News Rischio sovrano, QE e tensioni geopolitiche sono i fattori che guidano il mercato

Rischio sovrano, QE e tensioni geopolitiche sono i fattori che guidano il mercato

Pubblicato 8 Luglio 2013 Aggiornato 19 Luglio 2022 16:18

Di seguito pubblichiamo una visione di mercato sulle materie prime a cura di Nicolas Robin, gestore di portafoglio di Threadneedle Investments. A detta dell'esperto, in un contesto in cui a guidare il mercato sono l'insieme di fattori quali la percezione del rischio sovrano, il termine del QE Usa e le tensioni geopolitiche, la recente volatilità nel settore delle materie prime ha creato interessanti opportunità per posizionare in maniera vantaggiosa i portafogli che investono in commodities nella seconda metà del 2013.




Una delle caratteristiche principali dei mercati delle materie prime negli ultimi tre anni è stato il rischio sovrano sulla scia della crisi del credito e, come corollario, il quantitative easing (QE) - il colossale programma di stimolo destinato a potenziare la ripresa economica globale. Abbiamo lanciato la nostra strategia long-only sulle commodities dopo la prima crisi della Grecia e i mercati hanno assistito ad un notevole sostegno nel secondo semestre del 2010, alle spalle del QE. Da allora, i mercati tendono ad essere abbastanza volatili e hanno girato in entrambe le direzioni.




Probabilmente la caratteristica più evidente del mercato dal 2011 è stata la rinascita del rischio geopolitico, a partire da disordini in Tunisia e dal propagarsi in Egitto, Libia e Medio Oriente. Più di recente, gli investitori si sono abituati a un livello di tensione geopolitica, una familiarità che ha diminuito il premio per il rischio per investire in alcuni mercati. Tuttavia, riteniamo che la tensione geopolitica sia un tema attuale, che fornirà il supporto ai mercati dell'energia nel lungo termine.

Già nel 2007 e nel 2008, la correlazione tra i singoli prodotti ha raggiunto livelli molto elevati.




Di recente, però, abbiamo visto una significativa de-correlazione tra le singole materie prime, che ha portato a rendimenti polarizzati. Ad esempio, nel corso dell'anno fino al 31 maggio 2013, i rendimenti dell'indice DJUBS Commodity per il mais hanno superato il 33%, mentre il gas naturale è cresciuto di oltre il 20%. Allo stesso tempo, il grano è aumentato di poco più dell'1%, l'alluminio è sceso di oltre il 10% e l'argento è diminuito di oltre il 20%.




Il decoupling delle materie prime ha creato opportunità per trade di valore relativo all'interno del portafoglio e siamo stati in grado di sfruttare con successo questa strategia per i metalli, l'energia e per i cereali. Ciò è stato particolarmente il caso dei grani con posizioni tra mais e frumento e di energia tra Brent e WTI Crude Oil o Gasoline USA e Gas Naturale USA.




Che cosa ha guidato questo decoupling?

Crediamo che, inizialmente, gli investitori hanno acquistato sulla base della teoria del superciclo delle commodities, sia come modo per attingere dalla storia della Cina che come copertura contro l'inflazione. La teoria del superciclo era basata sulla premessa che l'industrializzazione della Cina si tradurrebbe in un prolungato periodo di crescita economica sostenuta e in un aumento della domanda di materie prime e aumenterebbe così i prezzi per tutte le commodities.




Tuttavia, negli ultimi mesi si è sviluppato un crescente consenso sul fatto che la crescita della Cina rischia di rallentare e subire uno spostamento da investimenti in cespiti e infrastrutture verso il consumo interno. Questo può avere un impatto significativo, in particolare su metalli e sulle materie prime in grani. Come risultato, alcuni investitori hanno dichiarato fallito il superciclo e si sono concentrati invece su fattori specifici all'interno di ogni classe di materia prima, come ad esempio le diverse dinamiche di domanda ed offerta sui singoli mercati.




Un altro problema significativo è stata la misura in cui il contesto macroeconomico degli Stati Uniti sta migliorando. Una ripresa economica degli Stati Uniti è una sorta di spada a doppio taglio per le materie prime, in quanto ha due effetti opposti. Da un lato, una forte economia statunitense dovrebbe portare ad un aumento della domanda di materie prime. Tuttavia, ciò tende anche a tradursi in un rafforzamento del dollaro e, nel tempo, vi è una forte correlazione tra la forza del dollaro e la debolezza dei prezzi delle materie prime, poiché le materie prime sono prezzate in dollari.




Il nostro posizionamento

Siamo positivi verso il settore energetico in generale e, in particolare, verso l'energia basata sul petrolio, in quanto la domanda strutturale continua a crescere, soprattutto nei mercati emergenti. Inoltre, i mercati petroliferi sono meno colpiti da un rallentamento della crescita cinese o da un cambiamento nella strategia di crescita del paese. Crediamo che l'impatto di un contesto economico statunitense in miglioramento sia positivo per i mercati del petrolio, poichè gli Stati Uniti restano il più grande consumatore al mondo e una occupazione più elevata dovrebbe avere un impatto positivo sulla domanda di petrolio e benzina. Un rafforzamento del dollaro è di minore importanza in questo settore, poiché l'energia tende ad essere meno correlata al dollaro rispetto a quanto avviene con i metalli.




Siamo stati in sottopeso verso i metalli di base per qualche tempo. Il passaggio da investimenti in capitale fisso verso una crescita guidata dai consumi in Cina è destinata ad avere un impatto sui metalli, come il rame, in cui la Cina è stata la più grande fonte di domanda nel corso degli ultimi anni. E' anche probabile che il potenziale di forza del dollaro sia negativo per i metalli a causa della loro forte correlazione con il biglietto verde.




Previsioni

Crediamo che la recente volatilità nel settore delle materie prime crei interessanti opportunità per posizionare in maniera vantaggiosa i nostri portafogli che investono in commodities nella seconda metà del 2013.




Restiamo rialzisti verso il settore petrolifero, in particolare verso i prodotti petroliferi. Il rischio geopolitico in Siria e in Medio Oriente in generale è chiaramente una questione chiave. Questo rischio è stato sottovalutato ultimamente perché gli investitori stanno prestato maggiore attenzione alla Cina e agli Stati Uniti. Con l'avanzare dell'anno, il mercato potrebbe essere scosso da cattive notizie.




Nel settore dei metalli, rimaniamo leggermente ribassisti, considerando la natura mutevole della crescita cinese. Rimaniamo convinti sostenitori dei benefici di un investimento attivo rispetto a quello passivo quando si accede ad opportunità su tutti i mercati delle materie prime.




Combiniamo non solo strategie di curva, che sono un modo molto popolare per investire nel mercato delle materie prime, ma anche i trade di realtive value, che ci permettono di alzare e abbassare il rischio, a seconda dei casi. Come la correlazione intra-asset diminuisce, le nostre strategie di valore relativo dovrebbero continuare ad offrire buone opportunità.