Notizie Notizie Italia Schiaffo Consob a Bolloré: in Tim ha controllo di fatto. Ecco cosa rischia ora Vivendi

Schiaffo Consob a Bolloré: in Tim ha controllo di fatto. Ecco cosa rischia ora Vivendi

14 Settembre 2017 08:15

Doccia fredda della Consob sui francesi di Vivendi capitanati da Vincent Bolloré. In una delibera, l’Authority di borsa italiana ha infatti scritto che Vivendi controlla di fatto Telecom Italia. Una conclusione- quella della Consob- che il colosso francese delle tlc, come conferma in una nota, ha tutta l’intenzione di impugnare nelle sedi competenti.

“Vivendi prende atto della posizione espressa dalla Consob, che ha dichiarato l’esistenza di un controllo di fatto di Vivendi su Telecom Italia. Vivendi contesta formalmente questa interpretazione e si appellerà ai tribunali competenti. Il Gruppo ribadisce di aver sempre rispettato le leggi e di averle applicate”.

Non la pensa così la Consob, che sottolinea che “ciò che conta al fine dell’individuazione del soggetto controllante non è una particolare situazione formale (la proprietà, ad esempio, di oltre il 50% del capitale ordinario), ma sono le reali posizioni di potere all’interno della società, determinate dal numero di voti che di fatto si possono comunque utilizzare per conseguire l’influenza dominante sulla partecipata attraverso la nomina della maggioranza dei componenti del Consiglio di amministrazione”.

La Commissione fa riferimento anche al 27 luglio, quando il cda di Tim ha attribuito la carica di amministratore delegato ad interim dopo l’uscita di scena di Flavio Cattaneo al presidente esecutivo de Puyfontaine, fatta salva l’attribuzione ad interim delle deleghe relative alla funzione security e alla società Telecom Sparkle al vice presidente Recchi.

Dal canto suo l’Agcom prende atto delle “integrazioni alla proposta di piano di Vivendi”, che “indicherà un “gestore” a cui conferirà la quota in Mediaset superiore al 9,9% (quindi quasi il 20%) e “vigilerà sulla concreta attuazione dell’impegno a rimuovere la posizione vietata” entro il prossimo aprile.

Per ora è questa l’evoluzione della saga Telecom-Mediaset-Vivendi, che ha alimentato diverse polemiche in Italia e che ha fatto parlare più di una volta di un assalto francese al settore delle comunicazioni del Made in Italy.

Da segnalare che i francesi di Vivendi detengono una quota in Tim del 23,9%, oltre a controllare i due terzi del board.

In Mediaset, a seguito della scalata avvenuta alla fine del 2016 che ha fatto scendere in campo lo stesso ex premier Silvio Berlusconi, Vivendi ha una partecipazione di quasi il 30%. (all’inizio di dicembre dello scorso anno, Vivendi aveva reso noto di detenere una quota superiore al 3% in Mediaset e sempre in quei giorni aveva comunicato l’intenzione di diventare il secondo azionista del gruppo)

A tal proposito, per ottemperare al divieto stabilito dall’Agcom di detenere contemporaneamente le due quote in Mediaset e Tim, Vivendi ha appunto proposto di consegnare a una fiduciaria il 20% delle azioni del Biscione, in modo da poter scendere sotto il 10% della società.

La tegola sulle doppie partecipazioni detenute dai francesi di Vivendi e reputate entrambe rilevanti nelle due aziende italiane era arrivata lo scorso 18 aprile con una delibera dell’Agcom, che aveva intimato al gruppo di Bollorè di agire per ovviare alla situazione di contrasto creatasi con la normativa italiana, a causa della doppia posizione azionaria.

La legge italiana vieta infatti la detenzione di partecipazioni incrociate considerate rilevanti in società attive nel settore media e tlc. Il diktat imposto a Vivendi era dunque di ridurre le proprie quote in Mediaset o Telecom.

La tensione Italia-Francia è poi montata ulteriormente con il controllo che i francesi hanno rafforzato negli ultimi mesi in Telecom.

Ora la delibera della Consob, secondo cui la posizione detenuta nel gruppo rappresenta un controllo di fatto, irrita Bolloré & Co, che si sono sempre difesi affermando di esercitare una influenza blanda e di detenere semplicemente il controllo e la direzione di Telecom Italia.

L’irritazione è del tutto comprensibile, visto che Vivendi potrebbe trovarsi costretta ad accollarsi sui suoi conti un indebitamento netto di Telecom Italia per un valore di ben 25,7 miliardi.

Non solo: si attende la data del 25 settembre, in cui il governo Gentiloni potrebbe dare il via alla procedura del “golden power”, con cui l’esecutivo esercita poteri speciali, avvalendosi del diritto di intervenire nelle aziende quando ci sono interessi strategici nazionali considerati a rischio.

Procedura che potrebbe essere avviata per difendere precisamente Telecom Sparkle, società proprietaria di una rete di cavi sottomarini che collega paesi in Europa, nel Mediterraneo e nelle Americhe.

In occasione della riunione del Copasir, è stato lo stesso premier Paolo Gentiloni ad affermare, secondo alcune fonti, che il governo sarebbe pronto a usare “tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione” per proteggere Telecom Sparkle, considerata un asset “strategico” per l’Italia.