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La sterlina si riprende dopo minute BoE

Pubblicato 23 Gennaio 2013 Aggiornato 5 Luglio 2019 15:01

Risalita delle quotazioni della sterlina dopo le minute della Bank of England e il dato sulla disoccupazione Ilo8scesa al 7,7% a novembre dal 7,8% precedente). Il cross sterlina/dollaro risalito fino a 1,588 dopo aver toccato in mattinata un minimo a 1,5801.

Dai verbali della riunione del 10 gennaio della Bank of England emerge il voto favorevole di 8 membri e un solo voto contrario al mantenimento del QE a quota 375 miliardi di sterline. L’unico voto contrario è stato quello di David Miles che ha proposto di incrementare il target di 25 miliardi di sterline a 400 miliardi (in linea con quanto aveva già proposto nella riunione di dicembre). Gli sviluppi dell’ultimo mese hanno rafforzato il pensiero di alcuni membri che non ritengono necessario un nuovo quantitative easing (QE). Miles ritiene invece che un maggiore QE rimane necessario per sostenere la debole crescita economica. Voto unanime per il mantenimento dei tassi allo 0,5%. Nelle minute c’è anche un cenno alla sterlina poiché si rimarca come “il vero tasso di cambio della sterlina potrebbe essere al di sopra del livello compatibile con il necessario riequilibrio dell’economia”.
“Ci attendevamo un comunicato più accomodante su un prossimo aumento del quantitative easing mentre nelle minute si possono trovare solo indicazioni su un proseguimento della politica monetaria in essere”, commenta Filippo a Diodovich, market strategist di IG. L’esperto di IG, approfondendo il tema della guerra delle valute, rimarca come attualmente i più aggressivi siano i giapponesi dopo l’insediamento del primo ministro Shinzo Abe con un piano per deprezzare lo yen e permettere alla propria economia di uscire dal lungo periodo di deflazione.
Ieri è stato fissato dalla Bank of Japan il nuovo target di inflazione al 2%, ma i mercati avevano già da tempo scontato tali strategie. Negli ultimi 6 mesi lo yen ha perso il 28% rispetto all’euro, il 16% rispetto alla sterlina e il 13% rispetto al dollaro.

“La BCE sembra non volere partecipare – prosegue Diodovich -. Draghi continua, infatti, a ribadire il principio di indipendenza della Banca Centrale Europea con il principale obiettivo di vigilare sulla stabilità dei prezzi e non sostenere la crescita delle attività economiche in Eurolandia. Riteniamo, tuttavia, che l’istituto di Francoforte potrebbe intervenire presto per fermare l’apprezzamento della divisa dell’Unione Monetaria. L’ostacolo più duro da superare per Draghi sarà l’immobilismo voluto dalla Bundesbank”.