminato in p.a. o aziende decotte
3)Pensioni di tipo retributivo

Non è esatto; sono quelli nati fino al 50-51 che hanno avuto i vantaggi massimi. Direi quelli nati 46-51 proprio come picco (non hanno,neanche di striscio, subito i danni della guerra). Ma in realtà anche i nati 40-45 se la sono goduta parecchio.

Perchè? perchè comprare casa nell'80 era difficile per uno nato nel 1966 :-) e Perchè per avere il retributivo pieno dovevi aver 18 anni di contributi nel 1996 (quindi iniziato a lavorare nel 1978), per la riforma dini. Quello è lo spartiacque vero dei privilegi.

Certo i nati 55, 62, 69 e così via hanno subite meno purghe a loro danno dei di chi oggi ha 30 anni o meno.

Ma i veri beneficiari della distorsione che descrivi sono nati prima.

A meno che non intendi con 68ini quelli che nel 68 erano grossomodo maggiorenni o poco + nel qual caso mi trovi perfettamente d'accordo.

c'è del vero in questo, ma non credo che con i rancori costruiremo mai nulla di buono. prima destra sinistra, poi nord sud, ora giovani contro anziani: ma tutto quello che è nato dal rancore ha generato solo veleno e non ha prodotto nulla di buono.

Quando una classe demografica, definito per collocamento geografico, o età, o istruzione o altro ha troppi vantaggi sulle spalle del resto della comunità è sacrosanto renderlo noto e tentare in tutti i modi di appianare queste divergenze folli.
 
A meno che non intendi con 68ini quelli che nel 68 erano grossomodo maggiorenni o poco + nel qual caso mi trovi perfettamente d'accordo.

Si Luciom,intendo chi ha partecipato in quegli anni a rivolte giovanili dalla dubbia ideologia...
 
comunque i 30enni di oggi stanno immensamente meglio dei 30enni nati prima del 1920 fino ad andare a 1 milione di anni fa
 
Si Luciom,intendo chi ha partecipato in quegli anni a rivolte giovanili dalla dubbia ideologia...

Quelli che hanno partecipato a rivolte ispirate a dubbie ideologie era almeno gente che si buttava in piazza e a forza di cortei e minacce di rivoluzioni varie ha attenuto un mucchio di diritti e anche di privilegi che altrimenti il Potere di allora, come quello di oggi, non avrebbe mai spontaneamente concesso

le generazioni attuali invece non vogliono passare per casinisti, rivoluzionari, velleitari e utopisti, vogliono sembrare tutti bravi ragazzi ordinati & puliti, e così facendo verranno bastonati a sangue dal Potere, qualunque esso sia
 
comunque i 30enni di oggi stanno immensamente meglio dei 30enni nati prima del 1920 fino ad andare a 1 milione di anni fa

Che qulo :D:D

La prima generazione della Storia moderna a vedere, in media, peggiorate le proprie condizioni lavorative in prospettiva futura rispetto ai padri.

In media, sia ben chiaro, perchè alcuni fanno e faranno milioni OK!OK!

Io speriamo che me la cavo. OK!
 
Quelli che hanno partecipato a rivolte ispirate a dubbie ideologie era almeno gente che si buttava in piazza e a forza di cortei e minacce di rivoluzioni varie ha attenuto un mucchio di diritti e anche di privilegi che altrimenti il Potere di allora, come quello di oggi, non avrebbe mai spontaneamente concesso

le generazioni attuali invece non vogliono passare per casinisti, rivoluzionari, velleitari e utopisti, vogliono sembrare tutti bravi ragazzi ordinati & puliti, e così facendo verranno bastonati a sangue dal Potere, qualunque esso sia

Mi sentirei uno "sfigato" a chiedere:

1)Il posto statale a 1k al mese (a Roma manco ce campo..)
2)Slogan veterocomunisti del tipo:
"Lavorare meno,lavorare tutti"
quando la mia ideologia è
"Lavorare meglio per lavorare meno"
Dove lavorare meglio significa farsi un mazzo immenso per parecchi anni.
 
Mi sentirei uno "sfigato" a chiedere:

1)Il posto statale a 1k al mese (a Roma manco ce campo..)
2)Slogan veterocomunisti del tipo:
"Lavorare meno,lavorare tutti"
quando la mia ideologia è
"Lavorare meglio per lavorare meno"
Dove lavorare meglio significa farsi un mazzo immenso per parecchi anni.

