Usa: sussulto a sorpresa delle richieste di sussidi, rivisto al ribasso il Philly Fed
Tornata deludente di dati macroeconomici. Oggi da oltreoceano è arrivato un balzo a sorpresa delle richieste di sussidi di disoccupazione a cui si è aggiunta la revisione al ribasso dell’indice Philadelphia Fed di dicembre. Meglio delle attese invece il saldo della bilancia commerciale Usa.
Deboli indicazioni soprattutto dal richieste di sussidi di disoccupazione. Nella settimana all’8 gennaio sono salite a sorpresa fino a quota 445 mila dalle 410 mila della precedente rilevazione. Si tratta dei livelli massimi da fine ottobre 2010. Il consenso era per un dato stabile a 410 mila unità. Il dato non destagionalizzato ha inoltre visto un incremento di addirittura 191mila unità a quota 770 mila.
Il mercato del lavoro statunitense rimane un osservato speciale nonostante a fine 2010 il tasso di disoccupazione sia sceso al 9,4 per cento, sui minimi dal maggio 2009 complice anche l’aumento del numero degli “sfiduciati”, ossia il calo delle persone in cerca di occupazione. Settimana scorsa Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, nella sua testimonianza davanti alla commissione Bilancio del Senato, ha sottolineato come il recupero sta continuando “ma risulta ancora insufficiente per ridurre significativamente il tasso di disoccupazione. Per la piena normalizzazione del mercato del lavoro, con questo ritmo di crescita economica, saranno necessari almeno altri 4-5 anni”.
E’ arrivata anche la revisione al ribasso dell’indice Philadelphia Fed relativo al mese di dicembre. L’indice che raffigura la condizione manifatturiera nel distretto della Federal Reserve di Philadelphia è stato rivisto a quota 20,8 punti dai 24,3 comunicati in precedenza. Risulta pertanto in calo rispetto al dato di novembre (22,5 punti). Rivisto al ribasso anche il sottoindice dei nuovi ordini (da 14,6 a 10,6 punti). L’indagine che porta a questo indice viene fatta in correlazione all’indice NAPM (indice che rispecchia tutto il settore di distribuzione di manufactoring). L’indice segnala una fase di espansione economica quando è sopra lo zero e di contrazione quando è sotto lo zero.
Indicazioni positive invece dalla bilancia commerciale statunitense che a novembre ha segnato un calo del deficit a 38,3 mld di dollari. Si tratta dei minimi degli ultimi 10 mesi con l’export schizzato ai massimi degli ultimi 2 anni. Gli analisti avevano pronosticato un rosso di 40,9 mld.
Dati deludenti che hanno contribuito ad acuire la fase di discesa odierna del dollaro. Il cross euro/dollaro risulta in crescita di oltre 1 punto e mezzo percentuale fino a un massimo a quota 1,3351 dollari.