Haftar pronto ad entrare a Tripoli

  • Due nuove obbligazioni Societe Generale, in Euro e in Dollaro USA

    Societe Generale porta sul segmento Bond-X (EuroTLX) di Borsa Italiana due obbligazioni, una in EUR e una in USD, a tasso fisso decrescente con durata massima di 15 anni e possibilità di rimborso anticipato annuale a discrezione dell’Emittente.

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fasilor

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Forse a questo punto la questione non riguarda più il “se”, ma semplicemente il “quando”. Khalifa Haftar è destinato ad arrivare a Tripoli, ad essere l’uomo forte anche della Tripolitania e non solo della “sua” Cirenaica. Lo si evince dalle nuove evoluzioni sul campo, da quelle all’interno delle stanze della diplomazia e da un’esigenza, sempre più avvertita dalla popolazione, di rivedere finalmente una Libia stabile e sicura. Ed al momento attuale appare soltanto Haftar l’uomo in grado, almeno militarmente, di riunificare l’intero territorio libico. Se ne sono accorti anche alcuni attori sia esterni che interni fondamentali per il passato ed il futuro del paese africano: l’Italia e le tribù.

Haftar pronto a siglare un patto con le tribù?
Non costituiscono certamente mistero le velleità di Haftar. Il generale non si accontenta della sola Cirenaica, il suo obiettivo è essere autore e guida della nuova Libia riunificata. Per farlo però, non può contare solo sul suo esercito. Tante le insidie, a partire dalle milizie islamiste, che possono rallentare se non ostacolare del tutto l’avanzata di Haftar verso Tripoli. Del resto è bene anche considerare che il suo esercito da quattro anni è in guerra nell’ambito della cosiddetta “operazione dignità“, dunque i suoi uomini appaiono sfiancati da battaglie che dal 2014 hanno portato alla riconquista di importanti città in mano agli islamisti, Bengasi su tutte. Per arrivare nel cuore della capitale libica, Haftar deve fare “breccia” nelle milizie tripoline. Deve cioè cercare alleati in Tripolitania tra gruppi e tribù che possono aiutarlo a controllare il territorio. E forse l’escalation della Settima Brigata di fine agosto, che ha dato il via agli scontri di Tripoli, si può leggere in questa ottica. Haftar ha ottimi rapporti con la tribù di Tahrouna, la cittadina a sud di Tripoli in cui ha sede la Settima Brigata, così come con le milizie di Zintan. Proprio loro potrebbero dare l’ultima spallata ad Al Serraj.

Ma non solo: a sud di Tripoli vi è Bani Walid, centro di riferimento per la tribù dei Warfalla, la più numerosa ed importante dell’intera Libia. I Warfalla sono sempre stati vicini a Gheddafi, ma una parte di questa tribù nel 2011 ha scaricato il rais e questo ha inciso nei rapporti di forza della lotta tra lealisti e ribelli. Oggi però gran parte dei Warfalla sembrano essere poco in linea con il governo di Al Serraj, quello cioè che ufficialmente dovrebbe controllare almeno la Tripolitania. In questa ottica, i Warfalla potrebbero decidere di sostenere Haftar od almeno non ostacolare eventuali sue avanzate. Con loro, anche altri tribù potrebbero quindi decidere di dare il disco verde al generale della Cirenaica. Haftar ha bisogno delle tribù, ma anche le tribù iniziano ad avere bisogno di Haftar. Persino loro, che da sempre compongono l’ossatura della società libica, non riescono a tenere a bada la popolazione in uno stato di conflitto perenne ed oramai cronicamente latente.



Un reciproco interesse dunque, che a breve può anche portare ad un vero e proprio matrimonio d’interesse. Diversi segnali vanno in questa direzione, a partire dalle dichiarazioni di martedì del portavoce di Haftar: “Formeremo – afferma Ahmed al Mesmari – un fronte militare nella regione occidentale dopo aver preso il controllo di alcuni punti importanti”. Una dichiarazione in cui il fronte di Haftar inizia a sbilanciarsi, con l’obiettivo palese ed esplicito di creare un forte gruppo in Tripolitania che comprenda evidentemente fazioni e tribù pronte a saltare sul carro del generale della Cirenaica.

