P.A.T.
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Sfogliando il catalogo della sterminata produzione pubblicistica italiana in materia di trading e finanza personale contenuto nelle librerie reali e virtuali sono rimasto decisamente sorpreso di quanto siano carenti le tematiche relative alla programmazione metodica e articolata nel tempo dell'attività di trading e/o investimento azionario.
Ho avuto l'impressione, come peraltro molti, che la totalità dei libri finanziari italiani cerchi di rispondere a domande alle quali molto probabilmente gli investitori/trader conoscono da tempo le risposte (ad esempio le tecniche utili all'accrescimento della propria ricchezza personale) oppure ruotino inevitabilmente sul desueto e mai chiarito tema della "diversificazione della piramide finanziaria", peraltro del tutto squalificato dalle indagini empiriche (i tracolli finanziari creano quasi sempre correlazioni positive inaspettate ed impreviste tra le varie classi di asset, vedi caso LCTM)
Ho la vaga impressione che i libri acquistati dagli italiani non possano che confortare le legittime necessità di rassicurazione di quanto già essi sapevano precedentemente. Vi è evidentemente da parte di tutti noi un bisogno psicologico di conferma, una necessità di schieramento, cioè di appartenenza ad un determinato filone di pensiero piuttosto che ad un altro. Qualcuno potrebbe obiettare che un tale approccio verificazionista non risponda alla "phronesis" di indagine popperiana, ma non vorrei fosse questo il tema del post.
Ben altre sono le domande reali e cogenti a cui gli investitori (trader) hanno difficoltà a rispondere e che non trovano spazio (o forse competenze) da venire affrontate nei libri di finanza personale o di trading.
Ci sono molti libri non ancora scritti che dovrebbero poter affrontare esaurientemente tematiche quali:
1) quanto sono robuste e affidabili nel tempo le mie tecniche, cioè dureranno ancora per 5-10-15 anni da poter permettermi di usarle con un minimo grado di adattamento?
2) in caso di risposta affermativa, per quanti anni dovrò continuare ad usarle per raggiungere gli scopi che mi sono previsto (casa, matrimonio, figli oppure addirittura l'affrancamento dal lavoro per i trader statali, part time, interinali, etc.? )
I rischi di non percepire un'adeguata prospettiva del proprio agire sui mercati trading mi sembra siano sostanzialmente riducibili a due opposti comportamenti, entrambi diffusi e potenzialmente migliorabili
- un trader (o investitore) sta guadagnando troppo poco rispetto alle proprie potenzialità tecniche e ai propri obiettivi, assumendo un rischio contenuto ma rischiando di vanificare le sue migliori capacità giovanili in obiettivi poco ambiziosi
- un trader sta rischiando troppo, guadagnando sul breve periodo di piu' di quanto sarebbe prudenziale guadagnare rispetto alle proprie potenzialita' e ai propri obiettivi.
Una risposta indistinta e senza l'uso di processi di indagine è oggettivamente difficile. Posso però fornire come prima traccia di orientamento per chi fosse motivato ad affrontare questo tema lo sviluppo dei metodi di pianificazione dei flussi di cassa del trading usati nei paesi di cultura anglosassone, dove i sistemi pensionistici non sono cosi' generosi come lo sono stati in passato in Italia.
Sembra che gli italiani guardino al trading on line come sola forma di accrescimento della ricchezza personale, poiche' a tutto il resto sembra pensarci mamma INPS.
Nella cultura finanziaria anglosassone (es. USA) sono stati invece sviluppati dei procedimenti analitici che generano degli scenari sulla base di molte variabili, tra le quali le piu' importanti sono:
- i redditi lavorativi, immobiliari, di capitale, etc.
- i redditi da investimenti speculativi
- gli scenari dei tassi di inflazione
- il grado di copertura previdenziale.
Uno dei modelli piu' interessanti di pianificazione è a mio avviso il metodo Sullivan, la cui applicazione è del tutto sconosciuta in Italia, a quanto mi risulta.
Mi piacerebbe affrontare una discussione con qualcuno che avesse studiato (e scambiare dei fogli Excel). In difetto, cercherò di offrire nel seguito una succinta esposizione del metodo Sullivan, per la curiosità di molti che non lo conoscono.
Come seconda domanda, chiedo se rispetto al metodo Sullivan esistano ancora paper, libri o modelli interessanti sulla pianificazione finanziaria nel tempo dei flussi di cassa generati dall'investimento azionario e diversi dalla teoria standard della piramide finanziaria, usata come linea guida nel caso della riforma finanziaria prossima ventura del TFR.
