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Pastificio Garofalo sulla strada della sostenibilità seguendo tre direttrici

28 Luglio 2021 10:30

Offrire un prodotto di qualità, che sia buono in tutti i sensi. È quello che fa Pastificio Garofalo, uno dei simboli dell’eccellenza italiana in tema di pasta, che quest’anno ha pubblicato il suo primo bilancio di sostenibilità. Con oltre 200 anni di storia alle spalle (guarda il video), il famoso pastificio di Gragnano, vicino a Napoli, non è solo sinonimo di passione e tradizione, ma anche di valori sociali e attenzione al territorio

“Il 2020 è stato un anno fuori dal comune che ha lasciato un segno nella vita di tutti noi. Ed è proprio in questo anno così particolare che abbiamo deciso di pubblicare il nostro primo Report di Sostenibilità che, in qualche modo, rappresenta una sfida per noi stessi: in virtù dei valori che dalle nostre origini ci contraddistinguono, ovvero la qualità, l’innovazione, la trasparenza, il rispetto delle diversità e la passione, abbiamo infatti voluto rispondere con gesti concreti alle richieste dei nostri consumatori, sempre più consapevoli e attenti a ciò che portano in tavola”, ha spiegato Massimo Menna, amministratore delegato del Pastificio Garofalo

E così oggi il gruppo campano ha pubblicato il suo primo Report di Sostenibilità (scaricabile qui), redatto in collaborazione con Lifegate, in conformità ai “Global Reporting Initiative Sustainability Reporting Standards” definiti nel 2016 dal Global Reporting Initiative (GRI), il riferimento più diffuso a livello internazionale che promuove lo sviluppo di una rendicontazione volontaria delle performance economiche, ambientali e sociali. In realtà, non si tratta del primo in assoluto, perché già nel 2019 Pastificio Garofalo aveva redatto un report interno per prendere consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza. Un primo passo per poi rendere pubblica la rendicontazione 2020, con i temi emersi in maniera più rilevante.

Le tre direttrici di sostenibilità

Attraverso un processo di analisi, il gruppo ha identificato tre principali ambiti di azione per la sostenibilità: prodotto, persone, ambiente. Innanzitutto, il prodotto, che deve essere sicuro e di qualità, grazie a una materia prima selezionata con la massima cura e controllata in ogni fase della lavorazione, sia nel proprio stabilimento sia presso i fornitori, secondo un processo produttivo che fa tesoro di esperienze antiche, ma allo stesso tempo è frutto di continue ricerche. Pasta Garofalo, infatti, predilige per tutte le sue attività i migliori produttori italiani e vicini il più possibile allo stabilimento: nel 2020 i fornitori italiani rappresentano l’89,1% (contro l’85,3% nel 2019) della spesa complessiva con circa un 15% di fornitori campani. La semola di cui è fatta la pasta Garofalo è fornita da mulini che, oltre a essere garanzia di qualità, sono anche il più possibile di prossimità, e nel 2020 il gruppo si è dotato di una struttura di silos di stoccaggio situata in Puglia, che gli consentirà una migliore selezione di partite di altissima qualità di grano italiano. Ma non solo. L’attenzione per il prodotto viene valorizzata anche con una attività di informazione e sensibilizzazione verso i propri consumatori con “comesifagarofalo.it”, un progetto trasparenza lanciato nel 2018.

Ovviamente, in tutto il processo del pastificio giocano un ruolo centrale le persone, secondo ambito di azione per Pasta Garofalo in termini di sostenibilità. Non è un caso infatti che il gruppo negli ultimi due anni sia stato tra i 20 finalisti al premio Diversity & Inclusion Brand Award, grazie alle politiche adottate per promuovere un ambiente inclusivo e favorire la conciliazione vita-lavoro. Nell’anno dello scoppio del Covid, i dipendenti del pastificio di Gragnano sono aumentati (+6,4%) rispetto all’anno prima. Nonostante l’anno difficile, nel 2020 le assunzioni sono salite del 35,7% rispetto all’anno precedente: 19 i nuovi assunti di cui 16 persone, pari all’84% delle assunzioni, hanno meno di 30 anni, a conferma della volontà di Pasta Garofalo di dare spazio ai giovani. Ma non solo giovani. Le donne coprono il 14,9% dell’organico (+33,3% rispetto al 2019), con ruoli anche importanti e decisionali nel laboratorio e nella produzione.