E l’Italia?
Lo stesso discorso inerente i rapporti tra Haftar e le tribù, è possibile farlo anche per quanto concerne i rapporti tra Haftar e l’Italia. Il generale ha bisogno di Roma, Roma ha bisogno del generale. La visita di Moavero a Bengasi dei giorni scorsi lo dimostra. Il nostro ministro degli esteri, spinto anche dal rinvigorito rapporto tra Italia ed Egitto (sponsor principale di Haftar), nell’incontro con il generale ha illustrato i piani futuri del nostro paese per la Libia chiedendo garanzie all’attuale leadership della Cirenaica. Si punta, in particolare, alla questione legata all’immigrazione ed al successo del summit per la Libia che l’Italia vuole organizzare nel mese di novembre in Sicilia. Su entrambi i fronti, Haftar avrebbe mostrato un atteggiamento di collaborazione. Roma ha quindi inglobato il generale tra gli attori con cui dialogare per il futuro e senza il quale si rischierebbe di ledere i vistosi interessi energetici del nostro paese. Ma anche Haftar, da sempre considerato più vicino a Macron, non vuole lasciare l’Italia fuori dalla Libia.

La ricostruzione del paese, la ripresa dei rapporti diplomatici con le nazioni del Mediterraneo, il ristabilimento della sicurezza e dell’ordine in Libia sono tutti elementi che non possono essere attuati senza l’aiuto dell’Italia. Ecco perché Roma ed Haftar hanno reciproci interessi e nessuno può lasciare fuori l’altro. Ed ecco perché dunque, molto probabilmente, anche l’Italia avrebbe poter già dato il proprio benestare all’arrivo di Haftar direttamente a Tripoli. Per Al Serraj sarebbe già pronto un salvacondotto o, quanto meno, un’onorevole uscita di scena. Del resto anche le parole dell’inviato speciale dell’Onu in Libia, Ghassan Salamé, non sono più molto tenere verso Al Serraj: “Non possiamo più accettare di vedere la rovina di Tripoli davanti ai nostri occhi”, sono le sue frasi rivolte all’attuale premier libico nel corso di un’intervista per un’emittente giordana. Segno che anche l’Onu ha già messo in conto la fine politica del governo Al Serraj.



Come detto ad inizio articolo, adesso il problema non è più se Haftar riesce o meno nell’intento di prendere Tripoli, ma quando. E non è però una domanda secondaria: il generale aspetterà i tempi dell’Onu (e dell’Italia) oppure agirà il prima possibile manu militari forte di un eventuale sostegno delle tribù? La risposta a questo interrogativo contiene forse la chiave del futuro prossimo della nostra ex colonia.

Haftar e pronto ad entrare a Tripoli: come cambia la questione migranti
 
Forse a questo punto la questione non riguarda più il “se”, ma semplicemente il “quando”. Khalifa Haftar è destinato ad arrivare a Tripoli, ad essere l’uomo forte anche della Tripolitania e non solo della “sua” Cirenaica. Lo si evince dalle nuove evoluzioni sul campo, da quelle all’interno delle stanze della diplomazia e da un’esigenza, sempre più avvertita dalla popolazione, di rivedere finalmente una Libia stabile e sicura. Ed al momento attuale appare soltanto Haftar l’uomo in grado, almeno militarmente, di riunificare l’intero territorio libico. Se ne sono accorti anche alcuni attori sia esterni che interni fondamentali per il passato ed il futuro del paese africano: l’Italia e le tribù.

Haftar pronto a siglare un patto con le tribù?
Non costituiscono certamente mistero le velleità di Haftar. Il generale non si accontenta della sola Cirenaica, il suo obiettivo è essere autore e guida della nuova Libia riunificata. Per farlo però, non può contare solo sul suo esercito. Tante le insidie, a partire dalle milizie islamiste, che possono rallentare se non ostacolare del tutto l’avanzata di Haftar verso Tripoli. Del resto è bene anche considerare che il suo esercito da quattro anni è in guerra nell’ambito della cosiddetta “operazione dignità“, dunque i suoi uomini appaiono sfiancati da battaglie che dal 2014 hanno portato alla riconquista di importanti città in mano agli islamisti, Bengasi su tutte. Per arrivare nel cuore della capitale libica, Haftar deve fare “breccia” nelle milizie tripoline. Deve cioè cercare alleati in Tripolitania tra gruppi e tribù che possono aiutarlo a controllare il territorio. E forse l’escalation della Settima Brigata di fine agosto, che ha dato il via agli scontri di Tripoli, si può leggere in questa ottica. Haftar ha ottimi rapporti con la tribù di Tahrouna, la cittadina a sud di Tripoli in cui ha sede la Settima Brigata, così come con le milizie di Zintan. Proprio loro potrebbero dare l’ultima spallata ad Al Serraj.

