Pechino approva nuova legge sicurezza nazionale su Hong Kong, efficace da 1° luglio
L'organo più importante del Parlamento di Pechino ha approvato la nuova proposta di legge sulla sicurezza nazionale, che inasprisce i controlli cinesi su Hong Kong, e che sarà efficace a partire da domani, 1° luglio.
La proposta era stata presentata lo scorso 22 maggio, in occasione dell'apertura dei lavori dell'Assemblea nazionale del Popolo, dal premier cinese Li Keqiang, che aveva chiesto
praticamente un maggiore controllo da parte di Pechino su Hong Kong, a dispetto delle proteste anti-governative che si sono svolte ripetutamente nella città stato contro il potere cinese.
Si tratta di una legge che vieta la secessione, il sovvertimento del potere dello stato, le attività terroristiche e le interferenze straniere.
Immediata la reazione del segretario di Stato americano Mike Pompeo, che ha annunciato che gli Stati Uniti imporranno nei confronti di Hong Kong le stesse limitazioni sull'export in vigore contro le esportazioni cinesi.
La legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong è stata approvata dal Parlamento proprio alla vigilia dell'anniversario della consegna della città stato dalla Gran Bretagna alla Cina, avvenuta il 1° luglio del 1997.
Hong Kong a questo punto rischia di perdere lo status speciale riconosciutole dagli Stati Uniti con un patto siglato nel 1992, esattamente con l'accordo del 1992 U.S.-Hong Kong Policy Act. La città deve molte delle sue fortune proprio a questo patto con gli Usa, che venne emanato in vista del trasferimento della sovranità sull'isola dal Regno Unito alla Cina, nel 1997.
Conosciuto anche come Hong Kong Relations Act, l'atto -emanato dal Congresso degli Stati Uniti nel 1992- ha consentito in tutti questi anni agli Stati Uniti di continuare a trattare Hong Kong in via separata rispetto alla Cina continentale, in merito a questioni relative al commercio, all'economia e alla finanza.
A fine maggio, dopo la presentazione della proposta di legge al Parlamento cinese, il segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva annunciato di aver indicato al Congresso Usa che Hong Kong "non era più autonoma dalla Cina": una dichiarazione che preludeva già da allora al peggio, visto che la certificazione di Pompeo al Congresso significa che Hong Kong non meriterebbe più il trattamento speciale che la legge Usa le ha fino a oggi accordato.
C'è da dire tuttavia che la certificazione non basta a rendere effettivo l'annullamento dello status speciale, in quanto la palla passa ora al Congresso.
Gli Usa e l'opinione pubblica mondiale accusano da diverso tempo Pechino di non aver osservato il principio costituzionale "one country, two systems" che la stessa Repubblica popolare cinese aveva lanciato ai tempi di Deng Xiaoping, durante i negoziati con il Regno Unito per il trasferimento della sovranità su Hong Kong.
Nel corso degli ultimi anni il principio, che aveva permesso alle regioni amministrative speciali di Hong Kong e di Macau di continuare ad avere un proprio sistema governativo, legale, economico e finanziario, raggiungendo anche accordi commerciali con paesi stranieri, è stato costantemente violato dalla Cina.
La proposta era stata presentata lo scorso 22 maggio, in occasione dell'apertura dei lavori dell'Assemblea nazionale del Popolo, dal premier cinese Li Keqiang, che aveva chiesto
praticamente un maggiore controllo da parte di Pechino su Hong Kong, a dispetto delle proteste anti-governative che si sono svolte ripetutamente nella città stato contro il potere cinese.
Si tratta di una legge che vieta la secessione, il sovvertimento del potere dello stato, le attività terroristiche e le interferenze straniere.
Immediata la reazione del segretario di Stato americano Mike Pompeo, che ha annunciato che gli Stati Uniti imporranno nei confronti di Hong Kong le stesse limitazioni sull'export in vigore contro le esportazioni cinesi.
La legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong è stata approvata dal Parlamento proprio alla vigilia dell'anniversario della consegna della città stato dalla Gran Bretagna alla Cina, avvenuta il 1° luglio del 1997.
Hong Kong a questo punto rischia di perdere lo status speciale riconosciutole dagli Stati Uniti con un patto siglato nel 1992, esattamente con l'accordo del 1992 U.S.-Hong Kong Policy Act. La città deve molte delle sue fortune proprio a questo patto con gli Usa, che venne emanato in vista del trasferimento della sovranità sull'isola dal Regno Unito alla Cina, nel 1997.
Conosciuto anche come Hong Kong Relations Act, l'atto -emanato dal Congresso degli Stati Uniti nel 1992- ha consentito in tutti questi anni agli Stati Uniti di continuare a trattare Hong Kong in via separata rispetto alla Cina continentale, in merito a questioni relative al commercio, all'economia e alla finanza.
A fine maggio, dopo la presentazione della proposta di legge al Parlamento cinese, il segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva annunciato di aver indicato al Congresso Usa che Hong Kong "non era più autonoma dalla Cina": una dichiarazione che preludeva già da allora al peggio, visto che la certificazione di Pompeo al Congresso significa che Hong Kong non meriterebbe più il trattamento speciale che la legge Usa le ha fino a oggi accordato.
C'è da dire tuttavia che la certificazione non basta a rendere effettivo l'annullamento dello status speciale, in quanto la palla passa ora al Congresso.
Gli Usa e l'opinione pubblica mondiale accusano da diverso tempo Pechino di non aver osservato il principio costituzionale "one country, two systems" che la stessa Repubblica popolare cinese aveva lanciato ai tempi di Deng Xiaoping, durante i negoziati con il Regno Unito per il trasferimento della sovranità su Hong Kong.
Nel corso degli ultimi anni il principio, che aveva permesso alle regioni amministrative speciali di Hong Kong e di Macau di continuare ad avere un proprio sistema governativo, legale, economico e finanziario, raggiungendo anche accordi commerciali con paesi stranieri, è stato costantemente violato dalla Cina.