Sventata minaccia populismo in Olanda, vince Rutte. Euro al record in più di un mese
Gli olandesi hanno scelto di continuare a sostenere l’Unione europea e l’euro.
Con il 93% dei voti conteggiati, mentre poche sono le sezioni che devono essere ancora scrutinate, il risultato delle elezioni in Olanda è inequivocabile: a vincere è stato il Partito liberale del premier Mark Rutte, che non ha dovuto faticare neanche tanto nella sfida con il suo più temibile avversario, il leader del partito islamofobo ed euroscettico Geert Wilders, una sorta di Le Pen olandese.
I liberali di Rutte, secondo le stime, risultano avanti con il 21,2%, dunque con 33 seggi sui 150 seggi della Camera Bassa. I populisti di Wilders, a capo del partito PVV, sono secondi al 13,1% e 20 seggi. Avanzano i verdi di GroenLinks, che balzano dal 2,3% del 2012 al 9%, e da 4 a 14 seggi. I liberali progressisti del D66 sono al 12,1% e i democristiani del Cda al 12,4%, con 19 seggi ciascuno.
Le trattative informali per dar vita a una coalizione di governo inizieranno già nella giornata di oggi, anche se si concluderanno molto probabilmente tra qualche mese. E, a questo punto, la coalizione si dovrebbe formare tra i liberali di Rutte, che verrebbe riconfermato premier, i cristiani democratici e i progressisti del D66, che vengono reputati fortemente a favore dell’Europa.
Gli olandesi hanno comunque punito la coalizione tra i liberali e il Partito laburista: pur vincendo, i liberali di Rutte hanno perso infatti otto seggi rispetto alle elezioni del 2012, mentre i laburisti sono stati i grandi perdenti, fattore che ora mette a rischio il destino politico del ministro delle finanze e numero uno dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem.
Il collasso dei laburisti, da 38 seggi a 9, è il peggiore nella storia delle elezioni in Olanda, stando a quanto fa notare a Bloomberg Kees Aarts, professore di istituzioni politiche presso l’Università di Groningen.
E in generale, con ben 13 partiti che entreranno nel Parlamento, nessuno dei quali con un voto che sia di molto superiore al 20%, “il principale messaggio è che la frammentazione è senza precedenti”.
Immediata la reazione dei mercati, con l’euro che balza al record in oltre un mese, brindando alla minaccia sventata del populismo e posizionandosi in area $1,0740.
Kim Liu, strategist di ABN Amro, sottolinea che per gli investitori, la probabilità di una rottura dell’Eurozona si è smorzata, anche se un qualsiasi rally legato al sollievo dei mercati “potrebbe avere durata breve”.
L’attesa per le elezioni olandesi era stata contrassegnata dal nervosismo in quanto, in un 2017 ricco di eventi politici cruciali per il futuro dell’Europa, l’Olanda è stata ufficialmente il primo banco di prova per testare l’ascesa del populismo, che nel Regno Unito ha portato alla vittoria della Brexit e negli Stati Uniti alla presidenza di Donald Trump. Ma, come fa notare il professore Aarts, sebbene i risultati del voto “calmeranno per un po’ tutti” gli europeisti, “il grande evento sarà rappresentato dalle elezioni francesi”.
A tal proposito, per ora l’effetto Olanda sul mercato dei titoli di stato francesi c’è: lo spread Francia-Germania a 10 anni è infatti sceso al minimo in circa 10 giorni, dopo la notizia della sconfitta di Wilders, con i tassi decennali in lieve ribasso.
Azionario europeo in rialzo anche sulla scia della buona performance di Wall Street, dopo il secondo rialzo dei tassi Usa da parte della Fed in tre mesi, annunciato nella serata di ieri. I tassi sono stati alzati di 25 punti base al range compreso tra lo 0,75% e l’1%. La Fed ha lasciato inoltre intendere di non voler accelerare il ritmo per normalizzare la politica monetaria: altro elemento che, per ora, ha rassicurato i mercati.