Ma quelle erano le richieste giuste di quasi 50 anni fa, oggi è ovvio che sono superate

oggi sono altre le richieste che si dovrebbero fare visto che i tempi e le situazioni sono diversi, ma queste NUOVE richieste, chi le fa oggi? Nessuno
 
Quelli che hanno partecipato a rivolte ispirate a dubbie ideologie era almeno gente che si buttava in piazza e a forza di cortei e minacce di rivoluzioni varie ha attenuto un mucchio di diritti e anche di privilegi che altrimenti il Potere di allora, come quello di oggi, non avrebbe mai spontaneamente concesso

le generazioni attuali invece non vogliono passare per casinisti, rivoluzionari, velleitari e utopisti, vogliono sembrare tutti bravi ragazzi ordinati & puliti, e così facendo verranno bastonati a sangue dal Potere, qualunque esso sia

Il principio dell’odierno capitalismo postborghese è pienamente sessantottesco e, dunque, di sinistra: vietato vietare, godimento illimitato, non esiste l’autorità, ecc. Il capitalismo, infatti, si regge oggi sulla nuda estensione illimitata della merce a ogni sfera simbolica e reale (è questo ciò che pudicamente chiamiamo “globalizzazione”!). “Capitale umano”, debiti e crediti nelle scuole, “azienda Italia”, “investimenti affettivi”, e mille altre espressioni simili rivelano la colonizzazione totale dell’immaginario da parte delle logiche del capitalismo odierno.
Lo definirei capitalismo edipico: ucciso nel Sessantotto il padre (l’autorità, la legge, la misura, ossia la cultura borghese), domina su tutto il giro d’orizzonte il godimento illimitato. Se Mozart e Goethe erano soggetti borghesi, e Fichte, Hegel e Marx erano addirittura borghesi anticapitalisti, oggi abbiamo personaggi capitalisti e non borghesi (Berlusconi) o antiborghesi ultracapitalisti (Vendola, Luxuria, Bersani, ecc.): questi ultimi sono i vettori principali della dinamica di espansione capitalistica. La loro lotta contro la cultura borghese è la lotta stessa del capitalismo che deve liberarsi dagli ultimi retaggi etici, religiosi e culturali in grado di frenarlo.

Dalla sinistra che lotta contro il capitalismo per l’emancipazione di tutti si passa così, fin troppo disinvoltamente, alla sinistra che lotta per la legalità, per la questione morale, per il rispetto delle regole (capitalistiche!), per il diritto di ciascuno di scolpire un sé unico e inimitabile: da Carlo Marx a Roberto Saviano.
È certo vero che Berlusconi è il Sessantotto realizzato, come ha ben mostrato Mario Perniola in un suo aureo libretto: la legge non esiste, vi è solo il godimento illimitato che si erge a unica legge possibile.

Lungo il piano inclinato che porta dalla nobile figura di Antonio Gramsci a personaggi come Massimo D’Alema o Vladimir Luxuria si è venuto consumando il tragicomico transito dalla passione trasformatrice al disincanto cinico – tipico della generazione dei pentiti del Sessantotto, la più sciagurata dal tempo dei Sumeri ad oggi – fondato sulla consapevolezza della morte di Dio, con annessa riconciliazione con l’ordo capitalistico. Con i versi di Shakespeare: “orribile più di quello delle erbacce è l’odore dei gigli sfioriti” (lilies that fester smell far worse than weeds). E questi gigli sono effettivamente sfioriti: sono l’incarnazione di quello che Nietzsche chiamava l’“ultimo uomo”. L’ultimo uomo sa che Dio è morto e che per ciò stesso tutto è possibile: perfino aderire al capitalismo e bombardare il Kosovo o la Libia.
 
Il principio dell’odierno capitalismo postborghese è pienamente sessantottesco e, dunque, di sinistra: vietato vietare, godimento illimitato, non esiste l’autorità, ecc. Il capitalismo, infatti, si regge oggi sulla nuda estensione illimitata della merce a ogni sfera simbolica e reale (è questo ciò che pudicamente chiamiamo “globalizzazione”!). “Capitale umano”, debiti e crediti nelle scuole, “azienda Italia”, “investimenti affettivi”, e mille altre espressioni simili rivelano la colonizzazione totale dell’immaginario da parte delle logiche del capitalismo odierno.
Lo definirei capitalismo edipico: ucciso nel Sessantotto il padre (l’autorità, la legge, la misura, ossia la cultura borghese), domina su tutto il giro d’orizzonte il godimento illimitato. Se Mozart e Goethe erano soggetti borghesi, e Fichte, Hegel e Marx erano addirittura borghesi anticapitalisti, oggi abbiamo personaggi capitalisti e non borghesi (Berlusconi) o antiborghesi ultracapitalisti (Vendola, Luxuria, Bersani, ecc.): questi ultimi sono i vettori principali della dinamica di espansione capitalistica. La loro lotta contro la cultura borghese è la lotta stessa del capitalismo che deve liberarsi dagli ultimi retaggi etici, religiosi e culturali in grado di frenarlo.

