Stati Uniti: la Federal Reserve non tocca i tassi. Rispettate le attese

Come da attese, la due giorni di riunioni del FOMC (Federal Open Market Committee), il braccio armato della Banca centrale statunitense, si è chiusa con un nulla di fatto. Dopo i rialzi di un quarto di punto percentuale varati a dicembre e a marzo, la conferma dei tassi sui Fed Funds allo 0,75-1% era stata correttamente pronosticata dall’86,6% degli operatori contattati da Bloomberg.
Discorso differente nel caso del meeting di metà giugno, quando una nuova stretta è attesa da quasi il 70% del campione (69,6%). A supporto di questa tesi c’è il fatto che al termine del meeting è prevista una conferenza stampa di Janet Yellen. Attenzione perché secondo alcuni la debolezza evidenziata dal Pil nel primo trimestre potrebbe favorire un rallentamento del processo di normalizzazione della politica monetaria.
Tra gennaio e marzo il Pil della prima economia ha segnato un +0,7% annualizzato, il dato minore degli ultimi tre anni. A far da zavorra ci hanno pensato i consumi, che con un +0,3% hanno segnato l’incremento minore dal 2009. Per Mickey Levy di Berenberg non c’è da preoccuparsi perché la frenata è da ricondurre a fattori eccezionali e transitori. Per il secondo trimestre l’esperto stima un +3,3% che riporterebbe la media semestrale in quota 2%.
“Le stime puntano ad una decisa riaccelerazione già dal 2Q e, a questo proposito, non va dimenticato che la contenuta crescita del 1Q è ormai una costante di questo ciclo economico (trattandosi di una crescita su base trimestrale annualizzata è probabile che il ricorrente debole avvio d’anno che caratterizza questo ciclo sia almeno in parte da addebitare ad una non corretta destagionalizzazione dei dati)”, riporta lo studio settimanale di Banca Intemobiliare.
“Per il FOMC il rallentamento registrato nel primo trimestre è probabilmente di natura transitoria”, rileva l’istituto con sede a Washington. Anche perché la dinamica occupazionale si conferma “solida”, indicazioni positive arrivano dai “fondamentali relativi i consumi” e l’inflazione, nonostante il recente rallentamento, “non è lontana” dal target del 2%.
Quindi al momento restano confermati altri due rialzi dei tassi entro l’anno ma, come da copione, la Fed continuerà a monitorare da vicino le indicazioni in arrivo dai dati macroeconomici e si regolerà di conseguenza.