Morgan S
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Tutte cose già risapute e ai battimanine ormai cadono tutte le ditine
Questi falliti non ce la fanno neanche ad arrivare al 2016:sbonk:
http://www.finanzaonline.com/forum/arena-politica/1570036-tutte-le-sul-modello-tedesco-2.html
L’ANALISI: I tedeschi mettono le mani avanti e si preparano a coinvolgere i creditori delle banche
Il riemergere di focolai bancari nell’eurozona riportano lo Schatz allo 0,01%
Il Wall Street Journal ha recentemente segnalato l’approvazione anticipata delle regole di “bail-in” da parte del governo tedesco. Un’anticipazione di un anno rispetto a quella fissata con decorrenza 1° gennaio 2016 e faticosamente concordata in aprile tra l’Ecofin ed il Parlamento Europeo ed a valere per l’intera euro zona. La Germania apre quindi per prima all’attuazione di quelle nuove norme europee che portano all’abbandono del cosiddetto “bail out”, ovvero al sostegno diretto da parte degli Stati verso le banche in crisi ed avvia già dall’anno prossimo l’obbligo di accollare le perdite ai vari creditori, dagli azionisti fino ai correntisti.
“BAIL IN” ANTICIPATO
Come riporta il WSJ, il Ministro delle Finanze tedesco ha detto che un tale progetto di legge “crea gli strumenti che permettono di bloccare qualsiasi drammatico fallimento dei grandi istituti di importanza sistemica (vedere Deutsche Bank e Commerzbank inguaiate come poche), senza mettere a rischio la stabilità finanziaria generale” e “questo piano assicura che in tempi di crisi saranno per lo più proprietari e creditori a contribuire a risolvere la crisi, e non i contribuenti”. In pratica i tedeschi partiranno in anticipo rispetto a tutti gli altri paesi europei, imponendo a tutti i creditori di una banca, intesi fino ai correntisti con depositi superiori a centomila euro, l’onere dell’eventuale debacle dell’istituto e solo dopo aver spazzato via i creditori si interverrà con il cosiddetto Fondo Unico di Risoluzione. Essendo però tale fondo europeo operativo dal 2016, ovvero dopo la ricezione dei contributi raccolti l’anno prossimo dai vari fondi nazionali degli Stati membri, si è deciso in Germania di mantenere attivo il fondo di salvataggio nazionale.
SOFFIN POSTICIPATO
Quest’ultimo fondo, il cui scioglimento era programmato per quest’anno, rimarrà perciò operativo fino a fine 2015, quale salvagente di “sicurezza” in caso di bisogno anticipato rispetto al fondo di risoluzione europeo. Un fatto che da più parti è stato visto con una certa “curiosità” in quanto, seppur vero che i tedeschi siano spesso i primi della classe, una tale anticipazione apparirebbe più un segno da parte del governo tedesco volto a mettere le mani avanti, così da assicurarsi la possibilità di intervento sui propri istituti. Un’ipotesi non tanto peregrina visto e considerato che, dopo la pubblicazione degli esiti degli stress test da parte della BCE sulle principali banche europee prevista per novembre, potrebbe non essere da escludere qualche ulteriore ricorso a sostegni pubblici e non per stabilizzare le fondamenta delle banche cosiddette rilevanti o sistemiche.(sono messi come il porc*:sbonk:)
RUMORS BANCARI
E tra gli indiziati spuntano in primis le banche regionali pubbliche (Landesbanken) ma anche private quali Commerzbank, la seconda banca del paese, istituto verso cui il governo tedesco non è stato certo parco di aiuti durante la crisi e della quale detiene tuttora un 25%. A tali ipotesi si aggiungono poi i rumors collegati alle multe che l’amministrazione americana sta copiosamente elargendo a vari istituti bancari e che vedrebbe i regolatori USA già in trattative con la stessa Commerzbank ma anche con la Deutsche Bank. Considerando poi la recentissima ammenda, concordata con BNP Paribas, pari a circa 9 miliardi di euro, appare plausibile il rischio di ulteriori grattacapi per il sistema finanziario tedesco. Per finire non bisogna poi dimenticare i rischi di interconnessione tra la periferia ed il centro dell’Europa, non ultimi la crisi scoppiata settimana scorsa, subito minimizzata e riferibile alla prima banca portoghese (Banco Espirito Santos) o di sostanziale insolvenza e successivo salvataggio per la quarta banca in Bulgaria (Corporate Commercial Bank), senza scordare i rumorosi campanelli di allarme provenienti dalla vicina Austria, con il recente intervento statale su Hypo-Alpe Adria Bank o le forti perdite dichiarate da parte del terzo gruppo bancario, la Erste Bank.
