Vincitori e vinti della guerra del gas, i titoli da monitorare
L’escalation della crisi del gas tra Russia e Ucraina ha già avuto l’effetto di bloccare da oggi tutti i rifornimenti destinati all’Europa. In Borsa l’effetto più forte, visibile da ieri, è la pressione a cui sono sottoposti i titoli delle utility (Stoxx di settore in calo oggi del 2%). Ma cosa può comportare più nello specifico a livello borsistico il dissidio tra Mosca e Kiev?
Il gas russo risponde al 25% della domanda europea e l’80% di questo gas proviene da gasdotti che attraversano il territorio ucraino, tuttavia paracaduti sono costituiti dall’elevato livello delle scorte nei Paesi europei e da una domanda in calo per effetto di minori consumi industriali. L’Italia poi può contare sulle accresciute importazioni da Algeria e Libia. A una prima analisi ad avvantaggiarsi della crisi nel nostro Paese potrebbero dunque essere proprio quei gruppi come Eni che importano gas da Paesi diversi dalla Russia. Tuttavia, come sottolineato questa mattina da Equita Sim in una nota, Eni è anche una delle società con i più importanti contratti di import dalla Russia, con una quota del 20% degli approvvigionamenti, seguita da Edison (10%), A2A (stima al 30%) e Iride (stima al 25%).
Altri analisti sottolineano poi la possibilità per le società di generazione di energia di un ricorso a impianti a olio combustibile che, dati i costi elevati, avrebbero però un impatto negativo sui margini. In questo caso tra le società a rischio sempre Equita pone Enel ed Edison.
Per Nomura invece la reazione di alcuni titoli alla crisi sarebbe stata esagerata, con un rischio di inversione del “panic premium” qualora la situazione si stabilizzasse per quei titoli che beneficiando di alti prezzi del gas hanno finora fatto meglio. Tra le società con i maggiori effetti positivi gli analisti individuano Drax, Statoil e BG. Penalizzata invece Centrica.
Ci sono poi gli effetti indotti. Ruhrgas ha informato che grandi utilizzatori di energia come le industrie dell’alluminio, del vetro e dei metalli potrebbero avere una riduzione dei volumi produttivi se la crisi dovesse persistere.
Ma il perdurare della crisi oltre tempi brevi potrebbe anche portare a un’accelerazione dell’iter per la costruzione di nuovi gasdotti con percorsi alternativi al suolo ucraino. In questo caso a beneficiarne, spiegano ancora da Equita, sarebbe Saipem, coinvolta nella realizzazione delle pipeline Nord Stream e South Stream.
Violenti sono stati infine gli impatti sul prezzo del gas. Sul mercato spot la potenziale distruzione d’offerta si è tradotta ieri in un rialzo del 15% sulla piattaforma TTF e in un’ascesa dello stesso tipo sul mercato inglese. E’ tuttavia difficile quantificare se l’impatto sui prezzi sia frutto di una reale carenza d’offerta, dato che a incidere sui prezzi è anche l’ondata di basse temperature che sta interessando tutta Europa. Secondo Nomura il movimento rappresenterebbe una sovrareazione alla prospettiva di una prolungata distruzione d’offerta giudicata invece improbabile. Da segnalare a questo proposito che ieri il presidente di Gazprom, Alexei Miller, a margine dell’incontro con il premier russo Vladimir Putin, ha dichiarato che sono stati fissati per l’8 gennaio a Bruxelles i colloqui tra rappresentanti russi e quelli dell’Unione Europea per discutere sulla crisi del gas.