UniCredit raccoglie frutti di FINO. Titolo +66% da fine 2016, ed è ancora a sconto
UniCredit (and Italy) Reap Rewards of Successful Bad-Loan Sale: ovvero UniCredit (e l’Italia) raccolgono i frutti della vendita di successo dei crediti deteriorati. Si intitola così un articolo di Bloomberg, che mette in evidenza tutti i progressi che la banca italiana guidata da Jean-Pierre Mustier e lo stesso sistema bancario italiano hanno compiuto sul fronte degli NPL. Viene ricordato come, nell’ambito del progetto FINO, UniCredit abbia concluso 14 mesi di trattative avviate per vendere agli investitori NPL per un valore di 17,7 miliardi di euro.
La transazione FINO (failure is not an option), scrive Bloomberg, ha alimentato la fiducia dei mercati nella capacità del settore bancario italiano di affrontare l’eredità dei crediti deteriorati, facendo salire i corsi azionari e scatenando ulteriori smobilizzi di asset non performanti da parte di altre banche.
“FINO ha agito da apripista per il mercato italiano degli NPL – ha commentato a Bloomberg Massimo Famulato di Frontis NPL, società con sede a Milano che gestisce e offre consulenza sul tema dei crediti deteriorati – La transazione ha inviato un chiaro messaggio al comparto bancario italiano”.
Bloomberg continua:
“Quello che UniCredit ha mostrato è stata la volontà da parte delle banche italiane di affrontare seriamente il problema dei loro debiti, stimolando così l’appetibilità degli investitori per il settore”. E, “sebbene le recenti elezioni inconcludenti del paese abbiamo offuscato in qualche modo l’outlook economico, i titoli bancari italiani sono in rialzo del 50% rispetto ai valori di dicembre del 2016, facendo impallidire i guadagni del 14% riportati dallo Stoxx Europe 600 banks Price Index (sottoindice dello Stoxx Europe 600, che monitora la performance dei titoli delle banche europee principali quotate in Borsa).
Tra l’altro, viene messo in evidenza come nello stesso periodo di tempo, il titolo UniCredit sia balzato +66%, sebbene venga scambiato tuttora a un valore inferiore del 30% rispetto al tangible book value. Diverso il caso di Intesa SanPaolo, seconda banca italiana per valore di asset, il cui titolo è scambiato al book value: altre banche italiane più piccole, come Ubi Banca, sono scambiate a meno della metà del book value.
Bloomberg continua, facendo notare che i progressi compiuti da UniCredit in generale e attraverso la maxi cartolarizzazione dei crediti deteriorati – appunto con il piano FINO – permetteranno alla banca di assistere a un aumento del common equity Tier 1 ratio di 10 punti base netti, alla fine del primo trimestre. L’articolo ricorda che tale ratio si era attestato al 13,6% alla fine del 2017, in rialzo rispetto al 10,5% di quando Mustier prese le redini dell’istituto e superiore a quel 9,2% che toccò nei momenti peggiori della crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona.
Detto questo, è la stessa UniCredit ad anticipare che il suo CET1 ratio sia destinato a scendere, in quanto ritiene che l’arrivo di una ulteriore regolamentazione del settore – incluso l’addendum della Bce – ridurrà i suoi cuscinetti di capitale nel breve periodo. Il target della banca è di riportare per il 2019 un CET1 ratio che sia ancora superiore al 12,5%, rispetto al 13% che gli analisti di Bloomberg Intelligence prevedono in generale per le banche europee, guardando al prossimo anno.
In ogni caso il successo di UniCredit è un dato di fatto.
“UniCredit sta facendo la cosa giusta nel processo di de-risking del suo bilancio – fa notare Wolfram Mrowetz, CEO del broker italiano Alisei SIM, intervistato da Bloomberg – Il completamento di FINO rappresenta un passo importante non solo per la banca, ma per l’intero sistema bancario italiano che, in alcuni casi, avrà ancora bisogno di operazioni aggiuntive di pulizia di bilancio”.