Ucraina: G7 non riconosceranno l’esito del referendum in Crimea, nuove minacce alla Russia

I Paesi del G7 non riconosceranno l'esito del referendum in Crimea, che decreterà lo status della regione autonoma dell'Ucraina il prossimo 16 marzo, e minacciano la Russia di ulteriori sanzioni in caso di sostegno alla Crimea. "Noi, i leader di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, il Presidente del Consiglio Europeo ed il Presidente della Commissione Europea, ci appelliamo alla Federazione russa perché cessi ogni attività volta a modificare lo status della Crimea violando la legge dell'Ucraina ed il diritto internazionale", si legge nella nota diffusa oggi e postata anche sul sito del governo italiano. I Paesi del G7 chiedono alla Russia di interrompere immediatamente qualsiasi sostegno al referendum in Crimea, che verrebbe considerato comunque illegale. "Tale referendum non avrebbe effetto legale. In mancanza di una preparazione adeguata e data la presenza intimidatoria di truppe russe, si tratterebbe inoltre di un processo profondamente viziato e privo di autorità morale. Per tutte queste ragioni, non ne riconosceremmo come valido il risultato", prosegue la nota, che definirebbe l'eventuale annessione russa della Crimea "una chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite". Tanto da far scattare ulteriori minacce alla Russia: "se la Federazione Russa compisse tale passo, intraprenderemmo azioni ulteriori, a titolo individuale e collettivo", dichiarano i Paesi del G7, che confermano la loro astensione alla partecipazione del summit del G8, in programma a Sochi in giugno.
Si ricorda però che proprio ieri non la Russia, bensì il Parlamento della stessa Crimea ha adottato la dichiarazione di indipendenza e ha espresso la volontà di separarsi dal resto del Paese. I deputati della Crimea hanno rivendicato questa volontà appellandosi proprio al diritto internazionale e alle precedenti vicende: "sulla base delle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite e molti altri strumenti internazionali che riconoscono il diritto dei popoli all'autodeterminazione, nonché tenendo conto del sostegno da parte della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo del 22 luglio 2010", si legge nella nota del Parlamento della Crimea.
Si ricorda però che proprio ieri non la Russia, bensì il Parlamento della stessa Crimea ha adottato la dichiarazione di indipendenza e ha espresso la volontà di separarsi dal resto del Paese. I deputati della Crimea hanno rivendicato questa volontà appellandosi proprio al diritto internazionale e alle precedenti vicende: "sulla base delle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite e molti altri strumenti internazionali che riconoscono il diritto dei popoli all'autodeterminazione, nonché tenendo conto del sostegno da parte della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo del 22 luglio 2010", si legge nella nota del Parlamento della Crimea.