Notizie Trading e Mercati Una Gamestop anche a Piazza Affari? La Consob lo esclude e analizza il caso Tiscali. Faro su trading online in Italia, piattaforme e ruolo dei social

Una Gamestop anche a Piazza Affari? La Consob lo esclude e analizza il caso Tiscali. Faro su trading online in Italia, piattaforme e ruolo dei social

Pubblicato 26 Maggio 2021 Aggiornato 27 Maggio 2021 16:01

Il caso Gamestop, con il titolo della catena Usa di videogiochi che a inizio 2021 ha fatto clamore a Wall Street con un boom record di volatilità, non lo si può vedere a Piazza Affari. “E’ praticamente impossibile”, assicura la Consob, tramite la sua segretaria generale, Maria Antonietta Scopelliti, in audizione dinanzi alla Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche.

Le radici social del fenomeno e lo zampino delle app di trading

Nel nostro Paese una vicenda come quella di Gamestop sarebbe impedita, o comunque molto limitata, dalle regole di funzionamento dei mercati regolamentati e dai presidi, in termini di controlli pre e post negoziazione afferma Scopelliti. Il caso Gamestop, tuttavia, per le sue modalità con la forte spinta agli acquisti da parte del retail e ‘l’effetto-gregge’ spinto dai social network deve far scattare un campanello di allarme da parte delle Autorità perché «l’evoluzione tecnologica e sociale in corso non può essere sottovalutata».

Un elemento importante nella vicenda GameStop è costituito dal  forum “r/WallStreetBets” di Reddit che conta 10 milioni di membri.

Altro elemento che ha favorito il proliferare del caso GameStop è la gratuità di piattaforme di trading come RobinHood, strettamente legate a un modello di business centrato sulla “vendita” degli ordini a grandi operatori HFT; la Consob rimarca come attualmente in Italia le piattaforme di trading di azioni, sebbene l’operatività di clienti retail non sia marginale, hanno caratteristiche molto diverse da quanto osservato negli Stati Uniti, perché risultano gestite da banche e imprese di investimento italiane o comunitarie che operano generalmente come aderenti diretti al mercato e sono sottoposte ad una serie di presidi e obblighi grazie alla regolamentazione UE.  Inoltre, le regole di funzionamento dei mercati italiani prevedono specifici presidi, in termini di controlli pre e post negoziazione, idonei a limitare l’impatto di fenomeni anomali come quelli emersi nella vicenda Gamestop;

Il tentato short squeeze su Tiscali

Certo, il clamore mediatico determinato dalla vicenda GameStop ha avuto alcuni effetti anche sul mercato italiano. Il 28 gennaio 2021 i partecipanti ad un forum dedicato alle azioni Tiscali, presente sul sito investing.com hanno lanciato l’idea di implementare una strategia di short squeeze sulle azioni Tiscali  per la seduta di lunedì 1° febbraio 2021, ispirandosi alla vicenda statunitense. Nella seduta del 28 gennaio 2021, sottolinea la Consob, sono stati rilevati diversi messaggi social che incitavano gli investitori ad inserire ordini di acquisto in massa, nonché l’ingente afflusso di ordini di acquisto ha fatto attivare sin dalla preapertura continue sospensioni delle negoziazioni; negoziazioni che di fatto sono durate poche secondi nell’arco dell’intera seduta. Complessivamente è stato negoziato il 3,14% del capitale sociale dell’emittente e hanno operato 815 intermediari/committenti finali, di cui 723 (89%) persone fisiche clienti dei principali intermediari italiani. Numeri complessivamente limitati rispetto a quelli esplosivi su GameStop e gli altri titoli Usa che sono stati ripetutamente soggetti di ondate di ordini d’acquisto.

Al 29 gennaio 2021 le posizioni nette corte sul titolo Tiscali sono risultate di ammontare contenuto, con una sola PNC, pari allo 0,59% del capitale sociale, oggetto di comunicazione pubblica. Nel corso delle sedute successive del 2 e 3 febbraio 2021, il prezzo dell’azione TISCALI ha fatto poi registrare un andamento negativo, attestandosi su valori di poco superiori a quelli precedenti gli acquisti “di massa”. In sintesi, nonostante l’appello lanciato sul forum abbia determinato un incremento nell’interesse da parte di una vasta platea di investitori retail, l’adesione all’operazione è rimasta contenuta e i meccanismi di sospensione dalle negoziazioni implementati da Borsa Italiana hanno evitato spirali rialziste simili a quelle osservate sul titolo GameStop. Il rialzo del prezzo registrato dalle azioni TISCALI non è stato un caso isolato: al termine della seduta del 1° febbraio 2021 anche altri titoli hanno registrato significative variazioni al rialzo. È il caso delle azioni E-PRICE ed Expert System con performance positive rispettivamente del 15,87% e del 23,97%.

Come si presenta il trading online in Italia

Anche nel panorama italiano si è registrato un progressivo aumento dell’utilizzo di servizi a distanza o web-based per gli investimenti, specialmente piattaforme di negoziazione (cd. trading on-line) caratterizzate dall’intermediazione degli ordini ricevuti dai clienti attraverso mezzi elettronici. Tale fenomeno risulta accentuato dalla crisi innescata dalla pandemia e da strategie di marketing sempre più aggressive.

