Piazza Affari chiude in profondo rosso, Ftse Mib cede il 4,75%. Finmeccanica ancora ko
Inizio di settimana da dimenticare per la Borsa di Milano con l’indice Ftse Mib che ha mostrato un tonfo del 4,74% a 14.509 punti, mentre il Ftse All Share è arretrato del 4,57% a quota 15.272. Sul mercato hanno pesato i timori che negli Stati Uniti non si riesca a trovare un accordo sul rientro del deficit pubblico. Un altro fronte caldo è la Francia, dove crescono le preoccupazioni di una possibile mossa di Moody’s. L’agenzia statunitense ha dichiarato che l’aumento dei tassi dei titoli di Stato francesi e un possibile deterioramento delle prospettive di crescita potrebbero portare ad un taglio della tripla A transalpina. Per quanto riguarda l’obbligazionario, lo spread Btp-Bund è rimasto stabile per quasi tutta la seduta in area 480 punti base, in rialzo però dai 465 punti base di venerdì scorso. Oggi a Milano hanno staccato la cedola alcune società quotate sul Ftse Mib: A2A (0,036 euro), Atlantia (0,355 euro), Enel (0,1 euro), Mediobanca (0,17 euro), Mediolanum (0,07 euro), Tenaris (0,13 euro) e Terna (0,08 euro). L’impatto sull’indice è stato quantificato in 0,57 punti percentuali.
Vendite diffuse sulla galassia Agnelli: Exor ha ceduto il 7,23% a 13,73 euro, Fiat Spa il 6,84% a 3,594 euro, Fiat Industrial il 5,12% a 5,92 euro. Secondo le principali agenzie di stampa, che citano fonti sindacali, Fiat Group Automobiles ha annunciato alle sigle sindacali la disdetta dal prossimo 1° gennaio per gli stabilimenti auto sul territorio nazionale di tutti gli accordi sindacali e delle prassi collettive in atto. Il Lingotto si è reso disponibile a promuovere incontri al fine di realizzare accordi uguali e migliorativi rispetto a quelli attualmente vigenti. Oggi l’AD del gruppo torinese, Sergio Marchionne, parlando nel corso della conferenza annuale della Confindustria britannica (CBI, Confederatio of British Industry) ha confermato i target di vendita di Fiat-Chrysler: 4,2 milioni di unità nel 2011 e quasi 6 milioni entro il 2014. A picco anche Lottomatica che ha lasciato sul parterre il 7,83% a 10,60 euro.
Dopo una mattinata trascorsa in territorio positivo, Popolare di Milano ha decisamente invertito la rotta arrivando a chiudere con un tonfo del 6,82% a 0,26 euro. L’istituto milanese, nell’ambito dell’aumento di capitale da 800 milioni di euro, ha terminato il periodo di esercizio nel quale sono stati esercitati l’81,7% dei diritti (circa 2,2 miliardi di azioni su circa 2,6 miliardi offerte) per un ammontare pari a 654 milioni di euro. Entro i prossimi trenta giorni verranno offerti i diritti inoptati. In rosso anche il resto del comparto bancario: Intesa SanPaolo ha ceduto il 5,66% a 1,15 euro, Ubi Banca il 5,28% a 2,908 euro, Monte dei Paschi il 4,94% a 0,269 euro, Banco Popolare il 5,45% a 0,045 euro, Unicredit il 2,99% a 0,731 euro. Male anche i due colossi dell’energia: Enel ha mostrato una flessione del 4,83% a 2,918 euro, mentre Eni ha perso il 3,53% a 15,29 euro nonostante abbia conquistato due nuovi contratti in Indonesia.
Non c’è pace per Finmeccanica che nell’ultima settimana ha lasciato sul parterre oltre il 30% della capitalizzazione. Oggi il titolo del colosso pubblico ha mostrato un tonfo del 6,60% a 3,002 euro. Dopo gli ultimi risvolti dell’inchiesta Enav (Ente Nazionale di Assistenza al Volo), sono stati convocati i Cda straordinari sia di Finmeccanica sia della controllata Selex Sistemi Integrati. “Non escludiamo, e anzi riteniamo probabile, che a seguito degli scandali giudiziari che riguardano Finmeccanica, il presidente Guarguaglini possa decidere di dare le dimissioni”, hanno spiegato gli analisti di Intermonte aggiungendo che le eventuali dimissioni “potrebbero essere accolte positivamente dal mercato perché sarebbe un ulteriore segnale di cambiamento nella società”.