Ma non solo: a sud di Tripoli vi è Bani Walid, centro di riferimento per la tribù dei Warfalla, la più numerosa ed importante dell’intera Libia. I Warfalla sono sempre stati vicini a Gheddafi, ma una parte di questa tribù nel 2011 ha scaricato il rais e questo ha inciso nei rapporti di forza della lotta tra lealisti e ribelli. Oggi però gran parte dei Warfalla sembrano essere poco in linea con il governo di Al Serraj, quello cioè che ufficialmente dovrebbe controllare almeno la Tripolitania. In questa ottica, i Warfalla potrebbero decidere di sostenere Haftar od almeno non ostacolare eventuali sue avanzate. Con loro, anche altri tribù potrebbero quindi decidere di dare il disco verde al generale della Cirenaica. Haftar ha bisogno delle tribù, ma anche le tribù iniziano ad avere bisogno di Haftar. Persino loro, che da sempre compongono l’ossatura della società libica, non riescono a tenere a bada la popolazione in uno stato di conflitto perenne ed oramai cronicamente latente.



Un reciproco interesse dunque, che a breve può anche portare ad un vero e proprio matrimonio d’interesse. Diversi segnali vanno in questa direzione, a partire dalle dichiarazioni di martedì del portavoce di Haftar: “Formeremo – afferma Ahmed al Mesmari – un fronte militare nella regione occidentale dopo aver preso il controllo di alcuni punti importanti”. Una dichiarazione in cui il fronte di Haftar inizia a sbilanciarsi, con l’obiettivo palese ed esplicito di creare un forte gruppo in Tripolitania che comprenda evidentemente fazioni e tribù pronte a saltare sul carro del generale della Cirenaica.

E l’Italia?
Lo stesso discorso inerente i rapporti tra Haftar e le tribù, è possibile farlo anche per quanto concerne i rapporti tra Haftar e l’Italia. Il generale ha bisogno di Roma, Roma ha bisogno del generale. La visita di Moavero a Bengasi dei giorni scorsi lo dimostra. Il nostro ministro degli esteri, spinto anche dal rinvigorito rapporto tra Italia ed Egitto (sponsor principale di Haftar), nell’incontro con il generale ha illustrato i piani futuri del nostro paese per la Libia chiedendo garanzie all’attuale leadership della Cirenaica. Si punta, in particolare, alla questione legata all’immigrazione ed al successo del summit per la Libia che l’Italia vuole organizzare nel mese di novembre in Sicilia. Su entrambi i fronti, Haftar avrebbe mostrato un atteggiamento di collaborazione. Roma ha quindi inglobato il generale tra gli attori con cui dialogare per il futuro e senza il quale si rischierebbe di ledere i vistosi interessi energetici del nostro paese. Ma anche Haftar, da sempre considerato più vicino a Macron, non vuole lasciare l’Italia fuori dalla Libia.

La ricostruzione del paese, la ripresa dei rapporti diplomatici con le nazioni del Mediterraneo, il ristabilimento della sicurezza e dell’ordine in Libia sono tutti elementi che non possono essere attuati senza l’aiuto dell’Italia. Ecco perché Roma ed Haftar hanno reciproci interessi e nessuno può lasciare fuori l’altro. Ed ecco perché dunque, molto probabilmente, anche l’Italia avrebbe poter già dato il proprio benestare all’arrivo di Haftar direttamente a Tripoli. Per Al Serraj sarebbe già pronto un salvacondotto o, quanto meno, un’onorevole uscita di scena. Del resto anche le parole dell’inviato speciale dell’Onu in Libia, Ghassan Salamé, non sono più molto tenere verso Al Serraj: “Non possiamo più accettare di vedere la rovina di Tripoli davanti ai nostri occhi”, sono le sue frasi rivolte all’attuale premier libico nel corso di un’intervista per un’emittente giordana. Segno che anche l’Onu ha già messo in conto la fine politica del governo Al Serraj.



Come detto ad inizio articolo, adesso il problema non è più se Haftar riesce o meno nell’intento di prendere Tripoli, ma quando. E non è però una domanda secondaria: il generale aspetterà i tempi dell’Onu (e dell’Italia) oppure agirà il prima possibile manu militari forte di un eventuale sostegno delle tribù? La risposta a questo interrogativo contiene forse la chiave del futuro prossimo della nostra ex colonia.

