Svizzera: difesa del cambio non costava quasi nulla, ma la scelta è sensata (analisti)
La scelta della Banca Nazionale Svizzera (SNB) di abbandonare la politica di difesa del tasso di cambio ad 1,20 rispetto all'euro ha rappresentato una mossa sensata, dopo sei mesi di deprezzamento della moneta unica. A dirlo John Greenwood, capo economista globale di Invesco. La decisione dell'istituto elvetico, che aveva adottato questo floor nel settembre del 2011, è arrivata a una settimana esatta dalla prima riunione del 2015 della Banca centrale europea in agenda il prossimo 22 gennaio.
"Solo 3 anni fa la SNB aveva adottato questo "tetto" perché il franco Svizzero era stato sostenuto troppo dagli investitori preoccupati dalla crisi dell'euro - spiega Greenwood - minacciando così la produzione industriale svizzera (farmaceutica ed ingegneristica) oltre che il turismo".
Alla Svizzera mantenere un tetto al cambio non costa quasi nulla, ricorda Greenwood, era sufficiente acquistare gli eccessi di euro e dollari sul mercato valutario svizzero, stampando franchi per far fronte agli acquisti. Considerando l'attuale avversità al rischio delle banche, questo non ha portato ad un rapido aumento della crescita della moneta circolante e del credito in Svizzera e non ha influito negativamente sull'inflazione, che la SNB prevede ad un livello di -0,1% nel 2015. "Pertanto, dice l'economista di Invesco, "il costo di tali operazioni sull'economia è stato trascurabile".
Secondo Greenwood non rappresenta un grande cambiamento a livello mondiale. "Un piccolo stato caratterizzato da un'economia aperta ha ri-affermato la propria indipendenza, ma non si tratta nemmeno di un evento significativo per l'Eurozona - concludono da Invesco - la Bce continuerà ad attuare i propri piani nel corso della prossima settimana, probabilmente con un'operazione di "quantitative easing" che sarà implementata con un certo ritardo, noncurante delle decisioni prese dalla Svizzera".
"Solo 3 anni fa la SNB aveva adottato questo "tetto" perché il franco Svizzero era stato sostenuto troppo dagli investitori preoccupati dalla crisi dell'euro - spiega Greenwood - minacciando così la produzione industriale svizzera (farmaceutica ed ingegneristica) oltre che il turismo".
Alla Svizzera mantenere un tetto al cambio non costa quasi nulla, ricorda Greenwood, era sufficiente acquistare gli eccessi di euro e dollari sul mercato valutario svizzero, stampando franchi per far fronte agli acquisti. Considerando l'attuale avversità al rischio delle banche, questo non ha portato ad un rapido aumento della crescita della moneta circolante e del credito in Svizzera e non ha influito negativamente sull'inflazione, che la SNB prevede ad un livello di -0,1% nel 2015. "Pertanto, dice l'economista di Invesco, "il costo di tali operazioni sull'economia è stato trascurabile".
Secondo Greenwood non rappresenta un grande cambiamento a livello mondiale. "Un piccolo stato caratterizzato da un'economia aperta ha ri-affermato la propria indipendenza, ma non si tratta nemmeno di un evento significativo per l'Eurozona - concludono da Invesco - la Bce continuerà ad attuare i propri piani nel corso della prossima settimana, probabilmente con un'operazione di "quantitative easing" che sarà implementata con un certo ritardo, noncurante delle decisioni prese dalla Svizzera".