Piazza Affari: i 5 peggiori titoli del 2015 sull’indice Ftse Mib
Piazza Affari si appresta a chiudere un 2015 da ricordare. L’indice Ftse Mib, dopo anni deludenti, si è rivelato il migliore tra i principali panieri azionari del Vecchio Continente con un rialzo di circa 13,5 punti percentuali. Sul paniere guida di Milano non ci sono state però solo note liete. Tra i peggiori titoli del 2015 quotati sul Ftse Mib, anche se la maglia nera è stata indossata da Mps, spicca soprattutto il settore oil che ha pagato il crollo delle quotazioni del petrolio con il Wti che ha continuamente aggiornato i minimi dal febbraio 2009 e il Brent che invece è sceso sui livelli più bassi degli ultimi 11 anni.
Ecco i 5 peggiori titoli del 2015 sull’indice Ftse Mib (dati rilevati dal 30 dicembre 2014 al 29 dicembre 2015).
Mps -34,84%: la banca senese si aggiudica la maglia nera sull’indice Ftse Mib in un anno nel quale ha affrontato un aumento di capitale da 3 miliardi di euro. Si trattava del secondo aumento nel giro di un anno dopo la maxi ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro portata a termine nel giugno 2014. A fine novembre Rocca Salimbeni ha annunciato di aver superato gli esami Bce (Srep) anche se l’Eurotower ha confermato i suoi paletti: limite alla distribuzione dei dividendi, iniziative sui crediti in sofferenza e aggregazione.
Saipem -13,50%: la società attiva nei servizi all’industria petrolifera sta vivendo una fase di profonda trasformazione. Saipem ha recentemente approvato il nuovo piano al 2019 che prevede un aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro da completare entro il primo trimestre del 2016. Ma non solo. Nel piano figura anche un rifinanziamento straordinario del debito propedeutico alla definitiva separazione da Eni.
Tenaris -10,82%: l’azienda attiva nella produzione di tubi per l’esplorazione e la produzione di petrolio ha pagato il forte crollo delle quotazioni del petrolio. Da ricordare che il Wti nell’estate del 2014 viaggiava in area 110 dollari al barile, mentre ora si attesta a 37 dollari sui minimi dal febbraio del 2009.
CNH Industrial -5,59%: il crollo delle materie prime e gli oneri straordinari relativi alle attività in Venezuela hanno impattato negativamente sulla società del Lingotto attiva nella produzione di veicoli industriali e macchinari agricoli. Nei primi nove mesi del 2015 CNH ha registrato un utile di 17 milioni di euro contro i 621 milioni di un anno fa. Il titolo ha anche risentito della revisione al ribasso degli obiettivi per il 2015.
Eni -4,17%: come per le altre “major” petrolifere il 2015 non è stato un anno facile per il colosso nazionale dell’oil&gas. I conti del Cane a sei zampe hanno risentito della dinamica ribassista del greggio ma, a sorpresa, grazie alla decisa crescita della produzione (+8,1% nel terzo trimestre) e ai successi nell’esplorazione, Eni ha deciso di migliorare il target di produzione fissato per l’intero 2015.