Petrolio: Shell taglia 15 miliardi di spese. Soffrono Eni, Saipem e Tenaris su mossa Vallourec

Royal Dutch Shell cerca di porre rimedio ai continui cali del prezzo del petrolio. Il colosso anglo-olandese ha così annunciato un taglio da 15 miliardi di dollari degli investimenti in tre anni, con la promessa che i dividendi rimarranno invariati. Il gruppo petrolifero ha così annunciato una cedola di 47 centesimi per azione nel quarto trimestre, impegnandosi a lasciarlo invariato nel primo trimestre del 2015.
Il taglio ha come obiettivo quello di rassicurare gli azionisti mentre i prezzi del petrolio sono in forte calo. “Abbiamo fissato a inizio 2014 un obiettivo chiaro per bilanciare la nostra crescita e il ritorno agli investimenti, che ci permette di essere ben posizionati contro i cali del mercato petrolifero”, ha spiegato l’amministratore delegato di Shell, Ben van Beurden“. Che però precisa come “la maggiore riduzione dei prezzi del petrolio e l’impatto delle cessioni nel 2014 ridurrà con ogni probabilità il flusso di cassa quest’anno”.
Una misura questa messa in atto anche alla luce dei pessimi conti annunciati questa mattina. Shell ha infatti chiuso l’esercizio 2014 con un utile netto in flessione dell’8% a 15,052 miliardi di dollari rispetto ai 16,371 miliardi riportati nel 2013, su cui ha pesato in parte la caduta del prezzo del petrolio. L’utile netto ha mostrato un calo del 57% a 773 milioni di dollari nel solo quarto trimestre nel corso del quale, ha spiegato una nota, “il fatturato è stato colpito dal declino significativo del prezzo del petrolio”. Shell ha deciso di alzare il dividendo del 4% a 0,47 dollari per azione nel quarto trimestre e 1,88 dollari nell’intero anno.
I nuovi cali delle quotazioni del greggio si fanno sentire questa mattina a Piazza Affari. Soprattutto su Eni, Saipem e Tenaris i cui titoli cedono rispettivamente del 2,5% a 14,82 euro, del 2,12% a 8,045 euro e del 2,84% a 12,29 euro. Le azioni risentono anche della mossa del produttore di tubi francese Vallourec, che ha deciso di avviare svalutazioni per 1-1,2 miliardi di euro sui suoi asset dopo le recenti nuove turbolenze del mercato petrolifero. Non ha aiutato il dato pubblicato ieri sulle scorte petrolifere negli Stati Uniti, salite nell’ultima rilevazione di 8,87 milioni di barili. L’incremento è più che doppio rispetto al consenso degli analisti e spinge il totale degli stock a 406,7 milioni di barili, il livello maggiore in 80 anni.