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Tonfo per le Borse internazionali

28 Febbraio 2007 07:18

Martedì da dimenticare per le Borse di tutto il mondo. La tempesta è cominciata a Shanghai: la Piazza cinese ha messo a segno il calo più pesante, circa nove punti percentuali, degli ultimi anni.
Un’ondata di pessimismo che si è fatta sentire anche in Europa dove è partita la pioggia di vendite, tanto che in solo giorno sono stati bruciati 272 miliardi di euro di capitalizzazione. Da Parigi a Francoforte, da Londra ad Amsterdam, tutte le principali Piazze del Vecchio continente hanno ceduto ognuno circa il 3%: il Mibtel ha perso il 3,22%, il Cac40 ha ceduto 3,02%, il Ftse ha lasciato sul parterre il 2,31%, mentre il Dax ha registrato un calo pari al 2,96%.


Una tempesta violenta che ha investito anche l’America. Wall Street ha vissuto una delle peggiori sedute dal settembre del 2001, all’indomani degli attentati alle Torri Gemelle a New York. Un vento negativo che si è cominciato a far sentire sin dall’inizio delle contrattazioni, subendo della accelerazioni brusche in territorio negativo nel corso della seduta. I principali indici a stelle e strisce hanno poi terminato la giornata, perdendo intorno al 3%.
Un’ondata di ribassi che ha colpito anche Tokyo che ha perso infatti il 2,85%. Il Nikkei, l’indice dei 225 titoli guida, è sceso a 17.604,12 punti, 515,80 in meno della chiusura di martedì, dopo un’apertura a -3,23%. La Borsa nipponica è stata costretta anche a interrompere le contrattazioni per la prima volta dal 12 settembre 2001.


Ma quali sono le cause di questo tonfo dei mercati internazionali? I motivi sono molteplici. Una prima causa si può rintracciare nella débacle della Borsa dell’ex Celeste Impero che è stata la miccia che ha fatto partire la raffica di vendite su tutti i listini. Ma non è stato l’unico motivo.
A pesare come un macigno sono state anche le parole dell’ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, che ha detto di attendersi per i prossimi mesi sorprese negative dall’economia americana e potenzialmente quindi anche dai mercati finanziari. L’ex guida della banca centrale americana, parlando lunedì scorso a un convegno a Hong Kong, ha addirittura anticipato la possibilità di una recessione negli Stati Uniti entro la fine dell’anno, determinata dalla chiusura del ciclo economico espansivo iniziato nel 2001. Dati i legami stretti che corrono tra l’America e la Cina, non c’è da stupirsi degli effetti devastanti che si sono visti a Shanghai e nel resto del mondo.

A peggiorare ulteriormente la situazione sono stati diffusi alcuni dati macroeconomici. In particolare, gli ordini di beni durevoli negli Usa che nel mese di gennaio hanno registrato una flessione del 7,8% rispetto alle attese di un calo limitato a -2,5%. La precedente rilevazione è stata rivista al +2,8% da +2,9%.

 

In mattina, il mercato azionario cinese ha però dato segnali di ripresa, chiudendo a +3,94% in scia anche dalle parole del suo premier, Wen Jiabao.

Sul fronte europeo, partenza negativa ma comunque in ripresa per le principali Piazze del Vecchio continente. In Francia, il Cac40 perde il 2,11% a 5470,43 punti, il Dax di Francoforte e l’Ftse di Londra arretrano rispettivamente dell’1,73% a 6707,79 e dell’1,62% a 6190,60 punti. Stessa situazione in Italia dove i principali indici milanesi viaggiano in territorio negativo: il Mibtel è in calo dell’1,82% a 31.587 punti, mentre l’S&P/Mib cede l’1,63% a 40.937 punti.

(Aggiornato alle 10.05)