Referendum costituzionale, Dopo la Brexit e la vittoria di Trump i mercati sono diventati più prudenti
I mercati hanno adottato un approccio più prudente rispetto alla prossima serie di consultazioni popolari dell’agenda europea, tra le quali spiccano le elezioni che si terranno il prossimo anno in Austria, nei Paesi Bassi, in Francia e in Germania. L’appuntamento meno importante, ma più imminente, è il referendum costituzionale italiano, che mira a riformare l’equilibrio di poteri all’interno del governo nazionale. “Sebbene il referendum italiano sia oggettivamente di portata molto circoscritta rispetto alle elezioni statunitensi o al voto Brexit, potenzialmente è in grado di creare ulteriore incertezza nell’Ue, che già fatica ad assimilare le implicazioni della vittoria di Trump”, dice David Zahn, Head of European Fixed Income di Franklin Templeton Fixed Income Group. Più in generale, pur non prevedendo grandi cambiamenti, il team – analizzando i sondaggi – ritiene che la cosiddetta élite politica europea debba prestare ascolto agli elettori. “Qualora i politici europei non reagissero attuando cambiamenti – scrive in un report Zahn – prevediamo che in un futuro non troppo lontano potrebbero salire al potere governi populisti”.
Risultato già scontato dal mercato
Lo strategist sottolinea poi come numerosi elettori italiani concepiscano il voto non come una scelta su una riforma importante, ma come una manifestazione di gradimento sul primo ministro Matteo Renzi. In ogni caso, secondo Zahn, la vittoria del “sì” dovrebbe rinforzare il mandato di Renzi, consentendogli di proseguire sul suo programma. “In questa ipotesi, a mio avviso, i titoli di Stato italiani dovrebbero reagire positivamente”. La vittoria del “no” sarebbe invece l’espressione dell’insoddisfazione degli elettori nei confronti delle politiche di Renzi. E le implicazioni dipenderanno in sostanza dall’entità della sconfitta. “Riteniamo che Renzi possa riuscire a superare una sconfitta di stretta misura, puntando a restare in carica sino al 2018 – dice Zahn – Ma qualora dovesse essere sconfitto con un margine significativo, le sue dimissioni ci appaiono probabili”. In tale situazione, emergerebbero le ipotesi dell’insediamento di un governo tecnico, o di elezioni anticipate: “In tal caso, non è da escludere che il Movimento 5 Stelle possa conquistare un supporto sufficiente a costituire un governo – dice lo strategist – A nostro giudizio, tale eventualità sarebbe negativa per le obbligazioni”. Tuttavia la differenza tra la situazione attuale e quella precedente la Brexit e le elezioni Usa è di un eventuale esito negativo già scontato dai mercati. “Osserviamo già segnali di incorporazione di un premio di rischio nelle obbligazioni italiane – dice Zahn – Dall’inizio di quest’anno, i rendimenti dei titoli di Stato italiani si sono allargati dello 0,7% rispetto ai Bund tedeschi. Per contro, i rendimenti delle obbligazioni spagnole non hanno praticamente registrato alcun allargamento rispetto ai Bund, nonostante le incertezze politiche del Paese”.
Il ruolo della BCE
A fronte delle flessioni delle obbligazioni italiane, e anche francesi, è tuttavia importante ricordare che l’Europa – sotto forma della Bce – è ancora un acquirente significativo di obbligazioni. “Alla luce della flessione delle obbligazioni europee e della debole crescita economica dell’Ue, prevediamo che la Bce manterrà una politica monetaria accomodante ancora per qualche tempo”, spiega lo strategist. La prossima riunione della BCE è fissata nei giorni successivi al referendum. “Prevediamo che Mario Draghi annuncerà un’estensione del programma di acquisto di obbligazioni nel quadro di allentamento quantitativo, che dovrebbe contribuire a consolidare il mercato obbligazionario europeo”, spiega Zahn. Che aggiunge: “Sebbene un incremento del populismo sia destinato a comportare una maggiore volatilità sui mercati, alcuni potrebbero considerare positiva tale maggiore volatilità, in quanto permette agli investitori di distinguere tra i vari asset e prendere conseguenti decisioni di investimento”. “Alla luce di ciò e di un potenziale aumento dei tassi di interesse nell’Eurozona, riteniamo che il mercato delle obbligazioni europee potrebbe cominciare ad apparire nuovamente interessante, soprattutto nei Paesi cosiddetti periferici”, conclude Zahn.