Haftar e pronto ad entrare a Tripoli: come cambia la questione migranti

Sull'idillio tra l'Italia ed Haftar mi sono ribaltato...:D....quanto amore ha dimostrato Haftar bruciandoci la bandiera, dichiarandoci nazione indesiderata per rotture di cocones interni e cercando di fare il mazzo al nostro ambasciatore che e' scappato eroicamente e non si sa se sta ancora correndo chissa' dove...

ahahahah

ma la domanda e':

Haftar?...ma quanto ci costi?...:D
 
Sull'idillio tra l'Italia ed Haftar mi sono ribaltato...:D....quanto amore ha dimostrato Haftar bruciandoci la bandiera, dichiarandoci nazione indesiderata per rotture di cocones interni e cercando di fare il mazzo al nostro ambasciatore che e' scappato eroicamente e non si sa se sta ancora correndo chissa' dove...

ahahahah

ma la domanda e':

Haftar?...ma quanto ci costi?...:D

Migranti, il generale libico Haftar: "Con 20 miliardi dall'Europa fermiamo il flusso. Sarraj ha violato gli accordi di Parigi" - Il Fatto Quotidiano

Oggi non so..
 

Infatti i 5000miliardi del vecchio conio dell'accordo Gheddy-Berluska gliel'ha stracciato sdegnato...:D

mo' resta da capire se l'Eni resta ancora in coabitazione con la Total e quanto ci smeniamo per quest'altro affare del secolo o i nostri kamerati col pallino della quarta sponda mai goduta, ci dovranno mettere una pietra tombale sopra...:D
 
Infatti i 5000miliardi del vecchio conio dell'accordo Gheddy-Berluska gliel'ha stracciato sdegnato...:D

mo' resta da capire se l'Eni resta ancora in coabitazione con la Total e quanto ci smeniamo per quest'altro affare del secolo o i nostri kamerati col pallino della quarta sponda mai goduta, ci dovranno mettere una pietra tombale sopra...:D

Intanto, dopo la rottura del cessate il fuoco del 18 settembre e la situazione che da ieri è sempre più cruenta

Libia: almeno 7 morti e 20 feriti in scontri tra milizie rivali a sud di Tripoli | Agenzia Nova

..c'è da chiedersi che fine faranno gli accordi stipulati con Serraj.

Poi tutto si vedrà tra un paio di mesi, alla conferenza in Sicilia, cosa metterà sul piatto Haftar. Perché ritengo che per allora sarà già lui il nostro interlocutore
 
Eccolo qua, vuole di piu' del maomettano turco. Sempre piu' convinto di usare il tritolo coi beduini...

Il rais turco ne ha tre milioni e mezzo nei suoi campi, altrettanti lungo le coste nordafricane potenziali partenti, dall'Egitto sino al Marocco, passando per Libia Tunisia e Algeria.
Praticamente i migranti come un'arma nucleare di ricatto
 
Intanto, dopo la rottura del cessate il fuoco del 18 settembre e la situazione che da ieri è sempre più cruenta

Libia: almeno 7 morti e 20 feriti in scontri tra milizie rivali a sud di Tripoli | Agenzia Nova

..c'è da chiedersi che fine faranno gli accordi stipulati con Serraj.

Poi tutto si vedrà tra un paio di mesi, alla conferenza in Sicilia, cosa metterà sul piatto Haftar. Perché ritengo che per allora sarà già lui il nostro interlocutore

Bisogna vedere anche se la pagliacciata sicula andra' fino in fondo..:D

se Haftar elargisce il giusto alle tribu', puntano alle elezioni che appoggia Macron e si fottono tutto il cucuzzaro...

almeno aver votato salvinello e le sue flatulelle dalla bocca che avrebbe fatto il mazzo a Macron ed a tutta l'Europa sara' servita a risolvere prima quest'ennesima figuraccia coloniale...:D
 
Ultima modifica:
del resto l'Italia sta tessendo rapporti di amicizia con l'Egitto grande alleato del generale Haftar.....,
 
del resto l'Italia sta tessendo rapporti di amicizia con l'Egitto grande alleato del generale Haftar.....,

Pero' Moavero adesso, mentre la Francia e' sempre stata di casa...

ahahahah

differenza infinitesimale, tra chi c'e' gia' e chi si deve scappellare per inserirsi in partite gia' giocate...:D
 
Moavero, in previsione, lo ha già incontrato. Ma tieni presente che Haftar è filo-Macron sino al midollo.

