Die Schrödingers Post-Katze

  • Due nuove obbligazioni Societe Generale, in Euro e in Dollaro USA

    Societe Generale porta sul segmento Bond-X (EuroTLX) di Borsa Italiana due obbligazioni, una in EUR e una in USD, a tasso fisso decrescente con durata massima di 15 anni e possibilità di rimborso anticipato annuale a discrezione dell’Emittente.

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VerdeMare

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Mai mi sarei immaginato di inizaiare una discussione nella sezione Econometria.
Le mie conoscenze di economia sono ancora limitatissime: fino ad un anno fa non capivo neppure cosa intendessero nei TG con 'rendimenti dei TDS'. Invocherò spiegazioni 'più semplici' non appena la terminologia uscirà dalla mia portata. Prosegue da qui: http://www.finanzaonline.com/forum/...tivo/1464380-d1-e-d2-mod-bs.html#post35155388

Mi è stato chiesto un titolo 'altisonante' per svilupare in modo non 'furtivo' questo argomento:
Le frontiere di esercizio ottimale delle put nei Buoni Fruttiferi Postali.

Nei mesi scorsi, a causa della volatilità dei TDS e della rigidità della cadenza mensile di emissione dei BFP, è capitato di frequente che i rendimenti a scadenza di alcune serie di BFP in 'offerta' fossero superiori allo YTM dei TDS pari scadenza.

I BFP sono titoli NON quotati, quindi a volatilità zero. Il contraltare di questa 'assenza' di rischio prezzo è la presenza di una o più put, scritte sugli ZCB esigibili a scadenza, che riduce i rendimenti in caso di rimborso anticipato.

A scadenza il gatto uscirà vivo e vegeto. Aprendo la scatola prima della scadenza potrebbe uscirne malandato.

Valutare le 'frontiere di esercizio ottimale' significa studiare i possibili casi in cui i rendimenti ex-post per vendite anticipate oppure quelli attesi in caso di vendita e riacquisto contestuale risultino vantaggiosi.
 
Vorrei capire una cosa, e cioè se è realmente necessario assegnare un prezzo alla Put scritta sullo ZC.

Leggendo il paper di De Felice, Moriconi, Cancellara e Mariano, infatti, mi sono detto: «Guarda un po', Cren, secondo questo modello esiste di fatto il momento in cui conviene l'esercizio dell'opzione, ed è quando il prezzo dello ZC scende al di sotto dello strike della Put».

La seconda cosa che mi sono detto è: «Visto che il prezzo di un BFP fondamentalmente è ricavato dalla medesima curva di credito che si usa per BOT e BTP, non è che alla fine l'unica cosa che è necessario fare è tenere traccia del fair value del BFP sulla base degli YTM dei BTP e, quando questo scende sotto lo strike, esercitare l'opzione e passare al BTP corrispondente per scadenza?»

Infine mi sono chiesto: «Se modello tutto come uno ZC + Put, come suggerito dal paper, alla fine io devo capire quant'è lo strike della Put... e non è facile, perchè al 3.11 vedi che in realtà hai uno strike che è funzione del tempo!».

Fino a qua ti torna?
 
Nei mesi scorsi, a causa della volatilità dei TDS e della rigidità della cadenza mensile di emissione dei BFP, è capitato di frequente che i rendimenti a scadenza di alcune serie di BFP in 'offerta' fossero superiori allo YTM dei TDS pari scadenza.

Delle volte in una struttura step up fortemente inclinata il maggiore YTM rispetto ad un plain vanilla come i TDS puo' essere considerato alla stregua di n'aberrazione ottica.

Immagina che si emettano i "Bond fruttifori Ponzi" e che io sia lo smazziere (vedi foto in basso).

BOND FRUTTIFORI PONZI


Ho calcolato che la mia attesa di vita stimata e' di circa 50 anni (miracoli del San Raffaele a parte, ma visto che Don Verze' ora non c'e' piu' ..:))

Presento quindi al popolo degli affezionati investitori (che da me, signor Ponzi, comunque comprerebbero qualsiasi cosa in quanto non in grado di valutarla correttamente) la seguente struttura step-up con maturity a 60 anni

Prospetto

1 anno 0%
2 anno 0%
3 anno 0,25%
....
10 anno 0,5%
...
20 anno 0,75%
....
30 anno 1,00%
......
50 anno 1,25%
.......
60 anno 100 % (!)