RISCHIO NUOVE CRISI
In definitiva si potrebbe azzardare che i tedeschi, con il loro inconfondibile controllo, abbiano deciso di prepararsi in anticipo ad un possibile ritorno di crisi bancarie e se così fosse, è forse arrivata l’ora di valutare con maggiore attenzione i tanti aumenti di capitali fatti di recente e spesso a cuor leggero da parte di molti piccoli azionisti o le molteplici obbligazioni bancarie (subordinate e non) che ancora riempiono i dossier di tanti risparmiatori in cerca di rendimento. E per chi avesse ancora dei dubbi sui rischi che aleggiano, nonostante il minimizzare sui nuovi focolai bancari e l’auspicare un vero QE da parte di Draghi, sarebbe anche da chiedersi come mai all’ultima asta, lo Schatz tedesco a due anni, con scadenza giugno 2016 abbia raggiunto l’incredibile rendimento dello 0,01%, un’emissione che certamente non sarà stata sottoscritta dai sempre più avidi investitori ma che da qualcuno è stata ricercata e richiesta, visto e considerato che la domanda è stata 2,5 volte il quantitativo offerto e pari a 3,225 miliardi.
FOCUS: per il comune risparmiatore tassi azzerati
I BOT AL MINIMO STORICO
Nonostante l’improvvisa tensione riemersa settimana scorsa sui mercati finanziari globali, a seguito delle vicende bancarie europee, unite alle diverse questioni geopolitiche in evoluzione, il Tesoro italiano è riuscito a fare il pieno sui BOT annuali, con 6,5 miliardi collocati sul mercato. Il dato interessante, oltre ad un domanda ben sostenuta e superiore di 1,71 volte l’offerta massima prevista, è il nuovo minimo storico nel rendimento dei titoli ad un anno, crollato fino allo 0,387%, dal precedente e già bassissimo 0,495%. E’ indubbio che per le finanze dello Stato sia un’ulteriore aiuto al costo dell’enorme debito ma per il comune risparmiatore appare essere un’ulteriore tegola nella difficile gestione della propria liquidità. Ai tassi attuali e facendo due banali conti, è evidente che al netto del 12,50% di tassazione e dei costi d’acquisto compresi in genere tra lo 0,1% e lo 0,3%, non rimane più nulla ed anche per coloro che semmai utilizzano saggiamente piattaforme on-line per abbattere al minimo i costi di transazione, non sembra andare molto meglio, in particolar modo per investimenti di piccolo taglio. La sfida impossibile deriva dal fatto che ormai è difficile non andare in negativo essendo anche da calcolare la “mini patrimoniale” legata all’imposta di bollo, un balzello in costante rialzo e giunta quest’anno allo 0,2%, senza poi considerare l’aspetto inflazione che, seppur spesso trascurato ed in una aspirale deflattiva, presenta per ora un dato annuale provvisorio a giugno dello 0,3%. Al momento sembra quindi andare meglio solo ai conti di deposito vincolati, in quanto riescono ancora a mantenere tassi lordi superiori ai titoli di Stato ed in grado di assorbire le attuali gabelle fiscali, come l’ultima maggiorazione dell’aliquota sulle rendite finanziaria, portata al 26% dal 1° luglio. Un consiglio potrebbe perciò essere di semplice attesa e parcheggio sul conto tradizionale o su conti di deposito svincolabili a vista, in quanto da qui ad un anno, per il paziente risparmiatore, potrebbero cambiare sensibilmente le situazioni sui mercati e presentarsi migliori occasioni d’investimento. Può valere quindi il classico adagio finanziario “cash is king”, in particolare modo per chi non smania per lo zero virgola qualcosa in più offerto da investimenti vincolati o attività di breve termine con rischi impliciti non proporzionali al rendimento attualmente atteso.