La Consob sottolinea che, sul mercato nazionale, gli operatori che offrono servizi di trading on-line indirizzati alla clientela retail sono essenzialmente riconducibili a due macro categorie:

Piattaforme “innovative”, realizzate da imprese di investimento autorizzate in altri paesi dell’UE che offrono servizi di investimento senza succursale e che – in modo non dissimile da RobinHood – offrono la possibilità di avviare velocemente le negoziazioni con somme minime e con commissioni ridotte e/o nulle, rivolgendosi prevalentemente ad un target di clientela caratterizzato da ridotta esperienza in materia di investimenti finanziari. Tali operatori danno anche la possibilità di negoziare a leva, ovvero di impiegare solo una parte delle disponibilità liquide

Piattaforme “tradizionali” rese disponibili da intermediari (banche o imprese di investimento italiane e europee) che offrono la possibilità di investire su un’ampia gamma di strumenti finanziari. Le piattaforme sono collegate anche a strumenti di analisi ed informativi avanzati e sono utilizzate prevalentemente da clienti retail più evoluti. Questi operatori adottano modelli di business differenti rispetto alla precedente categoria. Un importante elemento di differenziazione è rappresentato dal sistema di commissioni che, pur essendo in generale commisurato alla frequenza del trading, prevede in ogni caso dei costi (variabili ed in alcuni casi fissi) a carico del cliente. Inoltre, l’offerta comprende piattaforme con funzionalità più avanzate da punto di vista delle analisi e delle funzioni, quindi più complete, anche se meno “semplici”, e di conseguenza rivolte a clientela più esperta.

Un aspetto che  accomuna le piattaforme tradizionali a quelle innovative è la possibilità di operare a leva; in tal caso l’intermediario stabilisce un sistema di stop-loss automatico: per ogni titolo viene fissato un prezzo di ricopertura che chiude automaticamente l’operazione inviando un ordine “a mercato”. I sistemi di stop-loss, soprattutto in condizioni di mercato volatili, possono anche generare un’accelerazione dei trend ribassisti. Ciò avviene quando la presenza di un volume rilevante di operazioni di acquisto a leva su un determinato titolo si confronta con un andamento del prezzo discendente e quindi sfavorevole. “In questi casi – rimarca Scopelliti – si determina l’immissione contemporanea di un grande volume di ordini di vendita – dovuto all’attivazione degli stop-loss – che accelera il trend ribassista. Si può così innescare un effetto a catena dovuto all’attivazione di ulteriori stop-loss ai livelli di prezzo inferiori, con un impatto rilevante sulla volatilità e sulla necessità di sospensioni automatiche da parte del mercato”.

Rischio short squeeze anche in Italia?

A tal proposito, la Consob ricorda di monitorare costantemente il livello di vendite allo scoperto e altre operazioni ribassiste su titoli azionari italiani (nel complesso, posizioni nette corte o PNC). Dalle analisi condotte dalla Consob sui dati delle PNC comunicate ai sensi della normativa europea è emerso che le tre società italiane maggiormente “shortate” presentano rapporti fra PNC e capitale sociale e PNC e flottante molto distanti da quelli rilevati per GameStop, inferiori anche di oltre 10 volte.

Più in generale, al 31 dicembre 2020 le PNC su azioni italiane rappresentavano lo 0,8% della capitalizzazione del mercato italiano e l’1,25% del flottante (contro il 3,5% dello Short Interest sul flottante per le azioni statunitensi). Si può quindi considerare che sul mercato italiano il peso delle vendite allo scoperto e altre operazioni ribassiste sia meno rilevante rispetto all’esperienza statunitense, sia in termini complessivi, sia considerando le singole società con le maggiori posizioni ribassiste aperte.

Infine l’Autorithy ricorda che il quadro normativo MiFID II/MiFIR prevede obblighi specifici sia per gli operatori sia per le sedi di negoziazione relativamente all’istituzione di sistemi e controlli volti a garantire una negoziazione corretta e ordinata e a consentire l’esecuzione efficiente degli ordini. In particolare, gli operatori sono tenuti a dotarsi di controlli (tra i quali i filtri sui prezzi, sulla quantità, sul controvalore e sul numero di ordini immessi) e sistemi automatici di allarme che, tenuto conto della tipologia di attività dell’operatore, prevengano l’immissione di proposte anomale che per prezzo, quantità, controvalore e numero, potrebbero avere effetti sull’ordinato funzionamento del mercato. Gli operatori devono poi assicurare di essere in grado di cancellare le proposte immesse o, se necessario, di limitare la possibilità di immettere proposte per il tramite delle interconnessioni. I mercati di Borsa Italiana prevedono anche per tutte le trading venues gestite:

  • parametri di variazione massima in termini di quantità, di controvalore e di prezzo delle proposte di negoziazione immesse;
  • sistemi di circuit breaker per la gestione della volatilità dei prezzi;
  • dispositivi di monitoraggio delle negoziazioni in tempo reale e in differita.