Wall Street cauta dopo annuncio Fed con news da Mosca. La view di UBS su dipendenza sentiment dalla geopolitica
Dopo due sessioni consecutive di rally, Wall Street riporta una sessione all'insegna della debolezza. All'indomani dell'annuncio della Fed, attorno alle 15 ora italiana,il Dow Jones sale di appena +0,05% a 34.079 punti; il Nasdaq sale dello 0,27% a 13.475 punti, lo S&P fa +0,15% a 4.363 punti.
A pesare sono le dichiarazioni arrivate dal Cremlino e riportate da Bloomberg, secondo cui le indiscrezioni sui progressi significativi nei negoziati tra Mosca e Kiev per il cessate il fuoco in Ucraina sono "errate". "Quando ci saranno progressi, ve lo diremo", ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, accusando Kiev di rallentare le trattative.
"Il rally dello S&P 500 delle precedenti due sedute haa portato l'indice a salire del 4,4%, a conferma di come rapidamente i mercati cambino nel momento in cui la percezione dei rischi geopolitici da parte degli investitori cambia - ha commentato alla Cnbc Mark Haefele, responsabile degli investimenti presso UBS Global Wealth Management - (il trend) rafforza anche la nostra view secondo cui vendere semplicemente gli asset di rischio non è l risposta migliore alla guerra in Ucraina".
Ieri, mercoledì 16 marzo 2022, la banca centrale Usa guidata da Jerome Powell ha alzato i tassi sui fed funds di 1/4 di punto percentuale, al nuovo range compreso tra lo 0,25% e lo 0,50%, come da attese. Il primo rialzo dei tassi Usa dal 2018 era ampiamente prezzato dai mercati, che si sono concentrati così sul dot plot, il documento che contiene le aspettative degli esponenti del Fomc sul trend futuro dei tassi.
Il dot plot si è confermato indubbiamente più hawkish del precedente diffuso lo scorso dicembre, indicando che il Fomc, braccio di politica monetaria della Federal Reserve, prevede ora sei ulteriori rialzi dei tassi in ognuno dei meeting rimanenti del 2022. Per il 2023, le previsioni sono di tre ulteriori strette monetarie, mentre nessun rialzo è previsto nel 2024.
L'outlook sui tassi è stato rivisto al rialzo in modo significativo rispetto alle proiezioni diffuse nel mese di dicembre. Per la fine del 2022 la Fed di Jerome Powell prevede ora un aumento dei tassi sui fed funds fino all'1,9%, rispetto allo 0,9% previsto nel meeting di dicembre. Per il 2023 i tassi sono attesi a fine anno al 2,8%, rispetto all'1,6% precedentemente atteso. Per il 2024 i tassi sono stimati invariati al 2,8%, rispetto al 2,1% precedente.
Infine, in un arco temporale di più lungo termine, i tassi sui fed funds sono stimati al 2,4%, meno del 2,5% precedentemente atteso.
Queste previsioni, contenute nelle proiezioni economiche diramate dalla Fed, non sono però incise nella pietra, tanto che gli analisti di Bloomberg Economics credono che la Fed potrebbe alzare i tassi, l'anno prossimo, fino al 3,25%, livello massimo dal 2008.
Intervistato dalla Cnbc Jeffrey Gundlach, ceo di DoubleLine Capital, ha detto che per ora "i tassi rimangono molto accomodanti", motivo per cui i mercati continueranno a prezzare il fatto che il party non sia ancora finito. Di conseguenza, a suo avviso, l'azionario segnerà un rally almeno fino al prossimo meeting della Fed di maggio, dopo i forti sell off che lo hanno colpito a inizio anno.
Gundlach ha fatto riferimento al trend del cosiddetto indice della paura di Wall Street,il Cboe Volatility Index, o anche indice della volatilità Vix, secondo cui la fase di sell off sarebbe andata troppo oltre, almeno nel breve termine:
"Quando il VIX sale oltre quota 35, non importa quanto appaia negativo il quadro geopolitico: il consiglio è quello di diventare più bullish, non più bearish, per assistere a una ripresa da una condizione di ipervenduto".
Nella sessione di ieri, Wall Street ha reagito inizialmente male all'annuncio della Fed, per poi chiudere in rally: il Dow Jones è balzato di 518,76 punti (+1,55%), in rialzo per la terza sessione consecutiva per la prima volta in più di un mese; lo S&P 500 è balzato del 2,24%, il Nasdaq Composite è volato del 3,77%.
