Pechino fa muro contro la rivalutazione dello yuan
Tirare per la giacchetta Beijing perché lasci che la valuta cinese, lo yuan, si rivaluti nei confronti delle altre monete e in particolare contro il dollaro, non è finora servito a ottenere molti risultati. Lo si era capito al G20 quando le insistenze di Europa e Stati Uniti ma anche di altri Paesi emergenti, erano state rintuzzate dal governatore della People Bank of China. Se ne è avuta una conferma ulteriore nell’intervista rilasciata dal premier Wne Jiabao all’agenzia di stampa Xinhua. Le parole del primo ministro cinese appaiono nette: “Non accetteremo alcuna pressione di nessun tipo che ci voglia spingere a fare apprezzare lo yuan”, nonché stizzite: “Da una parte ci si chiede di lasciare apprezzare il renmimbi, dall’altra chi fa queste richieste adotta ogni sorta di misure restrittive”. L’insistenza non appare dunque la strada giusta per ottenere quel ribilanciamento degli squilibri nel commercio mondiale che vedono la Cina in forte surplus grazie alle esportazioni e gli Stati Uniti, tra gli altri, in posizione di deficit. Qualche maggiore risultato potrebbe al contrario ottenerlo il surriscaldamento dell’economia cinese segnalato dall’aumento delle tensioni inflazionistiche. Nei mesi scorsi i prezzi del settore immobiliare sono cresciuti, secondo i rilievi del governo, troppo rapidamente in alcune regioni del Paese e le autorità, già impegnate nell’impedire la formazione di bolle sugli asset e l’arrivo di picchi inflazionistici, potrebbero essere spinte a mettere in atto contromisure più decise. Difficilmente, tuttavia, lo yuan verrà lasciato apprezzare in una maniera che non sia “molto graduale”. Secondo quando espresso dagli analisti di Mps Capital Services nel Global Outlook 2010, “le autorità cercheranno piuttosto di aumentare la flessibilità e l’utilizzo dello yuan, in particolare promuovendone gradualmente l’utilizzo negli scambi commerciali”.