Piazza Affari chiude in deciso ribasso, ondata di vendite sulle banche. Crolla Mps
Piazza Affari ha chiuso la seduta in deciso ribasso indossando la maglia nera tra le principali Borse europee, in scia alle forti vendite che si sono abbattute sul comparto bancario. L'indice Ftse Mib ha di fatto azzerato i guadagni accumulati nell'intero 2015 e si è portato sui minimi di metà gennaio 2015. Il paniere principale di Milano, dopo un avvio promettente sopra quota 19.300 punti, ha accelerato al ribasso per chiudere con una flessione del 2,65% a 18.686 punti. Sul petrolio si è fatto sentire l'effetto Iran. L'oro nero, già fortemente penalizzato nelle scorse settimane, ha pagato i timori legati alla produzione di greggio che potrebbe ulteriormente aumentare dopo l'accordo siglato nel weekend appena trascorso con l'eliminazione delle sanzioni da parte dei Paesi occidentali sull'Iran. Il Wti ha aggiornato questa mattina i minimi pluriennali a 28,36 dollari al barile. Domani grande attesa per il Pil cinese del quarto trimestre e dell'intero 2015.
Seduta drammatica per Mps. Il titolo della banca senese, dopo essere stato più volte congelato dagli scambi, ha chiuso con un tonfo del 14,75% a 0,765 euro. Aggiornati i minimi storici a 0,748 euro. I numeri sono impietosi: negli ultimi sei mesi è andata in fumo la maxi ricapitalizzazione da 3 miliardi di euro portata a termine la scorsa estate. Da inizio 2016, in sole undici sedute, il titolo Mps ha perso oltre 30 punti percentuali. Forti vendite anche sugli altri titoli del comparto bancario: Banco Popolare ha ceduto il 6,72% a 10,40 euro, Popolare dell'Emilia Romagna l'8,73% a 5,645 euro, Intesa SanPaolo il 4,99% a 2,662 euro, Ubi Banca il 7,28% a 4,914 euro, Unicredit il 5,36% a 4,162 euro. In decisa controtendenza STM che ha chiuso la seduta con un progresso dell'1,71% a 5,335 euro.
Ha tenuto Telecom Italia (invariata a 1 euro) in scia alla notizia emersa nel fine settimana di un incremento della quota di Vivendi, già principale azionista del gruppo italiano delle telecomunicazioni. Attraverso acquisti sul mercato, il colosso francese è salito dal 20,5% al 21,5% di Telecom Italia. Oltre la soglia del 25% scatta l'obbligo di lanciare un'Offerta pubblica d'acquisto (Opa). Nel settore oil, che ha pagato l'effetto Iran, la peggiore è stata Saipem che ha teminato gli scambi con una flessione del 5,13% a 6,8 euro. Eni ha invece contenuto le perdite mostrando un ribasso dell'1,11% a 12,41 euro.
Seduta drammatica per Mps. Il titolo della banca senese, dopo essere stato più volte congelato dagli scambi, ha chiuso con un tonfo del 14,75% a 0,765 euro. Aggiornati i minimi storici a 0,748 euro. I numeri sono impietosi: negli ultimi sei mesi è andata in fumo la maxi ricapitalizzazione da 3 miliardi di euro portata a termine la scorsa estate. Da inizio 2016, in sole undici sedute, il titolo Mps ha perso oltre 30 punti percentuali. Forti vendite anche sugli altri titoli del comparto bancario: Banco Popolare ha ceduto il 6,72% a 10,40 euro, Popolare dell'Emilia Romagna l'8,73% a 5,645 euro, Intesa SanPaolo il 4,99% a 2,662 euro, Ubi Banca il 7,28% a 4,914 euro, Unicredit il 5,36% a 4,162 euro. In decisa controtendenza STM che ha chiuso la seduta con un progresso dell'1,71% a 5,335 euro.
Ha tenuto Telecom Italia (invariata a 1 euro) in scia alla notizia emersa nel fine settimana di un incremento della quota di Vivendi, già principale azionista del gruppo italiano delle telecomunicazioni. Attraverso acquisti sul mercato, il colosso francese è salito dal 20,5% al 21,5% di Telecom Italia. Oltre la soglia del 25% scatta l'obbligo di lanciare un'Offerta pubblica d'acquisto (Opa). Nel settore oil, che ha pagato l'effetto Iran, la peggiore è stata Saipem che ha teminato gli scambi con una flessione del 5,13% a 6,8 euro. Eni ha invece contenuto le perdite mostrando un ribasso dell'1,11% a 12,41 euro.