Se ci mettessimo a calcolare lo YTM sarebbe davvero fantastico. OK!

A questo punto, con la soddisfazione generale di tutti gli acquirenti data per acquisita perché essi guardano allo YTM e basta, ci aggiungo una piccola clausola (guarda tu se e' a mio favore o meno)

Impedisco per legge la creazione di un mercato secondario, per cui chi vorra' vendere dovra' necessariamente passare attraverso di me, persino in una dinamica di tassi di mercato a livello Zero nella quale un risparmiatore terzo potrebbe essere incentivato ad offrire ben piu' dei 90,100,110 di rimborso che sarei disposto ad offrire io per tutti i 60 anni. Insomma, stabilisco ai miei bond PONZI un valore arbitrario di rimborso (di solito e' meglio 100 per creare un tunnel mentale) dissimulando la giusta pretesa del risparmiatore che io sarei costretto ad attribuire un valore di rimborso collegato al valore dei tassi di mercato, quindi un rimborso variabile

Domanda che ti pongo: e' corretto l'uso comparativo dello YTM come strumento di valutazione di buoni fruttifori in una struttura step-up fortemente inclinata, massimamente rigida nella domanda, nella quale sei costretto (.."il banco ti costringe") per 59 anni a stare "sul pezzo" pur di non perdere cosa ? Forse un futuro diritto agli interessi futuri che non si e' nemmeno in grado di attualizzare correttamente?


I PONZI BOND non sono fruttiferi, sono "fruttifori", perché promettono frutti ma distribuiscono "fori")

P.S Ogni riferimento a prodotti realmente venduti e' inesistente e declino ogni responsabilita' per forzosi accostamenti che si volessero attribuirmi. I bond fruttifori PONZI sono null'altro che un puerile esercizio di fantasia per agevolare i ragionamenti di Verde Mare e degli altri partecipanti a questo interessante 3d :clap:
 

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Vorrei capire una cosa, e cioè se è realmente necessario assegnare un prezzo alla Put scritta sullo ZC.

Leggendo il paper di De Felice, Moriconi, Cancellara e Mariano, infatti, mi sono detto: «Guarda un po', Cren, secondo questo modello esiste di fatto il momento in cui conviene l'esercizio dell'opzione, ed è quando il prezzo dello ZC scende al di sotto dello strike della Put».

La seconda cosa che mi sono detto è: «Visto che il prezzo di un BFP fondamentalmente è ricavato dalla medesima curva di credito che si usa per BOT e BTP, non è che alla fine l'unica cosa che è necessario fare è tenere traccia del fair value del BFP sulla base degli YTM dei BTP e, quando questo scende sotto lo strike, esercitare l'opzione e passare al BTP corrispondente per scadenza?»

Infine mi sono chiesto: «Se modello tutto come uno ZC + Put, come suggerito dal paper, alla fine io devo capire quant'è lo strike della Put... e non è facile, perchè al 3.11 vedi che in realtà hai uno strike che è funzione del tempo!».

Fino a qua ti torna?

Sì, lo strike dipende dal tempo... Se era facile... non dovevo importunare voi!
Inoltre gli strike sono modellati (in fase di 'progettazione' del titolo) sulla curva attuale, in modo da rendere il meno oneroso possibile il rimborso anticipato all'emittente.
Quello che invece interessa è il confronto con le possibili curve 'future': su quale range di oscillazione dei prezzi dei TDS si sta in pratica scommettendo.

Penso anch'io che serva a poco valutare se il prezzo delle put sia fair oppure no rispetto alle condizioni attuali di mercato, conta di più il futuro.
Sui rendimenti a scadenza si può ragionare come al solito, mentre acquistando rendimenti 'anticipati' ridotti si 'scommette' su precise condizioni future del mercato TDS.

