Rischio Italia resta minaccia, non scontato del tutto da borse europee e BTP. Ma Bce può aiutare banche
Ma il rischio Italia è stato davvero scontato dalle borse europee? La domanda viene posta da alcuni analisti in attesa di quella che potrebbe essere la riunione della Bce più importante dell’anno. Tra qualche minuto, in quello che è il Bce Day, Mario Draghi & Co potrebbero annunciare la road map per l’addio al programma di Quantitative easing: programma che ha fatto da assist, se non da salvagente, all’economia e ai mercati dell’Eurozona (e che è stato ribattezzato non per niente scudo BTP nel caso dell’Italia).
La trepidazione per il comunicato della Bce e per le parole che Mario Draghi proferirà nel corso della conferenza stampa delle 14.30 è altissima. Ci si chiede quale sarà la reazione delle borse europee e dell’euro, dei tassi sui bond dell’Eurozona e dunque dello spread BTP-Bund, in una situazione in cui il rischio Italia non è ancora rientrato.
A tal proposito, gli strategist della divisione dell’azionario globale di Credit Suisse hanno rivisto al ribasso il rating sull’azionario dell’Europa ad “underweight”, motivando la decisione sia con le valutazioni, non convenienti sia, per l’appunto, con il rischio Italia, che è improbabile, a loro avviso, che verrà smorzato.
“L’azionario continentale europeo sta prezzando una probabilità di una crisi dell’Eurozona di appena il 15%, rispetto alla probabilità del 32% scontata dallo spread BTP-Bund”, scrivono gli strategist, stando a quanto recita una nota riportata da Reuters.
E di fatto, a causa del rischio Italia, il rating della diretta interessata, ovvero Piazza Affari, rimane underweight.
Nel calcolare la probabilità del rischio Italia, gli strategist di Credit Suisse hanno fatto un paragone tra il valore corrente dello spread BTP-Bund, che si aggira attorno a 230 punti base, e quello massimo testato durante la crisi della Grecia, con i minimi che sono stati testati nel periodo successivo alla crisi. Partendo da una probabilità pari al 100% durante la crisi della Grecia, gli strategist sono arrivati a individuare al 32% la probabilità di una nuova crisi dell’Eurozona che viene prezzata dallo spread BTP-Bund.
A porsi l’interrogativo se davvero il peggio sia passato, in questo caso nel mercato dei debiti sovrani, e in particolare nel mercato dei BTP, è anche l’economista di Goldman Sachs, Charles Himmelberg:
A suo avviso, il drammatico sell off che si è abbattuto sui bond italiani lo scorso 29 maggio è stato alimentato sia da fattori di natura tecnica che fondamentale.
Himmelberg ha avvertito a tal proposito che l’assenza di liquidità che si riscontra in questi casi rende possibile che l’aumento del “rischio di coda che incombe sui prezzi degli asset liquidi” venga sottovalutato. Quella sessione, ricorda l’economista di Goldman Sachs, ha visto i tassi sui BTP a due anni riportare il balzo, in una seduta, più forte in almeno 20 anni”, e gli spread bid-ask volare al ritmo più sostenuto dalla “crisi dei debiti sovrani europei del 2012”.
Tuttavia per Himmelberg, che ricopre la carica di co-responsabile della divisione di ricerca sui mercati globali e di co-responsabile economista dei mercati di Goldman Sachs, “l’effetto domino moderato (su altri mercati) e il rapido recupero di quei mercati che hanno una natura sistemica alimentano dubbi sul fatto che il sell off del 29 maggio sia stato provocato da ragioni di natura fondamentale, almeno nel modo in cui era apparso all’inizio”.
E tale fattore lascia pensare che “l’intensità del sell off sia stata provocata (sì da ragioni fondamentali), ma allo stesso modo (anche) dal collasso della liquidità del trading“.
Tale conclusione solleva interrogativi su quanto davvero sui mercati italiani dei BTP si possa tirare un sospiro di sollievo.
Altri strategist si chiedono tuttavia se la fine del QE sarà davvero un fattore negativo per l’azionario.
Credit Suisse in primis, per esempio, pur avendo tagliato il rating delle borse europee, ha ribadito nella sua nota la valutazione overweight sui titoli bancari.
E una nota positiva sulle banche europee è arrivata anche da Jonathan Stubbs, strategist di Citi ch ha affermato che proprio la Bce di Mario Draghi potrebbe, a dispetto di tutte le previsioni nefaste sulla fine del programma di QE, dare un assist al settore, piegato dalle vendite nelle ultime settimane.
Il rischio Italia ha infatti innescato vendite tali da affossare il sottoindice di riferimento Stoxx 600 Banks Index in fase di correzione: la situazione, al momento, è tale che il sottoindice è scambiato a un valore pari a 11 volte i forward earnings, rispetto alle 16 volte del settore bancario Usa.
Dunque, decisamente a sconto.
Thomas Pearce, strategist di Deutsche Bank – che lo scorso venerdì ha alzato il rating sulle banche europee a “overweight” – fa notare a tal proposito sempre a Bloomberg che il mercato ha già prezzato la prospettiva di un tapering della Bce-fine del QE; e che a suo avviso i titoli bancari potrebbero trarre beneficio da eventuali rassicurazioni da parte della Bce sul rischio Italia.
Le banche italiane sono state di fatto le peggiori nel mese di maggio, con UniCredit e Intesa SanPaolo che sono precipitate di oltre il 20%, con gli investitori che hanno scaricato i titoli preoccupati per il rischio di un’uscita dell’Italia dall’euro.
Così Pearce in una email recente:
“Uno dei modi in cui i funzionari della Bce potrebbero aiutare le banche potrebbe essere quello di dire qualcosa a sostegno della situazione politica italiana, come per esempio, affermare che la Bce sarà sempre lì pronta a evitare il peggio”.
Sulle conseguenze più o meno dirette della fine del QE sull’azionario Luca Paolini, responsabile strategist di Pictet Asset Management sottolinea che una “Bce falco potrebbe rappresentare un punto di svolta per i titoli bancari, sempre che lo spread non salga oltre”.