La Germania avviera' prima del 2016 il "bail in" | Finanza e Lambrusco
FINIRANNO PRIMA O POI ANCHE LE VOSTRE TRUFFE
Questi falliti non ce la fanno neanche ad arrivare al 2016:sbonk:
http://www.finanzaonline.com/forum/arena-politica/1570036-tutte-le-sul-modello-tedesco-2.html
L’ANALISI: I tedeschi mettono le mani avanti e si preparano a coinvolgere i creditori delle banche
Il riemergere di focolai bancari nell’eurozona riportano lo Schatz allo 0,01%
Il Wall Street Journal ha recentemente segnalato l’approvazione anticipata delle regole di “bail-in” da parte del governo tedesco. Un’anticipazione di un anno rispetto a quella fissata con decorrenza 1° gennaio 2016 e faticosamente concordata in aprile tra l’Ecofin ed il Parlamento Europeo ed a valere per l’intera euro zona. La Germania apre quindi per prima all’attuazione di quelle nuove norme europee che portano all’abbandono del cosiddetto “bail out”, ovvero al sostegno diretto da parte degli Stati verso le banche in crisi ed avvia già dall’anno prossimo l’obbligo di accollare le perdite ai vari creditori, dagli azionisti fino ai correntisti.
“BAIL IN” ANTICIPATO
Come riporta il WSJ, il Ministro delle Finanze tedesco ha detto che un tale progetto di legge “crea gli strumenti che permettono di bloccare qualsiasi drammatico fallimento dei grandi istituti di importanza sistemica (vedere Deutsche Bank e Commerzbank inguaiate come poche), senza mettere a rischio la stabilità finanziaria generale” e “questo piano assicura che in tempi di crisi saranno per lo più proprietari e creditori a contribuire a risolvere la crisi, e non i contribuenti”. In pratica i tedeschi partiranno in anticipo rispetto a tutti gli altri paesi europei, imponendo a tutti i creditori di una banca, intesi fino ai correntisti con depositi superiori a centomila euro, l’onere dell’eventuale debacle dell’istituto e solo dopo aver spazzato via i creditori si interverrà con il cosiddetto Fondo Unico di Risoluzione. Essendo però tale fondo europeo operativo dal 2016, ovvero dopo la ricezione dei contributi raccolti l’anno prossimo dai vari fondi nazionali degli Stati membri, si è deciso in Germania di mantenere attivo il fondo di salvataggio nazionale.
SOFFIN POSTICIPATO
Quest’ultimo fondo, il cui scioglimento era programmato per quest’anno, rimarrà perciò operativo fino a fine 2015, quale salvagente di “sicurezza” in caso di bisogno anticipato rispetto al fondo di risoluzione europeo. Un fatto che da più parti è stato visto con una certa “curiosità” in quanto, seppur vero che i tedeschi siano spesso i primi della classe, una tale anticipazione apparirebbe più un segno da parte del governo tedesco volto a mettere le mani avanti, così da assicurarsi la possibilità di intervento sui propri istituti. Un’ipotesi non tanto peregrina visto e considerato che, dopo la pubblicazione degli esiti degli stress test da parte della BCE sulle principali banche europee prevista per novembre, potrebbe non essere da escludere qualche ulteriore ricorso a sostegni pubblici e non per stabilizzare le fondamenta delle banche cosiddette rilevanti o sistemiche.(sono messi come il porc*:sbonk:)
RUMORS BANCARI
E tra gli indiziati spuntano in primis le banche regionali pubbliche (Landesbanken) ma anche private quali Commerzbank, la seconda banca del paese, istituto verso cui il governo tedesco non è stato certo parco di aiuti durante la crisi e della quale detiene tuttora un 25%. A tali ipotesi si aggiungono poi i rumors collegati alle multe che l’amministrazione americana sta copiosamente elargendo a vari istituti bancari e che vedrebbe i regolatori USA già in trattative con la stessa Commerzbank ma anche con la Deutsche Bank. Considerando poi la recentissima ammenda, concordata con BNP Paribas, pari a circa 9 miliardi di euro, appare plausibile il rischio di ulteriori grattacapi per il sistema finanziario tedesco. Per finire non bisogna poi dimenticare i rischi di interconnessione tra la periferia ed il centro dell’Europa, non ultimi la crisi scoppiata settimana scorsa, subito minimizzata e riferibile alla prima banca portoghese (Banco Espirito Santos) o di sostanziale insolvenza e successivo salvataggio per la quarta banca in Bulgaria (Corporate Commercial Bank), senza scordare i rumorosi campanelli di allarme provenienti dalla vicina Austria, con il recente intervento statale su Hypo-Alpe Adria Bank o le forti perdite dichiarate da parte del terzo gruppo bancario, la Erste Bank.