Si dovrebbero quantificare vantaggi e svantaggi del fatto che siano NON quotati. Se un titolo quotato scende di prezzo aumenta il suo rendimento atteso, mentre se sale di prezzo diminuisce il suo rendimento atteso. In un titolo non quotato si può approfittare degli aumenti di rendimento atteso (esercitando la put) senza subire le perdite di prezzo. Viceversa si dovrebbe valutare quanto sia concreto il danno 'virtuale' per una diminuzione dei rendimenti attesi.

Un 'dettaglio' da affrontare è che, grazie ai possibili esercizi delle put, un titolo lungo può essere visto come una 'collezione' di titoli più brevi acquistati di volta in volta (prenotati al momento del primo acquisto, in realtà).
 
Domanda che ti pongo: e' corretto l'uso comparativo dello YTM come strumento di valutazione ... ?

Antefatto: ho già discusso 'altrove' di questo con P.A.T., ma con 'approcci' diversi.


P.A.T., devi capire che più sono numerose le date di esercizio delle put e più sono numerose le 'maturity' parziali. Non c'è solo la scadenza 'ultima'.
Si acquista, in pratica, una 'collezione' di bond a breve, ognuno dei quali esigibile alle possibili date di esercizio delle put.
Nei titoli quotati si assume per intero il rischio creditizio perché il rimborso 'sicuro' avviene solo alla scadenza 'ultima'. Non è corretto valutare i titoli NON quotati con rendimenti differenziali come se fossero 'abbandonati' al mercato fino alla scadenza.

La valutazione delle put è finalizzata ad un confronto 'serio' fra BFPindicizzati e BTPi.
Nei BFPindicizzati (unico titolo esistente a garantire rendimenti reali netti per inflazione a tre zeri) il rendimento minimo è di 1% più inflazione. Con un rendimento del genere non c'è alcun bias cognitivo: gli OATei hanno rendimento reale negativo!

Il 'Ponzi bond' in un paese PIG è un terno al lotto. Ma venduto in Germania (se fosse appena più 'generoso') avrebbe i suoi acquirenti... ;)


P.S. Mi hai effettivamente ingannato! OK! :mad:
Dovevo immaginare che sarei stato sottoposto quanto prima ad un qui(t)z di 'benvenuto' in sezione... :(
Un 'Ponzi bond' del genere potrebbe avere attualmente al massimo scadenza ventennale (in Italia) e ad agosto scorso quindicennale!

Devo stare più attento! :D
 
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Bisogna seguire la tabella dei cofficienti, l'unico elemento valido
contrattualmente per il calcolo dei rendimenti promessi.

Tale tabella distribuisce i rendimenti sulla parte prossima alla scadenza.
In questo modo il sottoscrittore anche in caso di rialzo dei tassi sul
secondario è disincentivato allo switch.

Facciamo i calcoli dimostrativi sulla serie B98.

Sottoscrivo oggi il buono. Fra tre anni mi guardo intorno alla
ricerca di opportunità migliori.

M = Montante
C = Capitale
i = tasso annuo netto

fra tre anni il coefficiente sarà cf = 1,05366494


M = C (1+ i)^n

f(1*(1+i)^3 - 1,05366494)

i = 1,7578%
(capitalizzazione composta)


In quel giorno se valuto di mantenere il buono fruttifero in portafoglio
per ulteriori 3 anni i conti da fare sono

f(1,05366494 * (1 + i)^3 - 1,145725474)


i = 2,8315% tasso annuo netto atteso dal buono fruttifero per i prossimi 3 anni

oggi come oggi non troverei convenienza ad uno switch, perchè la cassa ha usato
una curva a salire dei tassi, i primi anni sottopaga...poi recupera.
Se lascio ci rimetto. Dovrei trovare un rendimento a 3 anni al 3% netto o superiore.


IMHO
Non ci sono PUT non ci sono collezioni di bond , solo un maledetto tasso
variabile che realizza istantaneamente un immobilizzo per recuperare
il tasso promesso. Sul secondario sarebbe come un crollo del corso secco per cui
devi arrivare a scadenza per recuperare.
E i bf non hanno nemmeno mercato!!!
 