Dalla sinistra che lotta contro il capitalismo per l’emancipazione di tutti si passa così, fin troppo disinvoltamente, alla sinistra che lotta per la legalità, per la questione morale, per il rispetto delle regole (capitalistiche!), per il diritto di ciascuno di scolpire un sé unico e inimitabile: da Carlo Marx a Roberto Saviano.
È certo vero che Berlusconi è il Sessantotto realizzato, come ha ben mostrato Mario Perniola in un suo aureo libretto: la legge non esiste, vi è solo il godimento illimitato che si erge a unica legge possibile.

Lungo il piano inclinato che porta dalla nobile figura di Antonio Gramsci a personaggi come Massimo D’Alema o Vladimir Luxuria si è venuto consumando il tragicomico transito dalla passione trasformatrice al disincanto cinico – tipico della generazione dei pentiti del Sessantotto, la più sciagurata dal tempo dei Sumeri ad oggi – fondato sulla consapevolezza della morte di Dio, con annessa riconciliazione con l’ordo capitalistico. Con i versi di Shakespeare: “orribile più di quello delle erbacce è l’odore dei gigli sfioriti” (lilies that fester smell far worse than weeds). E questi gigli sono effettivamente sfioriti: sono l’incarnazione di quello che Nietzsche chiamava l’“ultimo uomo”. L’ultimo uomo sa che Dio è morto e che per ciò stesso tutto è possibile: perfino aderire al capitalismo e bombardare il Kosovo o la Libia.

Verissimo, ma come per la bomba atomica che una volta inventata non si può disinventare, così quando si scopre che dio è morto e lo è dato che si tratta di una mera invenzione umana, non basta restaurare i templi e le statue e fare marcia indietro come nulla fosse

dio non c'è e non ci salverà, neanche il suo falso simulacro di auctoritas, QUINDI? COME NE USCIAMO? Questo è il problema che dovrebbero porsi le nuove generazioni
 
Verissimo, ma come per la bomba atomica che una volta inventata non si può disinventare, così quando si scopre che dio è morto e lo è dato che si tratta di una mera invenzione umana, non basta restaurare i templi e le statue e fare marcia indietro come nulla fosse

dio non c'è e non ci salverà, neanche il suo falso simulacro di auctoritas, QUINDI? COME NE USCIAMO? Questo è il problema che dovrebbero porsi le nuove generazioni

Se ne esce estirpando l'attuale classe dirigente e ristabilendo il senso della misura in tutti gli ambiti: dai privilegi scambiati per diritti acquisiti intoccabili, alla spesa pubblica, agli enti della pubblica amministrazione, all'imposizione fiscale, alle normative sul lavoro, al funzionamento della giustizia e così via.

Non ci sarebbe nemmeno bisogno di inventarsi nulla dato che basterebbe fare benchmarking prendendo spunto in tutti i settori dalla Svizzera, dalla Francia, dall'Austria, dalla Germania, dalla Danimarca, dalla Svezia, dalla Finlandia, dalla Corea del Sud, dal Canada, ecc.
 
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Impossibile ignorarli.
Sono fra noi.
Usano Internet,risparmiano con Groupon,chiedono paghette.
I Giovani italiani.

Nella prima puntata ho già messo l'accento sulla sperequazione patrimoniale per classi d'età:
http://www.finanzaonline.com/forum/...i-over-70-ricchissimi-e-pieni-di-case-41.html

ricchi-battono-poveri-3-milioni-a-10-i-10-ita-L-S4RCpe.png


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Io, da 50enne, sono 25 anni che dico le stesse cose di Ualà.
Il punto è che Ualà pensa -e con lui in tanti- che io e la mia generazione si faccia parte di una rara categoria di privilegiati. Invece la prima generazione a prendere il cetriolo è stata proprio la mia!
Che sia chiaro: i giovani di oggi non vivono per la prima volta nella storia un periodo sfigato... nemmeno i giovani di 25 anni fa lo hanno vissuto per primi. Il problema è che non ci sono modi per uscire da questa prospettiva.
 
Verissimo, ma come per la bomba atomica che una volta inventata non si può disinventare, così quando si scopre che dio è morto e lo è dato che si tratta di una mera invenzione umana, non basta restaurare i templi e le statue e fare marcia indietro come nulla fosse

dio non c'è e non ci salverà, neanche il suo falso simulacro di auctoritas, QUINDI? COME NE USCIAMO? Questo è il problema che dovrebbero porsi le nuove generazioni

Interessante quesito moolto più interessante delle solite tiritere secondo me sterili su quanto stanno bene gli attuali ultra settantenni (che poi dovrebbero essere nati negli anni 40 in realtà e quindi avere avuto una infanzia una scuola un'educazione ed una gioventù di emme se paragonata a quella dei nati trent'anni fa)
 
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