Last but not least, la sostenibilità del gruppo passa anche dal rispetto per l’ambiente, da cui il pastificio trae le sue risorse essenziali, mediante l’impegno a ridurre il proprio impatto ambientale, prestando attenzione ai consumi energetici, alle emissioni e ai materiali che vengono utilizzati e a una gestione virtuosa dei rifiuti. Come? Innanzitutto, il Pastifico Garofalo è continuamente alla ricerca di misure appropriate per ridurre i propri consumi energetici e per incrementare l’utilizzo di fonti di energia alternative e rinnovabili. Nel 2020, lo stabilimento ha assorbito energia per 26.684.746 kWh, di cui circa il 71% è stata autoprodotta tramite l’impianto di cogenerazione e l’1,1% prodotta tramite l’impianto fotovoltaico. E oggi, in seguito all’aumento di produzione registrato, sono state avviate le pratiche amministrative per aumentare la capacità di autoproduzione dell’energia in modo da superare le quote precedenti, che vedevano il cogeneratore coprire fino al 90% del fabbisogno di energia elettrica. I progetti previsti riguardano l’installazione di un nuovo impianto di trigenerazione e l’ampliamento del parco fotovoltaico che garantiranno tutto il fabbisogno di energia elettrica ed una consistente quota dell’energia termica.

Inoltre, consapevole dell’importanza dei materiali utilizzati per il packaging dei prodotti in un settore come quello alimentare, da quasi 15 anni ormai il Pastificio Garofalo ha scelto per gli imballaggi secondari carta riciclata, ottenuta dal macero della raccolta differenziata delle aziende e dei cittadini del territorio campano. Nel 2020, sono state così evitate emissioni di CO2 equivalente per 350 tonnellate. Per l’imballaggio primario, invece, sebbene la scelta sia ricaduta sulla plastica per la sua capacità di garantire e preservare le caratteristiche chimico-fisiche del prodotto e di sicurezza alimentare, quella impiegata da Pasta Garofalo è al 100% riciclabile. E l’azienda non si ferma nella continua ricerca di soluzioni alternative.

Nel frattempo, il gruppo riconosce l’importanza di una gestione responsabile dei rifiuti prodotti in tutte le attività e cerca di favorire, se possibile, il riciclo per diminuire i quantitativi da conferire in discarica. Anche se la pasta di per sé non genera grandi quantitativi di rifiuti, anche gli scarti di lavorazione vengono recuperati, indirizzandoli per esempio alla filiera della mangimistica o del petfood come sottoprodotti a uso zootecnico. Nel 2020, sono così state recuperate 10.778 tonnellate di scarti, circa il doppio di quelle dell’anno precedente. Ma questo non è l’unico progetto di circular economy adottato, perché Pasta Garofalo già dal 2015 produce cannucce di pasta per bar e ristoranti e dal 2019 collabora ad un progetto di food innovation, chiamato I’mpasta, una sorta di lievito madre realizzato con grano duro o gluten free proveniente dagli avanzi di lavorazione della pasta che dà vita a nuovi impasti di vario tipo.

Nel futuro…

Ma la strada verso la sostenibilità non è finita qui, perché il pastificio intende proseguire nel cercare soluzioni per proteggere l’ambiente e il benessere delle persone. “Siamo consapevoli che quello che abbiamo fatto finora è solo l’inizio di un percorso di continuo sviluppo e miglioramento – ha detto Menna – raccogliamo questa sfida come un’opportunità, nella consapevolezza di poter contribuire, con le nostre semplici azioni quotidiane, alla costruzione di un futuro migliore per le generazioni che verranno”.