Ultima modifica:
Σαλυιατι;35170368 ha scritto:
Bisogna seguire la tabella dei cofficienti, l'unico elemento valido
contrattualmente per il calcolo dei rendimenti promessi.

[...]

IMHO
Non ci sono PUT non ci sono collezioni di bond , solo un maledetto tasso
variabile che realizza istantaneamente un immobilizzo per recuperare
il tasso promesso. Sul secondario sarebbe come un crollo del corso secco per cui
devi arrivare a scadenza per recuperare.
E i bf non hanno nemmeno mercato!!!
Calcolare il valore della Put secondo la procedura indicata nel paper è troppo complesso per me; si tratta di un'opzione americana a strike in funzione del tempo e, lo dico con franchezza, non sono un fisico o un matematico specializzato nel pricing quindi non ho a disposizione le nozioni per fare una cosa del genere.

Quello che posso fare è fare questo ragionamento: se la yield curve italiana sale molto, quindi i prezzi dei BTP scendono molto, di riflesso anche i BFP - che non hanno mercato - teoricamente dovrebbero scendere di valore.

In un mercato liquido ed efficiente sarebbe razionale esercitare la Put in quel caso e, se uno vuole restare investito sull'Italia, fare switch sul rispettivo BTP comparabile.

Se la yield curve italiana scende molto, quindi i prezzi dei BTP salgono molto, io ho in mano un prodotto che non si apprezza perchè il banco ritira al prezzo prestabilito; tuttavia, se la curva italiana è salita molto e io desidero comprarla, posso valutare in quel caso la convenienza a passare a un BFP anzichè a un BTP?

Quello che mi sto chiedendo è se la valutazione corretta di questi BFP presuppone di calcolare (meglio: stimare un po' a spanne) una forma di Option Adjusted Spread (OAS) del BFP per capire se conviene comprarlo al posto di un BTP.
 
Io non metto in discussione l'alta statura accademica (come si disse di Brunetta)
di chi scrive certi papers (papocchi).

Dico che a mio modo di vedere e calcolare nella fattispecie di un BFP ccddpp
non c'è nessuna put, c'è una facoltà di recesso.
Quindi non paghi o riscatti o eserciiti un diritto di opzione.
I soldi son tuoi e rimangono sempre tuoi. Li presti.

Il codice civile dice che i "frutti" di cosa altrui vanno corrisposti in proporzione al tempo e il relativo contratto deve essere in forma scritta.
Non è alta matematica, ma semplice computisteria.

Sì ci sono obbligazioni bancarie "complicate" legate ad indici di borsa e quelle
sì con incorporata una PUT protettiva, ma è tutto scritto nero su bianco
(vedi obbligazioni IWBANK di qualche tempo fa).

Nei depositi a cassa ddpp non c'è nulla di tutto questo. Sono depositi vincolati
con finestre d'uscita. Punto e basta.

Se esci prima della scadenza non ci rimetti nulla, vai sotto in c/interessi.
E' come se "riscontassi" (mettere allo sconto una cambiale) la tua posizione.
Paghi pegno.

Se ti servono i soldi o trovi dove metterli con piu' profitto non c'è nulla di male.
Si calcola la convenienza per differenza tra cio' a cui rinunci e cio' che vai a prendere.

Computisteria. Con tutto il rispetto per l'alta statura accademica di chi scrive papers.
 
Σαλυιατι;35172385 ha scritto:
Io non metto in discussione l'alta statura accademica (come si disse di Brunetta)
di chi scrive certi papers (papocchi).

Dico che a mio modo di vedere e calcolare nella fattispecie di un BFP ccddpp
non c'è nessuna put, c'è una facoltà di recesso.
Quindi non paghi o riscatti o eserciiti un diritto di opzione.
I soldi son tuoi e rimangono sempre tuoi. Li presti.

Il codice civile dice che i "frutti" di cosa altrui vanno corrisposti in proporzione al tempo e il relativo contratto deve essere in forma scritta.
Non è alta matematica, ma semplice computisteria.

