Notizie Notizie Italia Via libera a decreto dignità con stretta contratti a termine. Di Maio: “Licenziamo Jobs Act”

Via libera a decreto dignità con stretta contratti a termine. Di Maio: “Licenziamo Jobs Act”

3 Luglio 2018 10:05

Stretta sui contratti a termine e sulle delocalizzazioni; semplificazione fiscale con novità che riguardano il redditometro, lo spesometro e lo split payment; contrasto alla ludopatia. Alla fine il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, ce l’ha fatta: il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto dignità, su cui il leader del M5S ha messo la faccia, così come sull’altra proposta chiave del Movimento, il reddito di cittadinanza.

La versione finale, c’è da dire, risulta piuttosto annacquata rispetto a quella iniziale, ma tutto ciò era previsto: l’altolà del ministro dell’economia Giovanni Tria a qualsiasi provvedimento che non tenga in considerazione il nodo delle coperture finanziarie è noto ormai da giorni.

“E’ la Waterloo del precariato”, ha detto un Di Maio trionfante, decretando anche che la misura licenzia di fatto il Jobs Act a firma di Matteo Renzi.

Le polemiche non mancano e provengono sia dall’opposizione che da alcune associazioni di categoria.

Di seguito, i punti principali del provvedimento, che ufficialmente è il primo dell’esecutivo giallo-verde:

La durata dei contratti a termine scende da 36 a 24 mesi. Viene fissato l’obbligo di indicare la causale dopo i primi 12 mesi. Scende non solo la durata ma anche il numero dei rinnovi, tagliato da 5 a 4. Aumenta inoltre da 120 a 180 giorni il termine entro cui è possibile impugnare il contratto, anche se la prima versione del decreto dava ancora più tempo, fino a 270 giorni.

L’adozione dei contratti a termine sarà soggetta inoltre a un costo contributivo crescente di 0,5 punti per ogni rinnovo a partire dal secondo.

L’indennità da corrispondere al lavoratore ingiustamente licenziato viene aumentata da un minimo di 4 ad un massimo di 24 mesi fino ad un minimo di 6 a un massimo di 36 mesi.

Il pacchetto anti-delocalizzazione prevede che le imprese italiane ed estere operanti in Italia, e che abbiano ricevuto soldi pubblici, perdano il beneficio se delocalizzano in stati non appartenenti all’Unione Europea entro cinque anni dalla data di conclusione dell’agevolazione.

Fissata anche una sanzione da due a quattro volte l’importo dell’aiuto ricevuto. Tale sanzione non viene applicata alle imprese che trasferiscono le loro attività in un paese membro dell’Unione europea.

Sicuramente, si va verso la semplificazione del fisco. Si stabilisce di rivedere il “redditometro in chiave di contrasto all’economia sommersa” e viene rinviata la “scadenza per l’invio dei dati delle fatture emesse e ricevute (spesometro)”.  In particolare, “i dati di fatturazione relativi al terzo trimestre del 2018 possono essere trasmessi telematicamente all‘Agenzia delle Entrate entro il 28 febbraio 2019, anziché entro il secondo mese successivo al trimestre”.

Ancora sul redditometro, questo “non ha più effetto per i controlli ancora da effettuare sull’anno di imposta 2016 e successivi”.

Addio inoltre allo split payment “per i servizi resi alle Pubbliche amministrazioni dai professionisti i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto”. L’addio è dunque limitato, come detto sopra, solo ai professionisti.

Il decreto dignità adotta anche la politica di contrasto alla ludopatia: viene sancito il divieto di pubblicità per giochi e scommesse con vincite in denaro, ma i contratti già esistenti sono salvati dalle disposizioni. Escluse inoltre dal divieto le lotterie nazionali a estrazione differita e i loghi sul gioco sicuro e responsabile dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.

Sulla reazione dei politici, in un’intervista rilasciata a Il Messaggero, Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, stronca il decreto dignità:

“Salvini si è mosso bene, nonostante la timidezza di Conte, sulla vicenda migranti, seguendo in parte quanto indicato dal programma del centrodestra. Ma sono i provvedimenti economici quelli che ci preoccupano“. “Temo che questo governo non solo non abbassi le tasse – ha spiegato Gelmini- ma metta ancor di più le mani nelle tasche degli italiani. Il decreto dignità, così come costruito da Di Maio, è un colpo mortale per le imprese e per i commercianti italiani“.

Mentre, ospite di Omnibus a La 7, il  segretario reggente del Partito democratico Maurizio Martina ha così commentato:

“Ci sono alcune preoccupanti inversioni di tendenza come ad esempio l’annullamento dello split payment che favorisce l’evasione. Se vuoi lavorare seriamente sulla stabilizzazione dei contratti a tempo indeterminato, non fai operazioni di propaganda di questo tipo”.