L'offerta di Haftar a Moavero. Un piano per "partenze zero" - IlGiornale.it

Quando e' stato male, Haftar non s'e' ricoverato al Gemelli ma in Francia...:D

ma che figuraccia di ***** che stiamo facendo strisciando come al solito senza una cazpo di politica estera per una volta non fallimentare...:D

e pero' rompiamo il capzo a destra ed a sinistra con i Morgan&C che millantano quanto ce l'abbiamo lungo e duro...

ahahahahah...
 
Qui, debbo dire, viene fatta una buona analisi dell'attuale situazione, con Serraj quasi archiviato. Da tutti. Onu compresa.

Tripoli, il golpe di Haftar e il "patto delle tribu"

"Haftar vorrebbe che l'Italia fosse della partita. Concetto che l'ex ufficiale di Gheddafi ha ribadito al ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, nel loro recente incontro a Bengasi."

Qua dovrebbero partire le interrogazioni parlamentari a sto Moavero, per sapere cosa ha fatto cambiare idea in pochi giorni ad Haftar e farlo passare dal voler ammazzare il nostro ambasciatore al fingere di volerci della partita...:D

io so' scettico e prevedo paduli a stormi...:D
 
"Haftar vorrebbe che l'Italia fosse della partita. Concetto che l'ex ufficiale di Gheddafi ha ribadito al ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, nel loro recente incontro a Bengasi."

Qua dovrebbero partire le interrogazioni parlamentari a sto Moavero, per sapere cosa ha fatto cambiare idea in pochi giorni ad Haftar e farlo passare dal voler ammazzare il nostro ambasciatore al fingere di volerci della partita...:D

io so' scettico e prevedo paduli a stormi...:D

Se lo prevedi tu, succederà il contrario.:o
 
Se lo prevedi tu, succederà il contrario.:o

Ciccio comunque vada tu italiano continui a riempirti l'album delle figurine di merdix co' sti cambi di cavallo per cui ti devi anche svenare...:D

questo voleva far la pelle perfino al tuo ambasciatore...

ahahahah

dignita', questa sconosciuta...:D
 
Il nostro Haftar insieme alla Russia inizia a fare le pulizie? Povero Ottembre non gliene va bene una che sia una, sempre contro :asd:
 
"Haftar vorrebbe che l'Italia fosse della partita. Concetto che l'ex ufficiale di Gheddafi ha ribadito al ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, nel loro recente incontro a Bengasi."

Qua dovrebbero partire le interrogazioni parlamentari a sto Moavero, per sapere cosa ha fatto cambiare idea in pochi giorni ad Haftar e farlo passare dal voler ammazzare il nostro ambasciatore al fingere di volerci della partita...:D

io so' scettico e prevedo paduli a stormi...:D

Qui hai una mezza risposta, diciamo...

" l'Italia, non solo nelle missioni ufficiali ma nella più sostanziosa "diplomazia sotterranea", ha discusso con gli uomini di Haftar due questioni cruciali per i nostri interessi nazionali: migranti e petrolio.

Sul primo punto, lo stesso Haftar si sarebbe fatto garante di un contrasto a tutto campo del traffico di esseri umani che passerebbe, tra le altre cose, attraverso la trasformazione delle tribù Tebu, stanziate nel sud del Paese, in "guardie di confine" con il compito di sbarrare la strada alla massa di profughi che dall'Africa subsahariana entra in Libia per poi affollare la rotta mediterranea, destinazione Italia. Come rivelato da HuffPost nell'incontro di Bengasi si è discusso anche del futuro della Nco (National Oil Corporation), il colosso petrolifero pubblico che detiene la produzione e la commercializzazione degli idrocarburi in tutto il territorio libico, da Est a Ovest, e anche del fondo sovrano libico, la Libyan investment authority (Lia), uno degli enti sotto sanzione dell'Onu, valore stimato almeno 32 miliardi di dollari, il cui controllo è oggetto di disputa tra Bengasi e Tripoli. D'altro canto, Roma (intesa Governo) sa bene che Haftar ha il controllo dei porti petroliferi della Mezzaluna del petrolio, nel golfo di Sirte, nonché dei giacimenti petroliferi della Cirenaica che sono i più ricchi della Libia. Ma Roma (intesa Eni) è consapevole che i nostri interessi sono concentrati soprattutto in quella Tripolitania che Serraj non riesce più a controllare."

Cioè potrebbero lasciare intatti i nostri interessi in Tripolitania.
Oltre che,a mezzo della tribù Tebu, chiudere l'afflusso di migranti da Sud.
 
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