Sì ci sono obbligazioni bancarie "complicate" legate ad indici di borsa e quelle
sì con incorporata una PUT protettiva, ma è tutto scritto nero su bianco
(vedi obbligazioni IWBANK di qualche tempo fa).

Nei depositi a cassa ddpp non c'è nulla di tutto questo. Sono depositi vincolati
con finestre d'uscita. Punto e basta.

Se esci prima della scadenza non ci rimetti nulla, vai sotto in c/interessi.
E' come se "riscontassi" (mettere allo sconto una cambiale) la tua posizione.
Paghi pegno.

Se ti servono i soldi o trovi dove metterli con piu' profitto non c'è nulla di male.
Si calcola la convenienza per differenza tra cio' a cui rinunci e cio' che vai a prendere.

Computisteria. Con tutto il rispetto per l'alta statura accademica di chi scrive papers.

Mi sembra un opinione piena di buon senso e anche senza avere nessuna preparazione di alta finanza molti utenti del fol ci sono arrivati ed applicano il metodo del cambio alla pari (noi lo chiamiamo switch) sui buoni fruttiferi postali indicizzati all'inflazione . Il cambio molte volte e' favorevole proprio per il meccanismo dei bfpi che non centra nulla con quello dei buoni fruttiferi ordinari come il B98 citato o altri come il 3x4 serie T15 dove il cambio alla pari e' quasi sempre non conveniente.
qua c'e' il foglio informativo dei Bfpi serie J31 e il file che usiamo per valutarli , se date un occhiata potreste dare le vostre interessanti opinioni in merito ,magari si riesce a capire se si tratta di una pura illusione o se c'e' un reale vantaggio


http://www.poste.it/resources/bancoposta/pdf/buonifruttiferipostali/FI_J31.pdf
 

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Σαλυιατι;35172385 ha scritto:
Se esci prima della scadenza non ci rimetti nulla, vai sotto in c/interessi.
E' come se "riscontassi" (mettere allo sconto una cambiale) la tua posizione. Paghi pegno.
Se ti servono i soldi o trovi dove metterli con piu' profitto non c'è nulla di male.
Si calcola la convenienza per differenza tra cio' a cui rinunci e cio' che vai a prendere.
Computisteria. Con tutto il rispetto per l'alta statura accademica di chi scrive papers.

Le mie curiosità sono semplici. Sono lieto che le competenze richieste alla lettura del difficilmente accessibile (per me) 'papocchio' siano considerate 'non necessarie'.
Sarebbe al limite interessante sapere con quale criterio vengano 'riscontati' i rimborsi anticipati, ma l'esperienza ci ha insegnato che contano più le 'offerte promozionali' che una regola fissa, quindi non è affatto una priorità.

La parte di 'computisteria', calcolabile con 'arnesi da salumaio' (excel), è già stata esplorata per intero, come ha fatto notare Viaka; comprese le possibilità di 'concambi' vantaggiosi con altri BFP (o BTP). Non vi avrei disturbato per questo.
Quello che manca è un 'parallelo' più stretto con i possibili rendimenti conseguibili acquistando BTP invece che BFP: i rendimenti dei BFP sono noti a priori mentre i rendimenti effettivi che saranno conseguiti ex-post dai BTP (giorno per giorno) dipenderanno dai prezzi che questi assumeranno in futuro.

In una discussione estiva molto movimentata con il Sig.Ernesto http://www.finanzaonline.com/forum/...stato/1434622-domanda-da-un-principiante.html sulle vicissitudini finanziarie di un fantomatico nipote di nonna Eliodora, fu preso in considerazione il diverso profilo di rischio di BFP e BTP. Non fu però possibile quantificare quale potesse essere l'esatto 'premio' associabile al differente profilo di rischio.
Non so cosa significhino OAS o ASW spead. Quello che so è che i prezzi dei BTP cambiano da una settimana all'altra e che basta uno 'starnuto' per ripiombare sulla 'giostra'. Con i BFP, invece, "i soldi rimangono sempre tuoi", non c'è alcun rischio di un crollo dei prezzi.

