Settimana migliore da sei mesi per l’eurodollaro
Incremento settimanale maggiore da sei mesi per il cambio tra la moneta unica e il biglietto verde. Chiusura di settimana con il segno più per l’eurodollaro che, nonostante la possibilità che la banca centrale europea approvi un piano di quantitative easing, nelle ultime cinque sedute ha evidenziato un incremento dell’1,4%, il maggiore da fine settembre, portandosi agli attuali 1,3898 usd.
“I mercati ignorano le minacce di un accomodamento dalla Bce; un eventuale intervento viene considerato altamente improbabile nel prossimo futuro”, si legge in una nota preparata da Ipek Ozkardeskaya, analista di Swissquote Europe.
Più che dall’eventuale qe in salsa europea il cross è influenzato dalla conferma dell’impostazione “dovish” della Federal Reserve. Dopo un primo approccio da “falco” emerso nel corso della conferenza stampa al termine dell’ultimo meeting, la chairwoman Janet Yellen ha recentemente ammorbidito i toni dichiarando che la Fed manterrà il supporto straordinario alla prima economia ancora per un po’ di tempo. Toni da “colomba” sono stati rilevati anche nei verbali dell’ultima riunione del Fomc (Federal open market committee), il braccio operativo dell’istituto con sede a Washington.
In una nota pubblicata oggi, Goldman Sachs evidenzia le due ragioni che ritiene essere alla base del mancato (almeno fino a ora) rafforzamento del biglietto verde: “il fatto che i rendimenti a breve statunitensi sono ancora riluttanti a prezzare il ritiro delle misure stimolo […] e che i tassi di mercato nei paesi del G10 non ancora incorporano a dovere la ripresa statunitense”.
“Il momentum rialzista dell’Eur/Usd si sta rafforzando, sostenuto dall’aumentato interesse per i bond dei paesi periferici dell’Eurozona”, rileva Ozkardeskaya.
Manuel Oliveri, strategist valutario del Credit Agricole, ritiene addirittura che l’eventuale qe nel Vecchio continente potrebbe sostenere la moneta unica. “Un piano di allentamento quantitativo […] non rappresenta necessariamente un fattore negativo per la divisa” poiché “il flusso di capitali positivo ha rappresentato una delle ragioni che hanno sostenuto la moneta unica negli ultimi mesi e il quantitative easing potrebbe aumentare considerevolmente la domanda per gli asset denominati in euro”.