Un saluto e buona domenica
PAT
Ho avuto l'impressione, come peraltro molti, che la totalità dei libri finanziari italiani cerchi di rispondere a domande alle quali molto probabilmente gli investitori/trader conoscono da tempo le risposte (ad esempio le tecniche utili all'accrescimento della propria ricchezza personale) oppure ruotino inevitabilmente sul desueto e mai chiarito tema della "diversificazione della piramide finanziaria", peraltro del tutto squalificato dalle indagini empiriche (i tracolli finanziari creano quasi sempre correlazioni positive inaspettate ed impreviste tra le varie classi di asset, vedi caso LCTM)
Ho la vaga impressione che i libri acquistati dagli italiani non possano che confortare le legittime necessità di rassicurazione di quanto già essi sapevano precedentemente. Vi è evidentemente da parte di tutti noi un bisogno psicologico di conferma, una necessità di schieramento, cioè di appartenenza ad un determinato filone di pensiero piuttosto che ad un altro. Qualcuno potrebbe obiettare che un tale approccio verificazionista non risponda alla "phronesis" di indagine popperiana, ma non vorrei fosse questo il tema del post.
Ben altre sono le domande reali e cogenti a cui gli investitori (trader) hanno difficoltà a rispondere e che non trovano spazio (o forse competenze) da venire affrontate nei libri di finanza personale o di trading.
Ci sono molti libri non ancora scritti che dovrebbero poter affrontare esaurientemente tematiche quali:
1) quanto sono robuste e affidabili nel tempo le mie tecniche, cioè dureranno ancora per 5-10-15 anni da poter permettermi di usarle con un minimo grado di adattamento?
2) in caso di risposta affermativa, per quanti anni dovrò continuare ad usarle per raggiungere gli scopi che mi sono previsto (casa, matrimonio, figli oppure addirittura l'affrancamento dal lavoro per i trader statali, part time, interinali, etc.? )
I rischi di non percepire un'adeguata prospettiva del proprio agire sui mercati trading mi sembra siano sostanzialmente riducibili a due opposti comportamenti, entrambi diffusi e potenzialmente migliorabili
- un trader (o investitore) sta guadagnando troppo poco rispetto alle proprie potenzialità tecniche e ai propri obiettivi, assumendo un rischio contenuto ma rischiando di vanificare le sue migliori capacità giovanili in obiettivi poco ambiziosi
- un trader sta rischiando troppo, guadagnando sul breve periodo di piu' di quanto sarebbe prudenziale guadagnare rispetto alle proprie potenzialita' e ai propri obiettivi.
Una risposta indistinta e senza l'uso di processi di indagine è oggettivamente difficile. Posso però fornire come prima traccia di orientamento per chi fosse motivato ad affrontare questo tema lo sviluppo dei metodi di pianificazione dei flussi di cassa del trading usati nei paesi di cultura anglosassone, dove i sistemi pensionistici non sono cosi' generosi come lo sono stati in passato in Italia.
Sembra che gli italiani guardino al trading on line come sola forma di accrescimento della ricchezza personale, poiche' a tutto il resto sembra pensarci mamma INPS.
Nella cultura finanziaria anglosassone (es. USA) sono stati invece sviluppati dei procedimenti analitici che generano degli scenari sulla base di molte variabili, tra le quali le piu' importanti sono:
- i redditi lavorativi, immobiliari, di capitale, etc.
- i redditi da investimenti speculativi
- gli scenari dei tassi di inflazione
- il grado di copertura previdenziale.
Uno dei modelli piu' interessanti di pianificazione è a mio avviso il metodo Sullivan, la cui applicazione è del tutto sconosciuta in Italia, a quanto mi risulta.
Mi piacerebbe affrontare una discussione con qualcuno che avesse studiato (e scambiare dei fogli Excel). In difetto, cercherò di offrire nel seguito una succinta esposizione del metodo Sullivan, per la curiosità di molti che non lo conoscono.
Come seconda domanda, chiedo se rispetto al metodo Sullivan esistano ancora paper, libri o modelli interessanti sulla pianificazione finanziaria nel tempo dei flussi di cassa generati dall'investimento azionario e diversi dalla teoria standard della piramide finanziaria, usata come linea guida nel caso della riforma finanziaria prossima ventura del TFR.
Un saluto e buona domenica
PAT