Pil Cina sostiene l’aussie, ma analisti puntano a discesa a quota 0,70
I riscontri migliori delle attese arrivati dall’economia cinese metto di buon umore oggi il dollaro australiano. Il cosiddetto aussie si è riportato a ridosso di quota 0,75 contro il dollaro Usa (massimo intraday a 0,7489) dopo l’uscita dei dati sul Pil cinese, salito del 7% nel secondo trimestre dell’anno, battendo le attese degli analisti ferme ad un incremento del 6,8%.
Cresce rischio Cina per Australia e Nuova Zelanda
La risalita del dollaro australiano potrebbe però rivelarsi di breve respiro. Secondo il consensus Bloomberg il cross tra dollaro australiano e dollaro usa scenderà in area 0,73 a fine 2015 complice anche la probabile prima stretta sui tassi da parte della Fed. Ancora più short la view di Barclays che indica un target a 0,7 per l’aussie. La casa d’affari britannica ritiene che il driver negativo sarà proprio la Cina con la volatilità del mercato azionario cinese che ha aumentato i rischi di uno slowdown più pronunciato dell’economia cinese nella restante parte dell’anno con negativi impatti sulla domanda di commodity cinese che risulta particolarmente rilevante per l’Australia e la Nuova Zelanda che hanno in Pechino il loro principale partner commerciale.
La risalita del dollaro australiano potrebbe però rivelarsi di breve respiro. Secondo il consensus Bloomberg il cross tra dollaro australiano e dollaro usa scenderà in area 0,73 a fine 2015 complice anche la probabile prima stretta sui tassi da parte della Fed. Ancora più short la view di Barclays che indica un target a 0,7 per l’aussie. La casa d’affari britannica ritiene che il driver negativo sarà proprio la Cina con la volatilità del mercato azionario cinese che ha aumentato i rischi di uno slowdown più pronunciato dell’economia cinese nella restante parte dell’anno con negativi impatti sulla domanda di commodity cinese che risulta particolarmente rilevante per l’Australia e la Nuova Zelanda che hanno in Pechino il loro principale partner commerciale.
In generale negli ultimi due mesi il calo dei prezzi delle esportazioni e l’aumento della volatilità dei mercati legati agli sviluppi in Grecia e in Cina hanno pesato sulle commodity currency con il dollaro neozelandese tra i peggiori performer complice l’allentamento monetario deciso dalla RBNZ a giugno. La discesa del kiwi negli ultimi mesi ha ridotto la sopravvalutazione della divisa oceanica che secondo Barclays è del 9% attualmente rispetto al 21% di inizio anno.