Notizie Notizie Mondo Sostenibilità, l’Earth Overshoot Day arriva più tardi con effetto Covid. La sfida green di Milano, Londra e Parigi

Sostenibilità, l’Earth Overshoot Day arriva più tardi con effetto Covid. La sfida green di Milano, Londra e Parigi

21 Agosto 2020 12:27

La Global Footprint Network (GFN) calcola ogni anno l’Earth Overshoot Day sin dagli anni ’70. L’Earth Overshoot Day, che ques’anno è indicato per il 22 agosto, è il giorno in cui l’umanità avrà esaurito le risorse naturali disponibili per l’intero anno. In poche parole, per il resto del 2020 l’umanità accumulerà dunque un debito ecologico, consumando più di quanto la Terra sia in grado di rigenerare naturalmente in un periodo di 12 mesi e riducendo la disponibilità di risorse per le generazioni future. Inoltre, produrremo anche una preoccupante quantità di rifiuti, ad esempio sotto forma di emissioni di anidride carbonica.

Il lockdown ci ha reso più sostenibili

Col passare del tempo, la data del’Earth Overshoot Day tendeva a cadere sempre prima con quindi il nostro impatto sul pianeta sempre più vistoso. Quest’anno però si è osservata un’inversione di tendenza. Grazie alle misure adottate per contenere il coronavirus, l’impronta ecologica dell’umanità si è drasticamente ridotta.

Secondo le stime della GFN, l’impronta di carbonio globale è diminuita di quasi il 15% rispetto allo scorso anno, quella relativa ai prodotti forestali di oltre l’8%.

“La pandemia ha richiamato l’attenzione generale su diverse questioni ambientali che, senza un rigoroso controllo, potrebbero aggravare l’attuale emergenza sanitaria o persino innescare nuove future epidemie”, rimarca Stephen Freedman, Senior Product Specialist di Pictet Asset Management. Ad esempio, l’inquinamento atmosferico è responsabile della morte precoce di 7 milioni di persone ogni anno. I ricercatori hanno scoperto che l’inquinamento dell’aria potrebbe avere intensificato gli effetti della pandemia. Diversi studi associano infatti gli elevati livelli di particolato atmosferico agli alti tassi di mortalità del coronavirus.

E l’esperienza della pandemia insegna che è possibile ridurre l’inquinamento atmosferico in breve tempo. Lo stop del traffico stradale e aereo e la chiusura delle fabbriche hanno consentito un significativo miglioramento della qualità dell’aria. In Cina le concentrazioni di particolato, noto come PM2.5, sono diminuite addirittura di un terzo agli inizi di marzo rispetto allo stesso periodo del 2019.

Governi nazionali né le amministrazioni locali intendono sprecare l’occasione offerta da questa crisi. La città di Milano ha in programma uno dei più ambiziosi progetti a livello europeo per ridistribuire lo spazio stradale a pedoni e ciclisti a scapito delle auto. Londra e Parigi avranno più strade car-free, mentre New York e Seattle amplieranno i marciapiedi e le zone pedonali.

“L’inquinamento atmosferico, tuttavia, è solo una delle numerose questioni ambientali urgenti messe in evidenza dalla pandemia”, argomenta Stephen Freedman, che cita la biodiversità. Diversi studi scientifici – gli ultimi dei quali condotti dai ricercatori della London University College – dimostrano che la perdita di biodiversità è responsabile dell’aumento del rischio di pandemia. 

Pictet prevede che la tutela della biodiversità sarà al centro del dibattito pubblico sulla prevenzione di pandemie future e su una migliore gestione delle crisi sanitarie.