Comprando BFP (invece che BTP) si compra una 'assicurazione', il cui costo si vorrebbe determinare ("il costo dell'immobilizzo") in analogia con le differenze di rendimento.

Non vi sto chiedendo di fare i calcoli al posto nostro: possiamo farli da soli (purché siano sufficienti gli 'arnesi del salumaio')...
Ci serve un chiarimento di 'concetto' su cosa scegliere esattamente da usare come benchmark per evitare di fare confronti 'di fantasia'. Avevo provato, ad esempio, a calcolare i possibili prezzi e rendimenti 'di frontiera' (di 'pareggio') dei BTP in date future (per più inclinazioni della YC), ma mi sono sembrati banali...

Una prima risposta (era un dubbio in sospeso) è la possibilità di considerare l'investimento anche 'a pezzi' (di tre anni in tre anni nell'esempio), e non esclusivamente in termini di interesse composto a partire dalla data di emissione.

Grazie per la disponibilità!



--- Se per caso fosse un 'test', nel 'calcolo dimostrativo' sono stati usati (impropriamente o per sondare l'attenzione dei letori) il coefficiente netto per 4anni e quello lordo per 7anni.
 
Il raffronto BFP CDDPP con i BTP secondo me ha senso solo a scadenza "ferma" per entrambi. Senza velleità di scendere dal tram prima.

Il BTP va scelto con data fine prestito uguale alla durata di detenzione del BFP

Il BFP ha una variabilità di rendimento "programmata" in funzione di T (tempo)
Il BTP ha una variabilità stocastica (casual random non modellabile).
La volatilità del BTP è proporzionale al tempo mancante al fine prestito.
Nel frattempo i prezzi fanno le montagne russe proprio come gli indici azionari
indici da cui il detentore di di TDS vuole fuggire, presumo altrimenti
avrebbe comprato un ETF.

Il BTP23 9& ha una volatilità di prezzo del 18% annuo (+ e -) di concerto i
rendimenti effettivi hanno movimenti inversi.
Tener conto di tale forchetta vuol dire

prezzo 140 rend 2,8% netto (odierno)
prezzo 160 rend 1,3% netto
prezzo 110 rend 6% netto

se questa forchetta vi va bene e vi aiuta a decidere la si puo' estendere
a tutte le scadenze (tenendo conto di ritenute bolli e tobin)

altrimenti è un esercizio accademico.
Bisogna prendere a confronto un btp a scadenza pari all'orizzonte temporale
che ci interessa e farsi il calcoletto. Pero' se si fa lo switch col btp scendere
puo' diventare pericoloso (svadenze lontane) o non conveniente (scadenze vicine)


Pensiero mio ad alta voce.
 
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dove è il gatto?

sopra o sotto la linea rossa?
 

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Σαλυιατι;35180352 ha scritto:
Il raffronto BFP CDDPP con i BTP secondo me ha senso solo a scadenza "ferma" per entrambi. Senza velleità di scendere dal tram prima.
Il BTP va scelto con data fine prestito uguale alla durata di detenzione del BFP
...
Bisogna prendere a confronto un btp a scadenza pari all'orizzonte temporale
che ci interessa e farsi il calcoletto. Pero' se si fa lo switch col btp scendere
puo' diventare pericoloso (scadenze lontane) o non conveniente (scadenze vicine)

Chiedo scusa, ma al tentativo (artigianale) di 'misura' della volatilità dei BTP ero appena arrivato... :(
Non sono ancora in grado di trattarla con immediatezza.

Il confronto va quindi fatto con BTP pari scadenza. O per lo meno con pari orizzonte temporale di uscita.
L'ampiezza della forchetta (che diminuisce con l'avvicinarsi della scadenza) diverrebbe il benchmark per valutare il costo della 'assicurzaione'.
Vedo di studiarmi un po' come si calcola la 'forchetta'.

La linea rossa è una media dell'ultimo anno; come si fanno poi le previsioni di 'tendenza'?