Dal fronte macro reso noto oggi il report sulle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione che, nella settimana terminata il 12 marzo scorso, sono scese di 15.000 unità a quota 214.000, meglio dei 220.000 attesi.
Il numero complessivo di americani che continuano a percepire i sussidi è sceso di 71.000 unità a 1,42 milioni.
A pesare sono le dichiarazioni arrivate dal Cremlino e riportate da Bloomberg, secondo cui le indiscrezioni sui progressi significativi nei negoziati tra Mosca e Kiev per il cessate il fuoco in Ucraina sono "errate". "Quando ci saranno progressi, ve lo diremo", ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, accusando Kiev di rallentare le trattative.
"Il rally dello S&P 500 delle precedenti due sedute haa portato l'indice a salire del 4,4%, a conferma di come rapidamente i mercati cambino nel momento in cui la percezione dei rischi geopolitici da parte degli investitori cambia - ha commentato alla Cnbc Mark Haefele, responsabile degli investimenti presso UBS Global Wealth Management - (il trend) rafforza anche la nostra view secondo cui vendere semplicemente gli asset di rischio non è l risposta migliore alla guerra in Ucraina".
Ieri, mercoledì 16 marzo 2022, la banca centrale Usa guidata da Jerome Powell ha alzato i tassi sui fed funds di 1/4 di punto percentuale, al nuovo range compreso tra lo 0,25% e lo 0,50%, come da attese. Il primo rialzo dei tassi Usa dal 2018 era ampiamente prezzato dai mercati, che si sono concentrati così sul dot plot, il documento che contiene le aspettative degli esponenti del Fomc sul trend futuro dei tassi.
Il dot plot si è confermato indubbiamente più hawkish del precedente diffuso lo scorso dicembre, indicando che il Fomc, braccio di politica monetaria della Federal Reserve, prevede ora sei ulteriori rialzi dei tassi in ognuno dei meeting rimanenti del 2022. Per il 2023, le previsioni sono di tre ulteriori strette monetarie, mentre nessun rialzo è previsto nel 2024.
L'outlook sui tassi è stato rivisto al rialzo in modo significativo rispetto alle proiezioni diffuse nel mese di dicembre. Per la fine del 2022 la Fed di Jerome Powell prevede ora un aumento dei tassi sui fed funds fino all'1,9%, rispetto allo 0,9% previsto nel meeting di dicembre. Per il 2023 i tassi sono attesi a fine anno al 2,8%, rispetto all'1,6% precedentemente atteso. Per il 2024 i tassi sono stimati invariati al 2,8%, rispetto al 2,1% precedente.
Infine, in un arco temporale di più lungo termine, i tassi sui fed funds sono stimati al 2,4%, meno del 2,5% precedentemente atteso.
Queste previsioni, contenute nelle proiezioni economiche diramate dalla Fed, non sono però incise nella pietra, tanto che gli analisti di Bloomberg Economics credono che la Fed potrebbe alzare i tassi, l'anno prossimo, fino al 3,25%, livello massimo dal 2008.
Intervistato dalla Cnbc Jeffrey Gundlach, ceo di DoubleLine Capital, ha detto che per ora "i tassi rimangono molto accomodanti", motivo per cui i mercati continueranno a prezzare il fatto che il party non sia ancora finito. Di conseguenza, a suo avviso, l'azionario segnerà un rally almeno fino al prossimo meeting della Fed di maggio, dopo i forti sell off che lo hanno colpito a inizio anno.
Gundlach ha fatto riferimento al trend del cosiddetto indice della paura di Wall Street,il Cboe Volatility Index, o anche indice della volatilità Vix, secondo cui la fase di sell off sarebbe andata troppo oltre, almeno nel breve termine:
"Quando il VIX sale oltre quota 35, non importa quanto appaia negativo il quadro geopolitico: il consiglio è quello di diventare più bullish, non più bearish, per assistere a una ripresa da una condizione di ipervenduto".
Nella sessione di ieri, Wall Street ha reagito inizialmente male all'annuncio della Fed, per poi chiudere in rally: il Dow Jones è balzato di 518,76 punti (+1,55%), in rialzo per la terza sessione consecutiva per la prima volta in più di un mese; lo S&P 500 è balzato del 2,24%, il Nasdaq Composite è volato del 3,77%.
Dal fronte macro reso noto oggi il report sulle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione che, nella settimana terminata il 12 marzo scorso, sono scese di 15.000 unità a quota 214.000, meglio dei 220.000 attesi.
Il numero complessivo di americani che continuano a percepire i sussidi è sceso di 71.000 unità a 1,42 milioni.