RISCHIO NUOVE CRISI
In definitiva si potrebbe azzardare che i tedeschi, con il loro inconfondibile controllo, abbiano deciso di prepararsi in anticipo ad un possibile ritorno di crisi bancarie e se così fosse, è forse arrivata l’ora di valutare con maggiore attenzione i tanti aumenti di capitali fatti di recente e spesso a cuor leggero da parte di molti piccoli azionisti o le molteplici obbligazioni bancarie (subordinate e non) che ancora riempiono i dossier di tanti risparmiatori in cerca di rendimento. E per chi avesse ancora dei dubbi sui rischi che aleggiano, nonostante il minimizzare sui nuovi focolai bancari e l’auspicare un vero QE da parte di Draghi, sarebbe anche da chiedersi come mai all’ultima asta, lo Schatz tedesco a due anni, con scadenza giugno 2016 abbia raggiunto l’incredibile rendimento dello 0,01%, un’emissione che certamente non sarà stata sottoscritta dai sempre più avidi investitori ma che da qualcuno è stata ricercata e richiesta, visto e considerato che la domanda è stata 2,5 volte il quantitativo offerto e pari a 3,225 miliardi.
FOCUS: per il comune risparmiatore tassi azzerati
I BOT AL MINIMO STORICO
Nonostante l’improvvisa tensione riemersa settimana scorsa sui mercati finanziari globali, a seguito delle vicende bancarie europee, unite alle diverse questioni geopolitiche in evoluzione, il Tesoro italiano è riuscito a fare il pieno sui BOT annuali, con 6,5 miliardi collocati sul mercato. Il dato interessante, oltre ad un domanda ben sostenuta e superiore di 1,71 volte l’offerta massima prevista, è il nuovo minimo storico nel rendimento dei titoli ad un anno, crollato fino allo 0,387%, dal precedente e già bassissimo 0,495%. E’ indubbio che per le finanze dello Stato sia un’ulteriore aiuto al costo dell’enorme debito ma per il comune risparmiatore appare essere un’ulteriore tegola nella difficile gestione della propria liquidità. Ai tassi attuali e facendo due banali conti, è evidente che al netto del 12,50% di tassazione e dei costi d’acquisto compresi in genere tra lo 0,1% e lo 0,3%, non rimane più nulla ed anche per coloro che semmai utilizzano saggiamente piattaforme on-line per abbattere al minimo i costi di transazione, non sembra andare molto meglio, in particolar modo per investimenti di piccolo taglio. La sfida impossibile deriva dal fatto che ormai è difficile non andare in negativo essendo anche da calcolare la “mini patrimoniale” legata all’imposta di bollo, un balzello in costante rialzo e giunta quest’anno allo 0,2%, senza poi considerare l’aspetto inflazione che, seppur spesso trascurato ed in una aspirale deflattiva, presenta per ora un dato annuale provvisorio a giugno dello 0,3%. Al momento sembra quindi andare meglio solo ai conti di deposito vincolati, in quanto riescono ancora a mantenere tassi lordi superiori ai titoli di Stato ed in grado di assorbire le attuali gabelle fiscali, come l’ultima maggiorazione dell’aliquota sulle rendite finanziaria, portata al 26% dal 1° luglio. Un consiglio potrebbe perciò essere di semplice attesa e parcheggio sul conto tradizionale o su conti di deposito svincolabili a vista, in quanto da qui ad un anno, per il paziente risparmiatore, potrebbero cambiare sensibilmente le situazioni sui mercati e presentarsi migliori occasioni d’investimento. Può valere quindi il classico adagio finanziario “cash is king”, in particolare modo per chi non smania per lo zero virgola qualcosa in più offerto da investimenti vincolati o attività di breve termine con rischi impliciti non proporzionali al rendimento attualmente atteso.
La Germania avviera' prima del 2016 il "bail in" | Finanza e Lambrusco
FINIRANNO PRIMA O POI ANCHE LE VOSTRE TRUFFE