Lo switch con i BTP che scendono di prezzo è sempre pericoloso: se aumentano i rendimenti attesi è perché è aumentato il rischio credito (e quindi a maggior ragione potrebbe non convenire 'assicurarsi'). L'alternativa (cambio di scadenza) è da considerare.
 
Leggo da Economia e Finanza: Calcolo Finanziario: come calcolare il rendimento dei Buoni del Tesoro Poliennali (BTP)

"La volatilità% indica la variazione percentuale di prezzo del titolo che si avrebbe a fronte di una variazione dello 1% del TRES. In formule: volatilità% = [D/(1 + TRES)] x 1% ovvero volatilità% = DM x 1%
Essa coincide con il valore della volatilità% che è riportato sul Sole 24 ore".


Eseguendo il calcolo per il BTP 1Nv23 9% prezzo 139,7 rend 4.35% ottengo una volatilità del 7,5%.

Calcolando rend 3.35% -> prezzo 150,87 e rend 5.35% -> prezzo 129,65
egualmente ottengo (150,87-129,65)/(2*139,7)= 7,6%.

E' corretto ?
 
"La volatilità% indica la variazione percentuale di prezzo del titolo che si avrebbe a fronte di una variazione dello 1% del TRES. In formule: volatilità% = [D/(1 + TRES)] x 1% ovvero volatilità% = DM x 1%
Essa coincide con il valore della volatilità% che è riportato sul Sole 24 ore".
Aspetta, VerdeMare: nel gergo delle obbligazioni si può fare confusione perchè «volatilità» è un termine dal significato ambiguo.

Se usata in senso generico, come credo abbia fatto Σαλυιατι, essa è da intendersi come misura di dispersione dalla media delle variazioni di prezzo dello strumento finanziario, sia esso un'obbligazione, un'azione, un indice etc.

Nel gergo delle obbligazioni con «volatilità» si intende poi una misura di sensibilità del prezzo del titolo a variazioni di tasso, cioè una espansione in serie di Taylor troncata al I ordine che usa la duration (o la duration modificata) in quanto derivata prima del prezzo del bond.

Per evitare confusione, io sono abituato a parlare di «volatilità» nel senso generico e, per identificare la seconda misura, parlo di Price Variation by Basis Point (PVBP, anche se non è esatto); con la convexity ottieni un'approssimazione più precisa (espansione al II ordine), soprattutto per i titoli lunghi.
 
Giusto Cren

Per volatilità viene intesa la radice della media dei quadrati di scostamento

Per tasso effettivo si ha riguardo al lato emittente. Quindi come costo puro.

Dal lato prenditore si depura dei balzelli vari.
Per semplificarsi la vita non si calcolano i reinvestimenti delle cedole.
Primo perchè se compro un btp e non uno ZC è perchè voglio consumare
le cedole. Secondo perchè probabilmente con le cedole non ce la faccio a
comprare un titolo. Terzo perchè il titolo avrà un corso secco differente
da quello iniziale e questo mi sfalza i calcoli a parità di TNA.

La duration. Un tesoriere (unica figura professionale interessata al caso)
guarda solo i flussi di cassa, il resto lo si lascia agli accademici di alta statura
professionale e magari ci ipotizza unA put O UNA CALL.
 
Σαλυιατι;35170368 ha scritto:
Bisogna seguire la tabella dei cofficienti, l'unico elemento valido
contrattualmente per il calcolo dei rendimenti promessi.

Tale tabella distribuisce i rendimenti sulla parte prossima alla scadenza.
In questo modo il sottoscrittore anche in caso di rialzo dei tassi sul
secondario è disincentivato allo switch.

Facciamo i calcoli dimostrativi sulla serie B98.

Sottoscrivo oggi il buono. Fra tre anni mi guardo intorno alla
ricerca di opportunità migliori.

