Mojito F.C.
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Immaturità, irresponsabilità, debolezza Dove nasce la violenza di uomini e donne
Chiedo venia
ma a me qualcosa di irriducibile giù in fondo dice che la violenza, la principale e peggiore violenza, se non proprio quella più temibile e perniciosa, non è innanzitutto o soltanto quella pur così frequente del maschio (padre-marito-fidanzato-fratello-figlio), sulla femmina (madre-moglie-sorella-fidanzata-figlia): ma anzi, che chi questo sostenga, contribuisce di suo ad alimentare in qualche misura uno dei presupposti della violenza – e cioè la mezza verità, la mistificazione anche se parziale, la quasi menzogna.
So bene che le cronache quotidiane di tutti i media, e l’Istat, forniscono dati che non si possono trascurare, o, peggio, ignorare. Ma la prevalenza numerico-quantitativa non postula né conferma che chi esercita violenza sia soltanto o prevalentemente il maschio, e chi la subisce esclusivamente la femmina. Io sento qualcosa di irriducibile e profondo – sarò anche in questo irredimibilmente maschio? – che mi dice che la violenza è innanzitutto quella di chi sfrutta la propria forza, qualsiasi forma esplicita o camuffata essa assuma, per imporsi e dominare, per acquisire con le buone o le cattive vantaggi su chi è più debole. E che, in secondo luogo e insieme, le forme della violenza sono diverse e infinite, e spesso molto insidiose proprio perché non inconfutabilmente esplicite.
Certo, chi toglie la libertà e la vita a qualcun altro commette un imperdonabile, irreparabile crimine: sono i violenti quelli che vanno indotti a contenere, limitare, cessare la propria prepotenza: con le buone o con le cattive. Sono i deboli, i fragili e i vulnerabili (innanzitutto i bambini e i vecchi) che vanno innanzitutto tutelati e protetti. Ma ci sono modi di limitare e fare torto alla vita dell’altro, o dell’altra, che sono altrettante forme di violenza, anche se camuffate e astutamente modulate, ma non per questo meno dannose e perfide.
L’omissione e l’indifferenza – il non amore – non sono a volte più violente e dolorose di una percossa esplicita? E non si punisce l’altro, o l’altra, perché non mantiene le iniziali promesse di felicità e di vita?
Ciò detto, c’è anche e sicuramente una questione annosa e antica, complicata e antropologica, una partita di potere che si gioca tra il maschile e il femminile, tra l’uomo e donna, che è sicuramente drammatica: non solo perché può generare come risultato il femminicidio, ma perché lì dentro si gioca, da sempre, l’andamento più o meno sano e corretto del nostro percorso umano.
La violenza non alberga nel cuore, nella mente, nei visceri del solo maschio, mentre le femmine ne sarebbero naturalmente esenti. La violenza è ahimé parte dell’essere umano, e costituisce crinale e terreno minato per ciascuno – e ciascuna. Il maschio ne è più spesso protagonista clamorosamente cruento. La donna la sa forse meglio modulare/adattare. Ma non per questo la violenza è meno dannosa e fa meno male.
Tra l’altro, giova ricordare che a esercitare sul maschio bambino una fortissima influenza formativa, in casa e in famiglia, è innanzitutto la madre. Non è curioso e sconvolgente, sia pure nei suoi contesti famigliari estremi, che il boss mafioso – l’eccellenza schifosa del maschio violento – si chiami mammasantissima? E poi, perché si dice: dietro un grand’uomo c’è sempre una donna, e non, anche, che una donna c’è quasi sempre, o molto spesso, dietro un uomo violento?
Ma poi, se non fosse così come ho cercato di dire, perché mai allora l’uomo, il maschio, sarebbe così frequentemente violento nei confronti della donna/femmina che gli sta vicino: per il gusto ****** e gratuito di maltrattare e punire colei che gli ha dato e dà la vita?
Chi si fa trascinare a gesti di violenza, parziali o totali e irreversibili che siano, non manifesta intera la sua immaturità, irresponsabilità, debolezza? E come riuscire a formare nuove generazioni più armoniosamente forti perché più mature, consapevoli, responsabili? Non dipende dai genitori, dai padri e dalle madri, da noi uomini e donne adulti?
E lasciatemi concludere con una osservazione a cuore aperto. Io credo costituisca disinnesco efficace alla violenza tra sessi, in famiglia e fuori, anche l’articolo di Aldo Busi (perdonate la citazione di un giornale della concorrenza: La Repubblica dell’altro ieri) genialmente demistificante e derisorio nei confronti di calchi e cliché, stereotipi e pregiudizi nei ruoli e nelle identità di genere, sicuramente più di quanto non servano esortazioni, invettive, geremiadi.
Almeno così io penso.
Immaturità, irresponsabilità, debolezza Dove nasce la violenza di uomini e donne | La ventisettesima ora