M = Montante
C = Capitale
i = tasso annuo netto

fra tre anni il coefficiente sarà cf = 1,05366494


M = C (1+ i)^n

f(1*(1+i)^3 - 1,05366494)

i = 1,7578%
(capitalizzazione composta)


In quel giorno se valuto di mantenere il buono fruttifero in portafoglio
per ulteriori 3 anni i conti da fare sono

f(1,05366494 * (1 + i)^3 - 1,145725474)


i = 2,8315% tasso annuo netto atteso dal buono fruttifero per i prossimi 3 anni

oggi come oggi non troverei convenienza ad uno switch, perchè la cassa ha usato
una curva a salire dei tassi, i primi anni sottopaga...poi recupera.
Se lascio ci rimetto. Dovrei trovare un rendimento a 3 anni al 3% netto o superiore.


IMHO
Non ci sono PUT non ci sono collezioni di bond , solo un maledetto tasso
variabile che realizza istantaneamente un immobilizzo per recuperare
il tasso promesso. Sul secondario sarebbe come un crollo del corso secco per cui
devi arrivare a scadenza per recuperare.
E i bf non hanno nemmeno mercato!!!

Se a giugno 2010 sottoscrivo un bf ordinario e a dicembre 2011 vedo che il bf in corso di emissione mi dà nel 2022 più di quello che il mio buono preso in giugno mi darebbe nel 2030, mi faccio rimborsare il buono vecchio (alla pari più interessi) e sottoscrivo il nuovo.
Se a giugno 2010 compro un btp a dicembre 2011 vedo che il suo valore è crollato, o ci perdo vendendolo o lo tengo...

...mi sembra che a giugno 2010 sarebbe stato meglio il bfp del btp...le chiedo gentilmente di spiegarmi dove cado in fallo,
grazie.
 
Se a giugno 2010 sottoscrivo un bf ordinario e a dicembre 2011 vedo che il bf in corso di emissione mi dà nel 2022 più di quello che il mio buono preso in giugno mi darebbe nel 2030, mi faccio rimborsare il buono vecchio (alla pari più interessi) e sottoscrivo il nuovo.
Se a giugno 2010 compro un btp a dicembre 2011 vedo che il suo valore è crollato, o ci perdo vendendolo o lo tengo...

...mi sembra che a giugno 2010 sarebbe stato meglio il bfp del btp...le chiedo gentilmente di spiegarmi dove cado in fallo,
grazie.


Come diceva Cren la valutazione comparativa è un confronto di montanti
"certi".
M = c (1 +i)^n. + CG

dove CG è il capital gain (positivo o negativo)

si ricerca il valore di M piu' alto a scadenza. Non vedo difficoltà.
Per avere un montante certo dal btp bisogna scegliere una vita residua
pari al nostro orizzonte temporale, a causa della sua forte volatilità.


Ci rivediamo tra un paio di mesi. Per quest'anno ho scritto anche troppo.

:D
 
mah, di sicuro chi acquista buoni fruttiferi postali l'ultima cosa che fa sono sti conti!
 
Σαλυιατι;35189382 ha scritto:
Come diceva Cren la valutazione comparativa è un confronto di montanti
"certi".
M = c (1 +i)^n. + CG

dove CG è il capital gain (positivo o negativo)

si ricerca il valore di M piu' alto a scadenza. Non vedo difficoltà.
Per avere un montante certo dal btp bisogna scegliere una vita residua
pari al nostro orizzonte temporale, a causa della sua forte volatilità.


Ci rivediamo tra un paio di mesi. Per quest'anno ho scritto anche troppo.

:D

Se a giugno 2010 sottoscrivo un bf ordinario e a dicembre 2011 vedo che il bf in corso di emissione mi dà nel 2022 più di quello che il mio buono preso in giugno mi darebbe nel 2030, mi faccio rimborsare il buono vecchio (alla pari più interessi) e sottoscrivo il nuovo.
Se a giugno 2010 compro un btp a dicembre 2011 vedo che il suo valore è crollato, o ci perdo vendendolo o lo tengo...

...mi sembra che a giugno 2010 sarebbe stato meglio il bfp del btp...le chiedo gentilmente di spiegarmi nuovamente dove cado in fallo, devo essermi perso qualcosa di sostanziale nei suoi conti...
grazie.
 
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